Sulle tracce (indiane) di Mary
Recensione a "Se fossi una strega" di Celia Rees
TITOLO: Se fossi una strega
AUTORE: Celia Rees
TITOLO ORIGINALE: Sorceress
TRADUTTORE: Beatrice Masini
EDITORE: Salani
COLLANA: Biblioteca Economica
PAGINE: 270
TRADUTTORE: Beatrice Masini
EDITORE: Salani
COLLANA: Biblioteca Economica
PAGINE: 270
IL COMMENTO
A soli due ani dalla pubblicazione de “Il
viaggio della strega bambina” (QUI la recensione), Celia Rees decise di dare un
seguito alle avventure di Mary, anche se sarebbe sbagliato parlare di un vero e
proprio sequel. In “Se fossi una strega”, il primo volume si presenta infatti
come un libro nel libro, con Alison -la curatrice delle Carte di Mary- alla
ricerca di altre notizie su Beulah ed i suoi abitanti.
La storia di Mary riprende da dove si era
bruscamente interrotta: la ragazza è in fuga dal villaggio dei puritani che la
reputano una strega e cerca rifugio nei boschi; a salvarla saranno Penna
Azzurra e Aquila Bianca, gli indigeni che già l’avevano aiutata nel primo
capitolo e che lei sceglierà di seguire, abbandonando i costumi europei per
entrare a far parte della loro tribù. Per narrare questi eventi, l’autrice
adotta una nuova tecnica, da me affatto apprezzata.
Se le Carte di Mary ed il loro viaggio nella
vecchia trapunta erano in grado di trasmettere un senso di Storicità, pur nella
loro palese finzione, in questo seguito la Rees preferisce accantonare i
(falsi) documenti storici e seguire la via del misticismo. Entra così in scena
Agnes, una giovane indiana dei giorni nostri, connessa da un forte legame alla
sua antenata Mary, tanto che la lettura de “Il viaggio della strega bambina” la
porta a rivivere in trance tutta la vita della presunta strega.
Sebbene la trama segua per intero le vicende
di Mary, il lettore non incappa in nessun evento tanto sorprendente da non
poter essere intuito già dal finale del primo volume, dove veniva appunto
ventilata la possibilità che la giovane si unisse ai pellerossa, senza far più
ritorno tra gli occidentali. Mi sarei inoltra aspettata maggiori collegamenti
al tempo trascorso da Mary a Beulah: sotto questo aspetto, il seguito è davvero
superfluo, anche per i lettori che hanno molto apprezzato il primo volume.
Per quanto riguarda i personaggi, viene
offerta al lettore un’ottima introspezione di Mary, mentre tutte le persone con
le quali interagisce vengono presentate attraverso le sue percezioni ed
emozioni, quindi non se ne ottiene un quadro molto dettagliato.
Anche i personaggi della story-line
ambientata nel presente sono abbastanza abbozzati, perfino Agnes che dovrebbe
essere invece una sorta di coprotagonista; a spiccare per il suo carisma è
soltanto zia M, sebbene i suoi “poteri” di preveggenza finiscano più volte per
anticipare a tal punto gli eventi da far perdere dei frammenti narrativi al
lettore.
L’elemento magico è un altro aspetto del
romanzo che non ho affatto gradito. Rispetto a “Il viaggio della strega
bambina”, qui la magia viene presentata sotto una luce del tutto diversa: da
mera percezione di una ragazzina suggestionata dalle storie ascoltate e dal
particolare ambiente in cui vive, si trasforma in qualcosa di reale e
tangibile. A dispetto del fuorviante titolo italiano, Mary è ben consapevole di
essere dotata di poteri speciali e ad essi fa ricorso vari volte nel volume,
sia per fini utili come nascondersi nella nebbia durante un fuga, sia per scopi
meno nobili come nel caso di una maledizione scagliata contro il bersaglio
della sua vendetta.
Risulta quindi evidente che questo libro non
può essere valutato senza affiancarvi e paragonarvi il precedente; da
un’analisi generale, sia per i temi affrontati sia per il tono adottato, si
evidenzia come questo romanzo sia pensato per un pubblico più maturo.
A favore dell’autrice mi sento in dovere di
citare l’abilità nel delineare scene ricche di emozione, seppur con un
linguaggio semplice ed immediato, e l’eccellente conoscenza che dimostra di
possedere: sulla storia del Nord America ai tempi dei primi coloni europei e
sulla cultura delle varie tribù indiane, nel passato come ai giorni nostri.
Desidero infine menzionare come la Rees,
sempre per mezzo di Alison, abbia deciso di ricorrere al metodo dei “documenti
ritrovati” per far conoscere al lettore il destino degli altri personaggi del
primo capitolo, seppure in modo nettamente separato dalla narrazione.DOVE COMPRARE QUESTO LIBRO
LA VIGNETTA
Perchè la coerenza è sempre démodé!
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