lunedì 31 maggio 2021

"Il tempo della guerra" di Andrzej Sapkowski

Il tempo della guerra (La saga di Geralt di Rivia, #4)Il tempo della guerra by Andrzej Sapkowski
My rating: 3 of 5 stars

"«Si preannuncia una gran baruffa. Una lotta senza quartiere per la vita o la morte, senza nessuno spazio per il perdono. Gli uni vinceranno, gli altri li faranno a pezzi i corvi»"


CON UNA PIROETTA SI RISOLVE (QUASI) TUTTO

E proprio quando stavo per perdere del tutto la speranza in questa serie, ecco palesarsi una trama. Sì, sono un pochino melodrammatica, ed è anche vero che nei primi tre libri sono successe un mucchio di cose, mancava però un intreccio più ampio, che desse un senso alle storie dei singoli personaggi e mettesse finalmente a frutto pagine e pagine di creazione dei rapporti e world building.
Ne "Il tempo della guerra" l'attenzione è concentrata principalmente all'incontro tra i maghi organizzato sull'isola di Thanedd, durante il quale verranno palesate le alleanze nello scontro temporaneamente interrotto tra Nilfgaard ed i regni a nord del fiume Jaruga, sui quali l'impero non nasconde di voler mettere le mani a dispetto della tregua stipulata. Geralt, Ciri e Yennefer vengono ovviamente coinvolti loro malgrado, e corteggiati o minacciati da entrambi gli schieramenti; la ragazzina in particolare è vista come un ambito premio per dei motivi che in questo libro si cominciano finalmente a svelare.
Con la nuova importanza acquisita dalla trama, la struttura "ad episodi" viene in parte accantonata, anche se si ha ancora la sensazione di leggere delle vicende molto distanti tra loro, almeno a livello temporale, ed identificate da ognuno dei lunghissimi capitoli. Sono inoltre ancora presenti un gran numero di personaggi filler, che Sapkowski introduce ed elimina ad un ritmo quasi frenetico; questo diventa un problema per l'ingenuo lettore nel momento in cui alcune di quelle che riteneva soltanto delle comparse si rivelano essere invece personaggi ricorrenti, e scopre di dover quindi memorizzare i loro impronunciabili nomi per i libri seguenti.
Fortunatamente non abbiamo un cast composto solo da false comparse, e se è ormai chiaro che Geralt con il suo carisma da muro di cartongesso non rientrerà mai tra i miei personaggi preferiti, in questo volume ho apprezzato molto sia Yennefer sia (incredibilmente!) Ciri, che per la prima volta gioca un ruolo molto attivo negli eventi narrati. Ho adorato in particolare le parti in cui i tre protagonisti interagiscono direttamente fra loro o parlano l'uno dell'altro con personaggi terzi, perché si percepisce sempre più come siano una vera famiglia, a dispetto delle separazioni a cui spesso sono costretti.
Tutto considerato posso dire di avere delle aspettative abbastanza alte per come potrebbe continuare la serie, con la speranza che l'autore conceda magari più spazio all'analisi degli antagonisti, per ora privi di motivazioni che vadano oltre alla banale sete di conquista. Nel caso fosse necessario tagliare qualche altro personaggio per farlo, posso assicurarvi che la sottoscritta non sentirebbe affatto la mancanza di un cento bardo, convinto di essere esilarante quando è soltanto un fastidioso comic relief.

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venerdì 28 maggio 2021

"The Winner's Kiss" di Marie Rutkoski

The Winner's Kiss (The Winner's Trilogy, #3)The Winner's Kiss by Marie Rutkoski
My rating: 1 of 5 stars

"She didn't recognize his expression. It was new. She leaned in and drank the newness of him"


I PROTAGONISTI SENTONO LE VOCI. COMINCIAMO BENE

Questa volta ho avuto seri dubbi di riuscire a farcela! era da anni che non pensavo di abbandonare un libro, per quanto brutto, ma con "The Winner's Kiss" ho fatto davvero una fatica immane per portare a termine la lettura, finendo col trascinarmi questo romanzo per un intero mese. Per assurdo non lo trovavo particolarmente pensante mentre leggevo, ma la sola idea di dover prendere in mano il volume e ritrovarmi impantanata in una storia piena di incongruenze e buchi di logica mi faceva star male. Eppure mi sono fatta coraggio, principalmente perché mi avrebbe infastidita ancora di più abbandonare la serie all'ultimo libro, anche se questa trilogia non si è meritata una briciola del tempo che le ho dedicato.
Premetto che farò qualche vago spoiler, soprattutto per far capire quanto la trama di questo romanzo urli "convenient!" ad ogni riga di testo. Ritenetevi avvisati e, se non volete rovinarvi la sorpresa (ironia here), abbandonate questa nave.
La narrazione riprende esattamente da dove "The Winner's Crime" era concluso: Kestrel è rinchiusa in un campo di lavoro nel gelido nord e Arin sta organizzando le difese contro l'imminente attacco dei valoriani. Vista la premessa la parte romance del libro avrebbe potuto essere alquanto breve, quindi l'autrice ha pensato di inserire un'immotivata perdita di memoria che allungasse un po' la schermaglia amorosa tra i due protagonisti. Come espediente è pessimo, perché non mette minimamente in difficoltà gli eroi durante la guerra in corso e neppure impedisce un nuovo innamoramento nell'arco di qualche giorno; serve unicamente ad inserire dei pipponi angst sullo struggimento emotivo dei due.
E dire che volendo la cara Marie materiale narrativo ne avrebbe avuto! sarebbe stato sufficiente riportare in scena alcuni dei personaggi secondari introdotti nello scorso romanzo; personaggi che qui invece sono stati completamente accantonati. Solo nel finale Rutkoski sembra ricordarsi della loro esistenza e, in un paio di righe, da una conclusione vaghissima alle loro storie; agli Stati coinvolti nella tiritera amorosa dei nostri eroi va ancora peggio: nell'epilogo non ci viene fornito nessun elemento sulla nuova situazione politica, nonostante oltre metà del libro fosse incentrata proprio su quello.
E che dire delle scene di battaglia? in un primo momento mi stavo lamentando perché venivano skippate completamente, poi Rutkoski ha iniziato a descriverle... e mi sarei voluta rimangiare tutto: non solo gli scontri hanno delle dinamiche incomprensibili (guerre campali in cui i soldati lanciano... pugnali! le pistole di Arin, tanto importanti nel secondo libro, qui completamente inutili!), ma da quel momento in poi i personaggi secondari -ad eccezione di Roshar- scompaiono letteralmente, lasciando in scena solo i nostri protagonisti e qualche comparsa random da sacrificare all'occasione. Questo andrebbe anche bene se stessimo leggendo un romance ad ambientazione contemporanea, ma l'autrice ha voluto dedicare la maggior parte della trama alla guerra contro Valoria e solo dopo si deve essere accorta di non saperla gestire. Ed ecco perché abbiamo delle battaglie epiche (ironia again) pianificate e combattute da tre adolescenti; livello di verosimiglianza: non pervenuto!

Voto effettivo: una stellina e mezza

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domenica 23 maggio 2021

"Touch" di Claire North

TouchTouch by Claire North
My rating: 5 of 5 stars

"I didn't want to touch him, since he had just killed me. But I didn't want to die alone so, as my vision flooded like wine in a cup, I reached out and grabbed his shoulder ... and in that moment I became him, just in time to see myself die"


TI CAPITA MAI DI PERDERE TEMPO?

Appena terminata la lettura di "Le prime quindici vite di Harry August", ormai un paio di anni fa, mi ero fiondata a spulciare la bibliografia di Catherine Webb, o per lo meno i romanzi che ha pubblicato con lo pseudonimo di Claire North. Con mio sommo disappunto scoprii che nessun altro libro dell'autrice era stato tradotto in italiano, e il mio livello di lettura in inglese all'epoca era ancora scarsino; ecco spiegato perché ho impiegato così tanto per recuperare "Touch". Ma ne è comunque valsa la pena.
Come con il primo libro, anche in questo caso la scrittura di North mi ha catturato sin dalla prima, movimentata pagina. Il romanzo parte infatti in medias res, con il protagonista inseguito da un ignoto aggressore che gli spara nel ben mezzo di una stazione ferroviaria a Istanbul; anziché morire sul colpo Kepler, come i suoi nemici battezzano la nostra voce narrante, riesce a scappare passando di corpo in corpo. In una versione capovolta delle storie horror in cui gli umani vengono posseduti da creature aliene o ectoplasmatiche, qui seguiamo le vicende dal punto di vita di un'entità capace di controllare il corpo di un individuo dopo averlo soltanto toccato, e la persona in questione riprendere conoscenza solo quando Kepler cambia "pelle", lasciando il vecchio ospite a chiedersi come abbia fatto a perdere la cognizione del tempo.
Nonostante questa base fantascientifica, il romanzo si sviluppa principalmente come un'avventura thriller, con il protagonista impegnato a scoprire chi lo sta cercando e per quale ragione avesse come obiettivi sia lui sia la donna che in quel momento "indossava". Preciso qui che mi sto riferendo a Kepler al maschile per pura comodità: in realtà non solo non sappiamo il suo vero nome, ma neppure quale sia il genere nel quale si identifica, anche se viste le risposte fornite nel corso della storia credo lo si possa considerare un personaggio non binario.
Il libro presenta una narrazione principale alla quale si alternano molti flashback nei quali Kepler racconta episodi della sua lunga esistenza, mentre passa di persona in persona nell'arco di diversi secoli, assistendo anche a grandi eventi storici in diversi Paesi del mondo. E questo non riguarda solo il passato: anche nel presente i personaggi si muovo molto durante la storia, dando al lettore la possibilità fare un viaggio nell'Europa orientale, passando a Germania e Francia, per arrivare perfino oltre oceano; ovviamente non stiamo leggendo una guida turistica, ma l'autrice dedica sempre qualche riga per descrivere il luogo in cui si svolge l'azione, riuscendo ad essere efficace e rendere distintiva anche la cabina di un treno notturno.
Oltre ad un ritmo estremamente incalzante e ad un intreccio ricco di svolte, il maggior pregio di "Touch" è dato dalla caratterizzazione dei personaggi, specialmente perché non ci si dimentica di dare spessore e personalità anche a quelli secondari. Su tutti spicca ovviamente Kepler, un protagonista intelligente e sarcastico, capace di sfruttare sempre al meglio le sue risorse, che ha sviluppato nel tempo un suo codice morale sulla base del quale interagisce con gli umani; la sua natura di "fantasma" mi ha messo inizialmente in difficoltà perché in fondo ruba al prossimo ciò che ha di più prezioso, ossia il tempo, ma per lui non esiste altro modo di sopravvivere e cerca nel suo piccolo di compiere delle buone azioni e trattare con cura il corpo ospitante. North si dimostra poi molto abile nel descrivere la condizione di Kepler, non limitandosi all'idea sci-fi di base, ma dando voce ogni volta alle sensazioni che gli trasmettono i panni in cui si trova, non solo per quando riguarda lo stato fisico della persona.
E sono felice di poter dire che la mia unica perplessità su questa lettura si è risolta da sola. Dal momento che molti elementi mi ricordavano "Le prime quindici vite di Harry August", in particolare in relazione alla struttura della storia, speravo di leggere una dinamica protagonista-antagonista ben scritta e centrale come nell'altro libro; pur avendo una nemesi di tutto rispetto, Kepler non ha purtroppo abbastanza interazioni con questo personaggio da rendere il loro antagonismo indimenticabile. Ho premesso però che si tratta di una mancanza irrilevante, e questo perché trova un rimpiazzo più che soddisfacente nel bizzarro rapporto tra il protagonista e "Nathan"; una relazione partita senza dubbio nel modo peggiore, ma che North ha saputo far evolvere in modo maestrale. Complimenti, soprattutto per avermi spezzato il cuore!

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martedì 18 maggio 2021

"A volte ritornano" di Stephen King

A volte ritornano

A volte ritornano by Stephen King
My rating: 3 of 5 stars

"Con terribile, vendicativa lentezza, una figura semidecomposta si tirò su dall'oscurità, un teschio mezzo rosicchiato mi scrutò. Insetti strisciavano sopra la fronte senza carne ... Soltanto gli occhi erano vivi: rossi, pozzi di qualcosa più folle della follia, che mi incenerivano"


ANTOLOGIA DELLA PAURA

"A volte ritornano" è la prima raccolta pubblicata da King e va ad includere storie a se stanti come anche racconti collegati ad altre opere, associati dalla tematica della paura. Dal momento che si tratta di testi diversi per genere, tono e resa, vado ad analizzarli separatamente; la valutazione complessiva è data dalla media di quelle singole.


"Jerusalem's Lot" - quattro stelline
Per questo racconto si è trattato in realtà di una rilettura dal momento che è presente all'interno della mia edizione de "Le notti di Salem"; sarebbe infatti un prequel in cui si racconta della fondazione della città e di come il male ne sia sempre stato parte. Leggendolo come storia a se stante l'ho trovato più convincente: la trama è solida, i due protagonisti sono ben scritti e la storia svolge molto bene il suo compito, ossia terrorizzare il lettore. Buona anche la scelta del formato epistolare, mentre ritengo la lore (che non è direttamente collegata al romanzo su cui si basa) troppo confusa e l'epilogo decisamente banale.

"Secondo turno di notte" - tre stelline e mezza
Questa storia è ambientata all'interno di una filanda dove alcuni operai vengono reclutati per occuparsi dello sgombero della cantina in cui da anni si ammucchiano documenti e vecchie attrezzature. La trama non è particolarmente brillante e in alcuni passaggi risulta anche poco chiara senza motivo -specialmente riguardo al ruolo ambiguo di Warwick-, oltre ad essere penalizzata da un altro finale scontato. I personaggi però sono interessanti ed il "fattore paura" è altissimo: leggere della discesa al piano inferiore è stato davvero angosciante!

"Risacca notturna" - tre stelline
Trattasi del racconto sulla base del quale King ha scritto "L'ombra dello scorpione"; un racconto che mi avrebbe sicuramente inquietata meno se l'avessi letto prima del 2020! la vicenda riguarda infatti un gruppo di giovani superstiti ad una pandemia diffusasi dal Sudest asiatico. La brevità del testo non permette purtroppo di analizzare a fondo i personaggi secondari o l'ambientazione, e l'autore si deve affidare principalmente a sottintesi ed accenni nei dialoghi. Nonostante sia detestabile, ritengo valido il protagonista -nonché narratore; azzeccata anche la conclusione, tra il brusco ed il sibillino.

"Io sono la porta" - cinque stelline
Ambientato in un futuro prossimo in cui l'umanità ha avuto uno sviluppo tecnologico tale da poter raggiungere perfino Venere, la storia è narrata dall'ex astronauta Arthur che era parte dell'equipaggio nel primo viaggio proprio verso questo pianeta; anziché trovare preziose risorse, la missione entra in contatto con qualcosa di alieno e per nulla amichevole verso gli umani. Lo sviluppo della trama è eccellente, come anche la caratterizzazione del protagonista; il tipo di "alieni" immaginati da King risulta estremamente interessante, e così il loro modo di vedere la vita sulla Terra. Per una volta non ho da lamentarmi neppure del finale, che lascia un gusto dolceamaro molto in linea con la vicenda narrata.

"Il compressore" - tre stelline
Protagonista della vicenda è la Stiropiegatrice Rapida Hadley-Watson modello 6, un macchinario industriale che ha causato numerosi incidenti agli operai di una lavanderia; l'agente Hunton pensa però che questi infortuni non siano affatto casuali, e decide di indagare più a fondo. Non fosse per le scene davvero splatter, questo racconto potrebbe essere scambiato per un'opera di R.L. Stine della collana Piccoli Brividi che leggevo alle medie: l'elemento fantastico è spiegato e gestito in modo infantile ed i personaggi sembrano alquanto stupidi. Si salvano soltanto le parti in cui vengono descritte le aggressioni della Stiropiegatrice, grottesche e a loro modo realistiche.

"Il baubau" - quattro stelline
In questa storia si mescolano bene gli elementi paranormali con delle paure più intime e, purtroppo, verosimili; la vicenda è incentrata infatti su Lester Billings, che ha perso i suoi tre figli di pochi anni in circostanze all'apparenza naturali, ma delle quali si ritiene responsabile al punto da voler raccontare la sua versione ad uno psicologo. La storia riesce a creare un ottimo senso di angoscia sfruttando un ritmo volutamente lento, ed il colpo di scena finale è ben contestualizzato. Molto più difficile farsi piacere il protagonista, che dimostra un carattere a dir poco detestabile; l'aspetto sovrannaturale non è chiarissimo, ma lo ritengo coerente con il tipo di "mostro" scelto.

"Materia grigia" - tre stelline e mezza
Sicuramente tra i più disgustosi, questo racconto segue un gruppetto di avventori riuniti nell'emporio cittadino durante una tormenta di neve che si mobilitano per scoprire cosa sia successo ad un loro conoscente, assente da diverse settimane. L'idea di base è tanto semplice quanto efficacie per creare -ed alimentare- la sensazione di disagio; d'altro canto i personaggi non sono molto incisivi e il classico epilogo kingiano non aiuta a rendere la storia particolarmente memorabile all'interno della raccolta.

"Campo di battaglia" - una stellina
Ecco un'altra storia in pieno stile Piccoli Brividi! e in questo caso manca anche quel tocco gore che rendeva interessante "Il compressore". La vicenda riguarda il sicario Renshaw che, di ritorno dalla sua ultima missione, riceve un pacco inaspettato e dal contenuto decisamente pericoloso. Purtroppo non ho apprezzato quasi nulla di questa storia: in una raccolta che vuole parlare di paura, trovare una trama dai risvolti quasi comici mi è sembrato molto fuori luogo; di conseguenza, non solo non ho provato terrore, ma mi è risultato difficile anche ridere in un contesto tra il trash ed il grottesco.

"Camion" - quattro stelline
Ambientato in un autogrill, questo racconto si presenta come una versione horror del film Cars; in un contesto molto lontano da un futuro avveniristico in cui i robot potrebbero ribellarsi all'uomo, ci troviamo in una realtà contemporanea dove sono gli automezzi ad aver sviluppato una coscienza e a voler imporre il loro dominio sull'umanità. Nel complesso una buona idea, che permette di includere un paio di ottime scene violente e si conclude con un messaggio quasi ambientalista, stranamente in linea con la narrazione. I personaggi sono però poco incisivi e le scelte che compiono sembrano molto casuali.

"A volte ritornano" - quattro stelline e mezza
Storia che da il titolo alla raccolta e, a mio parere, aveva abbastanza materiale di base per poter diventare un ottimo romanzo a se stante; e questo è proprio il suo unico difetto, perché avendo più spazio alcuni elementi inseriti in modo frettoloso avrebbero potuto essere contestualizzati meglio. La narrazione segue il professore Jim Norman che si trova a dover affrontare i fantasmi del suo passato quando nella sua classe si presentano dei ragazzi molto simili a delle sue vecchie conoscenze. Ottima gestione della componente horror e dello sviluppo della trama, mi sono piaciuti molto anche il protagonista e le sue nemesi. Il finale risente purtroppo della brevità del testo, lasciando inspiegati un paio di dettagli.

"Primavera da fragole" - tre stelline e mezza
All'apparenza una trama abbastanza convenzionale nel genere: il campus di un college viene sconvolto da una serie di aggressioni mortali a giovani donne. La particolarità è data dalla cosiddetta "primavera da fragole" durante la quale si ambienta la vicenda: un periodo caratterizzato dalla presenza di nebbie persistenti, in cui si intravedono ombre misteriose; come concetto l'ho trovato molto interessante, peccato che tutto venga presentato in modo affrettato, senza includere alcun chiarimento a beneficio del lettore. La parte splatter la ritengo però valida, in particolare per la descrizione delle mutilazioni ai danni delle vittime.

"Il cornicione" - cinque stelline
Questo racconto dimostra come King sia perfettamente in grado di scrivere storie terrificanti senza includere nessun elemento paranormale. Tutta la tensione si basa su una prova fisica che il protagonista, l'istruttore di tennis Norris, deve affrontare, rischiando la vita per poter liberare se stesso e l'amata Marcia dal giogo del mafioso Cressner. La caratterizzazione dei personaggi ed il finale sono perfetti, e rendono una trama all'apparenza banale in una delle storie più angoscianti di questa raccolta.

"La falciatrice" - una stellina e mezza
In questo caso ho avuto l'impressione di leggere due vicende scollegate, che l'autore ha voluto accostare a forza: all'inizio vediamo la famiglia Parkette turbata da un incidente con la falciatrice, evento che porterà il capofamiglia Harold ad assumere una ditta per occuparsi del prato; da questo punto parte una trama completamente diversa che, per quanto svolta il suo compito d'inquietare il lettore, non si amalgama per nulla a quanto narrato prima. L'epilogo poi non ha un briciolo di logica, e si lascia scappare l'occasione di mostrarci le reazioni del resto della famiglia.

"Quitters, Inc." - due stelline e mezza
La trama di questo racconto è troppo sopra le righe per risultare terrificante, motivo per cui non l'ho valutato neppure sufficiente: Richard "Dick" Morrison è dipendente dal fumo e, su consiglio di un amico, decide di seguire un trattamento per smettere presso la Quitters, Inc., una società misteriosa che promette risultati ottimali. Qui King non ha sfruttato appieno il potenziale dell'idea, tanto che quando avrebbe potuto giocare sul lato psicologico affretta la narrazione senza motivo; inoltre la tensione narrativa viene risolta in modo troppo positivo, viste le premesse.

"So di che cosa hai bisogno" - due stelline
Un'altra buona idea gestita in maniera casuale! Seguiamo la studentessa Elizabeth Rogan e la sua relazione con un misterioso ragazzo con i calzini spaiati e l'abilità di indovinare i suoi desideri: quello che sembra l'uomo dei sogni nasconde dei segreti decisamente pericolosi. La trama ha un buon potenziale, ma la risoluzione finale rende tutto molto confuso, con il solo scopo di fornite una spiegazione degli eventi. Apprezzo comunque la tipologia di elemento paranormale inserito e, in generale, lo sviluppo genera un buon livello di inquietudine.

"I figli del grano" - quattro stelline e mezza
Un racconto veramente terrificante che ruota attorno ad una coppia in viaggio per sperdute stradine di campagna, dove si imbatteranno in una cittadina abbandonata solo all'apparenza. Ottimo lo sviluppo di un'idea relativamente convenzionale, ma anche l'analisi delle diverse reazioni dei due protagonisti; valuto positivamente anche la conclusione e l'ambientazione, semplicemente inquietante. Quello che non ha convinto appieno è la rapidità con cui la situazione viene compresa, a dispetto della sua complessità.

"L'ultimo piolo" - quattro stelline
King ci racconta di un ragazzino che si diverte a lanciarsi sul fieno nella fattoria di famiglia con la sorella minore, sfruttando una struttura molto pericolante. Piuttosto che una storia horror, qui il focus riguarda il valore dei rapporti familiari e, sebbene ci sia una scena di tensione, il lettore non è mai preoccupato per il destino dei protagonisti, conoscendo già il loro futuro. La storia è comunque valida e, pur non ispirando terrore, merita sicuramente una lettura per l'impatto emotivo.

"L'uomo che amava i fiori" - due stelline e mezza
In questo caso abbiamo una trama anche valida per scrivere una storia di terrore, ma in cui l'autore cerca di creare un twist troppo scontato per colpire. Le scene splatter sono gradevoli, ma manca un minimo di chiarezza sugli eventi precedenti, cosa che rende la trama lacunosa. Anche il protagonista, che in un primo momento sembra interessante, sull'epilogo dimostra delle incoerenze nelle azioni.

"Il bicchiere della staffa" - quattro stelline e mezza
Questa è stata la seconda rilettura, infatti anche questo testo è collegato a "Le notti di Salem", essendone di fatto un seguito. Durante una tormenta, due uomini seduti al bar del paese vedono sopraggiungere un uomo dalla vicina Jerusalem's Lot, dove è rimasto bloccato nella neve con moglie e figlia. Trovo ben gestito il lato horror, comprensibile anche da chi non ha letto l'opera principale, ma forse spiattellato con troppa fretta; buoni i protagonisti e l'ambientazione glaciale e terrificante.

"La donna nella stanza" - tre stelline e mezza
Un altro caso di storia più improntata sulla tristezza che sulla paura; vediamo infatti un figlio tormentato dalla situazione sanitaria della madre, sofferente per un tumore e le conseguenze di un intervento andato male. Anche qui il lato emotivo è molto importante, mentre non c'è alcun accenno horror, preferendo analizzare i sentimenti dell'uomo. Un buon racconto, ma del tutto fuori posto in questa raccolta.

Voto effettivo: tre stelline e mezza

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giovedì 13 maggio 2021

"Follia" di Patrick McGrath

FolliaFollia by Patrick McGrath
My rating: 4 of 5 stars

"Stella si disse che era stato solo un momento di follia, nient'altro; e che, naturalmente, non si sarebbe più ripetuto. Eppure la preoccupava l'idea che prima o poi Edgar sarebbe ritornato in giardino, e che allora, volendo, avrebbe saputo dove trovarlo"


LETTURA MORBOSA

Fin dalle prime pagine, leggere questo romanzo mi ha dato la stessa sensazione di assistere ad un incidente in autostrada: sapevo benissimo che andando avanti la situazione psicologica e le dinamiche tra i personaggi sarebbero diventate sempre più problematiche e malate, ma ero incapace di staccare gli occhi dal testo per una necessità quasi fisica di capire quale sarebbe stato l'epilogo.
Il primo pregio che si può notare nella prosa di McGrath è infatti la sua eccellente gestione del ritmo narrativo, accostata ad una storia che già di per se risulta intrigante. Ci troviamo infatti nella Gran Bretagna a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso ed il nostro narratore è Peter Cleave, uno psichiatra che lavora all'interno di un grande complesso vittoriano dove vengono rinchiusi criminali con problemi psichici; la storia raccontata dal medico è quella dell'attrazione distruttiva tra il suo paziente Edgar Stark -rinchiuso per un efferato uxoricidio- e Stella Raphael, avvenente moglie del nuovo collega Max.
Questa trama ha delle premesse molto interessanti ma se da un lato l'autore è superbo nel dosare la tensione, non raccontando mai per interno un episodio in modo da tenersi da parte i dettagli più torbidi per un secondo momento, dall'altro mi aspettavo onestamente un intreccio più movimentato. Almeno nelle ultime pagine sarebbe stato utile dare concretezza a tutta la tensione accumulata inserendo più svolte narrative oppure includendo alcuni dei personaggi che ci eravamo lasciati alle spalle nei capitoli precedenti.
In fin dei conti il mio solo problema con "Follia" è stato proprio questo; ho continuato a leggere speranzosa fino all'epilogo ma la scintilla non è mai scoccata, seppur la lettura mi abbia saputo intrattenere senza mai un momento di noia. Il merito di ciò è da attribuirsi soprattutto al cast ed alle dinamiche: la caratterizzazione dei protagonisti è studiata in modo attento, creando personaggi dalla psicologia contorta ma non per questo inverosimili o esagerati. Seguire l'evoluzione dei rapporti risulta di conseguenza molto interessante, in primis per quanto riguarda la relazione malata tra Edgar e Stella, ma anche la dinamica paziente /medico tra lui e Peter -che a tratti sembra travalicare questa eccezione a causa dell'interesse esclusivo dimostrato dal medico- e le storie che lei intreccia con gli altri uomini.
Un romanzo che non esiterei a consigliare per chi cerca una lettura sicuramente coinvolgente e scorrevole, che spinga al tempo stesso a riflettere sui meccanismi della psiche umana, con degli ottimi protagonisti e dei personaggi secondari validi, ma non sfruttati appieno secondo me. Dopo averli introdotti, McGrath sembra lasciarli un po' a se stessi, accantonando nel mentre anche le loro sottotrame; può essere frustrante ma non si tratta di un vero errore: dobbiamo ricordare che tutti gli eventi sono filtrati dallo sguardo di Peter e dai suoi specifici interessi.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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domenica 9 maggio 2021

"Il sindaco di Casterbridge" di Thomas Hardy

Il sindaco di CasterbridgeIl sindaco di Casterbridge by Thomas Hardy
My rating: 5 of 5 stars

"«Mia cara ragazza, è l'uomo più potente del consiglio municipale e un uomo tra i più importanti dei dintorni ... Veniva dal nulla quando arrivò a Casterbridge; ed ora è un pilastro della città»"


L'UOMO CHE VENDETTE SUA MOGLIE PER CINQUE GHINEE

Non fatevi ingannare dalla bucolica copertina dell'edizione BUR Rizzoli, che rispecchia sicuramente l'ambientazione di questo romanzo ma per nulla lo spirito della storia. "Il sindaco di Casterbridge" racconta infatti una vicenda dai toni molto tragici, che potremmo accostare più facilmente alla triste vita di Tess dei d'Urberville rispetto al piglio quasi umoristico di "Via dalla pazza folla". La cover stonata non è poi l'unico difetto di questa edizione, che presenta anche un'impaginazione sicuramente realizzata per far perdere il maggior numero possibile di diottrie all'ignaro lettore ed una scarsa qualità di stampa e materiali.
La narrazione ha un'impronta corale, ricordando per molti versi un romanzo familiare, ma il collante tra i vari personaggi è rappresentato dalla figura di Michael Henchard. All'inizio della storia lo vediamo come un giovane in cerca di lavoro, privo di mezzi e con il vizio del bere; dopo aver letteralmente venduto moglie e figlia ad un marinaro sconosciuto mentre è ubriaco, l'uomo decide di fare un voto di astinenza dall'alcool per i successivi ventuno anni. Quando lo ritroviamo è un'altra persona: stabilitosi nella cittadina di Casterbridge, Henchard è diventato un commerciante di successo e la stima di cui gode presso i suoi concittadini è tale da farlo eleggere sindaco; questa posizione faticosamente raggiunta verrà messa a rischio nel corso della storia dal destino avverso e dallo stesso temperamento irascibile dell'uomo.
La prosa di Hardy è sempre una delizia da leggere: si percepisce la passione e la cura con cui descrive la campagna dell'Inghilterra meridionale, le cui tinte si fanno più vivaci soprattutto durante il periodo del raccolto. Il solo difetto che potrei appuntargli è l'utilizzo troppo frequente degli sbalzi temporali sia all'inizio -dal momento in cui Henchard si separa dalla sua famiglia sino a quando è ormai divenuto sindaco- sia nei capitoli seguenti, quando ci sono degli eventi che vengono soltanto riepilogati a beneficio del lettore. Questo serve però a dare più spazio agli episodi realmente rilevanti ed alle riflessioni dei personaggi principali.
Assieme ad una trama intrigante e costellata da una buona dose di svolte inattese, proprio i personaggi risultano essere uno dei punti di forza di questo titolo. L'autore non lascia al caso neanche la caratterizzazione dei numerosi abitanti di Casterbridge, si tratti di uomini di successo impegnati nella gestione delle loro attività e della città stessa oppure di umili lavoratori con i loro battibecchi e le allegre bevute in compagnia. Ovviamente un occhio di riguardo va ai protagonisti, che risultano molto credibili nella loro fallibilità umana: nessuno è esente da difetti, si tratti dell'ingenuità di Susan, dell'ambizione di Donald o della leggerezza di Lucetta; nel descrivere Henchard Hardy da poi il suo meglio, creando un uomo capace di fare tanto bene per chi lo colpisce in modo positivo quanto di perseguitare con l'odio più passionale i suoi nemici.
Le sue decisioni impulsive sono causa dei momenti di successo come pure della sua prevedibile rovina e per assurdo, pur avendo ben chiari gli errori di quest'uomo, il lettore non potrà evitare di provare pena per lui. In un testo costellato da innumerevoli riferimenti e citazioni alla Bibbia, Henchard si erge come un personaggio del Vecchio Testamento, tanto che i suoi momenti più iconici sono pregni di una forza narrativa tipicamente biblica: quando giura solennemente di rinunciare al bere, quando accetta la rivelazione nel messaggio di Susan come un crudele scherzo del destino, quando si umilia di fronte ai suoi creditori offrendo tutto ciò che riesce a trovare nelle tasche. Una potenza narrativa tale da rendere eroico un personaggio in fondo dipinto come malvagio non può lasciare indifferenti.

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mercoledì 5 maggio 2021

"In difesa di Jacob" di William Landay

In difesa di JacobIn difesa di Jacob by William Landay
My rating: 3 of 5 stars

"Una giuria avrebbe potuto solo dichiarare mio figlio non colpevole, ma non innocente. Il sospetto non ci avrebbe mai abbandonati"


HO L'IMPROVVISA NECESSITÀ DI ACQUISTARE UN BLOCCO GIALLO

Pur avendo le idee chiare su questo romanzo, ho trovato molto difficile decidere come valutarlo in termini di stelline. Questo perché "In difesa di Jacob" presenta parecchi problemi dal punto di vista di contenuto e prosa, ma allo stesso tempo risulta così incalzante e coinvolgente che mi sono dovuta costringere ad interrompere ogni tanto la lettura per poter razionalizzare questi problemi. Lo ritengo pertanto un'ottima scelta se cercate un thriller d'intrattenimento, capace di catturarvi tra le sue pagine e risultare scorrevole nonostante si tratti alla fin fine di un bel mattoncino.
L'incipit della trama è anche il motivo per cui ho acquistato questo libro, dal momento che lo trovavo molto promettente, con parecchi spunti di evoluzione. La storia vede come protagonista e voce narrante Andrew "Andy" Barber, un brillante vice procuratore distrettuale; la sua carriera ma soprattutto la vita privata vengono sconvolte quando il figlio quattordicenne Jacob "Jake" è accusato di un brutale omicidio. Assieme ad Andy andiamo così a ripercorrere gli eventi dei mesi precedenti, dal ritrovamento del cadavere, passando alle prime fasi dell'investigazione organizzate dallo stesso protagonista, per arrivare infine al processo vero e proprio, durante il quale l'uomo continua comunque la sua indagine privata atta ad individuare il vero colpevole, dal momento che fin da subito ritiene Jacob innocente.
Su questo punto si incentra la narrazione; l'autore ci spinge ad immaginare cosa faremmo nel caso in cui un familiare così stretto venga accusato di un crimine tanto efferato e le prove sembrino puntare proprio verso di lui. Nel romanzo il quesito viene analizzato principalmente dalla prospettiva di Andy, che difende il figlio senza esitazione, ma riusciamo a comprendere abbastanza bene anche i diversi punti di vista della moglie Laurie e del padre William "Billy". A quest'ultimo si collega inoltre una sottotrama sulla possibile ereditarietà della violenza, alla quale a mio avviso è stato dato troppo spazio visto l'epilogo.
Oltre al giù citato eccellente ritmo, il romanzo ha dalla sua le conoscenze personali di Landay (assistente procuratore distrettuale prima di diventare scrittore), il modo in cui vengono illustrati al lettore gli sviluppi dell'investigazione e la caratterizzazione del protagonista, che ho trovato molto tridimensionale e verosimile, specialmente quando compie delle scelte impulsive reagendo ad una situazione a dir poco insolita. Buona anche la riflessione sui rischi che si corrono nel postare qualcosa di personale online, tenendo conto però che il romanzo ha ormai una decina d'anni, e in questo lasso di tempo il web -in particolare, i social- si sono evoluti moltissimo.
Passando agli aspetti negativi, devo distinguere per correttezza tra oggettivi e personali. Nella prima categoria rientrano sicuramente il poco spazio dato a Jacob e al suo rapporto con il padre nella storia, l'utilizzo eccessivo del foreshadowing che rende molto prevedibili le rivelazioni sul finale ed il modo in cui l'autore caratterizza i personaggi adolescenti, che nel suo modo di vedere il mondo probabilmente parlano tutti nello stesso modo ossia inserendo "cioè" e "tipo" come degli intercalari in ogni frase. Ho riscontrato anche un incomprensibile scollegamento tra i capitoli: l'evento attorno al quale ruota la narrazione in uno viene completamente dimenticato nel successivo, per ricomparire solo un centinaio di pagine dopo.
Dal lato soggettivo nomino invece i dialoghi fatti principalmente di botta e risposta, che impediscono di capire appieno il tono e le reazioni dei personaggi, l'inserimento di descrizioni poco funzionali come l'abbigliamento di un personaggio secondario, ma soprattutto la caratterizzazione di Laurie: per quanto l'autore tenti di darle spessore nell'ultima parte, non posso dimenticare le sue inutili lamentele e la superficialità con cui lascia correre le leggerezze commesse da Jacob, opponendosi in modo stupido alle osservazioni razionali di Andy. Risulta talmente frustrante che non mi stupisco abbiano voluto cambiare il genere ad un paio di personaggi nell'adattamento del romanzo, inserendo altre donne con un ruolo rilevante nella trama oltre a questa lagna.

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