La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo by Audrey Niffenegger
My rating: 3 of 5 stars
"Mi sento come Penelope che tesse e disfa la sua tela. Ed Henry, il mio Ulisse? Henry è un artista d'altro genere, un artista della sparizione"
SALTATE A PIÈ PARI LA SINOSSI!
Come ormai sarà chiaro, è sufficiente che un libro abbia un vaghissimo accenno del tropo dei viaggi nel tempo per attirare la mia attenzione. Immaginate quindi cosa possa succedere quando questo tropo viene piazzato direttamente nel titolo! infatti ho recuperato parecchio tempo fa la mia (abominevole!) copia de "La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo", ma qualcosa mi ha sempre frenato dal cominciarlo. Quest'anno però è uscita la serie TV ispirata a questo romanzo, quindi ho pensato fosse l'occasione giusta per leggerlo e poi gustarmi l'adattamento.
Ora che ho completato la lettura, non so però se mi fionderò a bingewatchare la serie; questo perché il romanzo si è rivelato parecchio lontano da quelle che erano le mie aspettative. Ritengo quindi necessario fare una doverosa premessa: il libro è completamente character driven, pertanto non affannatevi a cercare una trama di alcun tipo. Il solo scopo nella narrazione è raccontare le vite di Henry DeTamble, un uomo affetto da una sorta di mutazione genetica che lo trasporta dal suo presente a tempi e luoghi diversi, e della sua amata Clare Abshire.
Nella prima parte del libro vediamo le vicende che hanno portato ai loro vari "primi incontri" fino al matrimonio, mentre nella seconda ci si focalizza principalmente sulle difficoltà incontrate dalla coppia dopo le nozze; tecnicamente ci sarebbe anche una terza parte -che personalmente ho trovato troppo prolissa rispetto al contenuto effettivo- ma preferisco non scendere nel dettaglio per evitare spoiler agli altri lettori. Lo stesso non si può dire della CE che ha piazzato un'anticipazione molto importante già nella sinossi; come detto, questa è una narrazione priva di un reale intreccio, però trovo scorretto rivelare una delle poche svolte di trama a chi ancora non ha letto mezza pagina.
Soprassedendo sugli errori della specifica edizione, andiamo a vedere quali elementi non mi hanno del tutto convinta in generale. In primis devo menzionare la caratterizzazione dei protagonisti, che sono anche i soli personaggi ad ottenere un approfondimento degno di questo nome; purtroppo non sono entrata minimamente in sintonia con Henry e Clare: lui usa la sua condizione per giustificare qualunque errore, e lei vive in sua funzione tanto da vedere come trasgressive azioni del tutto normali, come passare qualche ora in tranquillità lontana dall'amabile consorte.
I comprimari, come detto, sono del tutto dimenticabili e vanno ad inserire nel testo delle sottotrame anche potenzialmente interessanti che però nell'effettivo sono poi abbandonate a se stesse; ad esempio, al primo incontro di Henry con la famiglia di Clare si pone l'attenzione sulla possibilità che lui dia un aiuto alla sorella di lei nella sua carriera musicale, ma poi questo personaggio non si farà più vivo fino al finale e del suo futuro come violoncellista non sapremo nulla. Lo stesso succede con il matrimonio degli amici Charisse e Gomez: si passa da quell'evento alla nascita della terza figlia come se nel mentre non ci fosse altro.
Ci sarebbero poi un paio di osservazioni di tipo etico e morale, che però capisco essere alquanto soggettive. Personalmente ho trovato il testo abbastanza discriminatorio, seppur in modo sottile, verso le donne (dettaglio molto fastidioso, se consideriamo che è stato scritto da una donna) e le persone gay, cosa che entrambi i protagonisti vengono "accusati" di essere a più riprese, spingendoli a reagire esageratamente per dimostrare il contrario. Tutto il rapporto romantico tra Henry e Clare meriterebbe poi di essere analizzato da un esperto, ma per conto mio posso per lo meno notare come sia fortemente sbilanciato in favore di lui.
Nonostante tutto la sufficienza l'ha avuta, e questo è stato soprattutto merito dell'ottima gestione dei viaggi nel tempo: mi è piaciuto sia come sono stati spiegati a livello concettuale, sia il modo in cui Niffenegger li bilancia nella narrazione. Penso che la cara Audrey abbia fatto una scelta intelligente anche quando a pescato a piene mani dalla sua esperienza personale per delineare il personaggio di Clare, così da renderlo più verosimile.
La lettura è inoltre supportata dall'ottimo ritmo e dal tono con cui affronta la tematica della genitorialità; forse triggerante per alcuni, ma inserita nei giusti tempi. Del tutto azzeccati anche i vari richiami all'Odissea, in linea con il tema di fondo.
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lunedì 29 agosto 2022
mercoledì 24 agosto 2022
"Il cielo di pietra" di N.K. Jemisin
Il Cielo di Pietra by N.K. Jemisin
My rating: 4 of 5 stars
"Ma nessuno è più spaventato, o più strano nella sua paura, dei conquistatori ... vivono nel terrore del giorno in cui si dimostrerà che non sono superiori, hanno solo avuto fortuna"
LA LITODOTTRINA È OPERA DI CAPITAN OVVIO
"Il cielo di pietra" non completa solo la trilogia La terra spezzata, ma anche il mio proposito di terminare tutte le serie iniziate nel 2021 entro quest'anno. Purtroppo la mia soddisfazione è solo parziale perché, per quanto io abbia apprezzato moltissimi elementi in questa storia, non posso che provare un senso di scontento finale: nonostante i personaggi ben scritti, le tematiche importanti e l'originalità del world building, la trama sembra fatichi sempre a prendere il via, con il risultato di non riuscire a coinvolgere del tutto il lettore.
Anche in questo terzo capitolo, la narrazione è affidata a tre punti di vista: tornano quelli di Essun e Nassun da "Il portale degli obelischi" per la parte al presente; l'altro è affidato ad un terzo personaggio che racconta di un lontano passato per fornire al lettore un quadro più dettagliato sulle origini di questo mondo come lo vediamo svilupparsi nel tempo. L'intreccio principale vede le missioni parallele di madre e figlia, che puntano a raggiungere il medesimo luogo ma con intenti diversi, infatti Essun spera ancora di poter placare l'ira di Terra e fermare le Stagioni, mentre Nassun è disillusa dopo quanto ha visto fare al padre e crede che la specie umana non meriti una nuova possibilità.
Il conflitto tra le due protagoniste a livello ideologico è molto interessante e dovrebbe costituire il cuore della storia; peccato che Jemisin si dilunghi troppo in scene di dubbia utilità e -quando infine si arriva alla resa dei conti- tutta la tensione si risolva in poche pagine, con un momento che vorrebbe essere strappalacrime ma non funziona per niente visto quanto si è scoperto alla fine del volume precedente. Inaspettatamente ho trovato più intrigante e ben ritmato il terzo punto di vista, che porta molte rivelazioni fondamentali e risponde a quesiti risalenti addirittura a "La quinta stagione".
Pur con qualche figura di scarsa utilità effettiva (sì, Lerna, sto pensando principalmente a te), il cast è uno degli aspetti più riusciti del romanzo. Faccio fatica a scegliere un preferito tra caratteri tanto vari e complessi, ma forse Hoa potrebbe ambire a questo titolo; ho apprezzato molto anche Ykka e Tonkee, probabilmente le migliori tra i personaggi secondari: è un peccato che la narrazione conceda loro uno spazio abbastanza limitato!
Un altro elemento estremamente positivo sono i temi, già presentati negli scorsi capitoli, che qui vengono approfonditi ed analizzati più dettagliatamente. Penso soprattutto alla tematica della tutela ambientale, ma anche alla condanna del colonialismo, ben illustrata nel POV del passato. In generale, il libro porta dei messaggi sicuramente positivi e, a dispetto delle sue premesse apocalittiche e delle fragili basi, anche ottimisti. Nel complesso, una trilogia che merita di essere letta anche solo per scoprire un mondo così affascinante: ha indubbiamente le carte in regola per diventare la serie preferita di molti.
Breve nota finale su mappa e glossari. Per quanto io apprezzi l'inserimento di elementi extra in un libro, specialmente se si tratta in una storia fantastica, questi erano utili e carini nel primo volume: arrivati a questo punto con la narrazione ed il world building risultano del tutto obsoleti. La CE avrebbe dovuto aggiornarli per includere i luoghi raggiunti dai personaggi nel vari movimenti ed i nuovi termini da loro appresi.
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My rating: 4 of 5 stars
"Ma nessuno è più spaventato, o più strano nella sua paura, dei conquistatori ... vivono nel terrore del giorno in cui si dimostrerà che non sono superiori, hanno solo avuto fortuna"
LA LITODOTTRINA È OPERA DI CAPITAN OVVIO
"Il cielo di pietra" non completa solo la trilogia La terra spezzata, ma anche il mio proposito di terminare tutte le serie iniziate nel 2021 entro quest'anno. Purtroppo la mia soddisfazione è solo parziale perché, per quanto io abbia apprezzato moltissimi elementi in questa storia, non posso che provare un senso di scontento finale: nonostante i personaggi ben scritti, le tematiche importanti e l'originalità del world building, la trama sembra fatichi sempre a prendere il via, con il risultato di non riuscire a coinvolgere del tutto il lettore.
Anche in questo terzo capitolo, la narrazione è affidata a tre punti di vista: tornano quelli di Essun e Nassun da "Il portale degli obelischi" per la parte al presente; l'altro è affidato ad un terzo personaggio che racconta di un lontano passato per fornire al lettore un quadro più dettagliato sulle origini di questo mondo come lo vediamo svilupparsi nel tempo. L'intreccio principale vede le missioni parallele di madre e figlia, che puntano a raggiungere il medesimo luogo ma con intenti diversi, infatti Essun spera ancora di poter placare l'ira di Terra e fermare le Stagioni, mentre Nassun è disillusa dopo quanto ha visto fare al padre e crede che la specie umana non meriti una nuova possibilità.
Il conflitto tra le due protagoniste a livello ideologico è molto interessante e dovrebbe costituire il cuore della storia; peccato che Jemisin si dilunghi troppo in scene di dubbia utilità e -quando infine si arriva alla resa dei conti- tutta la tensione si risolva in poche pagine, con un momento che vorrebbe essere strappalacrime ma non funziona per niente visto quanto si è scoperto alla fine del volume precedente. Inaspettatamente ho trovato più intrigante e ben ritmato il terzo punto di vista, che porta molte rivelazioni fondamentali e risponde a quesiti risalenti addirittura a "La quinta stagione".
Pur con qualche figura di scarsa utilità effettiva (sì, Lerna, sto pensando principalmente a te), il cast è uno degli aspetti più riusciti del romanzo. Faccio fatica a scegliere un preferito tra caratteri tanto vari e complessi, ma forse Hoa potrebbe ambire a questo titolo; ho apprezzato molto anche Ykka e Tonkee, probabilmente le migliori tra i personaggi secondari: è un peccato che la narrazione conceda loro uno spazio abbastanza limitato!
Un altro elemento estremamente positivo sono i temi, già presentati negli scorsi capitoli, che qui vengono approfonditi ed analizzati più dettagliatamente. Penso soprattutto alla tematica della tutela ambientale, ma anche alla condanna del colonialismo, ben illustrata nel POV del passato. In generale, il libro porta dei messaggi sicuramente positivi e, a dispetto delle sue premesse apocalittiche e delle fragili basi, anche ottimisti. Nel complesso, una trilogia che merita di essere letta anche solo per scoprire un mondo così affascinante: ha indubbiamente le carte in regola per diventare la serie preferita di molti.
Breve nota finale su mappa e glossari. Per quanto io apprezzi l'inserimento di elementi extra in un libro, specialmente se si tratta in una storia fantastica, questi erano utili e carini nel primo volume: arrivati a questo punto con la narrazione ed il world building risultano del tutto obsoleti. La CE avrebbe dovuto aggiornarli per includere i luoghi raggiunti dai personaggi nel vari movimenti ed i nuovi termini da loro appresi.
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lunedì 22 agosto 2022
"Dark and Deepest Red" di Anna-Marie McLemore
Dark and Deepest Red by Anna-Marie McLemore
My rating: 4 of 5 stars
"Skirts of wool and linen and hemp fly out from hopping legs ... Coifs and wimples soak through with sweat. They dance, joyless, on bleeding feet and twisted ankles"
RED GLIMMER IS IN THE AIR…
Penso capiti un po' a tutti i lettori di immaginare quanto ci piacerà un libro ancor prima di averlo iniziato, sulla base di letture precedenti o di consigli ricevuti. Personalmente, avendo già apprezzato in un paio di occasioni la prosa di McLemore, con "Dark and Deepest Red" mi ero perfino azzardata a prevedere una lettura da cinque stelline. Invece mi sono fermata ad un passo dalla valutazione più alta, questo perché metà libro la meriterebbe in pieno mentre l'altra metà non si è impegnata altrettanto.
Questo romanzo è infatti diviso in due linee temporali, con un forte legame tra loro. La prima a livello cronologico è ambientata nella Strasburgo di inizio Cinquecento e segue il POV di Lavinia "Lala" Blau, una ragazza romaní che assiste alla cosiddetta piaga del ballo, un attacco di isteria collettiva in cui decine di persone danzano per le strade in modo frenetico e anche pericoloso. Nel presente vediamo invece la storia attraverso due protagonisti: l'appassionato di chimica Emil Woodlock -lontano discendente di Lala- e Rosella Oliva, giovane di origine latina la cui famiglia produce delle scarpe quasi magiche, distinguendosi in particolare per dei modelli di colore rosso. L'intreccio principale in questa timeline si basa sul glimmer, una sorta di incanto che colpisce la città dei due ragazzi ogni tre anni in autunno e ha di volta in volta degli effetti diversi: quest'anno riguarda proprio le scarpe rosse degli Oliva, che escono per magia dalle loro scatole e spingono chi le indossa ad agire con coraggio.
È proprio questo periodo magico ad unire le due storie, mostrando ad Emil e Rosella la necessità di accettare le rispettive eredità familiari, dopo anni passati a nascondere o ignorare il proprio passato per evitare la discriminazione. Una tematica di certo importante, anche affrontata con i giusti toni, che però a livello narrativo dipende un po' troppo dai fattori esterni come il glimmer e la prima linea temporale, oltre a presentare un ritmo parecchio più lento.
Per lo meno i protagonisti risultano ben caratterizzati in entrambe le storie, inoltre tutti loro compiono un'ottima crescita nel corso della narrazione: imparano da un lato a prendere coscienza con orgoglio delle loro origini, e dall'altro a sfruttare a proprio vantaggio i pregiudizi degli altri. Quando si passa invece ai personaggi secondari ed alle relazioni, la parte storica dimostra chiaramente la sua superiorità rispetto a quella contemporanea.
I comprimari di Lala sono caratterizzati con cura ed hanno un loro sviluppo nella storia, mentre quelli di Emil e Rosella fanno più da contorno, intervenendo solo sporadicamente nella vicenda. E per quanto sia carino il friends to lovers tra i due, viene inevitabilmente messo in ombra dalla storia d'amore di Lala e Alifair, ben più potente ed emozionante.
Ci sono tanti altri elementi da apprezzare in questo romanzo, come la ricerca fatta da McLemore per rendere verosimile l'ambientazione storica (seppur semplificata per il target YA), l'inclusione di tanti tipi di rappresentazione sia queer che etnica, e l'inserimento di temi importanti: in primis i valori della famiglia e dell'amicizia, la consapevolezza di sé e la lotta alla discriminazione.
Anche lo stile curato e ricco di metafore originali mi è piaciuto, ma riconosco che potrebbe risultare per alcuni un po' troppo sostanzioso. Un altro aspetto potenzialmente scoraggiante è il sistema magico, che in pratica non esiste perché si opta per un realismo magico in cui mancano del tutto chiarimenti su come funzionino sia il glimmer che colpisce Briar Meadow sia i singoli poteri, come l'immunità alle punture di vespa di Alifair.
Voto effettivo: quattro stelline e mezza
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My rating: 4 of 5 stars
"Skirts of wool and linen and hemp fly out from hopping legs ... Coifs and wimples soak through with sweat. They dance, joyless, on bleeding feet and twisted ankles"
RED GLIMMER IS IN THE AIR…
Penso capiti un po' a tutti i lettori di immaginare quanto ci piacerà un libro ancor prima di averlo iniziato, sulla base di letture precedenti o di consigli ricevuti. Personalmente, avendo già apprezzato in un paio di occasioni la prosa di McLemore, con "Dark and Deepest Red" mi ero perfino azzardata a prevedere una lettura da cinque stelline. Invece mi sono fermata ad un passo dalla valutazione più alta, questo perché metà libro la meriterebbe in pieno mentre l'altra metà non si è impegnata altrettanto.
Questo romanzo è infatti diviso in due linee temporali, con un forte legame tra loro. La prima a livello cronologico è ambientata nella Strasburgo di inizio Cinquecento e segue il POV di Lavinia "Lala" Blau, una ragazza romaní che assiste alla cosiddetta piaga del ballo, un attacco di isteria collettiva in cui decine di persone danzano per le strade in modo frenetico e anche pericoloso. Nel presente vediamo invece la storia attraverso due protagonisti: l'appassionato di chimica Emil Woodlock -lontano discendente di Lala- e Rosella Oliva, giovane di origine latina la cui famiglia produce delle scarpe quasi magiche, distinguendosi in particolare per dei modelli di colore rosso. L'intreccio principale in questa timeline si basa sul glimmer, una sorta di incanto che colpisce la città dei due ragazzi ogni tre anni in autunno e ha di volta in volta degli effetti diversi: quest'anno riguarda proprio le scarpe rosse degli Oliva, che escono per magia dalle loro scatole e spingono chi le indossa ad agire con coraggio.
È proprio questo periodo magico ad unire le due storie, mostrando ad Emil e Rosella la necessità di accettare le rispettive eredità familiari, dopo anni passati a nascondere o ignorare il proprio passato per evitare la discriminazione. Una tematica di certo importante, anche affrontata con i giusti toni, che però a livello narrativo dipende un po' troppo dai fattori esterni come il glimmer e la prima linea temporale, oltre a presentare un ritmo parecchio più lento.
Per lo meno i protagonisti risultano ben caratterizzati in entrambe le storie, inoltre tutti loro compiono un'ottima crescita nel corso della narrazione: imparano da un lato a prendere coscienza con orgoglio delle loro origini, e dall'altro a sfruttare a proprio vantaggio i pregiudizi degli altri. Quando si passa invece ai personaggi secondari ed alle relazioni, la parte storica dimostra chiaramente la sua superiorità rispetto a quella contemporanea.
I comprimari di Lala sono caratterizzati con cura ed hanno un loro sviluppo nella storia, mentre quelli di Emil e Rosella fanno più da contorno, intervenendo solo sporadicamente nella vicenda. E per quanto sia carino il friends to lovers tra i due, viene inevitabilmente messo in ombra dalla storia d'amore di Lala e Alifair, ben più potente ed emozionante.
Ci sono tanti altri elementi da apprezzare in questo romanzo, come la ricerca fatta da McLemore per rendere verosimile l'ambientazione storica (seppur semplificata per il target YA), l'inclusione di tanti tipi di rappresentazione sia queer che etnica, e l'inserimento di temi importanti: in primis i valori della famiglia e dell'amicizia, la consapevolezza di sé e la lotta alla discriminazione.
Anche lo stile curato e ricco di metafore originali mi è piaciuto, ma riconosco che potrebbe risultare per alcuni un po' troppo sostanzioso. Un altro aspetto potenzialmente scoraggiante è il sistema magico, che in pratica non esiste perché si opta per un realismo magico in cui mancano del tutto chiarimenti su come funzionino sia il glimmer che colpisce Briar Meadow sia i singoli poteri, come l'immunità alle punture di vespa di Alifair.
Voto effettivo: quattro stelline e mezza
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mercoledì 17 agosto 2022
"Gli scomparsi di Chiardiluna" di Christelle Dabos
Gli scomparsi di Chiardiluna by Christelle Dabos
My rating: 4 of 5 stars
"Il treno procedeva in cima a un'immensa fortificazione. Fine dei muri! Il mondo non era altro che mare e montagne a ovest, cielo e foreste a est: il ritrovo di tutte le immensità"
DIO È PALESEMENTE DOTTO
Ed eccomi reduce da una lettura davvero sfiancante: non solo ho dovuto maneggiare l'ennesimo tomone di dimensioni improponibili, ma per oltre cinquecento pagine sono stata impegnata ad evitare in ogni modo di leggere la quarta di copertina. Tutta colpa della CE e della loro sinossi spoilerosa che -senza una ragione specifica- anticipa allo sciagurato lettore l'intera trama, persino il colpo di scena finale! Lungi da me definirlo una svolta imprevedibile, arrivati a quel punto della storia, ma saperlo fin dalla prima pagina mi avrebbe infastidita non poco.
Ma partiamo dal principio con "Gli scomparsi di Chiardiluna": la storia riprende nell'esatto momento in cui il primo libro veniva troncato, ossia alla presentazione ufficiale di Ofelia allo spirito di famiglia Faruk; la ragazza si trova quindi ancor più coinvolta nelle trame di corte, e l'arrivo della sua numerosa e chiassosa famiglia su Polo non migliora di certo la situazione. Questo seguito non si limita però a seguire Ofelia nella speranza che sopravviva a se stessa, ma inserisce anche una trama mystery legata all'inspiegabile scomparsa di alcuni personaggi. Scomparsa che contribuirà ad ampliare le conoscenze della protagonista (e di noi lettori) su questo mondo fantastico.
Ovviamente è presente anche una sottotrama romance, più consistente in confronto a "Fidanzati dell'inverno", che personalmente non mi ha convinta del tutto: da un lato trovo positivo come Thorn non venga dipinto come una vittima che Ofelia deve compatire per forza, dall'altro l'innamoramento non mi sembra avere delle basi solide per ora. Oltre al lato romantico, viene dato molto spazio alle relazioni familiari, che mi sono molto piaciute; in particolare, ho adorato i dialoghi tra la protagonista e Berenilde, che ormai è praticamente una zia acquisita.
Altri elementi che si meritano un bel pollice in su sono la caratterizzazione di Ofelia -che si mostra meno remissiva e cerca in più situazioni di far sentire la propria voce- ed il world building, del quale scopriamo dettagli inediti sia legati al passato del mondo (e alla Lacerazione che l'ha distrutto) sia alle nuove location introdotte. In questo secondo volume i protagonisti si muovo infatti in diversi angoli di Città-cielo e dell'arca Polo mai visti prima; come sempre Dabos fa sfoggio della sua enorme immaginazione nel descrivere luoghi bizzarri, che da soli riescono a creare un'atmosfera fantastica.
Anche per il sistema magico ci vengono fornite informazioni aggiuntive, ad esempio introducendo altri clan del Polo con i loro poteri; in questo caso però non sono troppo contenta del risultato, perché ho sempre la sensazione che la cara Christelle giochi un po' troppo con le sue stesse regole, aggiungendo nuove capacità o limitando quelle introdotte nel primo libro soltanto per portare la trama nella direzione da lei scelta.
Allo stesso modo certi elementi legati alle origini degli spiriti di famiglia spingono l'appassionata di mitologia che è in me a storcere non poco il naso. Potrei soprassedere solo se nel terzo libro l'autrice inserirà più scene con Renard e Gaela, due personaggi fantastici e troppo poco sfruttati.
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My rating: 4 of 5 stars
"Il treno procedeva in cima a un'immensa fortificazione. Fine dei muri! Il mondo non era altro che mare e montagne a ovest, cielo e foreste a est: il ritrovo di tutte le immensità"
DIO È PALESEMENTE DOTTO
Ed eccomi reduce da una lettura davvero sfiancante: non solo ho dovuto maneggiare l'ennesimo tomone di dimensioni improponibili, ma per oltre cinquecento pagine sono stata impegnata ad evitare in ogni modo di leggere la quarta di copertina. Tutta colpa della CE e della loro sinossi spoilerosa che -senza una ragione specifica- anticipa allo sciagurato lettore l'intera trama, persino il colpo di scena finale! Lungi da me definirlo una svolta imprevedibile, arrivati a quel punto della storia, ma saperlo fin dalla prima pagina mi avrebbe infastidita non poco.
Ma partiamo dal principio con "Gli scomparsi di Chiardiluna": la storia riprende nell'esatto momento in cui il primo libro veniva troncato, ossia alla presentazione ufficiale di Ofelia allo spirito di famiglia Faruk; la ragazza si trova quindi ancor più coinvolta nelle trame di corte, e l'arrivo della sua numerosa e chiassosa famiglia su Polo non migliora di certo la situazione. Questo seguito non si limita però a seguire Ofelia nella speranza che sopravviva a se stessa, ma inserisce anche una trama mystery legata all'inspiegabile scomparsa di alcuni personaggi. Scomparsa che contribuirà ad ampliare le conoscenze della protagonista (e di noi lettori) su questo mondo fantastico.
Ovviamente è presente anche una sottotrama romance, più consistente in confronto a "Fidanzati dell'inverno", che personalmente non mi ha convinta del tutto: da un lato trovo positivo come Thorn non venga dipinto come una vittima che Ofelia deve compatire per forza, dall'altro l'innamoramento non mi sembra avere delle basi solide per ora. Oltre al lato romantico, viene dato molto spazio alle relazioni familiari, che mi sono molto piaciute; in particolare, ho adorato i dialoghi tra la protagonista e Berenilde, che ormai è praticamente una zia acquisita.
Altri elementi che si meritano un bel pollice in su sono la caratterizzazione di Ofelia -che si mostra meno remissiva e cerca in più situazioni di far sentire la propria voce- ed il world building, del quale scopriamo dettagli inediti sia legati al passato del mondo (e alla Lacerazione che l'ha distrutto) sia alle nuove location introdotte. In questo secondo volume i protagonisti si muovo infatti in diversi angoli di Città-cielo e dell'arca Polo mai visti prima; come sempre Dabos fa sfoggio della sua enorme immaginazione nel descrivere luoghi bizzarri, che da soli riescono a creare un'atmosfera fantastica.
Anche per il sistema magico ci vengono fornite informazioni aggiuntive, ad esempio introducendo altri clan del Polo con i loro poteri; in questo caso però non sono troppo contenta del risultato, perché ho sempre la sensazione che la cara Christelle giochi un po' troppo con le sue stesse regole, aggiungendo nuove capacità o limitando quelle introdotte nel primo libro soltanto per portare la trama nella direzione da lei scelta.
Allo stesso modo certi elementi legati alle origini degli spiriti di famiglia spingono l'appassionata di mitologia che è in me a storcere non poco il naso. Potrei soprassedere solo se nel terzo libro l'autrice inserirà più scene con Renard e Gaela, due personaggi fantastici e troppo poco sfruttati.
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venerdì 12 agosto 2022
"L'abito da sposo" di Pierre Lemaitre
L'abito da sposo by Pierre Lemaitre
My rating: 4 of 5 stars
"Ci sono voluti meno di due anni perché diventasse pazza, meno di una notte perché diventasse una criminale, meno di due ore per diventare una donna braccata"
CHI ASSASSINA L'ASSASSINO?
Se dagli autori francesi vi aspettate solo storie romantiche ed ambientazioni sognati, "L'abito da sposo" è il titolo che vi farà ricredere in pieno. Nonostante abbia come location principale la scenografica Parigi e segua la vita di una donna giovane e bella, capirete già dalle prime pagine di avere di fronte un thriller tanto inquietante da sfociare quasi nell'horror; e forse il punto forte del romanzo è proprio il terrore che riesce a trasmettere pur non raccontando nulla di paranormale.
La narrazione si apre nella ricca dimora dei coniugi Gervais, presso i quali lavora la protagonista, Sophie Duguet, come bambinaia del piccolo Léo. Una sera la donna rimane ad aspettarli fino a tardi e decide di dormire lì; la mattina dopo, scopre che il bambino è stato brutalmente ucciso. Soffrendo di frequenti vuoti di memoria, Sophie si convince di averlo assassinato e decide di darsi alla fuga. Un inizio decisamente cupo, che però rappresenta solo la punta dell'iceberg: la situazione non farà che peggiorare nel corso della storia, diventando uno dei libri più disturbanti letti di recente. Forse solo "Un ragazzo sveglio", una delle novelle all'interno della raccolta "Stagioni diverse" di King, mi ha turbata così tanto.
La trama quindi è ben più contorta di come venga inizialmente presentata, e infatti quello di Sophie non è l'unico POV che il lettore può seguire; purtroppo non posso dire altro perché vi rovinerei la lettura, però è una storia da scoprire pagina dopo pagina. Ed il risultato finale è brillante, grazie alla capacità di Lemaitre di intessere una ricca trama di inganni e manipolazioni, nonché di delineare un cast di personaggi forse un po' ristretto ma molto interessante.
I protagonisti sono infatti estremamente intelligenti ed in grado di sfruttare al meglio le risorse in loro possesso, anche quando queste sono limitate per varie ragioni; seguire i loro piani risulta così affascinante. Peccato manchi un contrappeso dal punto di vista emotivo, perché per quanto mi sia piaciuto leggere delle strategie di Sophie per nascondersi dalle forze dell'ordine, avrei voluto qualche scena in più dedicata ai suoi rapporti con l'amica Valérie e soprattutto con il padre. In questo modo anche la conclusione sarebbe risultata più coinvolgente.
In generale le interazioni tra la protagonista ed il padre mi hanno lasciato un po' perplessa, in particolare perché si svolgono unicamente tramite messaggi in chat, dal tono leggero e un po' fuori luogo rispetto alla cupezza del contesto. Questo è il solo scivolone stilistico, per il resto la prosa del caro Pierre si adatta bene alla psicologia dei protagonisti e ne riflette al meglio le emozioni.
Anche il finale non mi ha soddisfatta del tutto: mi è sembrato un po' affrettato, considerando il ritmo portato avanti per tutto il resto del volume; però di sicuro non è scontato, infatti ero certa si sarebbe puntato su una risoluzione ben diversa.
Oltre a quelli già citati, devo annoverare tra gli aspetti positivi il tono e l'atmosfera, che creano un'ottima suspense per tutto il volume. Da questo punto di vista vi potrebbe ricordare molto dei titoli simili, usciti negli anni seguenti e di ben maggiore successo, come "You" e "Gone Girl"; anche qui ci si concentra su personaggi dalla morale ambigua -o direttamente negativi- per i quali il lettore è però spinto a provare empatia, o comunque un forte interesse. Mi è piaciuta molto anche la scelta di parlare di violenza di genere, sotto diversi aspetti, e di come la si possa ribaltare per ottenere una rivalsa: Sophie non è affatto un'eroina positiva, ma si finisce comunque per capire il suo punto di vista e sostenere in qualche modo le decisioni che prende.
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My rating: 4 of 5 stars
"Ci sono voluti meno di due anni perché diventasse pazza, meno di una notte perché diventasse una criminale, meno di due ore per diventare una donna braccata"
CHI ASSASSINA L'ASSASSINO?
Se dagli autori francesi vi aspettate solo storie romantiche ed ambientazioni sognati, "L'abito da sposo" è il titolo che vi farà ricredere in pieno. Nonostante abbia come location principale la scenografica Parigi e segua la vita di una donna giovane e bella, capirete già dalle prime pagine di avere di fronte un thriller tanto inquietante da sfociare quasi nell'horror; e forse il punto forte del romanzo è proprio il terrore che riesce a trasmettere pur non raccontando nulla di paranormale.
La narrazione si apre nella ricca dimora dei coniugi Gervais, presso i quali lavora la protagonista, Sophie Duguet, come bambinaia del piccolo Léo. Una sera la donna rimane ad aspettarli fino a tardi e decide di dormire lì; la mattina dopo, scopre che il bambino è stato brutalmente ucciso. Soffrendo di frequenti vuoti di memoria, Sophie si convince di averlo assassinato e decide di darsi alla fuga. Un inizio decisamente cupo, che però rappresenta solo la punta dell'iceberg: la situazione non farà che peggiorare nel corso della storia, diventando uno dei libri più disturbanti letti di recente. Forse solo "Un ragazzo sveglio", una delle novelle all'interno della raccolta "Stagioni diverse" di King, mi ha turbata così tanto.
La trama quindi è ben più contorta di come venga inizialmente presentata, e infatti quello di Sophie non è l'unico POV che il lettore può seguire; purtroppo non posso dire altro perché vi rovinerei la lettura, però è una storia da scoprire pagina dopo pagina. Ed il risultato finale è brillante, grazie alla capacità di Lemaitre di intessere una ricca trama di inganni e manipolazioni, nonché di delineare un cast di personaggi forse un po' ristretto ma molto interessante.
I protagonisti sono infatti estremamente intelligenti ed in grado di sfruttare al meglio le risorse in loro possesso, anche quando queste sono limitate per varie ragioni; seguire i loro piani risulta così affascinante. Peccato manchi un contrappeso dal punto di vista emotivo, perché per quanto mi sia piaciuto leggere delle strategie di Sophie per nascondersi dalle forze dell'ordine, avrei voluto qualche scena in più dedicata ai suoi rapporti con l'amica Valérie e soprattutto con il padre. In questo modo anche la conclusione sarebbe risultata più coinvolgente.
In generale le interazioni tra la protagonista ed il padre mi hanno lasciato un po' perplessa, in particolare perché si svolgono unicamente tramite messaggi in chat, dal tono leggero e un po' fuori luogo rispetto alla cupezza del contesto. Questo è il solo scivolone stilistico, per il resto la prosa del caro Pierre si adatta bene alla psicologia dei protagonisti e ne riflette al meglio le emozioni.
Anche il finale non mi ha soddisfatta del tutto: mi è sembrato un po' affrettato, considerando il ritmo portato avanti per tutto il resto del volume; però di sicuro non è scontato, infatti ero certa si sarebbe puntato su una risoluzione ben diversa.
Oltre a quelli già citati, devo annoverare tra gli aspetti positivi il tono e l'atmosfera, che creano un'ottima suspense per tutto il volume. Da questo punto di vista vi potrebbe ricordare molto dei titoli simili, usciti negli anni seguenti e di ben maggiore successo, come "You" e "Gone Girl"; anche qui ci si concentra su personaggi dalla morale ambigua -o direttamente negativi- per i quali il lettore è però spinto a provare empatia, o comunque un forte interesse. Mi è piaciuta molto anche la scelta di parlare di violenza di genere, sotto diversi aspetti, e di come la si possa ribaltare per ottenere una rivalsa: Sophie non è affatto un'eroina positiva, ma si finisce comunque per capire il suo punto di vista e sostenere in qualche modo le decisioni che prende.
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lunedì 8 agosto 2022
"Scusa ma ti chiamo amore" di Federico Moccia
Scusa ma ti chiamo amore by Federico Moccia
My rating: 1 of 5 stars
"«Aspetto la persona che mi faccia sentire tre metri sopra il cielo, come quello della scritta. Anche quattro. O cinque. O sei metri»"
GENESI DI UN SIMP
Ai tempi delle superiori, venni praticamente costretta a leggere "Tre metri sopra il cielo", libro all'epoca adorato da tutte le mie coetanee; e non mi piacque, neanche se rientravo in pieno nel target. Ma quindi cosa ci faccio diversi lustri dopo con una copia di "Scusa ma ti chiamo amore"? banalmente l'ho ricevuta in regalo e sono incapace di liberarmi di un libro donato, anche quando fiuto a priori il trash. In realtà credo che l'intenzione di Moccia fosse quella di comporre una canzone rock, peccato che gli sia sfuggita un po' la mano, ed il risultato è questo romanzo inutilmente lungo su una storia d'amore che più forzata non si può, contornata da siparietti comici da far invidia agli autori di Colorado.
La storyline principale segue la relazione tra Alessandro "Alex" Belli e Niki Cavalli: lui è un pubblicitario di successo (o almeno, così ci assicura il narratore) vicino ai quaranta appena uscito da una storia importante con tale Elena, lei è una ragazza prossima alla maturità appassionata di surf e sempre pronta a fare festa con le amiche. Da queste premesse, vi potreste aspettare una storia romantica che deve superare lo scoglio della differenza d'età ma, seppur menzionato diverse volte, questo ostacolo non ferma i protagonisti neanche per due giorni. L'unica difficoltà che mette seriamente in crisi la loro storia compare a caso nelle ultime pagine e viene aggirata con altrettanta casualità, proprio perché inconsistente. In questo modo il romance, in teoria cuore della narrazione, diventa quanto di più campato per l'aria possiate immaginare: da parte di lei c'è semplicemente una cotta adolescenziale spacciata per grande amore della vita, da parte di lui una trasformazione in piena regola nel sottone modello.
Oltre a questo romance, il libro mostra alcuni sprazzi delle vite degli amici e dei parenti dei due protagonisti, focalizzandosi in primis sulle relazioni sentimentali, ma anche su alcuni retroscena legati al mondo lavorativo. In generale l'intreccio viene gestito con la stessa originalità di una puntata di Beautiful, infatti non esistono colpi di scena: si prosegue solo per la curiosità di scoprire quali nuove frontiere del trash raggiungerà il caro Federico, e soprattutto per capire perché abbia scelto di includere i POV di personaggi totalmente inutili, che non hanno alcun collegamento con i protagonisti. Piccolo spoiler: non c'è una ragione.
I personaggi non migliorano la situazione perché, oltre ad essere tutti bellissimi e ricchi da fare schifo (e classisti, ovviamente!), hanno dei caratteri stereotipati al massimo e piatti in maniera imbarazzante, sia gli adolescenti che gli -almeno sulla carta- adulti, al punto che gli amici di lui sono semplicemente la versione al maschile delle amiche di lei, così l'astuto autore si è risparmiato la fatica di dover delineare altri tre caratteri. Per quanto riguarda i due protagonisti, hanno entrambi dei comportamenti esagerati che giustifico nel caso di Niki, perché in fin dei conti è un'adolescente, ma trovo assurdi quando si tratta di Alex: un uomo maturo ma del tutto privo di volontà, che si lascia influenzare in ogni scelta dalle persone vicine, e infatti è sufficiente la comparsa di una ragazzina per stravolgergli la vita.
Per quanto riguarda la prosa di Moccia, ci sono talmente tanti problemi che quasi non so da dove cominciare: passa dalla semplicità più lineare ad una retorica nauseante, il testo è farcito da lunghe citazioni (tra cui alcune autoreferenziali, come vedete nella quote scelta) e spot promozionali fuori luogo, in compenso mancano quasi completamente descrizioni ed indicazioni su chi stia parlando. Quest'ultimo elemento risulta molto fastidioso nelle scene in cui interagiscono tre o più personaggi, perché tutti parlano praticamente allo stesso modo e non si riesce a capire chi dica una determinata frase; a rendere la comprensione del testo ancora più complicata sono i pensieri dei personaggi, inseriti a casaccio nella narrazione in terza persona, senza nessun segno grafico che aiuti a decriptare un testo per il resto estremamente banale.
Nonostante tutto, voglio fare uno sforzo e trovare dei lati positivi in questo romanzo. Il ritmo sicuramente non è male, anche per merito dei capitoli brevi e delle molte parti dialogate che, pur essendo poco chiare, rendono la narrazione veramente rapida; anche l'ambientazione è abbastanza riuscita, e raggiunge l'obiettivo di ricreare il clima che si respira tra le strade romane. Avrei trovato interessante anche la sottotrama legata al mondo della pubblicità, non fosse che l'attività di Alex e dei suoi colleghi viene trattata in modo sciocco e superficiale; tra l'altro, per come confonde i termini logo e slogan, mi rimane anche il dubbio che l'autore conosca effettivamente l'ambito lavorativo di cui sta parlando.
E voglio terminare con due piccole preghiere. La prima è rivolta ai parenti dei lettori: anziché comprare un libro a casaccio, a Natale optate per un bel maglione caldo. La seconda è per il caro Federico: la prossima volta che senti l'irrefrenabile voglia di scrivere il testo per una canzone, limitati a poche strofe anziché contribuire alla deforestazione globale con un tomo di quasi settecento pagine piene di parole vuote, o sotto copyright.
Voto effettivo: una stellina e mezza
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My rating: 1 of 5 stars
"«Aspetto la persona che mi faccia sentire tre metri sopra il cielo, come quello della scritta. Anche quattro. O cinque. O sei metri»"
GENESI DI UN SIMP
Ai tempi delle superiori, venni praticamente costretta a leggere "Tre metri sopra il cielo", libro all'epoca adorato da tutte le mie coetanee; e non mi piacque, neanche se rientravo in pieno nel target. Ma quindi cosa ci faccio diversi lustri dopo con una copia di "Scusa ma ti chiamo amore"? banalmente l'ho ricevuta in regalo e sono incapace di liberarmi di un libro donato, anche quando fiuto a priori il trash. In realtà credo che l'intenzione di Moccia fosse quella di comporre una canzone rock, peccato che gli sia sfuggita un po' la mano, ed il risultato è questo romanzo inutilmente lungo su una storia d'amore che più forzata non si può, contornata da siparietti comici da far invidia agli autori di Colorado.
La storyline principale segue la relazione tra Alessandro "Alex" Belli e Niki Cavalli: lui è un pubblicitario di successo (o almeno, così ci assicura il narratore) vicino ai quaranta appena uscito da una storia importante con tale Elena, lei è una ragazza prossima alla maturità appassionata di surf e sempre pronta a fare festa con le amiche. Da queste premesse, vi potreste aspettare una storia romantica che deve superare lo scoglio della differenza d'età ma, seppur menzionato diverse volte, questo ostacolo non ferma i protagonisti neanche per due giorni. L'unica difficoltà che mette seriamente in crisi la loro storia compare a caso nelle ultime pagine e viene aggirata con altrettanta casualità, proprio perché inconsistente. In questo modo il romance, in teoria cuore della narrazione, diventa quanto di più campato per l'aria possiate immaginare: da parte di lei c'è semplicemente una cotta adolescenziale spacciata per grande amore della vita, da parte di lui una trasformazione in piena regola nel sottone modello.
Oltre a questo romance, il libro mostra alcuni sprazzi delle vite degli amici e dei parenti dei due protagonisti, focalizzandosi in primis sulle relazioni sentimentali, ma anche su alcuni retroscena legati al mondo lavorativo. In generale l'intreccio viene gestito con la stessa originalità di una puntata di Beautiful, infatti non esistono colpi di scena: si prosegue solo per la curiosità di scoprire quali nuove frontiere del trash raggiungerà il caro Federico, e soprattutto per capire perché abbia scelto di includere i POV di personaggi totalmente inutili, che non hanno alcun collegamento con i protagonisti. Piccolo spoiler: non c'è una ragione.
I personaggi non migliorano la situazione perché, oltre ad essere tutti bellissimi e ricchi da fare schifo (e classisti, ovviamente!), hanno dei caratteri stereotipati al massimo e piatti in maniera imbarazzante, sia gli adolescenti che gli -almeno sulla carta- adulti, al punto che gli amici di lui sono semplicemente la versione al maschile delle amiche di lei, così l'astuto autore si è risparmiato la fatica di dover delineare altri tre caratteri. Per quanto riguarda i due protagonisti, hanno entrambi dei comportamenti esagerati che giustifico nel caso di Niki, perché in fin dei conti è un'adolescente, ma trovo assurdi quando si tratta di Alex: un uomo maturo ma del tutto privo di volontà, che si lascia influenzare in ogni scelta dalle persone vicine, e infatti è sufficiente la comparsa di una ragazzina per stravolgergli la vita.
Per quanto riguarda la prosa di Moccia, ci sono talmente tanti problemi che quasi non so da dove cominciare: passa dalla semplicità più lineare ad una retorica nauseante, il testo è farcito da lunghe citazioni (tra cui alcune autoreferenziali, come vedete nella quote scelta) e spot promozionali fuori luogo, in compenso mancano quasi completamente descrizioni ed indicazioni su chi stia parlando. Quest'ultimo elemento risulta molto fastidioso nelle scene in cui interagiscono tre o più personaggi, perché tutti parlano praticamente allo stesso modo e non si riesce a capire chi dica una determinata frase; a rendere la comprensione del testo ancora più complicata sono i pensieri dei personaggi, inseriti a casaccio nella narrazione in terza persona, senza nessun segno grafico che aiuti a decriptare un testo per il resto estremamente banale.
Nonostante tutto, voglio fare uno sforzo e trovare dei lati positivi in questo romanzo. Il ritmo sicuramente non è male, anche per merito dei capitoli brevi e delle molte parti dialogate che, pur essendo poco chiare, rendono la narrazione veramente rapida; anche l'ambientazione è abbastanza riuscita, e raggiunge l'obiettivo di ricreare il clima che si respira tra le strade romane. Avrei trovato interessante anche la sottotrama legata al mondo della pubblicità, non fosse che l'attività di Alex e dei suoi colleghi viene trattata in modo sciocco e superficiale; tra l'altro, per come confonde i termini logo e slogan, mi rimane anche il dubbio che l'autore conosca effettivamente l'ambito lavorativo di cui sta parlando.
E voglio terminare con due piccole preghiere. La prima è rivolta ai parenti dei lettori: anziché comprare un libro a casaccio, a Natale optate per un bel maglione caldo. La seconda è per il caro Federico: la prossima volta che senti l'irrefrenabile voglia di scrivere il testo per una canzone, limitati a poche strofe anziché contribuire alla deforestazione globale con un tomo di quasi settecento pagine piene di parole vuote, o sotto copyright.
Voto effettivo: una stellina e mezza
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mercoledì 3 agosto 2022
"Il principe" di Cassandra Clare
Il principe by Cassandra Clare
My rating: 4 of 5 stars
"«Guarda bene, figlio mio» disse l'uomo dalla pelle verde. «Un giorno io sarò a capo di un regno di esseri meccanici, e tu ne sarai il principe»"
IN CUI GLI STREGONI EMETTONO REGOLARE RICEVUTA
Prima di cominciare la mia avventura nell'universo narrativo di Shadowhunters, almeno per quanto riguarda i libri, avevo spesso sentito dire che questa trilogia fosse molto più godibile rispetto a TMI; da quanto ho letto finora, posso dire di essere del tutto in linea con questa opinione: per solidità della trama e sviluppo delle relazioni, TID si è confermata in questo seguito ben più convincente rispetto alle avventure di Clary & Co.
"Il principe" riprende la storia soli pochi giorni dopo la conclusione del primo capitolo: la storyline principale riguarda la decisione del Consiglio di incaricare Charlotte di individuare in fretta il nascondiglio del Magister, pena la perdita della direzione dell'Istituto, ruolo che Benedict Lightwood cerca in sottrarle da anni; la missione dei protagonisti ruota quindi attorno a quest'indagine, che li porterà ad esplorare luoghi inediti nell'Inghilterra vittoriana ed incrociare la strada con nuovi personaggi molto promettenti. Pur non portando avanti di troppo la narrazione orizzontale, questo secondo volume dimostra di avere una marcia in più, forse proprio perché ormai i protagonisti risultano familiari al lettore e si possono capire al meglio le dinamiche tra loro.
Se la narrazione langue un po' in quanto ad avvenimenti, compensa con sviluppo delle relazioni (dando tra l'altro spazio a due coppie che mi hanno fatta innamorare!) ed illustrando in modo approfondito il legame parabatai, solo menzionato nel libro precedente e per nulla rilevante nella serie principale. Molto valido anche il modo in cui viene risolto il conflitto principale, seppur mi aspettassi qualche momento di azione in più nel finale.
Altri aspetti da migliorare sono la caratterizzazione dell'antagonista -qui scopriamo qui solo qualche dettaglio sul suo passato, senza però mai vederlo all'opera- e la poca verosimiglianza di alcune scene: il confronto con Nate, ad esempio, si basa su delle premesse ridicole, e lo stesso vale per il grande mistero circa il comportamento scostante di Will. Anche il triangolo amoroso che si consolida in questo seguito non mi ha fatta impazzire a livello concettuale, ma per lo meno viene gestito benino nel complesso.
Pur non apprezzando particolarmente nessuno dei tre protagonisti (solo Jem riesce a conservare un po' della mia simpatia) promuovo a pieni voti quasi tutto il resto del cast: in particolare, ho adorato leggere le scene con i POV di Charlotte e Sophie, due personaggi che hanno avuto una valida evoluzione; nell'epilogo ho poi rivalutato in parte Henry, non troppo approfondito fino a quel punto della narrazione. Questo conferma comunque l'ottima scelta fatta da Clare quando ha optato per la terza persona, avendo così la possibilità di analizzare i pensieri di più personaggi.
La serie ha però ancora molti quesiti ai quali dare risposta, oltre ad un conflitto principale da risolvere: spero che "La principessa" riesca a gestire in maniera convincente questi aspetti, fornendo una degna conclusione alla trilogia. E me lo auguro soprattutto perché la sottoscritta non ha la minima intenzione di affrontare altri sequel, prequel, spin-off o crossover per scoprire quale strano ibrido paranormale sia Tessa.
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My rating: 4 of 5 stars
"«Guarda bene, figlio mio» disse l'uomo dalla pelle verde. «Un giorno io sarò a capo di un regno di esseri meccanici, e tu ne sarai il principe»"
IN CUI GLI STREGONI EMETTONO REGOLARE RICEVUTA
Prima di cominciare la mia avventura nell'universo narrativo di Shadowhunters, almeno per quanto riguarda i libri, avevo spesso sentito dire che questa trilogia fosse molto più godibile rispetto a TMI; da quanto ho letto finora, posso dire di essere del tutto in linea con questa opinione: per solidità della trama e sviluppo delle relazioni, TID si è confermata in questo seguito ben più convincente rispetto alle avventure di Clary & Co.
"Il principe" riprende la storia soli pochi giorni dopo la conclusione del primo capitolo: la storyline principale riguarda la decisione del Consiglio di incaricare Charlotte di individuare in fretta il nascondiglio del Magister, pena la perdita della direzione dell'Istituto, ruolo che Benedict Lightwood cerca in sottrarle da anni; la missione dei protagonisti ruota quindi attorno a quest'indagine, che li porterà ad esplorare luoghi inediti nell'Inghilterra vittoriana ed incrociare la strada con nuovi personaggi molto promettenti. Pur non portando avanti di troppo la narrazione orizzontale, questo secondo volume dimostra di avere una marcia in più, forse proprio perché ormai i protagonisti risultano familiari al lettore e si possono capire al meglio le dinamiche tra loro.
Se la narrazione langue un po' in quanto ad avvenimenti, compensa con sviluppo delle relazioni (dando tra l'altro spazio a due coppie che mi hanno fatta innamorare!) ed illustrando in modo approfondito il legame parabatai, solo menzionato nel libro precedente e per nulla rilevante nella serie principale. Molto valido anche il modo in cui viene risolto il conflitto principale, seppur mi aspettassi qualche momento di azione in più nel finale.
Altri aspetti da migliorare sono la caratterizzazione dell'antagonista -qui scopriamo qui solo qualche dettaglio sul suo passato, senza però mai vederlo all'opera- e la poca verosimiglianza di alcune scene: il confronto con Nate, ad esempio, si basa su delle premesse ridicole, e lo stesso vale per il grande mistero circa il comportamento scostante di Will. Anche il triangolo amoroso che si consolida in questo seguito non mi ha fatta impazzire a livello concettuale, ma per lo meno viene gestito benino nel complesso.
Pur non apprezzando particolarmente nessuno dei tre protagonisti (solo Jem riesce a conservare un po' della mia simpatia) promuovo a pieni voti quasi tutto il resto del cast: in particolare, ho adorato leggere le scene con i POV di Charlotte e Sophie, due personaggi che hanno avuto una valida evoluzione; nell'epilogo ho poi rivalutato in parte Henry, non troppo approfondito fino a quel punto della narrazione. Questo conferma comunque l'ottima scelta fatta da Clare quando ha optato per la terza persona, avendo così la possibilità di analizzare i pensieri di più personaggi.
La serie ha però ancora molti quesiti ai quali dare risposta, oltre ad un conflitto principale da risolvere: spero che "La principessa" riesca a gestire in maniera convincente questi aspetti, fornendo una degna conclusione alla trilogia. E me lo auguro soprattutto perché la sottoscritta non ha la minima intenzione di affrontare altri sequel, prequel, spin-off o crossover per scoprire quale strano ibrido paranormale sia Tessa.
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lunedì 1 agosto 2022
"Il mio cuore cattivo" di Wulf Dorn
Il mio cuore cattivo by Wulf Dorn
My rating: 4 of 5 stars
"Sappiamo entrambi che cosa hai fatto … Per adesso è ancora il nostro piccolo segreto. Ma che cosa farai quando anche gli altri lo sapranno? Che cosa diranno allora di te?"
UNA GERMANIA PIENA DI ITALIANI
Sono passati ormai anni da quando lessi "La psichiatra", e oltre a conservare un ricordo incredibilmente chiaro del romanzo, mi è rimasta una certa curiosità per il resto della bibliografia di Wulf Dorn. Tutte le sue trame mi sembrano perfette come rapide letture estive, da portarsi sulla sdraio, e così è stato con "Il mio cuore cattivo", titolo recuperato in modo un po' randomico un paio di anni fa -grazie ad una promozione di TEA- che mi ha colpita in positivo.
Ad un primo acchito, il romanzo sembra avere molti punti di contatto con l'esordio dell'autore: la nostra protagonista e narratrice, l'adolescente Dorothea "Doro", è perseguitata da qualcosa avvenuto nel suo passato -in particolare la sera prima della tragica morte del fratello minore- che non riesce a ricordare, e questa condizione la porta ad essere coinvolta nella risoluzione di un mistero; infatti, nonostante sia di base un thriller, questa narrazione presenta molti elementi mystery, con un intreccio degno di un brillante giallista. Il lutto improvviso porta Doro a trasferirsi con la madre nella cittadina di Ulfingen, ed è qui che la ragazza inizia ad interessarsi al suicidio di un giovane del posto, perché crede di aver incontrato la stessa persona il giorno successivo alla sua morte.
Questa parte della trama, ossia la più interessante e coinvolgente, non prende il via se non dopo un centinaio di pagine, e questo rende l'avvio un po' lento, controbilanciando però con ben due aspetti positivi: questa scelta permette innanzitutto di conoscere bene la protagonista e la sua storia prima di immergersi nel mistero -fornendo nel mentre alcuni piccoli dettagli su quest'ultimo-, inoltre quando poi la narrazione prende il via non c'è modo di scollarsi dalle pagine per quanto l'intreccio risulta coinvolgente.
Con la sua storia, Dorn non punta solo a stupire, ma si affida anche ad elementi tipici sia nel genere che nella sua prosa: un esempio è la cittadina in cui si ambienta la vicenda, ossia la classica località di provincia in cui tutti si conoscono, vista dalla protagonista come l'antitesi della cosmopolita Berlino in cui sogna di trasferirsi. Altro tropo (molto apprezzato dalla sottoscritta) è quello della narratrice inaffidabile, che contribuisce a rendere più intricato il giallo; Doro tra l'altro è un'ottima protagonista, molto risoluta e piena di risolse: ho adorato seguire l'avventura dal suo punto di vista.
Anche alcuni dei personaggi secondari si sono dimostrati interessati e non scontati; purtroppo manca un po' di approfondimento su di loro, perché l'attenzione è posta sulla risoluzione del mistero. Questo permette comunque all'autore di includere delle riflessioni molto incisive sui temi dell'elaborazione del lutto e sul modo migliore per affrontare dei problemi psicologici; nella postfazione, il caro Wulf precisa inoltre di aver incluso delle vicende non lontane a ciò che spesso sentiamo nei notiziari, in modo da far capire ai lettori come sia facile cadere vittime dei propri pensieri malvagi.
Passando alla prosa, ho trovato lo stile di Dorn molto scorrevole e spesso informale, dettaglio che sicuramente si adatta bene all'età ed al carattere di Doro. L'unico neo è la tendenza a calcare un po' la mano in alcune scene, penso con l'intenzione di rendere l'atmosfera più cupa, includendo dettagli sopra le righe; un esempio è l'apparizione di un sinistro carro funebre sul luogo di un incendio, dove al massimo sarebbero dovuti arrivare i pompieri e gli addetti del pronto soccorso.
Per quanto riguarda l'edizione non ho molto da dire: sono presenti diversi refusi -soprattutto nei nomi propri-, ma considerando il prezzo non mi voglio lamentare. Però la copertina è un grosso no: basta leggere qualche pagina per rendersi conto che la protagonista ha i capelli scuri, con un taglio decisamente corto, e non la fluente chioma rossa della modella nella fotografia scelta.
Voto effettivo: quattro stelline e mezza
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My rating: 4 of 5 stars
"Sappiamo entrambi che cosa hai fatto … Per adesso è ancora il nostro piccolo segreto. Ma che cosa farai quando anche gli altri lo sapranno? Che cosa diranno allora di te?"
UNA GERMANIA PIENA DI ITALIANI
Sono passati ormai anni da quando lessi "La psichiatra", e oltre a conservare un ricordo incredibilmente chiaro del romanzo, mi è rimasta una certa curiosità per il resto della bibliografia di Wulf Dorn. Tutte le sue trame mi sembrano perfette come rapide letture estive, da portarsi sulla sdraio, e così è stato con "Il mio cuore cattivo", titolo recuperato in modo un po' randomico un paio di anni fa -grazie ad una promozione di TEA- che mi ha colpita in positivo.
Ad un primo acchito, il romanzo sembra avere molti punti di contatto con l'esordio dell'autore: la nostra protagonista e narratrice, l'adolescente Dorothea "Doro", è perseguitata da qualcosa avvenuto nel suo passato -in particolare la sera prima della tragica morte del fratello minore- che non riesce a ricordare, e questa condizione la porta ad essere coinvolta nella risoluzione di un mistero; infatti, nonostante sia di base un thriller, questa narrazione presenta molti elementi mystery, con un intreccio degno di un brillante giallista. Il lutto improvviso porta Doro a trasferirsi con la madre nella cittadina di Ulfingen, ed è qui che la ragazza inizia ad interessarsi al suicidio di un giovane del posto, perché crede di aver incontrato la stessa persona il giorno successivo alla sua morte.
Questa parte della trama, ossia la più interessante e coinvolgente, non prende il via se non dopo un centinaio di pagine, e questo rende l'avvio un po' lento, controbilanciando però con ben due aspetti positivi: questa scelta permette innanzitutto di conoscere bene la protagonista e la sua storia prima di immergersi nel mistero -fornendo nel mentre alcuni piccoli dettagli su quest'ultimo-, inoltre quando poi la narrazione prende il via non c'è modo di scollarsi dalle pagine per quanto l'intreccio risulta coinvolgente.
Con la sua storia, Dorn non punta solo a stupire, ma si affida anche ad elementi tipici sia nel genere che nella sua prosa: un esempio è la cittadina in cui si ambienta la vicenda, ossia la classica località di provincia in cui tutti si conoscono, vista dalla protagonista come l'antitesi della cosmopolita Berlino in cui sogna di trasferirsi. Altro tropo (molto apprezzato dalla sottoscritta) è quello della narratrice inaffidabile, che contribuisce a rendere più intricato il giallo; Doro tra l'altro è un'ottima protagonista, molto risoluta e piena di risolse: ho adorato seguire l'avventura dal suo punto di vista.
Anche alcuni dei personaggi secondari si sono dimostrati interessati e non scontati; purtroppo manca un po' di approfondimento su di loro, perché l'attenzione è posta sulla risoluzione del mistero. Questo permette comunque all'autore di includere delle riflessioni molto incisive sui temi dell'elaborazione del lutto e sul modo migliore per affrontare dei problemi psicologici; nella postfazione, il caro Wulf precisa inoltre di aver incluso delle vicende non lontane a ciò che spesso sentiamo nei notiziari, in modo da far capire ai lettori come sia facile cadere vittime dei propri pensieri malvagi.
Passando alla prosa, ho trovato lo stile di Dorn molto scorrevole e spesso informale, dettaglio che sicuramente si adatta bene all'età ed al carattere di Doro. L'unico neo è la tendenza a calcare un po' la mano in alcune scene, penso con l'intenzione di rendere l'atmosfera più cupa, includendo dettagli sopra le righe; un esempio è l'apparizione di un sinistro carro funebre sul luogo di un incendio, dove al massimo sarebbero dovuti arrivare i pompieri e gli addetti del pronto soccorso.
Per quanto riguarda l'edizione non ho molto da dire: sono presenti diversi refusi -soprattutto nei nomi propri-, ma considerando il prezzo non mi voglio lamentare. Però la copertina è un grosso no: basta leggere qualche pagina per rendersi conto che la protagonista ha i capelli scuri, con un taglio decisamente corto, e non la fluente chioma rossa della modella nella fotografia scelta.
Voto effettivo: quattro stelline e mezza
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