sabato 29 febbraio 2020

Wrap-Up - Letture di febbraio 2020

Wrap-Up - Letture di febbaio 2020



Come promesso nella TBR, le letture di febbraio sono state interamente incentrate sulla figura storica e sulle opere di Jane Austen. A conti fatti, quale libro posso consigliare a chi -come me- è suo fan? Spoiler: pochi!

Per inaugurare il mese dedicato a Jane Austen non potevo che affrontare il suo ultimo romanzo completo -nonché l'ultimo ancora da leggere- "Persuasione". Pur non scalzando il mio preferito "Emma" (QUI la recensione), devo ammettere che si è rivelato una delle sue opere migliori, aggiudicandosi ovviamente cinque stelline piene. Trovare QUI la mia recensione dettagliata per la rubrica Un classico al mese.

Sono passata poi ad un retelling in chiave moderna della storia di "Orgoglio e pregiudizio" con "The Secret Diary of Lizzie Bennet", scritto a quattro mani da Bernie Su e Kate Rorick. Questo meta-romanzo è collegato alla fortunata web-series "The Lizzie Bennet Diaries" della quale va a riempire i momenti offline, ossia narra le scene in cui i personaggi non stanno vloggando, come pure le riflessioni personali della protagonista.
In questa versione del capolavoro austeniano Lizzie è una studentessa di scienze della comunicazione, preoccupata per i troppi debiti universitari e con una famiglia decisamente invadente. L'arrivo nel vicinato del futuro dottore Bing Lee mette in agitazione sua madre, che già lo vede maritato ad una delle tre figlie (qui Mary è relegata al ruolo di cugina emo, mentre la povera Kitty viene trasformata direttamente nel gatto di casa!). La storia segue a grandi linee il romanzo a cui si ispira, narrando però ogni avvenimento in chiave contemporanea; per fare un esempio -senza spoiler- quando Lizzie e Caroline passeggiano per la stanza parlando con Darcy, la scena viene giustificata dal fatto che Caroline abbia un bracciale fitness con il promemoria di fare movimento.
In generale penso che questi adattamenti siano brillanti: sebbene alcuni abbiamo stravolto la storia, in particolare sul finale, ho trovato queste variazioni un cambiamento imprescindibile per un romanzo ambientato ai giorni nostri. Dall'altro lato le forzature per mantenere la storia sui binari originali mi hanno infastidita perché vanno a rendere inverosimili i personaggi, e penso soprattutto a Mrs. Bennet che già in "Orgoglio e pregiudizio" era fastidiosa e qui si comporta da vera mentecatta.
Ho apprezzato molto i temi che vengono affrontati, seppur in modo affatto pesante, come i rischi della fama online o la difficoltà a lasciare il nido familiare ed acquistare l'indipendenza nel mondo d'oggi. Il romanzo va così a rendere ancor più completa e godibile la storia raccontata nella web-series.
Il mio voto è di quattro stelline.

Basata su "Orgoglio e pregiudizio" è anche la terza lettura del mese, "Longbourn House" di Jo Baker, per la quale ho scritto una recensione completa che potete trovare QUI. Su questo titolo di genere prevalentemente storico avevo delle aspettative abbastanza alte, che purtroppo non ho visto confermare, tanto da assegnare alla fine solo due stelline.

La situazione non è certo migliorata con la lettura successiva; pur non aspettandomi nulla di ché da "Tutta colpa di Mr Darcy" di Shannon Hale, questo romanzo dal ritmo a dir poco frenetico è riuscito a disattendere anche le mie bassissime pretese.
La storia vede come protagonista la trentenne newyorkese Jane Hayes che si spaccia per una grande appassionata di Jane Austen, mentre in realtà è soltanto ossessionata dall'interpretazione di Colin Firth nel ruolo di Mr Darcy nella miniserie BBC anni Novanta. Grazie al lascito di una ricca prozia, Jane potrà trascorrere tre settimane di vacanza a Pembrook Park, una tenuta inglese dove viene allestito un parco a tema per chi vuole -e può permettersi- di vivere un'avventura in stile Regency.
Sorvolando sul fatto che questo luogo è in sostanza un'agenzia di escort in costume d'epoca, con una proprietaria che tiene un comportamento decisamente anti-economico (a prescindere dallo status sociale, non credo sia una buona idea insultare i propri clienti, soprattutto ai tempi di Trip Advisor e simili!), questo romanzo è tra i pochi a poter vantare un adattamento cinematografico migliore della versione cartacea. Il film infatti riesce a strappare qualche risata, mentre queste battute non sfigurerebbero in una puntata di Colorado.
Che dire poi della drammatizzazione di ogni sciocchezza, dei riferimenti ad altri autori (stuprare la Austen non ti bastava, Shannon?), dell'aggressione a sfondo sessuale fatta passare come una ragazzata o delle continue contraddizioni della protagonista? E lo stile, pur non essendo pretenzioso, non è da meno: i pensieri vengono mescolati in modo casuale alla narrazione in terza persona ed i pochi momenti (forse) interessanti vengono solo raccontati a posteriori.
Il titolo originale poi mi lascia ancor adesso perplessa, perché "Austenland" non è il vero nome del parco ma la protagonista insiste a chiamarlo così, sia tra sé che con gli altri. Per lo meno in Italia si è optato per un titolo più coerente, ma è il solo aspetto positivo in un'edizione troppo costosa e con una traduzione da rivedere: cari traduttori, smettetela di mischiare il Lei e il Voi nelle stesse frasi!
Il mio voto è di una stellina.

Sono poi fortunatamente riuscita a risollevare la media del mese, arrestando la discesa nei voti negativi con le ben cinque stelline assegnate a "The Jane Austen Project" di Kathleen A. Flynn. Per avere maggiori dettagli potete andare QUI e scoprire di più su questo romanzo multi-genere incentrato su una missione per recuperare il manoscritto perduto de "I Watson".

E proprio su questo romanzo incompiuto della Austen si basa "I Watson e Emma Watson" di Joan Aiken, che si prefigge di continuare e dare un epilogo a quest'opera monca. Sono rimasta turbata dalla scelta della TEA di inserire all'inizio il testo austeniano, seguito dal romanzo della Aiken: da un lato è stato piacevole ed utile rileggere il lavoro della Austen, dall'altro tutte le informazioni vengono comunque ribadite -a volte usando le stesse parole- e lo stacco (leggasi, scivolone) di stile tra le due autrici diventa ancor più evidente, anche perché la Aiken si è messa di impegno per stravolgere la storia originale ed inserire una sfilza di nuovi personaggi in un cast già ricco.
La storia è quella dei fratelli Watson, con il padre malato e i vecchi rancori che vengono facilmente a galla; il punto di vista spetta alla figlia minore, Emma, da poco tornata alla casa paterna dopo aver trascorso l'adolescenza presso una ricca zia. Da qui la Aiken prende le redini della trama con un solo obiettivo in mente: fornire a tutti i Watson un partner entro la fine del romanzo, non importa quanti deus ex machina devono saltar fuori per rendere questo possibile.
Voler completare un'opera della Austen è di certo un fine ambizioso, e purtroppo questa scrittrice non si dimostra all'altezza della (auto) sfida. La sua storia è arricchita da un numero spropositato di sottotrame che rendono il ritmo troppo veloce, tanto che alcuni passaggi tra una scena e l'altra sembrano essere stati tagliati, per non parlare dei quesiti disseminati lungo il romanzo e privi di una risoluzione, come le due luci che Emma vede a Clissock dalla finestra della camera... sapremo mai chi si è incontrato nel bosco?
Divisi in modo netto tra buoni e cattivi (come la stessa Aiken ci ricorda marcatamente ogni due pagine), i personaggi sono incapaci di trasmettere emozioni e si relazionano tra di loro con dei dialoghi davvero goffi ed innaturali. In generale lo stile è fastidioso ed infantile, specialmente nelle descrizioni dei personaggi; aggiungiamoci poi una sovrabbondanza di puntini di sospensione e aggettivi inseriti a gruppi di tre o più, in alcuni casi senza logica (ad esempio, dire "più alto e meno basso" è decisamente superfluo).
Anche la traduzione mi ha fatto storcere il naso, specie perché ci si ostina a tradurre il verbo cry solo come gridare. Ne consegue un libro in cui i personaggi sembrano costantemente incazzati. Un po' come i lettori.
Il mio voto è di una stellina e mezza.

Ho concluso questo mese di letture dedicate a Jane Austen con un romanzo che, pur con i suoi difetti, ha riequilibrato in parte la media dei voti (ultimamente sono parecchio critica, lo so).
Forse più noto per il suo adattamento cinematografico, "Jane Austen Book Club" di Karen J. Fowler parte già svantaggiato per il suo titolo fuorviante; sì, c'è un club del libro che analizza di volta in volta i romanzi principali della Austen, ma la sua opera ha un ruolo abbastanza marginale nella storia che si focalizza invece sulle vite dei singoli membri di questo gruppo. Il risultato è un romanzo che sembra piuttosto una raccolta di novelle, anche perché è del tutto assente una trama verticale: dopo lo spunto iniziale -Jocelyn fonda il club per distrarre l'amica di sempre Sylvia dalla separazione con il marito- la storia si arena completamente, salvo un rapido salto in avanti nell'epilogo che cerca di dare a (quasi) tutti i personaggi un lieto fine.
Essendo un titolo character-driven, ci si aspetterebbe dei personaggi ben delineati, mentre la Fowler racconta tante storia tutte fin troppo simili tra loro (famiglie d'origine problematiche, dubbi sentimentali, lavoro noioso o precario) ed anche i caratteri dei protagonisti hanno molti tratti in comune, come l'insofferenza o la tendenza ad evitare il dialogo. Per contro, quando sono riuniti assieme agli incontri del club, sembra di trovarsi di fronte ad un surrogato di famiglia, per merito specialmente della curiosa narrazione in prima persona plurale.
Il testo è suddiviso in modo che ogni capitolo ruoti attorno ad un romanzo e ad un personaggio (soprattutto); l'ho trovata una buona scelta, seppur con il deficit di ottenere dei capitoli parecchio lunghi. Bocciato invece l'alternarsi continuo di scene al passato e al presente per gli sbalzi troppo frequenti e repentini che a volte fanno perdere il filo logico.
A fine volume è presente una sezione di contenuti extra: i riassunti dei romanzi asuteniani sono frettolosi ed imprecisi, le opinioni dei critici interessanti seppur eccessive, mentre ho apprezzato le domande dei personaggi che sfondano la quarta parete e vogliono dar vita ad un club del libro sul club del libro.
Il mio voto è di tre stelline.

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