Harmony. Screenplay Originale
Recensione a "Un lungo fatale ultimo addio" di Velonero

TITOLO: Un lungo fatale ultimo addio
AUTORE: Velonero (aka Raffaella V. Poggi)
TITOLO ORIGINALE: Carta bianca
TRADUTTORE: -
EDITORE: Newton Compton
COLLANA: Nuova Narrativa
PAGINE: 280
TRADUTTORE: -
EDITORE: Newton Compton
COLLANA: Nuova Narrativa
PAGINE: 280
Complimenti alla Newton Compton! ancora una volta siete riusciti ad ingannarmi. Qualcuno potrebbe giustamente obbiettare che la colpa mia, ma in questo libro diversi elementi sono fatti apposta per fuorviare il lettore: il titolo che ammicca pesantemente ma senza motivo ad un noto romanzo della Alcott, la copertina molto scenografica e purtroppo randomica, e la quarta di copertina che definisce questo titolo un romanzo storico.
Desidero
quindi mettere in guardia chi sta valutando l’acquisto o la lettura di “Un
lungo fatale ultimo addio”: non ha nulla a che vedere con il genere storico, si
tratta bensì di un romance con ambientazione storica. O meglio, con quella che
pretende d’essere un’ambientazione storica senza però riuscirci, infatti non
sono presenti reali figure del passato ed i pochi eventi storici citati non
sono davvero rilevanti ai fini della trama. Le vicende potrebbero svolgersi nel
futuro come nell’età della pietra; e visti i personaggi quest’ultima potrebbero
essere la location ideale.
La storia ha
ben poco di originale, anzi è piena di tutti gli stereotipi del genere. Siamo
nella Londra ottocentesca e la protagonista Valéry, presentata come la classica
fanciulla poco sveglia ma bella-bella-bella in modo assurdo e -dettaglio
fondamentale- inconsapevole di essere tale, è l’erede di una famiglia nobile
caduta in disgrazia a causa della passione del padre per il gioco d’azzardo.
Inizialmente la ragazza mi era quasi simpatica, per la sua decisione di
mantenere madre e sorella lavorando con impegno, nonché per la ferma intenzione
di non svendere la sua dignità. Superfluo dire che le cose andranno
diversamente, ma ci arriviamo dopo.
Ed ecco
comparire il nostro coprotagonista Lord David Baxton, nobiluomo
bello-bello-bello e tenebroso che ovviamente dietro l’apparenza da duro (con le
immancabili cicatrici sulla schiena!) nasconde un cuore pieno di tenerezza ed un passato
tragico. L’intera vicenda ruota attorno alla relazione tra i due, per giungere
all’inevitabile lieto fine con tanto di numerosa prole dai nomi riciclati.
Ad una prima
occhiata, una normale trama da romance che l’autrice arricchisce però con scene
tanto trash da far ridere e altre a dir poco inquietanti; basti pensare a
quando David afferma di essersi infatuato di Valéry al funerale del padre di lei quando si sistemava l’abito troppo stretto. Da notare che è stato proprio
David a spingere l’uomo al suicidio!
Accantonando
la trama, anche i personaggi danno il loro doveroso contributo per abbruttire
il romanzo. Potremmo dividerli in due categorie: gli inetti senza spina dorsale
e le bandierine, ossia coloro che cambiano idea e comportamento ogni due
pagine; uniche eccezioni sono la protagonista, perché riesce a riunire in sé
entrambe le categorie, e sua sorella che, nonostante sia nominata di continuo,
compare un paio di volte e non dice una singola battuta.
E potevo non
trovare una critica anche all’edizione? Nulla di troppo grave, ma l’albero
genealogico del Baxton piazzato all’inizio anticipa al lettore ben due colpi di
scena: poteva benissimo essere spostato alla fine, oltre che accompagnato da
quelli delle altre famiglie.
Lo stile della
narrazione è certamente scorrevole e semplice, ad esclusione di un paio di
paroloni scenografici, ma viene avvilito da un uso eccessivo di puntini di
sospensione e dalla mancanza di una chiara indicazione quando ci sono cambi di
scena o salti temporali. Come non citare anche i POV totalmente a caso e
l’impostazione dei dialoghi come fosse un testo teatrale, a volte senza neppure
indicare chi parli.
Analogamente a
quanto detto per “La resa di Piers “ (QUI la recensione), il problema maggiore
di questi romanzi rosa si riscontra quando iniziano a trasmettere al lettore
dei messaggi molto sbagliati.
Il
protagonista maschile, ad esempio, si comporta alla pari di uno stalker
incallito e, pur avendo sempre pronta una scusa per le sue azioni, nulla lo
giustifica per il suo continuo bisogno di etichettare come “sua” Valéry. In
affiliazione con la madre, David rimarca più volte come sia meglio eliminare un
parente problematico anziché aiutarlo; oltre a ciò, l’amabile signora ammette
più volte di aver tradito il marito, ergendosi al contempo a paladina dei
valori familiari: c’è un parola per questo… bipolare!
Ed infine la
nostra Valéry, quella che deve essere più volte rassicurata sulla sua verginità
(ma sai cosa capita al tuo corpo o no?), una volta rimasta senza lavoro e aiuti
anziché accettare un impiego più umile, sceglie di vendersi al miglior
offerente in una bisca clandestina.
Senza parole.DOVE COMPRARE QUESTO LIBRO
LA VIGNETTA
Quando si dice la coerenza!
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