Leggete oltre la sinossi
Recensione a "Bellezza selvaggia" di Anna-Marie McLemore
TITOLO: Bellezza selvaggia
AUTORE: Anna-Marie McLemore
TITOLO ORIGINALE: Wild BeautyTRADUTTORE: Micol Cerato
EDITORE: Newton Compton
COLLANA: Vertigo
PAGINE: 310
VOTO: 4 stelline e mezza
“Bellezza selvaggia” è un romanzo fantasy che rientra
nel sotto-genere del realismo magico, solitamente associato ad un target più
maturo e a nomi molto celebri come Isabel Allende e il mio adorato Gabriel García Márquez. Negli ultimi anni la McLemore è riuscita però a ritagliarsi lo
spazio che le spetta, con romanzi rivolti ad un pubblico di giovani lettori
che, tra piccole magie e qualche storia d'amore, affrontano tematiche
decisamente importanti.
La storia è
ambientata in una cittadina non meglio identificata, ma che potremmo collocare
in Messico, Paese d'origine dell'autrice. La vicenda si svolge ai giorni
nostri, ma il potere del realismo magico fa si che il lettore dimentichi
velocemente automobili, telefoni e asciugatrici in favore di un mondo dai
contorni incantati dove il tempo sembra ha smesso di scorrere.
Questo romanzo
ha diversi protagonisti (Estrella? Fel? la Pradera?), ma al centro di tutti gli
avvenimenti troviamo comunque le Nomeolvides, una famiglia composta da sole
donne molto particolari,
«Le Nomeolvides portavano nomi di
fiore, per guidare la forma che avrebbero assunto i loro doni.»
esse
hanno infatti il potere di far crescere su ogni tipo di terreno dei
meravigliosi fiori. Come ogni abilità soprannaturale, c'è uno scotto da pagare:
da un lato le Nomeolvides vengono spesso additate dagli estranei come delle
streghe, arrivando perfino a rischiare la vita, dall'altro l'unico luogo in cui
sembrano aver trovato un rifugio sicuro -una tenuta chiamata Pradera- le tiene
avvinte a sé, impedendo loro di lasciarla definitivamente e facendo scomparire
tutte le persone da loro amate.
«Il mondo all’esterno di quei
giardini serbava due generi di morte: la vendetta della Pradera e i coltelli di
una società che non le voleva.»
La storia prende l'avvio quando le cinque
ragazze che rappresentano la generazione più giovane delle Nomeolvides
capiscono di essere tutte innamorate della loro amica Bay. Con il timore che il
loro affetto la faccia svanire, decidono di offrire un sacrificio alla Pradera
ed invocare la sua protezione; in risposta, il giorno dopo compare un ragazzo
privo di memoria, che viene ribattezzato Fel ed avrà un ruolo fondamentale per
far comprendere alle giovani donne come liberarsi della loro maledizione.
I personaggi sono la croce e la delizia di
questo romanzo: abbiamo dei protagonisti molto ben caratterizzati come Estrella
e Fel, ma anche le quattro cugine e Bay, mentre con le altre donne Nomeolvides
non c'è stato altrettanto impegno e risultano quasi indistinguibili l'una dall'altra.
Per assurdo, credo di conoscere meglio Marjorie Briar, la nonna di Bay -morta
prima dell'inizio della storia- rispetto a quella di Estrella! Anche
l'antagonista non mi ha entusiasmato troppo, specialmente nel finale dove mi
aspettavo un suo contributo più incisivo.
La Pradera può essere vista come un
personaggio a parte, e senza dubbio la sua presenza è fondamentale sia come
componente nello sviluppo della trama sia come parte più evocativa
dell'ambientazione: un luogo di bellezza in superficie e di insidie nell'ombra.
«[...] la Pradera, quel mondo
fiorito che possedeva le Nomeolvides tanto a fondo da ucciderle se tentavano di
lasciarlo.»
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Cover USA |
Come
detto, il romanzo affronta tematiche rilevanti specie nel mondo contemporaneo,
ma puntano evidentemente ad un pubblico di ragazzi da influenzare
positivamente. Si parla quindi di intolleranza, sia verso le Nomeolvides
etichettate dal mondo come fattucchiere,
«Quell’insulto era stato scagliato
contro la loro famiglia mentre si spostava da un luogo all’altro, dopo che
nuovi trattati avevano stabilito che la loro terra apparteneva ormai a un Paese
diverso.»
sia
verso le persone di etnia iberica o latinoamericana, che vediamo resi quasi
schiavi e costretti a lavori massacranti.
Viene affrontato anche il tema dell'orientamento
sessuale, ed infatti abbiamo un cast formato in prevalenza da personaggi
omosessuali, bisessuali o transgender che accettano le diversità -proprie o
degli altri- in modo naturale e spontaneo,
«-Forse se mio fratello non avesse
amato in quel modo la penserei diversamente [...] Ma non credo che spetti a
nessun altro giudicare.»
Questo
aspetto del libro viene spesso messo a confronto con l'estrema religiosità di
alcuni personaggi, senza però che la fede cattolica sia necessariamente da
contrapporre alla libertà di amare. Abbiamo anche un confronto tra le varie
generazioni delle donne Nomeolvides, con le più giovani che credono di non
poter essere capite dalle madri o dalle nonne quando si tratta di sentimenti,
«Estrella si riferiva a Bay. Al
proprio cuore, e a come amava in un modo che sua madre avrebbe giudicato senza
prima rigirarselo in mano e apprenderne le forme.»
La narrazione è in terza persona al passato,
ma viene divisa nei punti di vista alternati di Estrella e Fel; questa scelta
stilistica da un lato permette una maggiore introspezione di questi personaggi,
ma dall'altro rallenta notevolmente il ritmo della storia, perché l'autrice è
costretta a ripete due volte gli stessi concetti e le stesse scoperte.
Personalmente non trovo necessariamente fastidioso un libro lento, soprattutto
se come questo riesce a tenere viva la mia attenzione, anche grazie alle
splendide descrizioni dei fiori creati dalle Nomeolvides.
«Calla gli inondò il lavandino in
marmo e la vasca smaltata di calle, con le loro volute di bianco a schermare i
cuori gialli.»
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