«Who wants to be crushed when you can do the crushing?»
Nessun limite (di genere) alla violenza
Recensione a "The Female of the Species" di Mindy McGinnis
TITOLO: The Female of the Species
AUTORE: Mindy McGinnis
TITOLO ORIGINALE: -TRADUTTORE: -
EDITORE: Harper Collins Publishers
COLLANA: Katherine Teger Books
PAGINE: 350
VOTO: 4 stelline e mezza
IL COMMENTO
"The Female of the Species" è un romanzo thriller
che affronta tematiche decisamente pesanti, nonostante sia rivolto in modo
netto ad un pubblico di ragazzi. Ritengo questa una scelta molto coraggiosa da
parte dell'autrice perché spesso si cerca di indorare la pillola quando -negli
young adult- si parla di dipendenze, di stupro, o più semplicemente delle
difficoltà che si incontrano durante l'adolescenza, mentre lei riesce ad inserire
questi temi in modo chiaro e usando un lessico accessibile a tutti.
La trama è
difficile da individuare, infatti il romanzo si concentra prevalentemente sui
tre personaggi principali e la loro crescita durante l'ultimo anno di
superiori; da un lato abbiamo quindi tutte le problematiche legati alla scelta
del college da frequentare l'anno successivo, la ricerca dell'indipendenza dai
genitori pur sentendoli ancora vicini, e le relazioni sentimentali che si fanno
via via più importanti, dall'altro la storia porta il lettore negli angoli più
bui della psiche umana, infatti quella che potremmo identificare come la
protagonista, Alex, ha delle enormi difficoltà ad instaurare rapporti con gli
altri dopo il rapimento ed il brutale omicidio della sorella maggiore, Anna.
Ed è proprio
di Alex il punto di vista più interessante, seppur sia quello che si concentra
meno sugli eventi del presente: tramite lei riusciamo a scoprire cos'è successo
dopo la tragedia che ha dato il colpo di grazia alla sua famiglia, ma anche a
comprendere tutti i lati del suo carattere. In lei si alternano momenti di
rabbia cieca, in cui ogni azione viene eseguita in base ad un contorto senso
della giustizia ma senza tener conto delle conseguenze a lungo termine,
«[...]
I have to focus stringing together the right words in order to seem normal.»
ed attimi di pace e quasi tenerezza, in particolare
quando si occupa degli animali abbandonati del rifugio.
«"It's
okay, girl," Alex says, her voice entirely different [...]. It's melodious
and gentle, with an undercurrent of emotion I wouldn't have dreamed her capable
of.»
Anche il POV di Peekay è estremamente gradevole: si
tratta di un personaggio capace di ispirare un'immediata tenerezza, che però durante
il romanzo compie una grande maturazione venendo a patti con i suoi sbagli,
oltre ad instaurare un rapporto di amicizia incredibilmente genuino e concreto
con Alex, forse più solido di quanto non appaia la storia d'amore tra
quest'ultima e Jack.
Jack è stato
invece il punto debole della narrazione, nonché l'unico motivo per cui questo
libro non ha raggiunto una valutazione eccellente. Leggendo il suo POV ho avuto
una sensazione di déjà vu, perché si tratta della stessa problematica di
"In territorio nemico" di S.I.C. (ne parlo QUI), dove due punti di
vista ben scritti devono dividere lo spazio con uno decisamente meno gradevole.
Specialmente nella prima parte, Jack propina al lettore tutti gli stereotipi
più fastidiosi della letteratura YA; ad esempio, nonostante conosca Alex da
sempre, di punto in bianco si ritrova innamorato di lei con una sola occhiata,
«I
don't think I've ever been this close to her, and when she turns her head, I
see how green her eyes are.»
per
non parlare di cliché come il-ragazzo-reso-migliore-dall'amore o la
ragazza-diversa-dalle-altre, e con questo non voglio sminuire la protagonista
ma trovo scorretto togliere la loro individualità a tutte le altre, soprattutto
perché si fanno confronti sulla base dell'aspetto e dell'abbigliamento.
«Other
girls push the dress code, showing a solid few inches of cleavage or leggings
that hug so tight you don't need imagination. [...] But Alex is different,
remarkable because her clothes are utterly nondescript.»
![]() |
Cover cinese |
Fortunatamente, a fare da contraltare alle riflessioni
spesso inopportune di Jack abbiamo moltissimi messaggi femministi positivi, che
vanno a sdoganare alcuni pregiudizi molto diffusi tra gli adolescenti. Ed
incredibilmente è proprio Alex, con la sua logica razionale a parlare
liberamente del comportamento malato degli stupratori,
«"I'm
telling you, Claire. It doesn't matter. What you were wearing. What you look
like. Nothing. [...] Predators go for the easy prey."»
oppure di come non bisogni giudicare il comportamento
di una ragazza solo perché vive in modo aperto e disinibito la propria vita
sessuale.
«"[Branley]'s
not different from you and me; she wants to have sex. So
let her."»
Il romanzo
estende queste riflessioni, partendo dal delitto di Anna ed arrivano ad alcuni
eventi più piccoli, ma capaci di influenzare in modo decisivo la vita del
personaggi, come le scritte offensive nei bagni della scuola o la leggerezza
con cui si lasciano correre le molestie,
«But
boys will be boys,
our favorite phrase that excuses so many things, while the only thing we have
for the opposite gender is women,
said with disdain and punctuated with an eye roll.»
che diventa vera e propria omertà nei casi più gravi,
in un'atmosfera molto simile a quella descritta in "Moxie" di
Jennifer Mathieu (ne parlo QUI).
La narrazione
ha un ritmo incalzante, merito anche dello stile scorrevole della McGinnis, che
è stata capace al contempo di bilanciare con cura la parte più terrificante
della storia, diluendola nel testo e riuscendo a trasmettere l'angoscia in modo
sottile, senza dover ricorrere necessariamente ad un lessico scurrile.
«He
took her and kept her for a while, put things inside of her. Of course the
obvious thing, but also some others, like he was curious if they'd fit.»
Trovo
anzi che le parti in cui i riferimenti alla violenza sono soltanto accennati
siano quelle più forti emotivamente, assieme al finale che -pur non essendo facile-
chiude in modo ciclico ed intelligente questa storia.
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