«L'amico della notte non era altri che lui stesso, Golajdkin, un altro Golajdkin del tutto identico a lui»
Un classico al mese
"Il sosia" di Fëdor M. Dostoevskij
LA SCHEDA TECNICA
TITOLO: Il sosia
AUTORE: Fëdor M. Dostoevskij
TITOLO ORIGINALE: Dvojnik
TRADUTTORE: Giacinta De Dominicis Jorio
EDITORE: Rizzoli
COLLANA: BUR classici moderni
PAGINE: 270
VOTO: 4 stelline
TRADUTTORE: Giacinta De Dominicis Jorio
EDITORE: Rizzoli
COLLANA: BUR classici moderni
PAGINE: 270
VOTO: 4 stelline
"Il sosia" è una versione
embrionale di un thriller psicologico in cui il lettore assiste in diretta ed
in prima persona alla rapida deriva del protagonista nella follia totale.
Secondo romanzo di Dostoevskij, questo titolo fu fortemente criticato all'epoca
della sua pubblicazione, anche dallo stesso autore; i vari tentativi di
riscriverlo negli anni successivi, il cambio del sottotitolo ed il
riavvicinarsi di Dostoevskij al tema del doppio in sue opere più mature,
portano però a pensare che sia stato comunque un romanzo decisivo per il suo
percorso letterario.
La trama si riduce ad una manciata di giorni
e segue il consigliere titolare Jakòv Petrovic' Goljadkin (da me ribattezzato
per praticità Golia), etichettato come mentalmente sprovveduto già dal suo
cognome, che si trova ad essere affiancato da un enigmatico individuo del tutto
simile a lui per aspetto, storia personale e -addirittura!- nome proprio.
Il secondo Golia differisce dal protagonista per
un solo tratto: il suo carattere, che è l'esatto antipodo del timido
consigliere, e viene anzi definito nel testo come
«[...] birichino, saltellante,
leccapiedi, ridanciano, svelto di lingua e di piede [...]»
Questo uomo sembra
deciso a sostituire l'eroe, sia sul posto di lavoro (prendendosi il merito per
un incartamento del primo Golia), sia tra i suoi conoscenti allacciando con
facilità rapporti nella società pietroburghese.
A dispetto di una narrazione intenzionalmente
ingannevole, il lettore capisce da alcuni piccoli indizi come il secondo Golia
non possa essere reale. Lo stesso protagonista a tratti si trova a porsi delle
domande sulla presenza di questo rivale, determinato a prendere il suo posto,
«"Mi ha sostituito, il
briccone", pensò Goljadkin, [...] "Ma gli altri non lo vedono? Pare
che nessuno se ne accorga..." »

«Ma, appena Goljadkin ebbe udito i
passi di qualcuno che saliva le scale, di colpo abbandonò il nuovo proponimento
[...]»
Anche le manie di
persecuzione sempre più pressanti non si possono cogliere al meglio,
«Aveva l'impressione che tutti
quelli che si trovavano in quel momento in casa di Olsùfij Ivànovic', ecco, lo
stessero ora osservando da tutte le finestre.»
il lettore deve
infatti ribaltare ogni volta il ragionamento o l'azione di Golia, così da
vedere la situazione per come realmente è, anziché leggerne il riflesso
distorto dalla psicosi del protagonista. Tutto ciò rende difficile interpretare
anche il carattere e le azioni degli altri personaggi, perché al lettore non
sono mai presentati in modo genuino e diretto.
Pur trattandosi di un romanzo abbastanza
breve, la storia procedere lenta ed appesantita da molte ripetizioni. Solo
nella parte finale sono presenti alcune scene dal ritmo maggiormente
incalzante.
Molto peculiare è la narrazione che, pur essendo
ufficialmente in terza persona, diventa ben presto una "quasi prima
persona", come la definisce Vittorio Strada nell'introduzione al romanzo.
Il narratore infatti, lungi dall'essere oggettivo spettatore, si dimostra a più
riprese pronto a patteggiare per l'eroe; si può poi notare come la tendenza
alla ripetizione nelle battute di Golia sia ripresa anche nella narrazione,
«[...] tuttavia guardava ora
Krestjàn Ivànovic' con inquietudine, con grande inquietudine, con estrema
inquietudine.»
che risulta inoltre
inframezzata dai pensieri e dalle riflessioni del protagonista, tanto da essere
-come anticipato qualche riga fa- ingannevole per il lettore, che non riesce a
scindere tra reale e frutto della follia di Golia.
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