L'uomo che immaginò il futuro
Recensione a "Il meteorologo" di Olivier Rolin
TITOLO: Il meteorologo
AUTORE: Olivier Rolin
TITOLO ORIGINALE: Le météorologue
TRADUTTORE: Yasmina Melaouah
EDITORE: Bompiani
COLLANA: Narratori Stranieri
PAGINE: 160
Doverosa premessa: l'autore è un giornalista. Non che ci sia qualcosa di riprovevole in questa professione, ma il suo stile di scrittura ne risente ed il libro risulta pertanto abbondantemente farcito di nomi (lunghi e russi, quindi difficili), date e luoghi. Assieme a qualche "tirata" eccessivamente buonista sul finale, la puntigliosità giornalistica mi pare l'unico punto a sfavore di questo romanzo.
È proprio la sua professione a portare l'autore ad una visita della isole Solovki, dove per la prima volta sentirà parlare del protagonista di questa biografia, Aleksej Feodos'evič Vangengejm (vi avevo avvertiti che i nomi sono dfficili anche solo da leggere!). Rolin cera a più riprese di dimostrare come il suo soggetto fosse un uomo abbastanza comune, non di certo un eroe degno di entrare nella soria; con il proseguire della lettura si comprende invece che Vangengejm è stato assolutamente eccezionale, sia come uomo sia come illuminato pensatore.
Oltre a conservare intatto l'amore per la moglie e la figlia, perfino nei duri e lunghi anni passati nel lager, il nostro protagonista si dimostra un vero visionario per la sua epoca, con le sue idee riguardo alle energie solare ed eolica, alla possibilità per l'uomo di viaggiare fino alla Luna e addirittura fino al pianeta Marte. L'autore si diverte anche ad insinuare nel lettore il dubbio che Vangengejm sia etichettabile come un mediocre a causa della cecità nei confronti del Partito e degli organi istituzionali; come spiegare altrimenti i molti ritratti a mosaico di Stalin e il suo scrivere e riscrivere nelle lettere alla moglie la frase «La mia fiducia nel potere sovietico è intatta»? Solo nelle ultime pagine questo enigma trova una plausibile risposta: probabilmente l'intento era soltanto proteggere la sua famiglia da possibili ritorsioni.
Per Rolin però la sola caratteristica che rende Vangengejm degno di considerazione storica è la sua certa innocenza. Dopo pochi capitolo dedicati all'infanzia e agli anni spensierati, in cui arriva ad essere il direttore del Servizio idrometeorologico della Repubblica russa, si giunge rapidamente all'arresto del protagonista, conseguenza di una serie di accuse estorte con la tortura, a sua colta causata dalla ricerca di un capro espiatorio per la terribile siccità che devasta le campagne russe.
Vangengejm finisce quindi nel lager delle Solovki, assieme ad un gruppo straordinariamente eterogeneo di scienziati, musicisti, ingegneri, religiosi, registi, medici e filosofi: in quegli anni infatti le principali vittime della repressione socialista erano coloro in grado di influenzare il modo di pensare del popolo o che, con frequenti viaggi all'estero, potevano diventare spie straniere.
Alle Solovki finisce anche il giovanissimo Juij Čirkov, che approfitta di questi anni di detenzione per apprendere il più possibile dai suoi illustri compagni di sventura, e che molti anni più tardi sarà un fondamentale aiuto per scoprire il destino del protagonista, una delle miglia di morti insensate generate da Ežov e dal suo ordine operativo n°00447.
Elementi degli di menzione sono infine l'inserto con le lettere e i disegni fatti da Vangengejm per la figlia -con intento sia affettivo sia educativo- nonché il desiderio dell'autore far comprendere come il folle sistema che ha causato la morte del protagonista, abbia poi eliminato anche la maggior parte dei suoi carnefici.
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