Sarai oscurità
Recensione a "Frankenstein" di Mary Shelley
AUTORE: Mary ShelleyTITOLO ORIGINALE: Frankenstein; or, The Modern Prometheus
TRADUTTORE: Giorgio Borroni
EDITORE: Barbera
COLLANA: Nuovi Classici
PAGINE: 250
IL COMMENTO
IL COMMENTO
Romanzo ricchissimo di tematiche tutt’oggi attuali, “Frankenstein” è certamente tra i più noti esempi della letteratura gotica, nonché capostipite del filone legato ai mostri rianimati e agli scienziati pazzi, sebbene negli anni la storia originale sia stata posta in ombra dalle sue versione cinematografiche; questo cambiamento si evidenzia soprattutto nella figura del mostro, che da essere senziente e pieno di passioni, è diventato nell’immaginario collettivo una sorta di zombie incapace perfino di emettere suoni articolati.
Lo schema narrativo della vicenda ricorda quello di “Cime tempestose” (QUI la recensione), con un narratore di partenza che diviene in seguito spettatore al pari del lettore quando entra in scena un secondo narratore; in questo romanzo si opta però per una forma epistolare, che a tratti diventa quasi un diario personale.
Ci troviamo quindi sulla nave dell’esploratore Walton che, nel mezzo dei ghiacci artici, trova uno stremato Victor Frankenstein all’inseguimento della sua Creatura. Gran parte della vicenda è quindi narrata dal punto di vista del lettore e risulta pertanto distorta dai suoi sentimenti e dai suoi desideri, tant’è che si empatizza pienamente con lui, finché non è la volta di udire la versione della Creatura: da quel momento Victor appare sotto tutt’altra luce, risultando nulla più di un bambino viziato che, dopo aver morbosamente desiderato un giocattolo, se ne stanca in fretta e lo getta via.
Di riflesso, il mostro prima viene descritto come un freddo assassino, mentre con l’apprendere la sua commovente storia si comincia a rivalutarlo in quanto dimostra a più riprese di saper essere ragionevole e comprensivo, ben più del suo stesso creatore; in sostanza lo si può vedere come un Buon Selvaggio, nato puro e semplice per poi essere fuorviato dal contatto con la società umana, che ha letteralmente cancellato dal suo animo ogni traccia della primigenia bontà.
Per quanto riguarda gli altri personaggi, viene dato loro ben poco risalto nella vicenda; da notare è certamente come tutti non possano fare a meno di trattare amorevolmente Victor. L’unico personaggio a far eccezione è uno degli insegnati di Victor a Ingolstadt, Monsier Krempe, che è così diventato il personaggio secondario da me più apprezzato.
Uno dei maggiori pregi del romanzo, si ritrova nelle descrizioni paesaggistiche: le ambientazioni sono rese con maestria sia nei luoghi “civili”, come Ginevra o le altre città visitate da Victor, sia in quelli più remoti, come il mare ghiacciato affrontato da Walton.
Tra i temi maggiormente analizzati troviamo l’influenza delle passioni sulle azioni umane (e non, nel caso della Creatura), al punto da stravolgere completamente l’esistenza di chi si lascia travolgere sa esse.
Molto particolare è invece la percezione che i protagonisti hanno della felicità: se per il dottore si tratta solo di brevi momenti tra tanti dolori, il mostro sembra invece destinato a non provarla mai, ma pare poi ottenerla almeno per poco quando viene inseguito dal suo creatore, ed ha infine qualcuno che vive in funzione di lui. Vorrei infine spendere qualche parola su questa edizione. Benché le note a piè di pagina siano ben scritte e molto utili a comprendere meglio alcuni passaggi, l’introduzione mi è sembrata invece eccessivamente prolissa e ripetitiva, nonché piena di spoiler che hanno compromesso in parte la mia lettura.
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