
My rating: 5 of 5 stars
"On each side of the river mouth are two vast, ragged peaks that slowly recede down to the waters in a rambling jangle of sharp, broken, blade-like stones. No wonder they call it the city of blades"
DELL'IMPORTANZA DI VERSARE I CONTRIBUTI
Secondo capitolo nella trilogia The Divine Cities, "City of Blades" è stata una lettura che ho iniziato con tanto entusiasmo quanta titubanza. Dopo le vette del primo libro riponevo infatti enormi aspettative in questa serie, ma allo stesso tempo le prime pagine mi spingevano ad avere un paio di riserve; in particolare temevo potessero esserci delle forzature per giustificare la presenza delle divinità nella storia e che le trame dei due volumi fossero troppo simili tra loro. Non avrei dovuto dubitare di Bennett perché non solo questi dubbi sono stati cancellati, ma penso onestamente che in alcuni aspetti la sua prosa sia migliorata.
La storia in effetti ha una struttura paragonabile a quella di "City of Stairs", con l'inizio leggero e divertente, una parte incentrata sull'esplorazione della città che fa da ambientazione agli eventi, l'avvio dell'indagine che sarà motore e fulcro principale della storia, un combattimento abbastanza lungo contro un essere sovrannaturale, e nel finale una serie di colpi di scena che ribaltano la trama e la risoluzione che tira in ballo le divinità del Continente. Questo però associa i due romanzi solo ad un'analisi superficiale, perché sia il tono sia le tematiche affrontate sono completamente diversi.
La vicenda inizia cinque anni dopo la fine del primo libro. La protagonista e POV principale questa volta è il generale Turyin Mulaghesh, che ritroviamo sull'isola tropicale di Javrati a godersi l'agognata pensione tra una lite a colpi di fucile con i vicini e l'ennesima bottiglia di alcool; l'arrivo di Pitry Suturashni sconvolge la sua routine e la costringe a tornare in servizio per un'ultima missione: indagare sulla strana scomparsa di un'agente ministeriale nella città di Voortyashtan, dove Saypur sta svolgendo delle ricerche su un nuovo minerale dalle enormi potenzialità come conduttore. Nel mentre vediamo l'introduzione di nuovi personaggi ed il ritorno dei volti già noti di Ashara "Shara" Komayd e Sigrud Je Harkvaldsson, qui con ruoli meno centrali.
Rispetto a "City of Stairs", la trama si focalizza maggiormente sul lato investigativo della storia e sulle scene d'azione. Questa scelta è ben giustificata sia dall'aver assegnato a Mulaghesh il ruolo di protagonista -una militare abituata all'azione, a differenza della più riflessiva Shara- sia dalla caratterizzazione di Voortya, la divinità guerriera sulla quale il libro ovviamente si concentra. Non per questo il lato fantasy perde di importanza: se è vero che risulta meno preponderante, ai fini della risoluzione è comunque vitale e ben dosato.
Il romanzo ha molti aspetti positivi, a cominciare dai suoi personaggi. Non si tratta di un cast particolarmente numeroso, ma tutti sono scritti con tanta cura da rendere possibile comprendere, se non empatizzare, anche le motivazioni degli antagonisti. Ho apprezzato in particolare le interazioni tra i personaggi principali e la loro evoluzione, in positivo o in negativo; anche perché ciò torna utile nell'epilogo per gettare le basi dell'ultimo libro nella serie.
Altro elemento sviluppato ottimamente sono i temi che l'autore sceglie di trattare; si parla molto del disturbo post-traumatico da stress -collegato alla guerra combattuta anni prima contro il Continente ma anche alla più recente battaglia di Bulikov-, delle difficoltà di instaurare un buon rapporto con i figli e della necessità di trovare un scopo nella vita. Quest'ultima tematica torna sia nel percorso affrontato da Mulaghesh sia nella sottotrama degli aldilà che sono stati distrutti dopo il Blink, impedendo così a tanti devoti di raggiungere la pace.
Come per "City of Stairs", mi devo sforzare per trovare dei difetti in questi libri, o comunque dei difetti tanto palesi da inficiare la lettura. La mia sola lamentala qui riguarda uno degli antagonisti (che non nominerà per evitare spoiler): pur tenendo conto gli anni di tempo a disposizione di questo personaggio, non penso sia verosimile quello che riesce a fare; per rendere questa parte più credibile sarebbe stato meglio inserire qualche altra figura che aiutasse fisicamente a realizzare il suo piano malvagio.
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