sabato 27 ottobre 2018

Sarah è una mamma pancina? - Recensione a “La gemella silenziosa” di S.K. Tremayne

Sarah è una mamma pancina?

Recensione a "La gemella silenziosa" di Sean K. Tremayne


LA SCHEDA TECNICA

TITOLO: La gemella silenziosa
AUTORE: Sean K. Tremayne
TITOLO ORIGINALE: The Ice Twins
TRADUTTORE: Claudia Marseguerra
EDITORE: Garzanti
COLLANA: Like
PAGINE: 300

IL COMMENTO

  È credibile che un autore di romance non conosca “Le pagine della nostra vita” di Sparks? oppure uno di romanzi fantasy non abbia mai letto la trilogia de Il Signore degli Anelli di Tolkien? Certo, non ci si può aspettare dagli scrittori una conoscenza enciclopedica del proprio genere letterario di riferimento, ma dovrebbero avere almeno un’infarinatura generale sugli autori e sulle opere più note.
  E invece no! Perché il caro Tremayne (nulla da partire con la matrigna di cenerentola, tranquilli) sembra non aver mail sentito parlate de “La cruna dell’ago” di Ken Follett (QUI la recensione), romanzo pluripremiato, inserito tra i cento volumi più venduti della Storia nella classifica stilata dal sito ranker.com e diventato anche un film di successo. La versione dell’ignoranza è quindi quella a cui scelgo di credere, perché l’alternativa sarebbe il plagio più sfacciato.
  Sin dai primi capitoli si notano delle evidenti analogia nelle trame dei due volumi: in seguito ad un tragico incidente la famiglia protagonista de “La gemella silenziosa”, i londinesi Moorcroft, decide di cominciare una nuova vita trasferendosi in un piccola isola scozzese ccon tanto di faro, il cui nome significa “isola del tuono”; qui la vita non è affatto facile e i due coniugi anziché riavvicinarsi vedono logorarsi ulteriormente il loro rapporto, per giungere infine ad una fortuita tempesta che impedisce di raggiungere la terraferma e prepara lo scenario ideale per delle sconvolgenti rivelazioni.
  Notate qualche somiglianza? Ne “La cruna dell’ago”, tra i protagonisti c’era una coppia dalla storia analoga, che viveva appunto su un’isoletta farodotata chiamata “isola della tempesta”. Per fortuna, lo spunto di base si sviluppa poi in un’altra direzione.
  Ma iniziamo dal principio: Angus e Sarah, marito e moglie, sono reduci dalla morte di Lydia, una delle loro figliolette gemelle, caduta da una terrazza nella casa dei nonni; poco tempo dopo Gus perde anche il posto di lavoro perché lo porta a picchiare selvaggiamente un suo superiore, così la coppia decide di vendere la bella casa londinese e di trasferirsi in un cottage malmesso sull’isola di Torran, lasciate loro in eredità dalla nonna di Angus. Ad essere più turbata dalla tragedia è però la gemella superstite, Kirstie, che già alla sua prima apparizione manifesta dei comportamenti molto strani. La bambina afferma di essere in realtà Lydia, scambiata per la gemella perché perfettamente identiche e abbigliate allo stesso modo il giorno dell’incidente; in un secondo momento la si vede parlare e giovare con la “sorella”, oltre a riferirsi spesso a se stessa usando il plurale o confondendo la propria identità con quella della piccola defunta.
  E già qui iniziano i problemi, perché ogni persona normale avrebbe come minimo portato la bambina da un bravo psichiatra infantile; se non i genitori, per lo meno i nonni, gli amici o la scuola si dovrebbero attivare in una situazione di questo tipo: non siamo in un romanzo di fantascienza! O forse sì, dal momento che la segretaria della scuola (dove siano preside ed insegnanti non è dato sapere) come risposta agli assurdi comportamenti di Kirstie/Lydia decide di lasciarla a casa per una settimana, e “poi si vedrà”.
  Sarah ed Angus si trovano in una situazione delicata anche nel loro rapporto come coppia, e la trama ha in serbo parecchi colpi di scena, conditi da tradimenti e sensi di colpa a volontà. Si capisce ben presto che la loro relazione è sempre stata borderline, tra passione e violenza, anche a causa dei rispettivi trascorsi familiari.
  Proprio i padri aggressivi ed alcolizzati sono uno dei cliché che affollano il romanzo, elementi già visti ma sempre validi nei thriller; l’idea di sviluppare il mistero principale sullo scambio tra due gemelle monozigote ha già parecchi precedenti, come pure la distruzione del mito riguardo l’innocenza nei bambini e la presenza di due voci narranti in contraddizione -tipo “L’amore bugiardo” di Gillian Flynn (QUI la recensione).
  L’aspetto che più mi ha infastidito durante la lettura è stato proprio l’alternarsi dei POV di Angus e Sarah. Nulla di sbagliato nelll’idea in se quanto nel passare dalla prima persona al presente (lei) alla terza persona al passato (lui). Sinceramente, preferisco una maggiore uniformità, inoltre nei capitoli POV di Sarah ci sono inspiegabilmente dei pensieri virgolettati nel testo: perché inserire tra virgolette questo tipo di narrazione che è per antonomasia la trascrizione di un flusso di coscienza rimane un mistero.
  I protagonisti sono nel complesso ben sviluppati e l’autore analizza con attenzione le loro emozioni, soprattutto nel personaggio di Sarah. La brevità del romanzo penalizza invece i comprimari che sembrano spesso dimenticati tra i vari capitoli: Josh e Molly, amici dei Moorcroft, e i genitori di Sarah compaiono solo quando la trama lo richiede, in modo tutt’altro che naturale.
  Ma qualcosa di positivo nel libro c’è. Personalmente ho apprezzato molto le dettagliate descrizioni del suggestivo paesaggio scozzese, diviso tra il mare impetuoso e le stoiche montagne. Ottime anche l’alternanza tra dei momenti carichi di tensione e scene di calma quasi placida, mix che riesce a mantenere viva l’attenzione del lettore, nonché la sua curiosità per scoprire i segreti celati da ogni personaggio.

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  Veramente voleva solo sistemare la barca...

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