Qual è il tuo posto nel condominio sociale?
Recensione a "Il condominio" di James G. Ballard

TITOLO: Il condominio
AUTORE: James Graham Ballard
TITOLO ORIGINALE: High-Rise
TRADUTTORE: Paolo Lagorio
EDITORE: Feltrinelli
COLLANA: Economica Universale
PAGINE: 190
TRADUTTORE: Paolo Lagorio
EDITORE: Feltrinelli
COLLANA: Economica Universale
PAGINE: 190
Anche la
persona più sensibile e impressionabile non può evitare di essere attratta in
modo a volte morboso dalla violenza; quando si verifica un incidente, in molti
si radunano per lanciare uno sguardo seppur fugace, pur rendendosi conto che
potrebbero trovarsi di fronte dei morti o dei feriti gravi. Ed è probabilmente
questa la stessa attrazione innaturale che sperimentano i personaggi de “Il
condominio” quando, prima trovano più difficoltoso lasciare il grattacielo e
smaniano per farvi ritorno, e poi scelgono di non uscirne più.
La storia è
ambientata in un complesso residenziale alla periferia di Londra; sebbene il
romanzo sia stato pubblicato nel 1975, esso presenta diversi elementi che si
potrebbero definire quasi futuristici, quindi è arduo collocarlo dal punto di
vista temporale. Nel complesso sono in costruzione cinque condomini, tra i
quali quello “protagonista” della vicenda che inizialmente è il solo ultimato.
La trama ha il
via nel momento in cui viene raggiunta la “massa critica”, ossia quando tutti
gli appartamenti sono abitati: questo fa sorgere dei problemi nella struttura,
specialmente nell’impianto elettrico, ma questi sono soltanto la scintilla che
innescherà in breve tempo ben altro, nella mente stessa dei condomini.
Il lettore
diventa così il solo testimone di una serie di atti dalla violenza
sconcertante, nonché alla regressione dei personaggi a uomini primitivi,
associati in clan; quando si inizia a pensare che la situazione non potrebbe
peggiorare ulteriormente, questi rozzi gruppi si scindono e la natura animale
dell’uomo prende il sopravvento, tanto che i superstiti si barricano in
appartamenti ormai divenuti tane ed abbandonano il dialogo in favore di un
linguaggio primigenio fatto di grugniti disarticolati.
È da notare
come sin dall’inizio si palesano delle rivalità e dei dissapori tra i
condomini; il grattacielo stesso si dimostra una vera e propria
rappresentazione della piramide sociale, divisa idealmente in tre blocchi
verticali in base alla ricchezza ed la prestigio dei suoi abitanti.
Tutti gli
inquilini diventano carnefici o vittime (o entrambi) degli atti di violenza. Il
lettore potrà inoltre osservare come molti dei personaggi documentino con foto,
registrazioni audio o video queste barbarie, ma non per portare le
testimonianze al mondo esterno bensì con il solo scopo di poterle rivedere in
un secondo momento.
Tra i numerosi
personaggi spiccano tre uomini che potrebbero essere identificati come i
protagonisti dal momento che il narratore esterno incentra sempre i capitoli su
uno dei loro POV. Ognuno di loro è inoltre la personificazione di una delle tre
fasce sociali che, come accennato prima, caratterizzano il condominio:
nell’attico dell’ultimo piano abita Royal, uno degli architetti autori del
complesso, il cui scopo è regnare (da qui il nome) sull’intero condominio;
nella zona centrale troviamo il dottor Laing, che mediocremente si accontenta
di sopravvivere nell’appartamento in cui si è barricato con le sue donne; il più
dinamico del trio è il regista di documentari Wilder che, mosso dal pretesto di
un reportage sulla vita nel complesso, tenterà una scalata all’edificio.
Per quanto
particolare, la storia non mi è sembrata del tutto originale, perché molti
elementi ricordano “Cecità” (QUI la recensione) di José Saramago, specie
nell’ambientazione e nelle scene di violenza; d’altro canto il rapido
cambiamento da una situazione potenzialmente utopica (il nuovo condominio pieno
di servizi e confort) ad una distopia di stampo psicologico, farà venire in
mente a molti “Il signore delle mosche” di William Golding.
A rendere però
caratteristico ad unico questo romanzo sono però lo stile che a tratti fa
pensare ad un documentario, con tanto di aggiornamenti ad ogni capitolo sullo
stato di degrado in cui versa l’edificio. La narrazione è molto veloce, per
adeguarsi alla rapida discesa nella violenza e nelle barbarie; le azioni hanno
molto spazio, mentre esso viene sottratto ai dialoghi e alle descrizioni,
davvero essenziali.
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E andrà sempre peggio!
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