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Recensione a "Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì" di Katherine Pancol
TITOLO: Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì
AUTORE: Katherine Pancol
TITOLO ORIGINALE: Les écurevils de Central Park sont triestes le lundi
TRADUTTORE: Raffaella Patriarca
EDITORE: Dalai
COLLANA: Super Tascabili
PAGINE: 750
TRADUTTORE: Raffaella Patriarca
EDITORE: Dalai
COLLANA: Super Tascabili
PAGINE: 750
Ho letto di
molti personaggi affetti da disturbo bipolare nella mia “carriera” da lettrice,
ma mai prima d’ora mi ero trovata di fronte ad un romanzo bipolare. Ovviamente
il libro è solo uno strumento per veicolare le opinioni dell’autore ed è a
quest’ultimo che dobbiamo chiedere contro; quindi, cara Pancol, ti vuoi
decidere una buona volta?
Come nel
precedente capitolo, “Il valzer lento delle tartarughe” (QUI la recensione), si
inviano al lettore dei messaggi a dir poco contrastanti legati all’indipendenza,
economica ma anche sentimentale, del gentil sesso. Per ogni volta che un
personaggio femminile afferma di poter vivere serenamente da sola, un altro la
contraddice poche pagine dopo, ribadendo la necessità quasi morbosa di avere un
partner al proprio fianco con il quale dividere i problemi quotidiani.
Quest’alternanza di messaggi pro e contro la libertà femminile continua
fino al termine del volume e sembra ancor più fuori luogo se si considera che
la maggior parte dei personaggi POV di questo libro sono donne, in alcuni casi
anche dotate di un carattere forte e deciso alle quali però l’autrice assegna
senza esclusione un compagno. Non sempre alla loro altezza, sfortunatamente.
Sintetizzare
la trama è diventato sempre più difficile, volume dopo volume, perché la storia
ha assunto proporzioni sempre più ampie e complesse, andando mano a mano ad
accorpare al suo interno un numero spropositato di personaggi. Le avventure che
coinvolgono Joséphine e la sua famiglia allargata (lo so, è riduttivo) si
confermano al limite dell’assurdo, seppur del tutto prevedibili, e ora tenterò
di riassumere almeno le prime battute.
Si riprende un
paio di mesi dopo la conclusione del secondo capitolo: a Londra, Hortense è
impegnata nei suoi studi per diventare un’affermata stilista ed il suo progetto
nell’immediato è allestire due vetrine da Harrods, Gari prende invece due
decisioni, ossia dedicarsi professionalmente alla musica e conoscere finalmente
il padre biologico, mentre Shirley affronta dei problemi legati alla sua
infanzia che hanno segnato il suo temperamento ed il modo in cui si relazioni
agli uomini, e Philippe tenta di destreggiarsi tra l’affetto che ancora nutre
per Jo e la difficoltà nel crescere da solo Alexandre; a Parigi, Joséphine è
costretta a cercare delle idee per un nuovo romanzo, questa volta ben lontano
dal suo confortevole Medioevo, Zoé muove i primi ed incerti passi nel mondo
dell’amore con Gaetan, ed Henriette cospira ancora ai danni di Marcel e della
suo nuova famiglia. Famiglia della quale, vi ricordo, fa parte l’inquietante
Junior; no, non ho ancora superato lo shock riguardo le bizzarre origini di
questo personaggio.
Visto il
titolo, vi chiederete dove sia New York; mi dispiace dovervi disilludere, ma
Central Park non farà la sua comparsa se non nelle ultime duecento pagine. I
riferimenti agli animali invece sono molto presenti e non solo per gli
scoiattoli; ma anche per coccodrilli e tartarughe, dettaglio che mi ha
positivamente colpita; quello che invece mi ha davvero delusa è stato il
finale, che risulta nel complesso ben delineato solo per la coppia formata da
Hortense e Gary, mentre per gli altri personaggi è frettoloso (aggettivo
stonato, per un libro di questa mole!) e molte delle scene più attese avvengono
fuori campo.
Il motivo
principale per cui ho continuato a leggere questa serie (comprato ... ehm ...
cofanetto ... ehm) è la presenza di personaggi tutto fuorché perfetti. Nessuno
dei protagonisti è scevro da difetti, anche Jo che all’apparenza è piena di
belle qualità, e questo serve a bilanciare con una sana dose di realismo tutte
le scene assurde che costellano la serie, già dai tempi de “Gli occhi gialli
dei coccodrilli” (QUI la recensione) con la parentela reale di Shirley.
Devo ammettere
che quasi tutti i personaggi principali compiano un’importante percoso di
crescita di questo romanzo; percorso che ci aiuta a capire meglio Shirley ad
esempio, finora rimasta un po’ nell’ombra, e ad apprezzare davvero la difficile
Hortense, ma che non funziona altrettanto bene con Josépgine, per la quale ci
viene riproposta la storia del mancato annegamento infantile per la terza
volta.
A non
convincermi sono invece sono gli antagonisti ad esclusione di Henriette, che
seppur segnata da odio esasperato aveva delle ragioni a motivarla, troviamo dei
personaggi mossi solo da un debole senso di rivalsa verso chi ottiene più
successo di loro, come Bérangère e Jean.
I problemi
principali di questo romanzo si riscontrano nello stile. I dialoghi sono
davvero poco credibili e spontanei, c’è una sovrabbondanza di dettagli in
alcune scene, tanto da avere la sensazione di leggere delle liste già
predefinite, inoltre la storia ha come un retrogusto datato: non sembra ambientata
nel 2010, bensì almeno dieci anni prima per alcuni oggetti, comportamenti e
termini adottati dai protagonisti.
A tal
proposito, è d’obbligo segnalare il cambio del traduttore in questo terzo
volume che credo abbia influito sul testo. Sono presenti alcuni vocaboli
dialettali e diversi errori grammaticali: ben quattro volte nel testo viene
utilizzato il pronome gli al posto del lei per soggetti femminili.
Nel complesso
non è stata una lettura atroce ed ho trovato alcuni validi spunti, purtroppo
scialacquati nelle troppe pagine del volume. Con questa serie ho pertanto
deciso di fermarmi, ma a chi fosse interessato segnalo che è già disponibile in
italiano la seconda trilogia dal titolo “Muchachas” mentre un settimo romanzo è
stato pubblicato, per ora solo in francese, lo scorso anno.
DOVE COMPRARE QUESTO LIBRO
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