Un prologo prolisso
Recensione a "Il principe dei fulmini" di Mark Lawrence

LA SCHEDA TECNICA
TITOLO: Il principe dei fulmini
AUTORE: Mark Lawrence
TITOLO ORIGINALE: Prince of Thorns
TRADUTTORE: Leonardo Leonardi
EDITORE: Newton Compton
COLLANA: SuperInsuperabili
PAGINE: 220
TRADUTTORE: Leonardo Leonardi
EDITORE: Newton Compton
COLLANA: SuperInsuperabili
PAGINE: 220
Se anni e anni
di libri, film e serie TV ci hanno insegnato qualcosa, è che nel 99% dei casi
il futuro sarà uno schifo: sola eccezione è l’utopia popolata dai robot
domestici de “I pronipoti” della Hanna-Barbera.
Ed infatti
eccoci nell’ennesimo futuro post-apocalittico in cui la civiltà umana è
regredita ad un nuovo Medioevo. Se questa introduzione vi suona familiare è
perché le premesse sono praticamente le stesse di “The Queen of the Tearling”
di Erika Johansen (QUI la recensione), romanzo al quale “Il principe dei
fulmini” si può associare anche per la presenza di essere magici e per un
aspetto a dir poco assurdo: dopo il cataclisma (si fa riferimento ad un
conflitto, ma la geografia del mondo fa pensare anche all’innalzamento del
livello dei mari) ogni conoscenza medica e tecnologica dell’ultimo millennio
sembra scomparsa, mentre le opere di Plutarco, Shakespeare e Nietzsche si sono
salvate (meno male...). Sono di scena anche sovrani e nobili di vario ordine,
in lotta fra loro, a capo di tanti piccoli feudi, residuo di quella che un
tempo era l’Europa, come nei territori del Tearling.
A scindere in
modo netto l’esordio narrativo di Lawrence da quello della Johansen sono però
le scene di violenza che chiazzano di sangue ogni pagina. E se pensate che anche
la cara Kelsea dovesse affrontare una buona dose di scontri e battaglie, vi
ricrederete dopo aver conosciuto Jorg.
Il nostro
protagonista è infatti avvezzo ad ogni sorta di barbarie e questo elemento non
viene minimamente smussato nella narrazione, che non risparmia al lettore
descrizioni sanguinarie e rivoltanti. Quindi il primo requisito necessario per
poter affrontare questa lettura è avere uno stomaco resistente, altrimenti
consiglio di orientarsi verso altri romanzi.
Agli intrepidi
che sono invece ancora interessati a questo volume dico: avete fatto una buona
scelta. Non ottima, perché il romanzo ha oggettivamente alcuni difetti, ma su
quelli mi soffermerò dopo, per ora affrontiamo la trama.
La storia
ruota attorno al giovane Jorg Ancrath, principe di uno dei tanti staterelli di
questa Europa futuristica, in particolare nel nord dell’attuale Francia. Pur
essendo l’erede al trono, Jorg non vive nell’Alto Castello con il padre, ma
vaga tra i villaggi a capo di una banda di briganti che si dilettano nel
mettere a ferro e fuoco le capanne dei contadini e nel derubare gli ignari
viandanti; la missione del protagonista è però ben più importante, ovvero
uccidere il vicino Conte di Renar, l’uomo che anni prima ordinò l’assassinio di
sua madre e del fratellino William.
In questo
primo capitolo, vediamo Jorg e i suoi Fratelli (come vengono chiamati i
tagliagole al suo seguito) impegnati in varie sfide, dall’imboscata ad una
pattuglia all’assalto ad una fortezza inespugnabile, ma in generale gli eventi
importanti sono un numero ristretto perché l’autore sceglie di sfruttare il
primo libro per gettare le basi di quella che sarà poi la trilogia Broken
Empire. Anche nei flashback che interrompono a tratti la narrazione al presente,
non vengono illustrati per intero gli eventi tra la partenza di Jorg dall’Alto
Castello al suo ritorno quattro anni dopo, come capo dei Fratelli,
probabilmente per esplorare meglio questo periodo nei volumi successivi.
L’aspetto che
mi ha maggiormente catturato nella storia è sicuramente la figura del mago. Non
tanto gli stregoni presenti, seppur siano dei personaggi degni di nota, quanto
la concezione della magia come forza che piega le menti, si insinua nei sogni e
sussurra ordini all’inconscio. A differenza della trilogia iniziata con “La
Corporazione dei maghi” di Trudi Canavan (QUI la recensione), gli incantatori
che troviamo nell’Impero Spezzato sono ben più ambiziosi e, fingendo di
obbedire agli ordini dei re e nobili, sfruttano la vicinanza agli uomini di
potere per sfidarsi nel loro personale gioco del trono (riferimento puramente
intenzionale).
Altro elemento
che allontana il libro dai canoni classici del genere fantasy è il suo crudo
realismo, evidente sia nella scelta di rendere protagonisti degli assassini,
sia nel tono in cui vengono narrati gli avvenimenti ed i comportamenti dei
personaggi che, benché messi in ombra dalla predominanza del protagonista,
risultano nel complesso ben caratterizzati.
Il focus de
“Il principe dei fulmini” è infatti diretto solo su Jorg, che tiene anche le
redini della narrazione. Leggendo il suo POV l’ho istintivamente associato al
Lighi Yagami di “Death Note”, per la spietata lucidità con cui pianifica le sue
mosse ed agisce senza lasciar spazio a sentimenti come l’affetto o la pietà; in
questo romanzo manca però un L che bilanci il crudele principe, essendo
praticamente assenti dei personaggi principalmente virtuosi. La narrazione in
prima persona si rivela indispensabile per comprendere i pensieri dietro alle
azioni di Jorg, ma ha però degli svantaggi: si finisce per leggere senza alcuna
reazione di omicidi spietati e vengono tralasciati i dettagli in molte scene,
con un’esasperazione dello show don’t tell che rende alcune parti frettolose e
confuse tanto da rendere obbligatoria una seconda o una terza lettura per
inquadrare bene gli eventi.
Oltre a questo
aspetto, i difetti a cui ho accennato sono abbastanza circoscritti e già
lamentati da chiunque abbia scritto una recensione a questo libro. L’età del
protagonista non è assolutamente credibile, anzi la maggior parte così
dimentica di avere di fronte un quattordicenne, soprattutto perché Jorg si
atteggia a uomo vissuto e anche gli altri lo trattano come tale. Per l’edizione
italiana, la Newton Compton ha poi scelto di adottare una traduzione a dir poco
fantasiosa del titolo: non sarebbe un gran problema non fosse che nel testo il
protagonista viene chiamato proprio Principe dei Rovi.
DOVE COMPRARE QUESTO LIBRO
Nessun commento:
Posta un commento