lunedì 30 ottobre 2023

"Scheletri" di Stephen King

ScheletriScheletri by Stephen King
My rating: 4 of 5 stars

"Urlava e si straziava gli occhi che avevano visto quanto non si poteva vedere per sempre e sempre; disse dell'altro e poi si mise a urlare"


PAURA: VENTIDUE VARIAZIONI SUL TEMA

Terza antologia pubblicata dal caro Stephen, "Scheletri" è composta da ben 22 storie che spaziano su un ampio range di generi, ambientazioni e toni. Come per le precedenti raccolte dell'autore, ho pensato di scrivere dei commenti specifici ed assegnare delle valutazioni individuali per ogni narrazione; il voto dato al volume nel suo insieme è invece il risultato della media, arrotondato per eccesso. Ed il merito va tutto a "L'arte di sopravvivere", con ogni probabilità!


"La nebbia" - tre stelline e mezza
L'unica novella all'interno della raccolta (tanto da essere disponibile anche come volume singolo) si ambienta nei pressi di Long Lake, nel Maine. Protagonista e voce narrante è l'illustratore David "Dave" Drayton, che si trova a vivere una specie di odissea con il figlioletto Billy "Big Bill" quando una strana nebbia popolata da creature lovecraftiane cala sulla città. Una lettura inquietante nei momenti di calma e terrificante quando i mostri attaccano i personaggi, che si basa su una premessa narrativa decisamente accattivante. Purtroppo il tono non mi ha convinto per nulla: sarà colpa del POV scelto o dello straniamento che colpisce i personaggi, ma comunque sia questi cambi repentini incidono sulla credibilità della storia. Non mi è piaciuta affatto neanche l'introduzione di una sottotrama "romance" del tutto evitabile e la scelta di dare tanto rilievo ad elementi e caratteri poi eliminati o dimenticati senza troppi pensieri.

"Tigri!" - due stelline
Raccontino ambientato in una scuola elementare in cui il piccolo Charles vive nel terrore della signorina Bird, un'insegnante particolarmente interessata al lessico utilizzato dai suoi alunni, anche per frasi comuni come la richiesta di andare al bagno. Una storia che con tutta la buona volontà non sono proprio riuscita a capire: fino ad un certo punto potrebbe sembrare una sorta di metafora delle paure del protagonista, ma poi tutto diventa fin troppo bizzarro. La brevità del testo ed il finale inconcludente non aiutano a farsi un'idea più chiara.

"La scimmia" - quattro stelline e mezza
La storia che ha ispirato la copertina originale della raccolta è incentrata su un giocattolo per bambini, in particolare una scimmia a molla; questo oggetto perseguita fin dall'infanzia Hal Shelbrun, causando la morte di una persona o di un animale a lui cari ogni volta che batte i piatti. Tornato dopo anni nella casa della sua infanzia, l'uomo si ritrova davanti l'odiato giocattolo e deve fare il possibile per evitare che la sua famiglia venga presa di mira. Una premessa che ho trovato davvero intrigante e ben sviluppata, mostrando come la tensione causata dalla presenza della scimmia rendesse anche Hal violento e irascibile; molto interessante anche l'intreccio dell'azione nel presente con i piccoli flashback che raccontano gli attacchi precedenti del giocattolo. L'unica pecca è rappresentata dai momenti horror che non sono davvero tali: mi aspettavo più tensione, specialmente nel finale.

"Caino scatenato" - quattro stelline
Un altro racconto decisamente bizzarro collegato al mondo della scuola, che però in questo caso mi ha convinto. Siamo nel campus di un college e gli studenti stanno sgomberando le loro stanze per tornare a casa durante le vacanze; Curt Garrish però ha altri progetti, progetti che includono un fucile con mirino di precisione. Entrare nell'ottica di questo racconto non è facilissimo, così come accettare che finisca praticamente quando sei appena riuscito a farti un'idea della situazione. In compenso abbiamo una prospettiva unica -e non poco disturbante-, oltre ad una prosa che trasmette benissimo la sensazione della follia implacabile di Garrish.

"La scorciatoia della signora Todd" - due stelline e mezza
Il primo racconto che ci porta a Castle Rock, una località ben nota ai lettori del caro Stephen, dove troviamo il guardiano Homer Buckland impegnato a raccontare all'amico Dave Owens alcuni eventi bizzarri legati alla prima moglie di Worth Todd, Phelia. La donna aveva una grande passione per la guida, ed in particolare per esplorare nuove scorciatoie, che attraversano però dei luoghi quasi fantastici. Di questa storia ho apprezzato molto l'idea dei passaggi fatati in cui ci si può facilmente perdere, che permettono di viaggiare più rapidi ma possono anche essere parecchio pericolosi. Il modo in cui si arriva a trattare questo argomento però è bocciato: un antefatto troppo prolisso, riferimenti mitologici casuali e meno gore di quanto mi sarei aspettata.

"Il Viaggio" - tre stelline
Una storia che parte da un contesto decisamente fantascientifico: in un futuro lontano diverse centinaia di anni Mark Oates sta per trasferirsi su Marte con la sua famiglia per motivi di lavoro; mentre aspettano di poter partire, l'uomo decide di distrarre i figli raccontando di come lo scienziato squattrinato Victor Carune abbia inventato il Viaggio (una sorta di teletrasporto) negli anni Ottanta. Seppur abbozzato, il lato fantascientifico mi ha convinto, così come la scelta di alternare il punto di vista di Carune a quello di Mark; anche il finale risulta d'impatto e parecchio disturbante. Il world building però è a dir poco raffazzonato, inoltre diversi personaggi hanno comportamenti inspiegabili.

"Marcia nuziale" - una stellina e mezza
Ambientato durante gli anni del proibizionismo, questo racconto ricalca fedelmente gli stereotipi del mondo malavitoso dell'epoca. La narrazione è portata avanti da un anonimo musicista che viene ingaggiato con la sua band dal mafioso Mike Scollay, per intrattenere gli ospiti durante il matrimonio della sorella Maureen. La caratterizzazione di quest'ultima è purtroppo l'unico elemento che ho apprezzato; se la sua storia avesse avuto più spazio, forse mi sarebbe piaciuto di più. Il contesto storico e sociale descritto non è di mio gusto, e questo mi ha impedito di digerire le continue osservazioni grassofobiche e xenofobe del narratore; inoltre, la storia prosegue con un ritmo troppo veloce, impedendo di apprezzare la trama stessa.

"Ode del paranoide" - quattro stelline
Nella prima opera in versi dell'antologia, King descrive i pensieri di un uomo affetto dal disturbo paranoide della personalità e per questo convinto di essere controllato e minacciato di morte da numerosi agenti dell'FBI. Non leggendo praticamente mai poesie, non mi sento in grado di valutare la qualità del testo da questo punto di vista. In compenso, credo che queste poche pagine sappiano rendere molto bene l'ossessività ed il progressivo deterioramento delle riflessioni di una persona malata, tratteggiando delle idee sempre più folli.

"La zattera" - quattro stelline e mezza
Forse una delle storie più inquietanti presenti in questa antologia ci porta su una zattera ancorata su Cascade Lake; qui quattro amici intendono passare una serata assieme, ma notano ben presto una strana macchia iridescente nell'acqua, che sembra aspettare solo di poterli ghermire uno dopo l'altro. Tutti gli elementi di questo racconto mi hanno convinto: personaggi e dinamiche, ritmo e sviluppo, tensione e gore. E allora cosa mi ha impedito di dargli il massimo della valutazione? ovviamente la parentesi "romance", non solo inutile ma prova provata di quanto siano scombinate le priorità del protagonista Randy "Pacho".

"Il word processor degli dei" - tre stelline
Un altro esempio di storia dal potenziale interessante, con un'esecuzione poco soddisfacente. L'insegnante ed aspirante scrittore Richard Hagstrom riceve un regalo postumo dal nipote Jonathan "Jon"; si tratta di un word processor assemblato dal ragazzo utilizzando materiali di scarto, ma che rivela di poter non solo computare testi: è anche una lampada del genio tecnologica, perché ogni frase scritta o cancellata altera la realtà. La brevità del testo rende purtroppo banale un racconto decisamente promettente, perché in così poche pagine non si percepisce quasi nulla del conflitto interiore che dovrebbe turbare il protagonista, e anche gli altri personaggi vengono ridotti a macchiette di poco conto.

"L'uomo che non voleva stringere la mano" - quattro stelline e mezza
Seguito dichiarato de "Il metodo di respirazione" -ultima novella della raccolta "Stagioni diverse"-, anche questo racconto si apre sul misterioso club manhattanito del 249B, dove ritroviamo tra gli avventori l'avvocato David Adley, e dove continua a prestare servizio il solerte maggiordomo Stevens. La storia questa volta viene raccontata da George Gregson e riguarda Henry Brower, un uomo tormentato con cui decenni prima giocò a poker proprio nel club. Pur nei limiti semplicistici di una narrazione così breve, devo dire di aver apprezzato parecchio sia l'idea alla base che il modo in cui è stata concretizzata. Buona anche la risoluzione finale e la scelta di sfruttare il concept già presentato del club: sarebbe stato un peccato relegarlo ad un'unica novella, anzi non mi spiacerebbe se l'autore l'avesse ripescato anche in storie più corpose.

"Sabbiature" - tre stelline e mezza
Racconto di stampo fantascientifico abbastanza classico ambientato su un pianeta ricoperto interamente di sabbia sul quale precipita la nave federale ASN/29; Bill Shapiro e Rand riescono a salvarsi, ma quest'ultimo finisce ben presto per essere ammaliato dalle pericolose dune dell'interminabile deserto. Generalmente non apprezzo le narrazioni sci-fi di questo tipo, ma devo ammettere che la svolta horror non mi è dispiaciuta per nulla, così come l'angosciante conclusione. Certo, sarebbe stato carino spendere qualche parola in più per delineare i personaggi e dare qualche elemento di world building, ma nel complesso lo promuovo tranquillamente.

"L'immagine della Falciatrice" - quattro stelline
Scritto da un giovanissimo King, questo raccontino si concentra sul dialogo tra il collezionista Johnson Spangler ed il curatore Carlin, che gli sta per mostrare un raro specchio Delver di epoca elisabettiana. L'oggetto è estremamente bello e prezioso, ma porta con sé una fama sinistra: alcune persone vedono nel riflesso la Falciatrice e ne vengono come segnati. Uno spunto non particolarmente brillante ma ben gestito, con un crescendo di tensione interessante. Ammetto di avere un soft spot per i vecchi oggetti maledetti, e questo da un lato mi ha fatto provare subito simpatia per la storia, ma dall'altro ha creato dell'aspettativa per una conclusione più d'impatto che a conti fatti manca.

"Nona" - cinque stelline
La seconda storia collegata a Castle Rock, con riferimenti netti alla novella "Il corpo", vede come protagonista e voce narrante un anonimo studente universitario, che si trova a fare l'autostop nei pressi della fittizia città del Maine; inizialmente presentato come un personaggio dal carattere mite, lo vediamo degenerare e trasformarsi in un uomo estremamente violento, e questo è associato all'incontro con una ragazza di nome Nona. Su questo racconto non ho nulla da eccepire: le tempistiche sono ottime, la scrittura del protagonista è contorta e disturbante al punto giusto, l'alternarsi di passato e presente rende tutto più interessante, ma soprattutto gli elementi horror che ci vengono promessi sono poi effettivamente mantenuti, risultando shockanti ed essenziali per la trama.

"Per Owen" - due stelline
Poesia ancor più breve della prima, dedicata in questo caso al figlio minore di King ed incentrata su un dialogo tra i due. L'autore sta accompagnando il bambino a scuola, e Owen immagina una scuola diversa, nella quale gli studenti sono dei frutti antropomorfi. In questo caso, oltre a non poter valutare la lettura da un punto di vista analitico -non essendo per nulla abituata a leggere ed analizzare testi in versi- mi sento in difficoltà anche a dare un parere soggettivo: a parte mettere su carta un bel momento di condivisione con il figlio, non ho visto significati ulteriori nel testo.

"L'arte di sopravvivere" - cinque stelline
Una storia che presenta due tropes narrativi tra i miei preferiti (ma che non posso menzionare per evitare spoiler), e per questo è partita decisamente avvantaggiata. Il racconto è impostato come un diario tenuto dal chirurgo Richard "Pine" Pinzetti, che si trova intrappolato su un'isola deserta dopo il naufragio della nave Callas, sulla quale stava viaggiando con due pacchetti di eroina da importare negli Stati Uniti. La narrazione ha un tono conturbante e ossessivo, che rende bene i pensieri del protagonista e contribuisce a delineare un carattere verosimile e memorabile. Ho trovato poi molto interessante il modo in cui viene strutturato l'intreccio, analizzando i limiti della mente di Richard: adoro leggere storie estreme di sopravvivenza proprio per vedere fino a che punto il personaggio di turno sia disposto ad arrivare.

"Il camion di zio Otto" - quattro stelline e mezza
Si torna nuovamente nei confini dell'inquietante Castle Rock con una storia di vendette e maledizioni incentrato su un vecchio camioncino Cresswell rosso, divenuto proprietà di Otto Schenck -zio del nostro narratore Quentin- dopo la morte del suo socio George McCutcheon; una morte tanto improvvisa quanto spaventosa. Grazie ad un ritmo impeccabile, il racconto riesce a creare un ottimo crescendo nella tensione narrativa, che raggiunge il suo culmine nel rivoltante finale. In sostanza, è una storia horror che svolge egregiamente il suo compito, anche a livello di ambientazione; forse si poteva dare giusto un po' di spazio in più alla caratterizzazione dei personaggi.

"Consegne mattutine (Lattaio N.1)" - due stelline e mezza
Un raccontino principalmente atmosferico che ci porta in una placida cittadina della Pennsylvania; il lattaio Spike Milligan è impegnato ad effettuare le sue consegne mattutine di latte ed altre bevande, arricchite di volta in volta con inaspettate sorprese. Una storia che riesce a dare vita ad un'interessante transizione dalla tranquillità iniziale all'angoscia dell'epilogo. L'idea di base ha inoltre del potenziale, nonostante questo non venga sfruttato al massimo. Mi sarebbe poi piaciuto ricevere qualche chiarimento in più sulle motivazioni di Spike o magari delle informazioni relative al suo passato, ma per quelli bisogna aspettare il racconto successivo (o forse no?).

"Quattroruote: la storia dei bei lavanderini (Lattaio N.2)" - due stelline
In questo seguito alla storia precedente, seguiamo Johnny "Rocky" Rockwell e Leo, operai di una lavanderia; Rocky sta cercando un'officina che revisioni in tempo la sua auto, e per fortuna si imbatte nel garage di Bob "Calze Dure" Driscoll, un suo vecchio compagno di scuola. Attraverso le riflessioni di Rocky ed altri accenni nel testo, veniamo a sapere che lui conosce Spike Milligan e lo crede un serial killer. Se il primo racconto non riusciva a gestire al meglio lo spunto, qui abbiamo uno spreco di potenziale ancora maggiore: in queste poche pagine c'era materiale per ricavare almeno una novella sostanziosa, che chiarisse meglio le backstory dei vari personaggi ed inquadrasse in modo più netto cause ed effetti delle vicende narrate. Capisco l'intenzione di giocare sul detto/non detto, ma credo che in questo caso la fretta abbia rovinato una storia davvero intrigante.

"La nonna" - quattro stelline e mezza
Nell'ultima capatina a Castle Rock di questa antologia, vediamo l'undicenne George Bruckner costretto a rimanere a casa da solo con l'anziana nonna, della quale lui ha sempre avuto paura. Il racconto crea degli ottimi momenti di tensione, resi ancor più spaventosi perché filtrati dalla prospettiva di un ragazzino che viene influenzato dai commenti sentiti nel corso degli anni. Promuovo anche la caratterizzazione di George ed il modo in cui viene conclusa la sua avventura. Il lato paranormale invece scricchiola un po': rispetto al resto, sembra parecchio caricaturale.

"La ballata della pallottola flessibile" - quattro stelline
Un meta-racconto che ruota attorno al mondo dell'editoria: ad una festa in giardino il redattore Henry Wilson inizia quasi per caso a raccontare la storia di Reg Thorpe -una sorta di autore maledetto, morto suicida anni prima-, soffermandosi in particolare sulla loro corrispondenza dai toni morbosi e sull'ossessione condivisa per i Fornit, folletti che vivono all'interno delle macchine per scrivere. Di questa lettura ho apprezzato sia l'espediente sia lo svilupparsi dell'intreccio, che lascia fino alla fine il lettore nel dubbio sulla veridicità delle parole di Henry. Non mi hanno invece convinto la caratterizzazione di quasi tutti i personaggi femminili (escludere alcune linee di testo avrebbe risolto facilmente il problema) e l'elemento fantastico, forse un po' troppo infantile per adattarsi bene al contesto spaventoso.

"Il Braccio" - quattro stelline e mezza
Nell'ultima storia ci avventuriamo nel fiume Willamette, nei pressi di Portland, approdando sull'Isola delle Capre; qui vive una comunità immaginaria molto chiusa, che ha sempre risolto da sé i propri problemi. La protagonista Stella Flanders è la più anziana residente dell'isola, che non ha mai lasciato per raggiungere la terraferma. Meno spaventoso di altri, questo racconto si sofferma maggiormente sull'elemento emotivo: abbiamo sì un potenziale lato paranormale (legato in particolare agli spiriti dei defunti), ma l'attenzione è posta sulla perdita delle persone care e sulla solitudine. La mia valutazione non è data soltanto dall'emotività: trovo validi anche la caratterizzazione di Stella ed il modo in cui King ha tratteggiato la piccola comunità isolana; non siamo ai livelli di Derry, ma ci andiamo abbastanza vicini.

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giovedì 26 ottobre 2023

"Il vento soffia dove vuole" di Susanna Tamaro

Il vento soffia dove vuoleIl vento soffia dove vuole by Susanna Tamaro
My rating: 4 of 5 stars

"Ogni tanto percepivo salire, all'interno del mio corpo, un vento gelido, lo stesso vento che ti investe all'imboccatura di una grotta"


ANTICONFORMISTA, MA NON TROPPO

Seconda parte della readalong dedicata a Susanna Tamaro, potremmo definire "Il vento soffia dove vuole" come il seguito ideale del suo celeberrimo "Va' dove ti porta il cuore". Infatti entrambi i volumi si presentano come degli epistolari, nei quali la voce narrante è quella di una donna non più giovanissima che desidera raccontare la sua esperienza di vita -e fornire qualche consiglio- ai familiari.

In questo caso la protagonista è la professoressa di biologia Chiara che, per la prima volta da anni, si trova a passare le vacanze natalizie a casa da sola. Non è stata però abbandonata dalla sua famiglia, anzi: lei stessa li ha incoraggiati a far visita agli amici e a dedicarsi ai loro hobby; nel mentre, lei si cimenterà nella stesura di tre lettere, da consegnare alle figlie -Alisha e Ginevra- ed al marito Davide. In ogni missiva, la donna ripercorre alcuni episodi del suo passato, svelando segreti e dispensando insegnamenti.

Proprio alcuni di questi insegnamenti rappresentano per me uno degli aspetti meno riusciti del volume; sarà una preferenza personale, ma i messaggi pro-life, le sviolinate al cattolicesimo e la demonizzazione del mondo contemporaneo (con tanto di endorsement ai cambiamenti climatici) mi hanno infastidita parecchio: ho avuto l'impressione che l'autrice ficcasse a forza alcune frasi in bocca alla sua protagonista per veicolare in modo evidente le proprie idee. A questi slogan irritanti si aggiungono le riflessioni nostalgiche di Chiara, indubbiamente utili per inquadrarla in quanto boomer, ma un po' pedanti e ripetitive. Per mio gusto non ho poi apprezzato la motivazione alla base di questo romanzo, nonostante sia gestita meglio rispetto al primo libro; proprio la corrispondenza tra i due mi ha dato la sensazione di una minestrina riscaldata.

Lasciando per un attimo da parte le mie impressioni, ho notato altre problematiche, come i dialoghi: non solo sono molto più presenti rispetto a "Va' dove ti porta il cuore" -rendendo poco credibile la finzione dell'epistolario-, ma si tratta molto spesso di battute artificiose e farcite di retorica, con il risultato di far sembrare i personaggi tutto fuorché spontanei. Non ho trovato per nulla riuscita poi la caratterizzazione di Davide che, a differenza degli altri personaggi, viene descritto in termini tanto idealizzati da renderlo a dir poco inverosimile. Inoltre questo non è un titolo che consiglierei a chi vuole un minimo di trama, perché le svolte in tal senso sono pochissime: ci si limita a seguire le vicende più o meno quotidiane di Chiara e della sua famiglia.

Quindi, per chi sarebbe invece una valida lettura? indubbiamente per i lettori che cercano una prosa sempre curata e ricca di metafore evocative, in questo caso legate soprattutto al mondo della natura. Lo apprezzerà molto anche chi ha un debole per i momenti potenti a livello emotivo, che qui vengono raccontati in modo da rendere decisamente credibile la voce narrante. In generale, è una lettura piacevole e dai toni misurati, che nonostante questa placidità riesce a trasmettere con chiarezza l'affetto profondo ed il legame familiare tra i personaggi.

Personaggi che dimostrano poi delle caratterizzazioni valide e non scontante come ci si potrebbe aspettare, perché più di uno rivela dei tratti imprevedibili. Come voce narrate poi Chiara è nettamente superiore ad Olga, anche soltanto perché cerca attivamente di mostrare empatia nei confronti della sua famiglia e non si limita ad enunciare una scusa dietro l'altra per i suoi errori. Anche se di errori veri e propri è difficile parlare in questa versione parmense della famiglia del Mulino Bianco!

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lunedì 23 ottobre 2023

"L'ospite" di Sarah Waters

L'ospiteL'ospite by Sarah Waters
My rating: 5 of 5 stars

"Guardai nuovamente quei tre segni strani simili a bruciature e all'improvviso capii che erano come le ustioni sul volto e sulle mani di Rod. Era come se la casa stesse sviluppando delle cicatrici in risposta all'infelicità e alla frustrazione del padrone"


HORROR CLASSICO, ANGOSCIA ATTUALE

Con "L'ospite" sono arrivata a cinque libri della cara Sarah letti, cinque libri ai quali ho dato il massimo della valutazione. Vi chiederete forse perché io non li abbia recuperati tutti subito, dal momento che ho adorato alla follia la sua prosa dalla prima pagina di "Ladra"; la ragione è da ricercarsi nella mia propensione per la parsimonia: sapendo che ha scritto soltanto sei romanzi e -per il momento- non sembra essere in procinto di pubblicarne altri, ho stabilito di centellinare al più possibile la sua bibliografia. E per gustarmeli al massimo, li conservo sempre per la stagione autunnale, quando il talento dell'autrice nel tratteggiare location inquietanti e relazioni conflittuali rende al meglio.

Nella sua penultima opera, Waters ci porta una seconda volta nell'Inghilterra post-bellica, in particolare nella campagna dello Warwickshire dove sorge Hundreds Hall, l'imponente tenuta della famiglia Ayres. Qui il dottor Faraday -aka, il nostro narratore in prima persona- si reca all'inizio del volume, per curare la domestica Betty; nonostante l'appartenenza a due classi sociali diverse, questa prima visita farà nascere un'amicizia tra il medico e gli ultimi esponenti della famiglia Ayres: Angela -la vedova del Colonnello-, la figlia Caroline "Caro" ed il figlio Roderick "Rod". Quest'ultimo in particolare sta cercando di salvare la Hall da quello che pare un inevitabile tracollo economico e strutturale; la casa però non collabora, anzi sembra decisa a rendere impossibile la vita all'intera famiglia, prima con fastidiosi dispetti e poi con violenti attacchi.

Se conoscete un po' le narrazioni dell'autrice noterete subito degli elementi inusuali, in primis la presenza concreta di un lato fantastico, legato al poltergeist che sembrerebbe infestare Hundreds e turbare la tranquillità dei suoi abitanti. Nonostante l'inaspettata variatio, questo aspetto ha contributo ancor di più a tenermi incollata alle pagine, perché fino all'ultimo sono rimasta in dubbio sulla concretezza di quanto succedeva e sulla credibilità di ciò che i personaggi riferivano al narratore. Senza dubbio anche la prosa tanto scorrevole quanto curata di Waters ha contribuito attivamente a mantenere sempre vivo il mio interesse per questa storia.

La potenza dell'ambientazione, che nel caso dell'opprimente Hall diventa in pratica la vera protagonista della storia, invece me l'aspettavo. Allo stesso modo, mi aspettavo l'estrema verosimiglianza nella caratterizzazione dell'intero cast, composto da personaggi a tutto tondo tra i quali spicca la famiglia Ayres, e soprattutto Caroline della quale mi spiace veramente non sia presente il punto di vista perché è una personaggia dal carattere per nulla scontato, e si trova al centro di dinamiche molto interessanti. Non intendo però lamentarmi del POV di Faraday dal momento che fornisce una prospettiva particolare sia per quanto riguarda la natura dei rapporti che instaura con i diversi membri della famiglia Ayres, sia per il piglio critico con cui si approccia al paranormale, vista la sua attività di medico.

Tra stile, personaggi ed atmosfere impeccabili, l'unica critica che mi sento di muovere a questo libro è la limitatezza della trama; gli eventi che formano l'intreccio non sono per nulla imprevedibili, ma questo perché l'intenzione è quella di rimandare alle storie dei romanzi gotici vecchio stile. Anche il comportamento a tratti bizzarro degli Ayres -tanto attaccati alle tradizioni vittoriane da non potersi adeguare ad una realtà in cui il loro ruolo di aristocratici non ha più valore- risulta perfetto per definire una storia dal piglio moderno eppure in grado di trasmettere le stesse sensazioni di un classico ottocentesco.

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venerdì 20 ottobre 2023

"Joyland" di Stephen King

JoylandJoyland by Stephen King
My rating: 4 of 5 stars

"«Hai idea di che cosa vendiamo qui?»
Il ragazzino restò perplesso. «Biglietti per le giostre e i giochi?»
«Noi vendiamo divertimento. Ne vuoi un po'?»"



ERIN TRUE CRIME

Come rischiarare una nuvolosa e triste giornata autunnale? ma con un nuovo libro di uno tra i propri autori preferiti, ovviamente! Ecco perché, a dispetto di una TBR strabordante di titoli in attesa da anni, lustri e perfino decenni, ho deciso di scegliere "Joyland", approdato sui miei scaffali soltanto all'inizio di settembre come regalo molto gradito. Dal momento che il mio umore in effetti è migliorato, non rimpiango affatto di avergli dato la precedenza!

La narrazione è affidata allo studente universitario Devin "Dev" Jones che, nell'estate 1973, si trasferisce ad Heaven's Bay nella Carolina del Nord per lavorare come Allegro Aiutante nel parco divertimenti Joyland. Qui il giovane scopre che il Castello del Brivido è stato il teatro di un macabro delitto anni prima; decide per tanto di far luce sulla vicenda, dando finalmente pace allo spirito della vittima, che sembra infestare l'attrazione comparendo sporadicamente a visitatori e membri dello staff.

Pur essendomi gustata appieno questa lettura, non voglio nasconderne i difetti. Un primo problema è dato dalla sinossi, che confonde parecchio le idee su quale sia la storia da seguire ed anticipa troppe informazioni, arrivando addirittura a spoilerare un evento legato al finale! Comunque, la poca chiarezza della trama non è da imputarsi solamente a chi ha curato l'edizione: nella prima metà del volume infatti, vengono sottolineati degli elementi molto diversi tra loro, e per questo risulta difficile capire quale sia il filone narrativo principale.

Da un punto di vista più soggettivo, devo ammettere di non aver gradito più di tanto la parentesi romance, a mio avviso troppo fine a se stessa. Neppure il finale mi ha convinto appieno, perché lascia alcune sottotrame in sospeso, oppure fornisce una spiegazione poco chiara; e penso in particolare a come viene risolto il problema dell'infestazione spettrale.

Ma lasciamo da parte le lagnanze per concentrarci sugli aspetti più riusciti. Innanzitutto, ho apprezzato fin dalla prima riga il tono spigliato e irriverente del protagonista, ottimo per rappresentare un narratore maturo che guarda con ironia alla sua giovinezza. Mi hanno colpito in positivo poi le piccole anticipazioni che costellano l'intero romanzo, perché rendono più interessante la narrazione, creando dell'aspettativa. Dopo anni di lodi al caro Stephen sembra ormai superfluo, ma non posso che menzionare anche l'ottima caratterizzazione di protagonisti e comprimari, creati mescolando tratti inediti con qualche cliché, con il risultato di ottenere dei personaggi memorabili ed immediatamente accattivanti.

Personalmente mi è piaciuto molto il modo in cui viene rappresentata la crescita di Devin, all'inizio descritto come un ragazzo insicuro sul suo avvenire, che pian piano impara ad accettare i propri difetti ed a farsi forza dei sui pregi; la risoluzione che leggiamo nel finale è una bella metafora della sua neonata consapevolezza. Un'ulteriore elemento positivo a mio parere è dato dall'atmosfera, che risulta perfetta per la fine dell'estate, trasmettendo un senso quasi sognante di nostalgia. E probabilmente, proprio averlo letto in questo periodo dell'anno mi ha permesso di apprezzarlo così tanto.

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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lunedì 16 ottobre 2023

"La Vergine azzurra" di Tracy Chevalier

La vergine azzurraLa vergine azzurra by Tracy Chevalier
My rating: 2 of 5 stars

"Il sole, spuntando da una muraglia di nubi, rese quell'azzurro così splendente che Isabelle rimase a guardarlo rapita ... Poi i raggi inondarono le chiome della fanciulla che anche dopo il tramonto conservarono lo scintillio del rame. Così da quel giorno la chiamarono la Rossa, lo stesso nome che la gente aveva dato alla Vergine Maria"


BENVENUTI NEL PAESE DEGLI STEREOTIPI

Un'eterna ricerca contraddistingue la vita di ogni lettore, ed è quella per individuare i propri scrittori preferiti; se possibile, autori con delle bibliografie corpose, che forniscano un buon numero di volumi da poter recuperare. Per me, Tracy Chevalier rappresentava proprio la candidata ideale per questo ruolo: una scrittrice parecchio apprezzata, impegnata in uno dei miei generi preferiti (il romanzo storico), con una decina di volumi pubblicati, e tutti già tradotti in italiano! Cosa mai poteva andare storto? Vediamolo partendo dalla trama de "La Vergine azzurra", il suo romanzo d'esordio, nonché il titolo con cui ho scelto di cominciare la valutazione della sua prosa.

La narrazione si ambienta principalmente in Francia e Svizzera ed alterna due linee temporali: nella prima seguiamo la popolana Isabelle "la Rossa" du Moulin alla metà del Cinquecento, nella seconda arriviamo ai giorni nostri ed all'ostetrica Ella Turner; quest'ultima si è da poco trasferita nella Patria della quiche e della tour Eiffel per seguire il marito, un architetto di successo. Le due storie hanno moltissimi punti in comune, a cominciare dalle ricorrenze nei nomi dei personaggi per arrivare alle svolte più significative negli intrecci, inoltre si intuisce da subito che le donne sono imparentate ed hanno un aspetto fisico molto simile.

E già da qui si potrà indovinare come la trama prenda una piega surreale che personalmente non sono riuscita ad apprezzare, soprattutto per la poca coerenza e la totale assenza di chiarimenti. In parole povere bisogna accettare che tra Isabelle ed Ella (ma non solo?) esista un legame mistico grazie al quale la seconda riesce a ricostruire fuori scena la vita della prima, o almeno alcuni elementi. Tutto questo risulta a mio avviso forzato ed inutilmente contorto, tanto da rendere a più riprese incomprensibile una narrazione per il resto lineare.

Per quanto riguarda la prosa della cara Tracy in senso lato, l'ho trovata a tratti decisamente bizzarra, e penso in particolare ad alcuni dialoghi ed alla dinamica di certe scene, quasi incomprensibili per quanto i personaggi agiscono in modo caotico, senza tenere in minimo conto le conseguenze delle proprie azioni. Personaggi che risultano poi problematici anche per la mancanza di una vera caratterizzazione: la maggior parte di loro vive soltanto in funzione del ruolo che sono destinati a svolgere nell'intreccio; una volta raggiunto quell'obiettivo, l'autrice non esista a farli praticamente scomparire tra un pagina e l'altra.

Analizzando invece le due vicende in modo individuale, la maggior problematica nella storia di Ella è il comportamento infantile della protagonista stessa, nonché la presenza di un certo trope romance che trovo molto discutibile. Per quanto riguarda Isabelle, la narrazione dei capitoli che la riguardano mi è sembrata troppo frammentaria, con salti di anni ed anni tra un paragrafo e l'altro; il lettore è così costretto ad indovinare come i personaggi reagiscano dopo determinate rivelazioni. Un esempio su tutti è il momento in cui Isabelle ed Etienne annunciano alla famiglia di lui che si sposeranno; purtroppo non sapremo mai cos'aveva intenzione di fare il padre uscendo con un'ascia in mano perché la scena successiva ci porta direttamente alla terza gravidanza della donna, ormai sposata da anni.

Devo ammettere però che in questa lettura non ho individuato solo difetti. In primo luogo mi sono piaciuti molto i collegamenti tra le storie di Isabelle ed Ella, specialmente quando vengono affrontate le difficoltà dell'essere madri e del sentirsi accettate da una nuova comunità. Ho trovato inoltre solida l'ambientazione storica, il che rende più credibile la parte dedicata ad Isabelle. Nel complesso, la prosa di Chevalier presenta diversi elementi interessanti che magari, con la maggior esperienza acquisita in anni di pubblicazioni, mi permetteranno di apprezzare la lettura de "La ragazza con l'orecchino di perla", aka il romanzo con cui progetto di darle una seconda possibilità.

Voto effettivo: due stelline e mezza

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mercoledì 11 ottobre 2023

"Perché hai paura?" di Jérôme Loubry

Perché hai paura?Perché hai paura? by Jérôme Loubry
My rating: 5 of 5 stars

"Le venne anche in mente di aver letto che a volte il vento può fare impazzire. Che la gente lo paragonava a delle voci d'oltretomba, e che quell'idea si insinuava nella mente fino a diventare certezza, al punto da spingere chi se n'era convinto ad attraversare la landa per dare conforto alle anime erranti"


NONOSTANTE TUTTO, HO VOGLIA DI CIOCCOLATA CALDA

Dopo aver ottenuto una buona visibilità a livello nazionale ed internazionale, "Perché hai paura?" è approdato anche sulle coste nostrane e -per merito di una sinossi accattivante e di alcuni consigli da parte di altri lettori- è finito nei miei radar. La promozione sui volumi editi da SEM mi sembrava un'ottima occasione per acquistalo, anche se a conti fatti mi sarebbe convenuto aspettare l'uscita dell'edizione Universale Economica… pazienza! Ciò che conta è aver recuperato un titolo decisamente valido, anche se non per tutti: attenzione ai trigger warning!

La narrazione si apre con una premessa ambientata all'Università di Tours, dove il docente François Villemin sta tenendo una lezione particolare; l'uomo spiega infatti ai suoi studenti che non troveranno alcun riscontro documentato degli eventi di cui parlerà. A questo punto comincia la prima parte nella quale le vicende si spostano in Normandia; qui vediamo l'alternarsi di due linee temporali: una nel 1949 -anno in cui la governante Suzanne "Suzie" Hurteau viene assunta per prendersi cura di un gruppo di bambini durante una sorta di vacanza estiva su un'isola misteriosa- ed una nel 1986 con protagonista Sandrine Vaudrier, giornalista nonché nipote di Suzanne che approda a sua volta sull'isola dopo la morte della nonna.

Questo spunto iniziale purtroppo non rende minimamente l'idea della complessità del romanzo, che a più riprese è riuscito a stupirmi con dei colpi di scena capaci di ribaltare tutte le certezze di chi legge. Non si tratta di un'indagine in cui bisogna accompagnare l'investigatore di turno per far luce su un crimine, anzi le informazioni vengono elargite in abbondanza e con pochissime riserve da parte dei personaggi; eppure si costruisce pian piano un intreccio complesso, che poggia su una struttura per nulla prevedibile. In realtà qualcosa si può anche intuire, ma soltanto quando ormai si è ad un passo dalla rivelazione di turno, e questo per me le ha rese ancora più intriganti.

Ad eccezione di alcune sbavature, mi sento di promuovere anche lo stile di Loubry, che indubbiamente è molto abile nel creare delle ambientazioni cupe e claustrofobiche, perfette per trasmettere un senso di inquietudine ed ambiguità. Mi piace poi come l'autore descriva alcune azioni dei personaggi dando voce ad elementi naturali o ad oggetti inanimati, donandogli una sorta di personalità. È inoltre molto abile nel caratterizzare i suoi personaggi, in particolare i protagonisti che si discostano parecchio dagli stereotipi dei generi thriller e horror, risultando così decisamente credibili nelle loro azioni.

Ma quali sarebbero le sbavature di cui accennavo? si tratta principalmente dell'eccessiva artificiosità dei dialoghi, sia nella scelta del lessico che nella formalità fuori luogo; in alcune parti del testo questo elemento sarebbe stato anche calzante, ma adottarlo sempre lo rende poco funzionale e fastidioso. Non posso dire di aver apprezzato neanche i repentini cambi di prospettiva, a volte nel corso di una singola scena, che confondono inutilmente le idee al lettore su chi sia il personaggio sul quale deve focalizzare la sua attenzione.

In più di un caso non ho onestamente capito quale fosse la logica dietro la divisione dei capitoli in paragrafi, perché tra l'uno e l'altro non cambiavano il momento o l'ambientazione, e neppure il POV di riferimento. In quanto inguaribile ottimista -nonché lettrice che ha veramente apprezzato questo romanzo- voglio dargli il beneficio del dubbio ed immaginare che l'intenzione fosse quella di dividere anche graficamente le riflessioni interne dei personaggi.

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venerdì 6 ottobre 2023

"Va' dove ti porta il cuore" di Susanna Tamaro

Va' dove ti porta il cuoreVa' dove ti porta il cuore by Susanna Tamaro
My rating: 3 of 5 stars

"L'infelicità abitualmente segue la linea femminile. Come certe anomalie genetiche, passa di madre in figlia. Passando, invece di smorzarsi, diviene via via più intensa, più inestirpabile e profonda"


TESTO QUOTABILISSIMO

Quest'anno ho avuto la fortuna di poter partecipare alla mia prima readalong in occasione dell'uscita della nuova edizione di "Va' dove ti porta il cuore", realizzata da Solferino a quasi trent'anni dalla prima pubblicazione di uno dei romanzi italiani più celebri all'estero. Prima di questa lettura, il mio solo incontro letterario con Tamaro era stato "Ascolta la mia voce", un libro ben scritto ma con una trama farcita di convenienze narrative; con questo nuovo approccio sarà andata meglio? Nì, ma diciamo che qui si tratta principalmente di gusto personale.

Il volume si presenta come una lunga lettera scritta da Olga alla nipote, al momento impegnata in un viaggio negli Stati Uniti, altrimenti nota come la terra dei cactus e dei coyote. L'anziana si sta faticosamente riprendendo dopo un malore, e proprio da questa situazione nasce l'idea di mettere su carta i pensieri di oggi ed i ricordi di ieri, per lasciare qualcosa alla ragazza nel caso dovesse rimanere sola. Con questa premessa, Olga inizia un viaggio nel passato: cominciando dalle difficoltà nel dover crescere la nipote, continuando con vari ricordi -dall'infanzia alla sua vita da adulta-, per arrivare infine a svelare il suo più grande segreto.

Inquadrato il contesto, partiamo dagli aspetti positivi e -nella fattispecie- da una grande conferma: la cara Susanna scrive benissimo: la sua prosa è estremamente scorrevole, nonostante non pecchi di diversi guizzi peculiari. Il tono della voce narrante risulta inoltre verosimile, perché la presenza di pochissime battute di dialogo è in linea con il concetto di memoir. Ho appezza anche le efficaci metafore, che mostrano i pensieri di Olga attraverso degli esempi alla portata di tutti.

L'altro grande punto a favore di questo romanzo sono le valide descrizioni dei rapporti interpersonali. Puntando la luce soprattutto sui contrasti generazionali, l'autrice riesce a raccontare delle relazioni genuine, che ben riflettono quelle presenti nella vita reale. Di conseguenza, anche i problemi sorti tra la narratrice e le persone nella sua vita sembrano molto concreti, simili ai conflitti che tutti noi ci troviamo ad affrontare.

Come anticipato però non sono riuscita ad appezzare l'esperienza di lettura. Lo scoglio principale per me è stato la caratterizzazione della protagonista: già dalla premessa (decidere di non dire nulla alla nipote sul suo stato di salute, privandola della possibilità di avere un ultimo confronto) si capisce come Olga sia una persona codarda ed arrogante, sempre pronta a riversare sugli altri le proprie colpe. Per ogni suo errore non manca di incolpare i genitori troppo esigenti, il marito troppo assente, la figlia troppo stupida, la società troppo giudicante; a rendere ancora più fastidiosa questa sua retorica è l'assenza di un'altra prospettiva, per cui bisogna prendere per buona la sua versione dei fatti a scatola chiusa.

Passando però a delle critiche meno soggettive, abbiamo una ricercatezza lessicale un po' eccessiva -se consideriamo il contesto semplice e spontaneo di una lettera scritta di getto- e delle riflessioni che al giorno d'oggi stonano parecchio. Penso in particolare a come vengono demonizzate la figura dello psicologo e la scelta di andare in terapia; la voce narrante è estremamente autoreferenziale, e per questo vede la psichiatria come un'attività truffaldina che peggiora soltanto la condizione mentale dei pazienti. Una situazione analoga riguarda il femminismo, del quale Olga stravolge il significato stesso: a suo avviso questo movimento ha l'obiettivo di ridurre gli uomini a mero accessorio delle donne, uccidendo nel mentre i sentimenti genuini. Sentimenti genuini che invece abbondavano nei matrimoni combinati o di interesse, giusto?

Voto effettivo: tre stelline e mezza

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martedì 3 ottobre 2023

"Locklands" di Robert Jackson Bennett

LocklandsLocklands by Robert Jackson Bennett
My rating: 5 of 5 stars

"Then he feels it.
A thorn in his mind.
His heart is a lock, and his thoughts are the key.
The world is full of shifting names ... He should look away. He should shut his eyes and look away. But he does not.
Clef sees the names in the world behind the world"



IL NEMICO DEL MIO NEMICO...

Memore di quanto poco ricordassi la trama di "Foundryside" al momento di iniziare la lettura del seguito "Shorefall", ho preso la saggia decisione di non lasciar passare troppo prima di recuperare anche l'ultimo capitolo di The Founders Trilogy. E d'altro canto, perché mai mettere in pausa una serie, quando la si sta apprezzando così tanto? Ah, giusto! perché adesso mi toccherà aspettare chissà quanto prima di poter leggere la prossima trilogia nata dalla mente geniale del caro Robert!

A differenza di quanto mi sarei aspettata, la trama di "Locklands" ci porta avanti di ben otto anni, rispetto all'epilogo del secondo volume. In questo lasso temporale molte cose sono cambiate: l'unione tra Gregor e Valeria ha dato vita all'entità nota come Tevanne -impegnata nella conquista dell'intero pianeta tramite ospiti umani, ma anche creazioni abnormi ottenute tramite lo scriving-, Crasedes ha trovato rifugio (o ha, forse, assoggettato?) i cosiddetti Black Kingdoms, e chi si è salvato dalla distruzione della vecchia Tevanne è ora nascosto tra le nebbie dello Stato Libero di Giva. In quest'ultimo avamposto della resistenza, trovano rifugio le persone in fuga dagli attacchi di Tevanne, ma non per molto; il nemico ha infatti in programma di ottenere nuovi poteri di modifica sulla realtà. Da questo scenario parte la missione che vede impegnati tra gli altri Sancia, Berenice e Clef.

Com'era facilmente prevedibile, questo seguito mi ha convinto appieno: lo reputo una validissima conclusione alla serie, anche perché rimane fedele nello spirito ai primi due romanzi, andando però a chiarire alcune parentesi rimaste in sospeso (specialmente per quanto riguarda il passato di Clef) e ad includere nuovi elementi di world building. Un esempio privo di spoiler sono le cadences, che potremmo immaginare come la versione buona della stessa Tevanne, ossia una coscienza collettiva composta da tanti individui, i quali condividono l'attitudine per lo scriving oppure il talento per la cura del prossimo; questo rende l'universo narrativo ideato da Bennett sempre più complesso e credibile nella sua evoluzione.

Non mancano delle interessanti novità anche sul fronte del sistema magico, che vengono introdotte al lettore in modo intelligente e graduale; in un primo momento infatti, i personaggi le accennano appena, e solo quando diventano rilevanti per la narrazione si passa ad illustrarle nel dettaglio: un ottimo metodo per incuriosire il pubblico ed evitare allo stesso tempo degli inutili (ed anticlimatici) spiegoni! Ho inoltre apprezzato la solidità del intreccio -che chiaramente è stato strutturato già dall'inizio della trilogia- perché crea dei collegamenti con i capitoli precedenti senza per questo dover ricorrere a delle retcon.

Pur dando spazio e rilevanza al lato più fantastico ed avventuroso della serie, il caro Robert non trascura i suoi personaggi; in particolare, qui possiamo vedere una nuova fase nel rapporto tra Sancia e Berenice che diventa più solido e maturo, dimostrando come sia cresciuto di libro in libro. Viene dato parecchio spazio anche al personaggio di Crasedes Magnus, e personalmente ho adorato come l'autore sia riuscito a renderlo più sfaccettato, senza per questo dover sacrificare la sua caratterizzazione, rendendolo eroico a caso.

Come al solito, sono un po' in difficoltà nel criticare questa serie, specialmente dopo un finale così emozionante! Non posso però dimenticare i nomi ed i termini in fanta-italiano, che in questo caso sono meno numerosi ma non mancano di regalarci perle tra le quali "Bay of Piscio" è indubbiamente la mia preferita. Devo ammettere poi che il salto temporale rispetto al finale del secondo capitolo mi ha colto alla sprovvista: dopo un epilogo così aperto ero certa che la narrazione sarebbe continuata subito. Nel complesso comunque questa scelta viene spiegata bene, ed il ritmo incalzante del romanzo fa presto dimenticare il balzo iniziale.

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