domenica 29 marzo 2020

Qualcuno crea ancora fiabe - Recensione ad "An Enchantment of Ravens" di Margaret Rogerson

«I saw a raven in the tree. But which was it-a raven for peril, or a raven I loved? ... I only had time to think, Both»

Qualcuno crea ancora fiabe

Recensione ad "An Enchantment of Ravens" di Margaret Rogerson



LA SCHEDA TECNICA

TITOLO: An Enchantment of Ravens
AUTORE: Margaret Rogerson
TITOLO ORIGINALE: -
TRADUTTORE: -
EDITORE: Simon & Schuster, Inc.
COLLANA: Margaret K. McElderry Books
PAGINE: 310
VOTO: 4 stelline

IL COMMENTO
 
  "An Enchantment of Ravens" è un romanzo rosa ambientato in un mondo fantastico dove gli umani convivono con il popolo fatato, al quale vendono le loro Craft (ossia creazioni che vanno dagli abiti ai romanzi) in cambio di incantesimi utili nella vita quotidiana. Sono presenti anche molti aspetti legati all’avventura ed al viaggio, tanto che questo titolo ricorda parecchio "Stardust" di Neil Gaiman (ne parlo QUI), dove pure la maggior parte della trama ruotava attorno ad una missione aldilà del muro posto a dividere il nostro mondo dalle terre incantate.
  La storia vede come protagonista la pittrice Isobel, che si guadagna da vivere realizzando dei ritratti per le fate (e vi sconsiglio di pensare a Campanellino o simili); la svolta iniziale è data dalla visita di Rook, principe della corte d’autunno, del quale la ragazza si innamora durante le loro sedute. Pur trattandosi di un evidente caso di insta-love

«I knew that part of him esiste, but I didn’t want to see it. And that was more dangerous than all the enchantments he could offer me combined.»

il risultato non è fastidioso perché, come molti altri elementi in questo romanzo -aiuti supernaturali convenienti o protagonisti orfani-, porta il titolo idealmente vicino al mondo delle fiabe. In questo mi ha ricordato "Paper Magician" di Charlie N. Holmberg (QUI la recensione) anche perché entrambi presentano un cast di personaggi ben sviluppato ma abbastanza limitato.
  A spingere i due protagonisti a viaggiare tra i reami fatati è però la tristezza umana che Isobel dipinge inavvertitamente negli occhi di Rook, il quale non può permettere che il suo ruolo venga messo in dubbio a causa dei sentimenti trasmessi dal ritratto. Il viaggio permette all’autrice di arricchire la storia con molte descrizioni pittoresche

«One moment I was admiring a stand of fiery rowans, and the next I stepped into a different forest altogether. Everything was green. [...] We were in the springlands!»

che risultano calzanti dal momento che la storia è narrata in prima persona da un’artista come Isobel.
  E proprio questa giovane piena di determinazione è il personaggio che più mi ha convinto nella storia, seppur come detto gli altri riescano a ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto. Isobel conosce ogni legge del popolo fatato e sa bene di non potersi confrontare con loro sul piano fisico, ma sfrutta al meglio le sue limitate risorse -come l’abilità di pittrice e l’anello in ferro.

«I seized his hand and squeezed it tight, making sure the ring I’d picked out of my pocket seam pressed against his bare skin. It wasn’t just any ring. It was forged from cold, pure iron.»

Bozze per la cover
  Pur soffrendo di una trama priva di vere e proprie svolte, il romanzo si fa forza della sua ambientazione, nella quale convergono sia i luoghi che le tradizioni delle fate. La protagonista stessa ci rende edotti delle numerose leggi alle quali queste creature sono costrette ad obbedire, pena una sofferenza fisica; scopriamo così come il loro aspetto perfetto non sia altro che il risultato di una magia,

«And as the years passed I grew disenchanted with enchantments, which were just as much a lie.»

stratagemma che utilizzano anche per ingannarsi tra loro e mutare l’aspetto dei vecchi abiti o dei cibi putrescenti. Quello che in un primo momento sembra un luogo da fiaba, si rivela ben presto un posto spaventoso dove tutto è fasullo e corrotto, ridotto così dall’essenza stessa dei suoi abitanti.

«"That’s cruel." All of it was. Him to me, and them to him.
"Such is our nature. It may be cruel, but it is also fair."»

  Ho apprezzato molto l’intento della Rogerson nel trasmettere il messaggio sul valore dell’arte, vista come vera forza creatrice in opposizione all’ingannevole magia del popolo fatato. La stessa Isobel capisce dopo poco come le fate considerino le creazioni umani misteriose allo stesso modo in cui noi umani potremmo vedere i loro incantesimi.

«Realizing that your own magic held more mystery to fair folk than theirs did to you was a peculiar experience.»

  Molto positivo anche il tentativo di scrivere una fiaba all’apparenza tradizionale, ma con dei messaggi ed una consapevolezza contemporanei: la protagonista combatte per se stessa e per coloro che ama, ed il suo comprimario la affianca senza sminuirla. In un mondo editoriale sempre più straripante di fiabe riscritte, trovarne una originale è stata una bella sorpresa.


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