Un classico al mese
"1984" di George Orwell
LA SCHEDA TECNICA
TITOLO: 1984
AUTORE: George Orwell (aka Eric A. Blair)
TITOLO ORIGINALE: Nineteen Eighty-Four
TRADUTTORE: Stefano Manferlotti
EDITORE: Mondadori
COLLANA: Oscar Moderni
PAGINE: 320
VOTO: 5 stelline
TRADUTTORE: Stefano Manferlotti
EDITORE: Mondadori
COLLANA: Oscar Moderni
PAGINE: 320
VOTO: 5 stelline
“1984” è il più celebre ed apprezzato tra i
classici della distopia novecentesca, nonché l’ultima e più incisiva opera
pubblicata da George Orwell, che ne iniziò la stesura nel 1948 e scelse il
titolo invertendo i numeri della data, con l’intenzione di ambientare il suo
romanzo in un futuro relativamente vicino proprio per ottenere un impatto più
incisivo sugli animi del suo pubblico.
La storia ci presenta un pianeta dalla
geografia politica ben diversa da quella che conosciamo: il mondo è stato
spartito tra tre macro potenze, Oceania, Eurasia ed Estasia, controllate da
altrettanti governi totalitari; questi Stati sono inoltre in perenne lotta tra
loro per spartirsi le poche terre rimaste contese, anche se le alleanze in
questa guerra cambiano di continuo.
Il romanzo segue quanto accade in questo
mondo distorto attraverso l'esperienza di Winston Smith, membro del Partito che
domina l'Oceania; dal suo misero appartamento londinese, l'uomo inizia una lotta
silenziosa contro il Partito e il suo capo, il Grande Fratello, figura
misteriosa che presta il volto alla propaganda del Socing, abbreviazione per
Socialismo Inglese. Winston decide di opporsi a questa dittatura dopo aver
preso coscienza che essa controlla ogni aspetto della vita dei cittadini dell'Oceania,
annullando in loro la volontà, attraverso alcune pratiche sistematiche come la
costante riscrittura della Storia (attività nella quale è impegnato lo stesso
protagonista),
«E se tutti quanti accettavano la
menzogna imposta dal Partito, se tutti i documenti raccontavano la stessa
favola, ecco che la menzogna diventava un fatto storico, quindi vera.»
e attraverso alcuni
concetti da inculcare nelle menti come il bipensiero, che dovrebbe portare i
cittadini ad associare inconsciamente due parole dal significato opposto.
Questa nozione ben si esplica nei nomi dei ministeri che governano l'Oceania,
in particolare nel Ministero della Pace che, in contrasto con il suo nome, si
occupa di coordinare le forze militari nel conflitto in corso.
Per quanto interessante e tormentato risulti
il protagonista, i personaggi secondari si conquistano altrettanta importanza
nella storia, in particolare la giovane Julia, altro membro del Partito che
condivide alcune delle idee di Winston e gli dimostra di non essere il solo a
voler andare coscientemente contro le regole, e l'ambiguo O'Brien che è invece
parte del Partito Interno e verso il quale Winston prova sin dall'inizio una
fortissima connessione.
Mi sembra scontato che personaggi e trama
passino in secondo piano rispetto ai messaggi che il libro veicola e,
soprattutto, alle riflessioni che innesca nel lettore. È infatti inevitabile
venire scossi dal mondo rappresentato nel romanzo, dove le persone vengono
inglobate nella massa sia a livello fisico -con le tute identiche che indossano
tutti- sia a livello emotivo; emblema di ciò sono le reazioni dei personaggi
nei Due Minuti d'Odio
«La cosa orribile dei Due Minuti
d'Odio era che nessuno veniva obbligato a recitare. Evitare di farsi
coinvolgere era infatti impossibile. [...] la rabbia che ognuno provava
costituiva un'emozione astratta, indiretta, che era possibile spostare da un
oggetto all'altro come una fiamma ossidrica.»
durante i quali i
membri del Partito vengono spogliati completamente della loro individualità per
trasformarsi in un'unica massa di voci furibonde.
Per ogni lettore sarà poi impossibile non
provare una sofferenza quasi fisica per il destino della lingua e della
letteratura in questo mondo distopico. I libri sopravvissuti alla Rivoluzione
sono pochi ed in ogni caso hanno perso qualunque valore agli occhi dei
cittadini,
«Il prodotto finale [il libro],
però, non le interessava. "Leggere non è il mio forte" diceva. I
libri erano una merce qualsiasi, come la marmellata o i lacci per le scarpe.»
mentre la lingua
tradizionale sta subendo una graduale sostituzione, con l'obbiettivo di
rimpiazzarla totalmente entro il 2050 con la neolingua; quest'ultima è formata
da un numero molto ridotto di vocaboli e, secondo il dogma del bipensiero,
sinonimi e contrari sono stati del tutto vaporizzati.
Mi sembra ridicolo sottolineare il superbo
stile della narrazione orwelliana, che già avevo apprezzato ne “La fattoria
degli animali” (QUI la recensione), va però notato il particolare ruolo
rivestito dal narratore nella storia. Per tutto il romanzo il lettore è
convinto di essere parte del mondo raccontato, assieme al narratore, ma in un
momento temporale successivo, solo nell'appendice finale, dove si spiegano i
principi della neolingua, viene lasciato velatamente intendere che l'epoca in
cui il Partito governava è ormai finita e le speranze di Winston si sono infine
realizzate.
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