«Una volta che aveva cominciato a raccontare il nostro interesse non cadeva più»
Un classico al mese
"Nove racconti" di J.D. Salinger

LA SCHEDA TECNICA
TITOLO: Nove racconti
AUTORE: Jerome David Salinger
TITOLO ORIGINALE: Nine Stories
TRADUTTORE: Carlo Fruttero
EDITORE: Einaudi
COLLANA: Super ET
PAGINE: 200
VOTO: 4 stelline e mezza
TRADUTTORE: Carlo Fruttero
EDITORE: Einaudi
COLLANA: Super ET
PAGINE: 200
VOTO: 4 stelline e mezza
"Nove racconti" è una racconta di
brevi storie (tutte tra le venti e le trenta pagine), scritte da Salinger tra
il 1948 e il 1953, anno in cui sono state pubblicate per la prima volta in un
volume unico.
I racconti presentano molti elementi in
comune, pur non essendoci un filone narrativo unico, né collegamenti dati dalla
presenza degli stessi personaggi; l'unica eccezione riguarda la famiglia Glass,
già protagonista nel duo formato da "Alzate l'architrave,
carpentieri" e "Seymour. Introduzione" (QUI la recensione), che
in questa raccolta torna con i fratelli Seymour e Beatrice "Boo Boo",
rispettivamente nel primo e nel quinto racconto, anche se sono presenti dei
lievi accenni ai membri di questa famiglia in altre storie.
Senza entrare nel dettaglio dei singoli
racconti -cosa che ne pregiudicherebbe la lettura ad altri, vista la loro brevità-,
si può notare come, già dai personaggi principali, siano evidenti molte
analogie: la maggior parte sono agiati borghesi, che Salinger mette alla
berlina sottolineandone l'attaccamento ai beni di lusso
«-Se quella valigia non può reggere
un bambino di dieci anni [...], non è degna di stare nella mia cabina,- disse
la signora McArdle, senza aprire gli occhi.»
o ad altri elementi
che possano indicare il loro status. Impegnati quasi esclusivamente in attività
di diletto, come chiacchierare nei salotti o rilassarsi in vacanza, questi
personaggi sono la personificazione di una sensazione di malessere, un disagio
che impedisce loro di essere felici nonostante tutti i confort. Sotto questo
aspetto molti di loro ricordano il protagonista de "Il giovane
Holden" (QUI la recensione):
«Prese una sigaretta dal proprio
pacchetto, ignorando quelle contenute in una scatola trasparente sulla tavola,
e l'accese col suo accendino.»
come lui, sono
persone mediamente giovani, li vediamo sempre impegnate a fumare sigarette e
guardano alla vita con un distacco annoiato o dolente.
Questo continuo malessere è causato
principalmente da due fattori. Il primo è la difficoltà a stabilire delle
relazioni sentimentali, per problemi di incomunicabilità
«Il Capo la teneva per la manica
della pelliccia di castoro, ma lei si liberò. Si allontanò di corsa dal campo e
[...] continuò finché non la vidi più.»
o di lontananza
fisica; i personaggi di Salinger sembrano incapaci di dar voce alle proprie
emozioni e lasciano allontanare le persone care, come se una corrente placida
ma inarrestabile le portasse sempre più lontano.

«Mi disse che aveva l'impressione di
far carriera anche lui, nell'esercito, ma in una direzione diversa da tutti gli
altri. Disse che alla sua prima promozione, invece di dargli i galloni gli
avrebbero tolto le maniche della giubba.»
Soldati che rimangono
profondamente segnati dall'esperienza militare, tanto da riportare dei deficit
fisici e -soprattutto- mentali; da notare come questi vengano considerati con
sufficienza dalle persone estranee, che giudicano dall'alto della loro
estraneità alle psicopatologie di guerra,
«-Ho scritto a Loretta che hai avuto
un collasso nervoso.
-Oh?
-Sì. Lei la trova interessantissima,
[...] Dice che nessuno si becca un collasso nervoso solo per la guerra e
simili. Dice che tu dovevi già essere un tipo instabile, prima ancora di fare
il soldato.»
rappresentate con
grande delicatezza e cura da Salinger.
Opposti a questi altezzosi psichiatri
dilettanti abbiamo invece i bambini; nei racconti sono quasi sempre presenti, e
dimostrano una capacità quasi istintiva nel cogliere la realtà, a dispetto dei
loro limiti naturali. Ad esempio, il figlio di Boo Boo afferma che:
«-Sandra ha detto alla signora
Snell... che papà è un... grosso... pancione... di un kike.»
fraintendendo la
parola kite (ossia, aquilone) ma
cogliendo il senso generale della conversazione. Si può notare facilmente come
questi bambini tendano ad assumere comportamenti molto maturi, nonché a
guardare con una sorta di venerazione alle figure genitoriali assenti.
In linea generale, potete capire come i
racconti abbiano un tono prevalentemente triste, trattando anche tematiche
tragiche, nonostante ciò non mancano dei momenti più leggeri e quasi
umoristici.
«Io -un uomo che aveva vinto tre
primi premi, un INTIMO AMICO DI PICASSO (che a quel punto cominciavo a crede di
essere davvero)- venivo usato come traduttore.»
In diversi casi
inoltre, è presente un colpo di scena finale che capovolge lo sviluppo stesso
della storia, almeno per come era stata presentata fino a quel momento. Bisogna
ammettere che Salinger riesce davvero a stupire i suoi lettori con una sola
frase.
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