La rivincita di Jacob, Gale e gli altri
Recensione a "Fandom" di Anna Day
TITOLO: Fandom. Saresti disposta a morire per la tua storia preferita?
AUTORE: Anna Day
TITOLO ORIGINALE: The FandomTRADUTTORE: Roberta Verde
EDITORE: De Agostini
COLLANA: Le gemme
PAGINE: 510
VOTO: 2 stelline
“Fandom” è un romanzo distopico con target young adult e
l'aggiunta di alcuni elementi dei generi fantascienza e romance. La narrazione
presenta inoltre la struttura peculiare di un metaromanzo.
La storia
principale vede come protagonista la diciassettenne inglese Violet, grandissima
appassionata di un romanzo distopico dal titolo “La danza delle forche”, tanto da partecipare al ComiCon assieme alle
migliori amiche e al fratello minore indossando il costume della sua eroina,
Rose. Durante l'evento si verifica una scossa di terremoto e, poco dopo, il
gruppetto si trova inaspettatamente catapultato nel mondo del loro libro
preferito, una realtà che trascende sia la storia del romanzo che quella del
film tratto e risulta arricchita di moltissimi elementi per loro inediti.
L'arrivo di Violet e degli altri va a
modificare significativamente l'arco narrativo già dalla prima scena: a causa
loro, Rose viene uccisa e il romanzo perde il suo personaggio principale; per
ovviare al problema sarà proprio la nostra Violet a doverne prendere il posto
nella storia, portando al termine prestabilito la vicenda.
La premessa è quindi abbastanza interessante,
sebbene non originale perché già abbiamo visto ragazzi risucchiati nel mondo di
un romanzo in “La storia infinita” di Michael Ende (QUI la recensione) o bloccati in una
realtà parallela dove devono portare a termine una missione in “Hyperversum” di Cecilia Randall, ma purtroppo lo spunto è tutto ciò che
la trama ha da offrire, assieme ad un ritmo davvero incalzante: il resto del
volume è un'accozzaglia di scene banali e stereotipate. Anche la trama dell'“altro libro” è l'ennesima copia della trilogia
The Hunger Games, con l'aggravante che la realtà viene classificata come
distopica solo in virtù della violenza perpetrata dal popolo oppressore -gli
umani potenziati, detti Gem- e non per un effettivo controllo autoritario dello
Stato sulla vita dei cittadini. Addirittura mentre lavorano per i Gem gli
oppressi -chiamati Imp- non vengono in alcun modo supervisionati e possono
svolgere il lavoro che più gli aggrada!
Nel valutare la distopia nel suo insieme sono
però un po' combattuta, perché da un lato l'autrice sfrutta (male) tutti i
cliché che questo genere ha creato negli ultimi dieci anni per il target YA, dall'altro
sembra invece intenzionata a sottolineare questi aspetti con fine satirico. E
quindi ecco dialoghi su argomenti come l'insta-love,
«-Una settimana?-, ripete incredula.
-Tutto questo accade in una settimana?
Sembra davvero ridicolo [...].
Katie scuote la testa sconcertata.
-La gente si innamora in fretta nei romanzi rosa distopici.»
ma
anche sugli stereotipi legati ai nomi dei personaggi o alle dittature
distopiche.
«Alice ridacchia. -Gale...
Quattro... sono tutte utopie nella mia testa.
-Nomi stupidi però-, dice Nate,
schivando Spiderman. -È una delle regole non scritte di tutti i romanzi
distopici: gli amichetti delle protagoniste devono avere nomi stupidi.[...]
-E il governo è sempre cattivo-,
prosegue Katie.»
Come detto, a dispetto di queste battute
quasi sarcastiche, la Day sguazza nei peggiori luoghi comuni della letteratura
per ragazzi, come l'immancabile protagonista insicura e sempre pronta a
mettersi idealmente in competizione con ragazze più avvenenti
«-Vedi, nel mio mondo, Rose è un
personaggio di un libro, da cui hanno tratto un film. È un'eroina splendida:
coraggiosa forte e bella, tutte cose che io non sono.»
Nel
complesso, per essere un romanzo del 2018 risulta decisamente migliorabile
sotto questi punti di vista.
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Cover USA |
Per i personaggi non ho pensieri migliori.
Sebbene vivano un'esperienza potenzialmente mortale non perdono mai l'occasione
per scherzare tra loro o per regalarci riflessioni di questo tipo:
«È strano quello che ti passa per la
mente quando stai per morire. Il mio ultimo pensiero è più o meno questo: Che
peccato essere arrivata fin qui e non incontrare Willow.»
Ad un primo impatto, pensavo di poter salvare almeno
Katie per il suo punto di vista più esterno da non-fan, ma proprio lei diventa
ben presto la portavoce di alcune tra le frasi più infelici partorite
dall'autrice.
Infatti, sempre in tema di stereotipi odiosi
e (speravo) ormai superati, abbiamo il classico bullo che viene giustificato
perché proprio con la meschinità esprime un amore segreto,
«Non preoccuparti di rimbamBell, è
solo che gli piaci-, dice [Katie].
-Come no. È imbarazzato perché io e
Alice l'abbiamo beccato a frignare al cinema, l'anno scorso.
Lei spinge rumorosamente indietro la
sedia. -Dai, lo sai che sei figa.»
o
ancora la peggiore di tutte, a mio parere, ovvero l'antagonismo tra ragazze che
sfocia con superficialità nello slut-shaming
«-[Willow] Ama [Alice]?- Lei
socchiude gli occhi e serra la bocca. -Libidine, direi- Lo sai com'è fatta
quell'imbranata di Alice. Avrà messo quel povero ragazzo all'angolo mostrandogli
le tette. Lui si accorgerà presto che è solo una stupida ninfomane e tornerà da
te.»
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