venerdì 20 gennaio 2017

Non è mai troppo tardi - Recensione a "Olive Kitteridge" di Elizabeth Strout

Non è mai troppo tardi

Recensione a "Olive Kitteridge" di Elizabeth Strout


SCHEDA TECNICA

TITOLO: Olive Kitteridge
AUTORE: Elizabeth Strout
TITOLO ORIGINALE: Olive Kitteridge
TRADUTTORE: Silvia Castoldi
EDITORE: Fazi
COLLANA: Le strade
PAGINE: 380

COMMENTO 

  Mentre scriveva “Emma” (QUI la recensione), si narra che Jane Austen abbia affermato di aver creato un’eroina che nessuno avrebbe amato eccetto lei. Lo stesso si può dire di Olive Kitteridge, una protagonista di gran lunga più avversa ai lettore rispetto all’ereditiera austeniana. Il più grosso difetto di Olive è l’eccessiva leggerezza con cui si esprime, spesso di temi reputati dai più inadatti: questo la rende sgradita alla maggior parte dei suoi conoscenti, specie se messa a confronto con il marito Henry, che tutti reputano invece una persona gentile ed affabile.
  Parto con il dire che questo non è un romanzo nel senso canonico del termine: ci troviamo di fronte ad una serie di racconti che come fossero le tessere di un puzzle vanno a comporre la storia di Olive. Molti di questi racconti non la vedono però protagonista, anzi in alcuni non compare affatto ed è solo il suo ricordo ad influenzare la vita e le scelte degli altri personaggi.
  Prima di affrontare questa lettura bisogna avere bene in mente che questo è un romanzo realista, dove non c’è spazio per finali buonisti e il classico vissero felici e contenti. Sia la storia principale sia buona parte dei racconti secondari termina in modo ben poco lieto: ci sono delle rotture impossibili da sanare oppure dei rapporti destinati a non raggiungere mai una riconciliazione. La semplicità con cui la Strout pone il lettore di fronte alla vita reale si riscontra anche nel destino riservato ai due personaggi principali: Henry il “buono” termina la vita anzitempo ed in modo indegno, mentre Olive la “cattiva” ha la possibilità di comprendere i propri sbagli e di avere una nuova occasione di felicità.
  Ovviamente Olive non è malvagia, ma così è vista nella cittadina di Crosby dove, chi per invidia chi per ricordi spiacevoli, pochi si dimostrano gentili con lei, specie quando rimane sola. In effetti è abbastanza frequente conservare dei ricordi negativi legati ai propri insegnati, ed Olive è stata appunto la professoressa di matematica per molti dei suoi concittadini; solo al lettore è concesso scoprire che in realtà molti conservano della donna dei ricordi importanti per la loro crescita e vedono in lei una vera maestra di vita.
  Per quanto riguarda il personaggio di Olive in sé, non è certo priva di difetti, ne intende liberarsene. Con il proseguire del romanzo però c’è una progressiva presa di coscienza da parte sua per gli errori commessi, specialmente nei confronti del figlio. Un esempio lampante si nota nella sua capacità di amare, di provare affetto: se nei primi capitoli, il lettore quasi si chiedere perché mai Olive abbia sposato Henry o procreato Christopher per poi maltrattarli continuamente, si giunge poi a capire che la protagonista è perfettamente in grado di amare, ma lo fa solo alle sue condizioni.
  La favolosa prosa della Strout è assolutamente capace di sviluppare un personaggio tanto sfaccettato e nel contempo creare un cosmo di altre figure non meno interessanti, sebbene alcune rimangano impresse ben più di altre.
  Magistrali anche i collegamenti tra le varie storie, con dettagli ed indizi che vengono svelati in modo inatteso o anche personaggi che compaiono in più racconto, per dare qualche informazione in più sul proprio conto.
  Alcuni quesiti vengono poi lasciati volutamente in sospeso, così che sia il lettore stesso ad interpretarne la soluzione.
  Altra peculiarità di questi racconti è infine il presentare degli eventi rilevanti senza alcuna premessa per il lettore; e la bravura dell’autrice ci permette comunque di assaporare tutte le emozioni, al fianco di Olive.

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