Un classico al mese
"Il grande Gatsby" di Francis Scott Fitzgerald
LA SCHEDA TECNICA
TITOLO: Il grande Gatsby
AUTORE: Francis Scott Fitzgerald
TITOLO ORIGINALE: The Great Gatsby
TRADUTTORE: Franca Cavagnoli
EDITORE: Feltrinelli
COLLANA: Universale Economica / Classici
PAGINE: 230
VOTO: 5 stelline
TRADUTTORE: Franca Cavagnoli
EDITORE: Feltrinelli
COLLANA: Universale Economica / Classici
PAGINE: 230
VOTO: 5 stelline
“Il grande Gatsby” è forse il romanzo che
meglio incarna lo spirito degli Stati Uniti negli anni Venti. Sfruttando
l’espediente dell’amore contrastato dal fato, Fitzgerald ci parla di come i
sogni non siano necessariamente le piacevoli illusioni che accecavano l’anonimo
protagonista de “Le notti bianche” di Fëdor M. Dostoevskij (QUI la recensione),
e possano bensì tramutarsi in ossessioni pronte ad annientare la vita di un
uomo se non trovano realizzazione.
La storia di James Gatz -in arte, Jay Gatsby-
ci viene narrata da Nick, suo vicino di casa che spesso si trova ad assistere,
o perfino a partecipare, alle colossali feste che vengono organizzate nella
sfarzosa villa di questo individuo per tutta l’estate. Pare però che nessuno
delle decine di ospiti conosca bene Gatsby, e sul conto del facoltoso padrone
di casa cominciano a circolare le voci più disparate,
«Le due ragazze si allungarono verso
Jordan con aria confidenziale.
-Qualcuno mi ha detto che [Gatsby]
ha ammazzato un uomo.»
Attraverso lo stesso Gatsby o altri
personaggi, Nick viene ben presto a sapere di come l’uomo abbia avuto con sua
cugina Daisy una relazione, resa difficile dalla disparità economica tra i due;
la vita sfrenata che ora conduce è un mero tentativo di dimostrare la sua
ascesa sociale; infatti, come ci dice Jordan:
«-Forse si aspettava che lei
arrivasse a una delle sue feste, prima o poi-, continuò Jordan. -Ma non è mai
successo.»
Ovviamente, avendo
come unico scopo quello di riavvicinarsi a Daisy, Gatsby non da alcun valore ai
rapporti con gli altri personaggi del romanzo, tanto che tutti i suoi ospiti
non bastano per cancellare la sua solitudine,
«Dalle finestre e dalle grandi porte
pareva ora giungere un vuoto improvviso, che isolava del tutto la figura del
padrone di casa, [...].»
e questa condizione
mostra il suo peggio nelle scene finali, con Nick che non riesce a mettersi in
contatto con nessuno interessato alla sorte di Gatsby.
Fortunatamente questo protagonista
soverchiante lascia sufficiente spazio per sviluppare i caratteri degli altri
personaggi, anche per merito di un cast nient’affatto numeroso. Il mio
preferito è senza dubbio Meyer Wolfshiem che, mentre Nick si affanna per
mettere in mostra le sue emozioni, mi ha saputa conquistare con una singola
battuta:
«-Impariamo a dimostrare la nostra
amicizia a un uomo quando è vivo e non dopo che è morto-, propose [Wolfshiem].
-Dopo di che la mia regola è quella del quieto vivere.»
Per contro ho
inevitabilmente detestato Tom, che è stato tratteggiato proprio con l’intento
di renderlo antipatico a Nick e, di conseguenza, al lettore. In poche righe lo
individuiamo come uno xenofobo (non credo dimenticherò facilmente il libro
sulla minaccia alla razza bianca!) dalle maniere violente, dedito all’adulterio
a senso unico.
Il romanzo si concentra sull’importanza dello
status individuale e familiare nella società statunitense dell’epoca, e sul
ruolo centrale del denaro nelle relazioni interpersonali; non a caso il nostro
narratore è un mediatore finanziario, e in più punti si fa riferimento alla sua
professione. Analogamente, sia Myrtle che diversi personaggi secondari sembrano
far gravitare tutte le loro azioni attorno alla possibilità di spendere soldi
in modo a dir poco futile,
«-Siamo partite con più di
milleduecento dollari, ma ci hanno ripulito nel giro di due giorni nelle sale
private.»
rasentando un
consumismo che ricorda stranamente quello de “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley
(QUI la recensione), ma anche situazioni contemporanee: l’acquisto di oggetti
sempre nuovi diventa compulsivo, ed buttare da parte ciò che invece ha ormai
stancato è l’abitudine.
Altro tema centrale è quello già citato del
sogno, non come ambizione per migliorare il proprio futuro ma come continuo
struggimento nei ricordi del passato, con la speranza che questi possano ripetersi;
vediamo infatti Gatsby aspirare per anni ed anni all’affetto di Daisy, che
arriva inevitabilmente ad idealizzare,
«Quasi cinque anni! Persino quel
pomeriggio dovevano esserci stati dei momenti in cui Daisy era ruzzolata ai
piedi dei suoi sogni, [...] l’illusione di Gatsby. Era andata oltre Daisy,
oltre ogni cosa.»
così il suo sogno non
può che naufragare dopo lo scontro con una realtà decisamente meno idilliaca.
Personalmente ho trovato piacevole lo stile
di questo romanzo, in primis per la presenza di un narratore molto affine a
Buddy Glass, parimenti voce narrante nel racconto “Alzate l’architrave,
carpentieri” (QUI la recensione) -non a caso Salinger ammirava l’opera di
Fitzgerald. L’altro aspetto stilistico che ho maggiormente apprezzato è la
presenza di dettagli poetici nelle descrizioni,
«[...] una torre su un lato,
nuovissima sotto la barbetta di edera incolta, una piscina di marmo e più di
quaranta acri di prati e giardini.»
L’edizione della Feltrinelli si merita pure i
miei elogi; la traduttrice si è occupata anche dell’introduzione che fornisce
molti elementi non solo sulle tematiche del romanzo, ma anche sulla sua storia
editoriale e sulla rivalutazione della critica nel corso degli anni. Ottime
anche le note al testo, anche se le avrei preferite a fondo pagina anziché alla
fine del volume.
Ciao! La penso come te su molte delle osservazioni che hai fatto.
RispondiEliminaIn particolare a me è piaciuto il rapporto che si crea tra Nick e Gatsby, l'apprezzamento che il protagonista ha per questo personaggio che insegue ostinatamente la sua "luce verde", e l'ultimo dialogo tra loro.