Nessun sacrificio d'amore è troppo grande
Recensione a "Gargoyle" di Andrew Davidson
TITOLO: Gargoyle
AUTORE: Andrew Davidson
TITOLO ORIGINALE: The GargoyleTRADUTTORE: Katia Bagnoli
EDITORE: Mondadori
COLLANA: Oscar contemporanea
PAGINE: 470
VOTO: 5 stelline
“Gargoyle” è un romanzo di narrativa generale che
può però rientrare per molti versi nella categoria del realismo magico, per lo
squisito equilibrio tra la descrizione dettagliata e puntuale degli avvenimenti
e l'alone di mistero che permea i racconti fantastici inseriti nella
narrazione.
La storia ci
viene raccontata in prima persona dal protagonista stesso, che più volte nel
corso del romanzo si rivolge in modo diretto al suo pubblico
«Suppongo, caro lettore, che anche
tu abbia conosciuto il fuoco.»
andando
un po' a superare il limite della narrativa, ma senza risultare per questo
fastidioso. In questa finzione mantenuta dalla sospensione dell'incredulità, il
lettore si trova a scoprire la vita del protagonista, pur senza mai conoscerne
il nome; si inizia dall'evento che ha cambiato per sempre la sua esistenza, per
poi inserire varie digressioni del suo passato
«Non so se sia giusto cominciare
dall'incidente, perché è la prima volta che scrivo un libro. A dire il vero ho
iniziato con l'incidente perché volevo catturare il tuo interesse e tirarti
dentro la mia storia. E dato che stai ancora leggendo, forse ha funzionato.»
All'inizio del romanzo, il nostro antieroe è
un uomo reso difficile da un passato difficile: rimasto orfano da bambino e
cresciuto tra parenti irresponsabili e orfanotrofi, si ritrova solo al mondo e
senza alcuna seria prospettiva di carriera; ed eccolo quindi iniziare la sua
brillante ascesa nel mondo della pornografia, prima come attore e poi come
produttore e sceneggiatore. La sua vita si fa sempre più sregolata, soprattutto
a causa del consumo abituale di droghe, ma ecco sopraggiungere l'incidente che
lo catapulterà in un letto d'ospedale, più morto che vivo. E, soprattutto,
coperto di terribili ustioni.
Proprio in questo nuovo ambiente fa la sua
comparsa Marianne Engel, scultrice di gargoyle e grotesque, convinta di aver
già incontrato il protagonista nella loro vita passata, in particolare nella
Germania del Trecento. Dopo un inizio per nulla promettente parte una serie di
incontri tra i due che fanno pensare alla raccolta de Le mille e una notte, con
un sultano deciso non ad uccidere la sua sposa bensì a togliersi la vita per
non dover più patire a causa delle ustioni che gli ricoprono il corpo, mentre
la curiosità ispirata dalle storie di Marianne riesce a ridargli il desiderio
di vivere
«Volevo che continuasse a raccontare
il nostro passato, ma s'interruppe.
Quando la implorai di dirmi se ci
eravamo poi sposati, Marianne Engel rispose: -Devi aspettare per saperlo.»
A questa celebre raccolta di storie
fantastiche si uniscono anche parecchi riferimenti alla fiaba de La bella e la
bestia, perché come il principe il protagonista è costretto a cambiare la sua
prospettiva di vita in seguito ad una drastica mutazione del suo aspetto
esteriore. L'incidente lo poterà a migliorare se stesso specialmente nei
rapporti con gli altri
«Volevo dimostrarle [a Marianne] che
stavo crescendo come persona, come si dice nel gergo psicanalitico, perché
doveva essere tenuta aggiornata sugli sviluppi.»
permettendogli
di stringere per la prima volta delle amicizie sincere con quelli che
diventeranno gli altri personaggi chiave del libro, tutti forniti del giusto
spazio nella narrazione e di una storia di base interessante.
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Cover britannica |
Devo ammettere di essermi avvicinata a questo
libro pensando di trovare qualcosa di simile a “Le prime quindici vite di Harry
August” di Claire
North (QUI la recensione); non è poi stato così, eppure “Gargoyle” mi ha davvero conquistata. Sarà per
l'umorismo macabro del protagonista,
«La gente che si taglia i polsi o
non vuole morire davvero o è troppo stupida per farcela.»
sarà
per la precisione dei riferimenti culturali, linguistici, storici e medici che
provano la scrupolosa preparazione dell'autore, sarà perché il mio cuore
insensibile ad ogni romance è stato toccato dalla poeticità di questa storia
d'amore.
Questo romanzo non è però limitato dalla sua
storia, perché va a toccare un gran numero di temi molto rilevanti ed attuali,
come la fede religiosa e la dipendenza dalle sostanze stupefacenti, ben
espressa dall'immagine del serpente affamato di morfina nella spina dorsale del
protagonista
«La serpetroia nella spina dorsale
non smetteva di muovere la coda tra le mie viscere e agitare la frase STO
ARRIVANDO E TU NON PUOI FARCI NIENTE. Non mi dava nemmeno più fastidio.»
Ovviamente
anche l'aspetto del nostro antieroe ci da la possibilità di riflettere e,
soprattutto, di essere grati del corpo che ci è stato dato.
«Io ero bello alla nascita e da
bello avevo vissuto per trentaquattro anni abbondanti, durante i quali non
avevo mai concesso alla mia anima di provare un sentimento d'amore. [...] Che imprevisto
contrappasso: soltanto dopo essere stata ustionata la mia pelle aveva
cominciato a sentire.»
Menzione finale, ma doverosa, per la cura
dell'edizione che riporta i molti cambi di font di quella originale ed anche
alcuni messaggi nascosti che vi potrete divertire a scoprire durante la
lettura.
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