Il coraggio che unisce tutte le madri
Recensione a "L'ultima dei Neanderthal" di Claire Cameron
TITOLO: L'ultima dei Neanderthal
AUTORE: Claire Cameron
TITOLO ORIGINALE: The Last NeanderthalTRADUTTORE: Alessandra Osti
EDITORE: SEM
COLLANA: -
PAGINE: 280
VOTO: 4 stelline e mezza
“L’ultima dei Neanderthal” è un romanzo storico spezzato in
due, tra una storia ambientata ai giorni nostri ed una nel passato, in
particolare nel Paleolitico medio. Come spunto da cui partire, Claire Cameron
si è ispirata alla scoperta archeologica nota come gli Amanti di Valdaro e da
questa ha sviluppato entrambi gli intrecci narrativi.
Va premesso
che i resti ritrovati vicino a Mantova nel 2007 erano di due Sapiens e sono
stati fatti risalire al Neolitico, quando ormai i Neanderthal era estinti da
migliaia di anni, ma la scrittrice ha voluto comunque riproporre l’iconica posa
dei due scheletri nel suo romanzo, trasformando però uno dei due in una femmina
di Neanderthal.
Autrice di
questa straordinaria scoperta è la dottoressa Rosamund “Rose” Gale, che investe
buona parte dei suoi risparmi e tutte le sue energie in uno scavo in Francia,
dove spera di trovare delle prove a sostegno delle sue tesi secondo le quali i
Neanderthal erano molto più evoluti di quanto si ritenga correntemente. Il
ritrovamento di due corpi così ben conservati le permette di chiedere dei
finanziamenti per poter portare a termine lo scavo, ma subito si scontrerà
contro il mondo accademico, più interessato a pubblicizzare al meglio la
scoperta anziché darle il giusto valore scientifico.
A metterla
ulteriormente in difficoltà sarà anche l'inaspettata gravidanza: Rose è decisa
a continuare il suo lavoro per paura che i suoi sforzi non vengano
riconosciuti, ma questo la espone alle critiche di chi le sta attorno e
soprattutto a numerose difficoltà finanziarie.
Parallelamente, Ragazza -la femmina di Neanderthal ritrovata- si ritrova
a sua volta in enormi difficoltà, anche a causa di una gravidanza iniziata in
un momento infelice, almeno secondo le abitudini della sua famiglia. La
narrazione segue i suoi spostamenti nel corso di un anno circa, mostrando al
lettore tutte le difficoltà che la giovane incontra per poter sopravvivere in
un mondo tanto generoso durante l'estate quanto ostile in inverno.
L'autrice è riuscita ad immaginare in modo
davvero realistico lo stile di vita di un nucleo famigliare neanderthaliano,
illustrando le attività nei vari periodi dell'anno e le abitudini sociali, come
i racconti accompagnati dalle ombre create sulle pareti; tutte queste
informazioni, che all'inizio del romanzo causano qualche infodumb, vanno a
delineare con precisione il ritratto della famiglia e della sua storia
«Tutte le bestie avevano le proprie
caratteristiche e la famiglia non si riteneva un’eccezione. [...] Non
consideravano difetti le differenze fra i loro corpi e quelli delle altre
bestie, ma piuttosto fonti di ispirazione.»
mostrando
nel contempo quali possono essere state le ragioni della loro limitata
evoluzione e della successiva estinzione.
La parte di Ragazza è quella maggiormente
sviluppata, che mostra molto bene la sua inclinazione e le relazioni con gli
altri appartenenti alla famiglia.
«Era riuscito a prendere l’insetto e
a schiacciarlo sotto i denti. Ragazza non lo aveva ringraziato. Non ce n’era
bisogno. [...] Le parole potevano essere vuote, ricambiare un gesto era pieno
di significato.»
Per
contro, i capitoli dedicati a Rose sono un po' più semplici e prevedibili,
riuscendo però a crescere di spessore nella parte finale.
![]() |
Gli Amanti di Valdaro |
I personaggi principali sono abbastanza
caratterizzati, ma solo pochi tra quelli secondari ottengono il giusto spazio -anche
a causa della relativa brevità del volume- mentre la maggior parte rimangono
delle mere figure di contorno, che agiscono in sola funzione della trama.
Lo stile della Cameron è incredibilmente
scorrevole e coinvolgente: il ritmo veloce della narrazione e la
mancanza di momenti morti permettono di mantenere il lettore catturato. Ottima
anche la scelta di narrare in terza persona le parti di Ragazza e in prima
quelle di Rose, per far immedesimare il lettore in quest'ultima e renderlo
protagonista della scoperta.
Un problema stilistico si riscontra invece
nei dialoghi, infatti i capitoli di Ragazza ne sono quali privi e procedono
perfettamente, mentre quelli di Rose ne contengono parecchi, spesso quasi
imbarazzanti ed importuni per la mancanza di indicazioni sul modo in cui le
battute vengono espresse. Altro piccolo problema sono le ripetizioni che ogni
tanto fanno alzare gli occhi al cielo; ad esempio, troviamo questa frase:
«Intorno al collo portava una
conchiglia appesa a una cordicella.[...]»
e una
sola pagina dopo questa:
«[...] Grande Madre aveva dato a
Ragazza una conchiglia di mare grande come una noce. Ragazza l’aveva fissata a
una cordicella che teneva al collo.»
Tranquillizzati
Claire, il lettore non soffre di amnesia, quindi non è necessario ribadire
continuamente dove sia quella benedetta collana!
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