giovedì 24 dicembre 2020

Top Gun, al femminile, in Russia (e funziona!) - Recensione a "We Rule the Night" di Claire Eliza Bartlett

«The golden firebird flew on a field of red, wings outstretched, beak open to let out a war cry»

 

Top Gun, al femminile, in Russia (e funziona!)

Recensione a "We Rule the Night" di Claire Eliza Bartlett


LA SCHEDA TECNICA

TITOLO: We Rule the Night
AUTORE: Claire Eliza Bartlett
TITOLO ORIGINALE: -
TRADUTTORE: -
EDITORE: Little, Brown & Co
COLLANA: Little, Brown
PAGINE: 390
VOTO: 4 stelline e mezza

IL COMMENTO

  "We Rule the Night" è un romanzo fantasy largamente ispirato alla figura delle Streghe della Notte, donne pilota sovietiche che durante la Seconda Guerra Mondiale erano impegnate in bombardamenti notturni sul fronte tedesco. L'autrice adatta questo elemento storico ad un mondo di sua creazione, mantenendo però ben chiari i cenni storici all'URSS e alle difficoltà incontrate da questo reggimento.

  La trama è molto lineare, tanto da far risultare il libro un po' noioso a chi cerca storie più ricche di eventi; semplicemente, seguiamo l'arruolamento, l'addestramento e una parte delle missioni che devono intraprendere Revna e Linné, due ragazze agli antipodi costrette a combattere fianco a fianco. La prima è la figlia di un (presunto) traditore, da sempre trattata con condiscendenza a causa della sua disabilità e molto abile nell'usare la magia della Weave con la quale piloterà il loro velivolo chiamato Strekoza (ossia, Libellula in russo); la seconda è la figlia di un generale molto in alto nella gerarchia della Union che, scappata dalla scuola e arruolatasi nell'esercito sotto falso nome, verrà scoperta è dovrà scegliere se tornare a casa o diventare un navigatore nel primo reggimento al femminile.

  Buona parte del romanzo è focalizzata proprio sulle interazioni tra le due protagoniste, in particolare sulle enormi difficoltà che devono affrontare per poter lavorare bene assieme. Revna tenta in ogni modo di dimostrarsi risoluta per proteggere la sua famiglia e il suo posto nel 146simo Reggimento,

«She wanted to be proud, to own the truth and accept her fate with grace. But she kept talking, hoping to talk until she said something that saved her.»

che arriverà pian piano ad apprezzare perché il volo la fa sentire viva come mai prima; ho trovato molto positivo anche l'atteggiamento delle altre ragazze nei suoi confronti -gentile, ma non in modo irrealistico- perché temevo l'autrice optasse per il classico gruppo di bitches pronte a deriderla. Linné è decisamente più difficile da apprezzare, infatti anche gli altri personaggi faticano a scambiare più di due parole con lei senza arrivare agli insulti; il suo carattere rude è però il risultato di quanto ha visto succedere durante gli anni in prima linea,

«She was mean, cruel, heartless, and all the other names they flung at her. But she was honest. [...] This was would destroy them and they hated her for saying it.»

quindi pur trovandola irritante si arriva a ritenere per lo meno valide le sue motivazioni. Apprezzo che la Bartlett abbia scelto di dare alla storia una conclusione dolceamara, perché viste le tematiche trattate un finale più lieto sarebbe stato poco credibile.

  Infatti, questa storia parla principalmente di guerra, ma non è affatto per mostrarci quanto siano eroiche le protagoniste che combattono per la fazione giusta. Fin da subito, i due Paesi in guerra sono dipinti come crudeli e corrotti: l'impero di Elda -che corrisponde alla Germania nazista- afferma di combattere per riconquistare dei luoghi sacri per la loro religione, ma in realtà mira alle risorse di quei territori,

«They'd come not for the God Spaces, but for the farmland and the fatherland. They didn't want to protect; they wanted to demolish.»

mentre la Union, ovvero la versione fantasy dell'Unione Sovietica, è uno Stato dove il controllo sulle vite dei cittadini è totale, soprattutto attraverso gli Skarov che rappresentano una sorta di polizia segreta sempre alla ricerca di traditori e dissidenti. Non manca poi la presenza costante della propaganda, atta a mostrare quanto la guerra sia giustificata,

«Revna rolled past image after image of Grusha the Good Union Girl, her patriotic red uniform already spattered with grease and mud. DON'T CHAT. GOSSIP WON'T HELP BUILD WAR MACHINES, said one, showing her scowling with a finger to her lips.»

propaganda che non inganna nessuno perché, come l'autrice mette bene in chiaro, non esiste alcuna giustificazione per mandare al fronte dei tredicenni.

  Il romanzo affronta inoltre altre tematiche rilevanti, e molto facili da contestualizzare nel nostro mondo. Le ragazze protagoniste sono ovviamente oggetto di sessismo, più diretto da parte dei loro commilitoni maschi,

«There was a slogan for every girl in the regiment.
CARRY BABIES, NOT BOMBS.
YOU COOK BETTER THAT YOU FLY.

CAMP FOLLOWER WHORES.
GO HOME.»

un po' più sottile da parte delle alte sfere dell'esercito, che tentano in più occasioni di far fallire il progetto. La discriminazione non si limita al loro genere, ma anche al loro aspetto -come nel caso delle protesi che Revna deve portare alle gambe; in tal senso è emblematica una delle scene al bar, quando i soldati devono ricorrere alla mortificazione fisica per poter avere la meglio sul Madgalena: troppo spesso, soprattutto sui quotidiani, leggiamo di donne impegnate nei più diversi ambiti che vengono attaccate unicamente per l'aspetto o la vita privata, quando non si può dir loro nulla sul piano lavorativo.

  Per tutte queste ragioni, ritengo che questo romanzo sia un titolo valido ed attuale, e purtroppo sottovalutato. Il mio lato razionale non può però soprassedere su alcuni difetti che rendono la lettura ostica, specialmente nella prima parte.

  Per quanto riguarda il passato dei personaggi, abbiamo degli info dump molto evidenti,

Cover russa

«She'd run everywhere and not even Papa could keep un with her. And that was how the accident had appended.»

che tendono a spezzare il ritmo; sembrano necessari a causa della brevità del volume, ma a mio avviso aggiungono dei dettagli a volte trascurabili, come l'identità della madre di Linné che non porta ad alcuna conseguenza concreta.

  Un altro grave problema è l'assenza di una mappa, dal momento che i personaggi si muovono in un territorio davvero vasto, con dei luoghi inventati dai nomi per me impronunciabili.

  Il problema più evidente però è il sistema magico. È semplicemente TROPPO, vista la rilevanza che ha nella storia: ci sono almeno quattro tipi di magia diversi (controllare la Weave, sfruttare la propria Spark, lavorare il Living Metal e trasformarsi in un Skarov) che a loro volta hanno degli utilizzi specifici distinti. La magia viene inoltre spiegata in modo confuso e quando la trama è già avviata, di conseguenza per le prime cento pagine il lettore deve tentare di indovinare cosa stia succedendo. Per quanto riguarda l'utilizzo della Weave, viene presentata come qualcosa di veramente complesso e mistico,

«"What do you know of Elda aircraft?"
"They fly?" Revna guessed. [...] "I mean, they distort the Weave, and they use it to fly."»

mentre pian piano arriviamo a capire che si tratta di "banale" telecinesi. Che dire poi della Spark, che può accendere un fuoco, ma anche creare un pugnale, ma anche generare il ghiaccio, ma anche avviare un motore! come se non bastasse, Linné ne parla come se fosse la sua forza vitale (ossia una riserva limitata per ogni individuo), mentre scopriamo poi che può rigenerarsi.

  Normalmente apprezzerei un sistema magico così articolato, ma per questa storia è onestamente eccessivo. Peccato: la Bartlett potrebbe riciclare questo mondo per una storia più incentrata sull'avventura fantasy.


DOVE COMPRARE QUESTO LIBRO

Nessun commento:

Posta un commento