La ragazza del treno by Paula Hawkins
My rating: 3 of 5 stars
"Non conosco i loro veri nomi, me li sono inventati … da quello che vedo, sono felici. Sono come eravamo noi, come me e Tom, cinque anni fa. Loro sono ciò che io ho perso. E tutto quello che voglio essere"
SE IL DIARIO DI BRIDGET JONES FOSSE UN THRILLER
Nonostante questo romanzo sia estremamente popolare, tanto da aver ottenuto anche un adattamento cinematografico di successo, ammetto che non ero particolarmente interessata a leggerlo, ma avendo ricevuto una copia come regalo mi sono decisa a dare una chance a Paula Hawkins. Pur ritenendolo un valido thriller nell'insieme, devo dire che difficilmente mi fionderò a recuperare altre opere di questa scrittrice... anche se ai regali libreschi non dico mai di no!
La storia ci viene narrata attraverso tre POV: quello principale è affidato alle parole della trentenne Rachel, una donna che ha rovinato la sua vita personale e lavorativa a causa di un grave problema di alcolismo, al punto da dimenticare intere giornate quando è ubriaca. Per svagarsi dalle preoccupazioni quotidiane, Rachel si diverte ad immaginare la vita perfetta di Jess e Jason, una coppia che sbircia dal finestrino del treno su cui viaggia ogni giorno; e proprio dal quel finestrino, la donna finirà con l'assistere ad una scena che farà crollare le sue illusioni sul loro idillio, e le cose peggioreranno ulteriormente quando Rachel si troverà coinvolta perfino in un'indagine.
Affiancanti ai capitoli di Rachel, troviamo quelli di altri due personaggi che per non entrare troppo nella trama preferisco non nominarvi; personalmente ho trovato questi POV funzionali in alcune scene, in particolare per la costruzione del colpo di scena finale, ma completamente inutili in altre, soprattutto quando vanno a ripetere dei concetti già ben chiari al lettore.
Come accennato prima, il romanzo svolge appieno la sua funzione di intrattenimento per quanto riguarda la parte thriller grazie ad una narrazione dal ritmo serrato e ad uno stile estremamente scorrevole nel suo essere diretto; forse anche troppo, se consideriamo che a più riprese il narratore di turno rivolge delle domande al lettore stesso, anche se il registro narrativo non diventa mai un vero diario personale. Altro punto a favore del libro è l'alternanza tra due linee temporali, non troppo lontane tra loro ma bilanciate in modo ottimo per creare tensione e far crescere l'interesse per la vicenda.
Vicenda che per contro si rivela nulla più di un (tristemente) banale caso di cronaca nera, come ne sentiamo tanti nei notiziari; a rendere la narrazione più movimentata sono i buchi neri nella memoria di Rachel ed il suo ricorrere continuamente alla menzogna, sia nei confronti degli altri personaggi sia di se stessa, e di conseguenza del lettore. Un buon espediente con un solo, grave difetto: questi blackout che la affliggono da anni, svaniscono miracolosamente nel finale, per permetterle dare una risoluzione alla storia. Perfino nell'epilogo non si menziona in modo serio come lei abbia risolto il suo problema di dipendenza o se questo l'affligga ancora, puntando l'attenzione su altri elementi della trama.
Ad esclusione di Rachel, penso che i personaggi non vengano approfonditi abbastanza; inoltre, essendo pochi, fanno sì che la shockante rivelazione finale non sia poi così shockante. Per quanto riguarda la protagonista, ho apprezzato il suo essere una narratrice decisamente inaffidabile, ma di certo non mi ha conquistata a livello emotivo, nonostante l'autrice faccia di tutto per renderla patetica e farci empatizzare con le sue sfortune. Sarebbe stato forse più facile apprezzarla se avessimo assistito a qualche sforzo concreto per migliorare la sua situazione, anziché vedere tutti i suoi problemi magicamente risolti (o ignorati) nel finale.
Voto effettivo: tre stelline e mezza
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lunedì 30 agosto 2021
mercoledì 25 agosto 2021
"A Conjuring of Assassins" di Cate Glass
A Conjuring of Assassins by Cate Glass
My rating: 4 of 5 stars
"Our mission was to locate the Assassins List and destroy it. But first we had to insert the Chimera between the two men Fortune would bring together three days from this"
LA DIVINAZIONE CON GLI AGHI È DA PROVARE
Con una trama più complessa ed un cast di personaggi già ben noti, "A Conjuring of Assassins" segna un deciso passo in avanti rispetto al primo capitolo della trilogia Chimera per molti aspetti, pur conservando l'atmosfera accogliente e vivace che aveva caratterizzato "An Illusion of Thieves", di cui questo romanzo è un sequel diretto: la narrazione riprende solo pochi giorni dopo l'epilogo e si sviluppa sulla base di uno schema simile, pur includendo una trama secondaria che ho trovato interessante, anche se malamente amalgamata all'altra storia.
La vicenda principale riguarda una nuova missione affidata alla squadra Chimera dallo Shadow Lord: questa volta dovranno recuperare una lista contenente i nomi di alcune persone molto in vista a Cantagna che si sono unite in una congiura ai danni della tiranna della vicina Mercediare. Di fianco a questa trama che mi ha fatto tornare indietro di ben diciotto anni (in particolare, all'epoca in cui "Elisa di Rivombrosa" dettava legge dagli schermi di Canale 5) troviamo una storia secondaria incentrata sul misterioso Teo, un uomo salvato da Romy quando rischia di annegare nel fiume Venia e che nell'incidente ha perso quasi tutti i ricordi; per quanto importante sia il suo contributo per la risoluzione della storia e per l'intreccio della serie nel suo complesso, come già accennato ho trovato un po' forzata e conveniente la sua entrata in scena, mentre l'avventura principale mi ha decisamente convinta, con un ottimo ritmo dovuto in parte al minore spazio necessario per la presentazione dei personaggi.
Proprio i personaggi si confermano senza dubbio il punto di forza di questa serie, che concede sempre il giusto spazio alle interazioni sia delle varie coppie sia del gruppo protagonista nel suo insieme, che risulta essere ormai quasi una famiglia, tanto sono affiatati: i loro momenti assieme riescono a trasmette un calore ed una felicità genuini che raramente ho riscontrato nel genere fantasy, soprattutto per il target adult dove si tende a puntare più sulla spettacolarizzazione della violenza rispetto all'emotività dei sentimenti. Il rapporto su cui Glass si è focalizzata di più in questo romanzo è quello tra Placidio e Romy -che cerca di smuovere la riservatezza dello spadaccino- senza però accantonare il percorso di crescita di Neri, al quale entrambi stanno contribuendo e che qui compie un importante miglioramento.
Un altro aspetto che approvo in pieno sono indubbiamente le rivelazioni legate al sistema magico. Assieme al lettore, Romy riesce a scoprire nuove informazioni legate ai limiti del suo potere, ma anche a come funzioni la magia in generale e alla sua connessione con la mitologia del mondo fantasy della Costa Drago. Molto carina anche l'idea della predizione tramite la lettura degli aghi, che risulta descritta con grande accuratezza.
Cosa invece non mi ha convinta appieno? Oltre alla parte dedicata a Teo ed al cringe che continuo a provare ad ogni nuova parola in fanta-italiano, devo segnalare come qui l'autrice abbia un po' abusato del name dropping, specialmente nelle scene in cui Romy sta impersonando qualcun altro ed il lettore deve aspettare pagine o interi capitoli prima di avere conferma di determinate identità. Ho trovato anche un pochino frettoloso l'epilogo, che lascia forse troppi spunti aperti per l'ultimo libro.
Voto effettivo: quattro stelline e mezza
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My rating: 4 of 5 stars
"Our mission was to locate the Assassins List and destroy it. But first we had to insert the Chimera between the two men Fortune would bring together three days from this"
LA DIVINAZIONE CON GLI AGHI È DA PROVARE
Con una trama più complessa ed un cast di personaggi già ben noti, "A Conjuring of Assassins" segna un deciso passo in avanti rispetto al primo capitolo della trilogia Chimera per molti aspetti, pur conservando l'atmosfera accogliente e vivace che aveva caratterizzato "An Illusion of Thieves", di cui questo romanzo è un sequel diretto: la narrazione riprende solo pochi giorni dopo l'epilogo e si sviluppa sulla base di uno schema simile, pur includendo una trama secondaria che ho trovato interessante, anche se malamente amalgamata all'altra storia.
La vicenda principale riguarda una nuova missione affidata alla squadra Chimera dallo Shadow Lord: questa volta dovranno recuperare una lista contenente i nomi di alcune persone molto in vista a Cantagna che si sono unite in una congiura ai danni della tiranna della vicina Mercediare. Di fianco a questa trama che mi ha fatto tornare indietro di ben diciotto anni (in particolare, all'epoca in cui "Elisa di Rivombrosa" dettava legge dagli schermi di Canale 5) troviamo una storia secondaria incentrata sul misterioso Teo, un uomo salvato da Romy quando rischia di annegare nel fiume Venia e che nell'incidente ha perso quasi tutti i ricordi; per quanto importante sia il suo contributo per la risoluzione della storia e per l'intreccio della serie nel suo complesso, come già accennato ho trovato un po' forzata e conveniente la sua entrata in scena, mentre l'avventura principale mi ha decisamente convinta, con un ottimo ritmo dovuto in parte al minore spazio necessario per la presentazione dei personaggi.
Proprio i personaggi si confermano senza dubbio il punto di forza di questa serie, che concede sempre il giusto spazio alle interazioni sia delle varie coppie sia del gruppo protagonista nel suo insieme, che risulta essere ormai quasi una famiglia, tanto sono affiatati: i loro momenti assieme riescono a trasmette un calore ed una felicità genuini che raramente ho riscontrato nel genere fantasy, soprattutto per il target adult dove si tende a puntare più sulla spettacolarizzazione della violenza rispetto all'emotività dei sentimenti. Il rapporto su cui Glass si è focalizzata di più in questo romanzo è quello tra Placidio e Romy -che cerca di smuovere la riservatezza dello spadaccino- senza però accantonare il percorso di crescita di Neri, al quale entrambi stanno contribuendo e che qui compie un importante miglioramento.
Un altro aspetto che approvo in pieno sono indubbiamente le rivelazioni legate al sistema magico. Assieme al lettore, Romy riesce a scoprire nuove informazioni legate ai limiti del suo potere, ma anche a come funzioni la magia in generale e alla sua connessione con la mitologia del mondo fantasy della Costa Drago. Molto carina anche l'idea della predizione tramite la lettura degli aghi, che risulta descritta con grande accuratezza.
Cosa invece non mi ha convinta appieno? Oltre alla parte dedicata a Teo ed al cringe che continuo a provare ad ogni nuova parola in fanta-italiano, devo segnalare come qui l'autrice abbia un po' abusato del name dropping, specialmente nelle scene in cui Romy sta impersonando qualcun altro ed il lettore deve aspettare pagine o interi capitoli prima di avere conferma di determinate identità. Ho trovato anche un pochino frettoloso l'epilogo, che lascia forse troppi spunti aperti per l'ultimo libro.
Voto effettivo: quattro stelline e mezza
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lunedì 23 agosto 2021
"Miss Marple e i 13 problemi" di Agatha Christie
Miss Marple e i tredici problemi by Agatha Christie
My rating: 4 of 5 stars
"«Mi sembra che siamo un gruppo piuttosto rappresentativo. Che ne direste di formare un club? Che giorno è oggi? Martedì? Lo chiameremo il Club del Martedì Sera. Dobbiamo riunirci ogni settimana e ogni membro a turno dovrà sottoporre un problema»"
QUARTO GRADO NEGLI ANNI TRENTA
In queste calde giornate estive, una raccolta di racconti può risultare una scelta migliore di un romanzo quando si parla di lettura di svago, soprattutto perché è di certo meno impegnativo seguire una storia breve. E infatti ho apprezzato molto la lettura di "Miss Marple e i 13 problemi", arrivando a divorare i vari racconti uno dopo l'altro e, come sempre mi succede con i lavori di Agatha Christie, finendo con il desiderare di recuperare subito un'altra sua opera.
Questa raccolta è composta da storie che sono assolutamente comprensibili se lette singolarmente, ma non manca un filo logico a collegare i racconti: in particolare abbiamo le prime sei storie incentrate sul Club del Martedì Sera, un piccolo circolo di amici di Miss Marple che a turno raccontano un evento misterioso per vedere chi arriverà alla soluzione esatta; nei successivi sei racconti ci troviamo in un gruppo di conoscenti diverso, ma si segue uno schema analogo. "Morte per annegamento" si discosta invece da tutti i precedenti, presentando un caso che avviene in contemporanea alla narrazione -anziché essere raccontato in seguito- e mostrando la figura di Miss Marple come coinvolta direttamente nel mistero.
Non stupirà che l'arzilla vecchietta inglese riesca sempre a risolvere il caso in questione, scovando nei suoi ricordi degli eventi simili dai quali trarre la risposta giusta. Questa situazione la porta spesso a punzecchiarsi con Sir Henry Clithering, ispettore di Scotland Yard in pensione che inizialmente deride i suoi metodi, ma arriva con il tempo a rispettarla per l'acume dimostrato; questo crea un rapporto tra i due ben scritto, che cresce dal primo all'ultimo racconto e si protrae anche in opere successive.
Oltre al fattore dell'intrattenimento, ciò che più ho apprezzato in questo volume è l'abilità di Christie nel cambiare il lessico utilizzato, il tono della narrazione e perfino gli elementi su cui è focalizzata l'attenzione in base a quale personaggio sta raccontando il mistero in questione. Pur essendo brevi, alcune storie hanno poi un'ambientazione davvero suggestiva che contribuisce ad agevolare l'immersione del lettore: è ad esempio il caso di "Il tempo di Astarte" o di "Sangue sul lastricato".
Purtroppo la caratterizzazione dei personaggi, già debole nei romanzi di Christie, qui è ancor più stereotipata, in particolare per quanto riguarda alcuni degli antagonisti, al limite della caricatura. Non mi hanno convinto appieno neanche la rapidità di un paio di risoluzioni ed il fatto che chiunque sia stato testimone di delitti decisamente gravi: anche se siamo in un'opera di fiction risulta poco verosimile, e ritengo sarebbe stato meglio raccontare anche crimini più comuni.
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My rating: 4 of 5 stars
"«Mi sembra che siamo un gruppo piuttosto rappresentativo. Che ne direste di formare un club? Che giorno è oggi? Martedì? Lo chiameremo il Club del Martedì Sera. Dobbiamo riunirci ogni settimana e ogni membro a turno dovrà sottoporre un problema»"
QUARTO GRADO NEGLI ANNI TRENTA
In queste calde giornate estive, una raccolta di racconti può risultare una scelta migliore di un romanzo quando si parla di lettura di svago, soprattutto perché è di certo meno impegnativo seguire una storia breve. E infatti ho apprezzato molto la lettura di "Miss Marple e i 13 problemi", arrivando a divorare i vari racconti uno dopo l'altro e, come sempre mi succede con i lavori di Agatha Christie, finendo con il desiderare di recuperare subito un'altra sua opera.
Questa raccolta è composta da storie che sono assolutamente comprensibili se lette singolarmente, ma non manca un filo logico a collegare i racconti: in particolare abbiamo le prime sei storie incentrate sul Club del Martedì Sera, un piccolo circolo di amici di Miss Marple che a turno raccontano un evento misterioso per vedere chi arriverà alla soluzione esatta; nei successivi sei racconti ci troviamo in un gruppo di conoscenti diverso, ma si segue uno schema analogo. "Morte per annegamento" si discosta invece da tutti i precedenti, presentando un caso che avviene in contemporanea alla narrazione -anziché essere raccontato in seguito- e mostrando la figura di Miss Marple come coinvolta direttamente nel mistero.
Non stupirà che l'arzilla vecchietta inglese riesca sempre a risolvere il caso in questione, scovando nei suoi ricordi degli eventi simili dai quali trarre la risposta giusta. Questa situazione la porta spesso a punzecchiarsi con Sir Henry Clithering, ispettore di Scotland Yard in pensione che inizialmente deride i suoi metodi, ma arriva con il tempo a rispettarla per l'acume dimostrato; questo crea un rapporto tra i due ben scritto, che cresce dal primo all'ultimo racconto e si protrae anche in opere successive.
Oltre al fattore dell'intrattenimento, ciò che più ho apprezzato in questo volume è l'abilità di Christie nel cambiare il lessico utilizzato, il tono della narrazione e perfino gli elementi su cui è focalizzata l'attenzione in base a quale personaggio sta raccontando il mistero in questione. Pur essendo brevi, alcune storie hanno poi un'ambientazione davvero suggestiva che contribuisce ad agevolare l'immersione del lettore: è ad esempio il caso di "Il tempo di Astarte" o di "Sangue sul lastricato".
Purtroppo la caratterizzazione dei personaggi, già debole nei romanzi di Christie, qui è ancor più stereotipata, in particolare per quanto riguarda alcuni degli antagonisti, al limite della caricatura. Non mi hanno convinto appieno neanche la rapidità di un paio di risoluzioni ed il fatto che chiunque sia stato testimone di delitti decisamente gravi: anche se siamo in un'opera di fiction risulta poco verosimile, e ritengo sarebbe stato meglio raccontare anche crimini più comuni.
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mercoledì 18 agosto 2021
"The Surface Breaks" di Louise O'Neill
Surface Breaks by Louise O'Neill
My rating: 2 of 5 stars
"I clamp a hand over my mouth in horror. Those are human voices, and they sound close to me ... I should swim away as quickly as I can. But I find myself unable to move. I want to see them"
L'AMBIENTAZIONE È PALESEMENTE BIKINI BOTTOM
La lettura di "The Surface Breaks" non è stata decisamente all'altezza del bel ricordo che avevo di "Solo per sempre tua", altro romanzo di O'Neill letto un paio di anni fa che mi aveva decisamente stupita, in particolare per il finale coraggioso e affatto scontato; per contro qui abbiamo un finale fiacco e terribilmente aperto. Ma partiamo dal principio.
Il romanzo si ispira alla storia de La sirenetta, sia la fiaba di Andersen sia il lungometraggio animato Disney (la descrizione di parecchie scene viene ripresa in modo pedissequo), dimenticando nel mentre che si tratta di allegorie rivolte ad un pubblico giovane e per questo molto semplificate: la cara Louise invece le ha prese alla lettera ed ha pertanto deciso di scriverne una nuova versione femminista da opporre ai messaggi chiaramente misogini di quelle precedenti. Incontriamo quindi la nostra protagonista, la sirena Muirgen "Gaia", che condivide con Ariel l'atteggiamento infantile ed ingenuo, oltre ovviamente alla curiosità nei confronti del mondo umano; Gaia ha però delle motivazioni un po' più valide dal momento che la madre era a sua volta affascinata dagli uomini e pare essere scomparsa proprio a causa loro, e questo evento spingerà la giovane a voler andare oltre il regno marino.
A livello di trama ci sono ben pochi cambiamenti rispetto al materiale di partenza, quindi non vi aspettate grossi colpi di scena, neppure per quanto riguarda gli elementi inediti, che vengono esposti al lettore con tanta chiarezza da farlo sentire preso in giro. In generale tutto in questo libro sembra scritto per un pubblico tardo, con gli stessi messaggi e le medesime riflessioni ripetute ogni due righe: capisco che il target di riferimento sono i ragazzi, ma non si tratta per questo di persone sprovviste di memoria a breve termine. Ed il tutto è ancora più ironico se pensiamo che la CE ha applicato sul volume un'etichetta per sconsigliarne la lettura ai lettori giovani.
Per quanto mi riguarda, penso che da ragazzina avrei molto apprezzato questo romanzo, anche se le tematiche vengono esposte con troppa enfasi. E anche adesso ci sono alcune cose che posso sicuramente salvare: promuovo l'intento dell'autrice se non la forma e la caratterizzazione della protagonista, che pur risultando per molti aspetti fastidiosa è verosimile nella sua misoginia interiorizzata, inoltre mi è piaciuto molto il personaggio di Ceto e trovo che il capitolo extra sul suo passato sia godibile, anche se non indispensabile.
Ma passiamo a qualche difetto minore prima di affrontare la balena nella stanza. I dialoghi vengono costantemente interrotti dai pensieri di Gaia o da spiegoni sul world building, e questa scelta stilistica mi ha fatto perdere il filo della narrazione più di una volta. Alcuni personaggi vengono presentati unicamente per dare all'autrice la possibilità di spiegare qualche aspetto del mondo marino: è il caso di Lorelai o della guaritrice con poteri telepatici che per misteriose ragioni non viene usata come spia all'interno di un regno di stampo autoritario. Ho trovato poi fastidioso il modo in cui vengono inseriti alcuni messaggi sul femminismo: un esempio è quando Gaia riflette su come sia ingiusto che il corpo di una donna debba essere a disposizione di chiunque voglia toccarlo, peccato che questa illuminazione le giunga mentre un'innocente sarta le sta prendendo le misure!
Ed eccoci arrivati al problema maggiore, un problema che non avrei neanche tirato in ballo se O'Neill avesse mantenuto il tono fiabesco dell'opera originale, ma così non è stato e l'elemento che più ne ha risentito è indubbiamente l'ambientazione. Per quanto riguarda il mondo umano, passiamo da abiti che necessitano dell'aiuto di una domestica per essere indossati alle minigonne: in un primo momento mi stavo impegnando nel cercare di inquadrare l'epoca storica, ma verso l'epilogo sia io sia la cara Louise abbiamo gettato la spugna. Il mondo delle sirene è ancora più incomprensibile, e se alcune incongruenze possono essere giustificare dal fattore fantasy (la luce del sole che arriva negli abissi, il fatto che tutti parlino la stessa lingua, la capacità di sentire gli odori o di piangere sott’acqua), altre semplicemente non hanno senso: le figlie del sovrano che salgono in superficie da sole, le troppe informazioni sul mondo umano (tra cui il modo in cui misurano il tempo), i poteri magici del tutto randomici e funzionali alla trama, il vaghissimo sistema religioso, le ancor più vaghe Outerlands (magari sarebbe stato utile vedere una sirena venire esiliata, anziché raccontarcelo e basta!) e le convenientissime Sea Laws che tappano i buchi di logica.
A fine lettura mi rimane anche un grande interrogativo: perché includere la figura delle Rusalkas? Tutto sommato, la storia sembra essere ambientata in Irlanda, Paese natale dell'autrice dal quale provengono le Banshee, una creatura leggendaria molto simile alle Salkas. Quindi perché non inserire le Banshee autoctone ma andare a sradicare un essere mitologico dal folklore slavo?
Voto effettivo: due stelline e mezza
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My rating: 2 of 5 stars
"I clamp a hand over my mouth in horror. Those are human voices, and they sound close to me ... I should swim away as quickly as I can. But I find myself unable to move. I want to see them"
L'AMBIENTAZIONE È PALESEMENTE BIKINI BOTTOM
La lettura di "The Surface Breaks" non è stata decisamente all'altezza del bel ricordo che avevo di "Solo per sempre tua", altro romanzo di O'Neill letto un paio di anni fa che mi aveva decisamente stupita, in particolare per il finale coraggioso e affatto scontato; per contro qui abbiamo un finale fiacco e terribilmente aperto. Ma partiamo dal principio.
Il romanzo si ispira alla storia de La sirenetta, sia la fiaba di Andersen sia il lungometraggio animato Disney (la descrizione di parecchie scene viene ripresa in modo pedissequo), dimenticando nel mentre che si tratta di allegorie rivolte ad un pubblico giovane e per questo molto semplificate: la cara Louise invece le ha prese alla lettera ed ha pertanto deciso di scriverne una nuova versione femminista da opporre ai messaggi chiaramente misogini di quelle precedenti. Incontriamo quindi la nostra protagonista, la sirena Muirgen "Gaia", che condivide con Ariel l'atteggiamento infantile ed ingenuo, oltre ovviamente alla curiosità nei confronti del mondo umano; Gaia ha però delle motivazioni un po' più valide dal momento che la madre era a sua volta affascinata dagli uomini e pare essere scomparsa proprio a causa loro, e questo evento spingerà la giovane a voler andare oltre il regno marino.
A livello di trama ci sono ben pochi cambiamenti rispetto al materiale di partenza, quindi non vi aspettate grossi colpi di scena, neppure per quanto riguarda gli elementi inediti, che vengono esposti al lettore con tanta chiarezza da farlo sentire preso in giro. In generale tutto in questo libro sembra scritto per un pubblico tardo, con gli stessi messaggi e le medesime riflessioni ripetute ogni due righe: capisco che il target di riferimento sono i ragazzi, ma non si tratta per questo di persone sprovviste di memoria a breve termine. Ed il tutto è ancora più ironico se pensiamo che la CE ha applicato sul volume un'etichetta per sconsigliarne la lettura ai lettori giovani.
Per quanto mi riguarda, penso che da ragazzina avrei molto apprezzato questo romanzo, anche se le tematiche vengono esposte con troppa enfasi. E anche adesso ci sono alcune cose che posso sicuramente salvare: promuovo l'intento dell'autrice se non la forma e la caratterizzazione della protagonista, che pur risultando per molti aspetti fastidiosa è verosimile nella sua misoginia interiorizzata, inoltre mi è piaciuto molto il personaggio di Ceto e trovo che il capitolo extra sul suo passato sia godibile, anche se non indispensabile.
Ma passiamo a qualche difetto minore prima di affrontare la balena nella stanza. I dialoghi vengono costantemente interrotti dai pensieri di Gaia o da spiegoni sul world building, e questa scelta stilistica mi ha fatto perdere il filo della narrazione più di una volta. Alcuni personaggi vengono presentati unicamente per dare all'autrice la possibilità di spiegare qualche aspetto del mondo marino: è il caso di Lorelai o della guaritrice con poteri telepatici che per misteriose ragioni non viene usata come spia all'interno di un regno di stampo autoritario. Ho trovato poi fastidioso il modo in cui vengono inseriti alcuni messaggi sul femminismo: un esempio è quando Gaia riflette su come sia ingiusto che il corpo di una donna debba essere a disposizione di chiunque voglia toccarlo, peccato che questa illuminazione le giunga mentre un'innocente sarta le sta prendendo le misure!
Ed eccoci arrivati al problema maggiore, un problema che non avrei neanche tirato in ballo se O'Neill avesse mantenuto il tono fiabesco dell'opera originale, ma così non è stato e l'elemento che più ne ha risentito è indubbiamente l'ambientazione. Per quanto riguarda il mondo umano, passiamo da abiti che necessitano dell'aiuto di una domestica per essere indossati alle minigonne: in un primo momento mi stavo impegnando nel cercare di inquadrare l'epoca storica, ma verso l'epilogo sia io sia la cara Louise abbiamo gettato la spugna. Il mondo delle sirene è ancora più incomprensibile, e se alcune incongruenze possono essere giustificare dal fattore fantasy (la luce del sole che arriva negli abissi, il fatto che tutti parlino la stessa lingua, la capacità di sentire gli odori o di piangere sott’acqua), altre semplicemente non hanno senso: le figlie del sovrano che salgono in superficie da sole, le troppe informazioni sul mondo umano (tra cui il modo in cui misurano il tempo), i poteri magici del tutto randomici e funzionali alla trama, il vaghissimo sistema religioso, le ancor più vaghe Outerlands (magari sarebbe stato utile vedere una sirena venire esiliata, anziché raccontarcelo e basta!) e le convenientissime Sea Laws che tappano i buchi di logica.
A fine lettura mi rimane anche un grande interrogativo: perché includere la figura delle Rusalkas? Tutto sommato, la storia sembra essere ambientata in Irlanda, Paese natale dell'autrice dal quale provengono le Banshee, una creatura leggendaria molto simile alle Salkas. Quindi perché non inserire le Banshee autoctone ma andare a sradicare un essere mitologico dal folklore slavo?
Voto effettivo: due stelline e mezza
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lunedì 16 agosto 2021
"La Torre della Rondine" di Andrzej Sapkowski
La Torre della Rondine by Andrzej Sapkowski
My rating: 3 of 5 stars
"Vysogota si chinò e guardò socchiudendo le palpebre. «Un mandala elfico … una torre colpita da un fulmine, presso le Razze Antiche simbolo di caos e distruzione… E sopra la torre...»
«Una rondine», terminò Ciri. «Zireael. Il mio nome.»"
ROSA ROSSA IS THE NEW FARFALLINA DI BELEN
A dispetto della cover evidentemente rubata ad un Harmony ad ambientazione storica incentrato sulla travolgente passione tra una popolana sprovveduta ma gnocca ed un nobile autoritario e belloccio che la imprigionerà nelle segrete del suo maniero ma del quale lei finirà ovviamente per innamorarsi una volta scoperto il suo tragico passato e gli abusi subiti dal padre… Forse mi sono lasciata prendere un po' la mano, ma ciò non toglie che questa copertina è l'ultima cosa che assocerei al mondo di The Witcher.
Cover di dubbio gusto a parte, sia arrivati al sesto capitolo della serie, se consideriamo anche le raccolte di racconti, e io ho ancora grosse difficoltà a capire quale sia la trama generale della saga. Anche in questo volume succedono un mucchio di avvenimenti, ma inquadrarli in un disegno più ampio è davvero ostico: da un lato ritroviamo Ciri, praticamente moribonda, impegnata a raccontare all'eremita che la soccorre gli eventi delle ultime settimane, in modo davvero anticlimatico dal momento che sappiamo da principio come andrà a finire; dall'altro seguiamo ancora Geralt ed il suo gruppo, sempre diretti verso sud con la missione di salvare Ciri, anche se non è più ben chiaro da chi vista l'intenzione di Cahir di consegnarla all'imperatore, nonostante il loro viaggio fosse iniziato proprio perché la credevano prigioniera di Emhyr.
Solo nella parte finale compare in scena anche Yennefer, che per quanto mi riguarda davo ormai per dispersa. La sua storyline è la più ostica da seguire perché gli eventi ci vengono raccontati in modo a dir poco frammentario, con una mezza dozzina di POV diversi alternati in paragrafi brevissimi; l'unica informazione rilevante è come anche lei sia determinata a salvare Ciri dalle grinfie dei cattivi, nonché da una vaghissima profezia su una prossima glaciazione che causerà un genocidio, ma della quale tutti sembrano poco preoccupati in fin dei conti.
Nonostante la confusione, devo ammettere che gli avvenimenti del singolo volume mi hanno convinta, sia per come vengono messi in scena sia per la risoluzione finale, in cui come al solito Sapkowski si diverte a rimescolare le carte in tavola; forse anche troppo, se consideriamo che a livello cronologico un solo romanzo ci separa ormai dall'epilogo. Nel complesso lo reputo il miglior libro della serie finora, soprattutto perché vediamo un contributo rilevante da parte di tutti i personaggi principali e si vanno ad analizzare alcune importanti tematiche nei dialoghi: se è vero che spesso i personaggi parlano in modo troppo artefatto per essere verosimile, ammetto di aver comunque apprezzato gli scambi tra Geralt e Fulko Artevelde sulla giustizia e quello tra Ciri e Vysogota sulla vendetta. Carino anche il momento di confronto tra lo strigo e Cahir, in cui finalmente ci vengono chiarite le motivazioni di quest'ultimo, mentre mi auguro che le spiegazioni promesse da Vilgefortz non vengano dimenticate nell'ultimo capitolo.
Cosa invece non mi è andato a genio? Come sempre, le esagerazioni: troppe profezie e poteri incentrati su Ciri, troppe scene e dialoghi fini a se stessi sulla violenza, troppi spiegoni sul world building che per quanto interessante al sesto libro di una serie dovrebbe essere ormai abbastanza solito e davvero troppe, troppe metafore sugli animali! soprattutto perché ad un personaggio andrebbe associato un solo animale, non uno zoo intero!
Voto effettivo: tre stelline e mezza
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My rating: 3 of 5 stars
"Vysogota si chinò e guardò socchiudendo le palpebre. «Un mandala elfico … una torre colpita da un fulmine, presso le Razze Antiche simbolo di caos e distruzione… E sopra la torre...»
«Una rondine», terminò Ciri. «Zireael. Il mio nome.»"
ROSA ROSSA IS THE NEW FARFALLINA DI BELEN
A dispetto della cover evidentemente rubata ad un Harmony ad ambientazione storica incentrato sulla travolgente passione tra una popolana sprovveduta ma gnocca ed un nobile autoritario e belloccio che la imprigionerà nelle segrete del suo maniero ma del quale lei finirà ovviamente per innamorarsi una volta scoperto il suo tragico passato e gli abusi subiti dal padre… Forse mi sono lasciata prendere un po' la mano, ma ciò non toglie che questa copertina è l'ultima cosa che assocerei al mondo di The Witcher.
Cover di dubbio gusto a parte, sia arrivati al sesto capitolo della serie, se consideriamo anche le raccolte di racconti, e io ho ancora grosse difficoltà a capire quale sia la trama generale della saga. Anche in questo volume succedono un mucchio di avvenimenti, ma inquadrarli in un disegno più ampio è davvero ostico: da un lato ritroviamo Ciri, praticamente moribonda, impegnata a raccontare all'eremita che la soccorre gli eventi delle ultime settimane, in modo davvero anticlimatico dal momento che sappiamo da principio come andrà a finire; dall'altro seguiamo ancora Geralt ed il suo gruppo, sempre diretti verso sud con la missione di salvare Ciri, anche se non è più ben chiaro da chi vista l'intenzione di Cahir di consegnarla all'imperatore, nonostante il loro viaggio fosse iniziato proprio perché la credevano prigioniera di Emhyr.
Solo nella parte finale compare in scena anche Yennefer, che per quanto mi riguarda davo ormai per dispersa. La sua storyline è la più ostica da seguire perché gli eventi ci vengono raccontati in modo a dir poco frammentario, con una mezza dozzina di POV diversi alternati in paragrafi brevissimi; l'unica informazione rilevante è come anche lei sia determinata a salvare Ciri dalle grinfie dei cattivi, nonché da una vaghissima profezia su una prossima glaciazione che causerà un genocidio, ma della quale tutti sembrano poco preoccupati in fin dei conti.
Nonostante la confusione, devo ammettere che gli avvenimenti del singolo volume mi hanno convinta, sia per come vengono messi in scena sia per la risoluzione finale, in cui come al solito Sapkowski si diverte a rimescolare le carte in tavola; forse anche troppo, se consideriamo che a livello cronologico un solo romanzo ci separa ormai dall'epilogo. Nel complesso lo reputo il miglior libro della serie finora, soprattutto perché vediamo un contributo rilevante da parte di tutti i personaggi principali e si vanno ad analizzare alcune importanti tematiche nei dialoghi: se è vero che spesso i personaggi parlano in modo troppo artefatto per essere verosimile, ammetto di aver comunque apprezzato gli scambi tra Geralt e Fulko Artevelde sulla giustizia e quello tra Ciri e Vysogota sulla vendetta. Carino anche il momento di confronto tra lo strigo e Cahir, in cui finalmente ci vengono chiarite le motivazioni di quest'ultimo, mentre mi auguro che le spiegazioni promesse da Vilgefortz non vengano dimenticate nell'ultimo capitolo.
Cosa invece non mi è andato a genio? Come sempre, le esagerazioni: troppe profezie e poteri incentrati su Ciri, troppe scene e dialoghi fini a se stessi sulla violenza, troppi spiegoni sul world building che per quanto interessante al sesto libro di una serie dovrebbe essere ormai abbastanza solito e davvero troppe, troppe metafore sugli animali! soprattutto perché ad un personaggio andrebbe associato un solo animale, non uno zoo intero!
Voto effettivo: tre stelline e mezza
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mercoledì 11 agosto 2021
"City of Miracles" di Robert Jackson Bennett
City of Miracles by Robert Jackson Bennett
My rating: 5 of 5 stars
"He walks the walls of Bulikov, fingers grazing the surface of these mammoth constructs, and listen to the whispering miracles trapped in their depths"
FINALE CONIL BOTTO LE ESPLOSIONI
Ultimo capitolo della serie The Divine Cities di Robert Jackson Bennett, "City of Miracles" fa un balzo in avanti ancora più grande di quello tra i primi due libri, portandoci tredici anni dopo la conclusione di "City of Blades" in un mondo che a dispetto del tempo trascorso ancora fatica a superare il suo passato. Ed il tempo è veramente una tematica centrale in questa storia, così come la corruzione data da un potere eccessivamente centralizzato, la difficoltà ad elaborare il lutto di una persona cara e l'esistenza o meno di un destino ineluttabile, che sembra a tratti dirigere le vite dei personaggi.
Per quanto riguarda la trama di questo specifico capitolo, ho davvero le mani legate: ogni parola potrebbe risultare un gigantesco spoiler di quanto succedere qui e nei libri precedenti. Mi limito quindi a dire che la narrazione segue principalmente il personaggio di Sigrud, affiancato dai POV di una manciata di nuovi personaggi molto interessanti e con dei camei (troppo!) brevi di Shara e Mulaghesh; il focus della vicenda riguarda la comparsa di un nuovo nemico, alla ricerca di bambini dai poteri particolari e che pare poter reclutare chiunque grazie ad ingenti fortune dalla dubbia provenienza.
"City of Miracles" è davvero ricco di scene d'azione e, a differenza dei libri precedenti, lo dimostra già dall'adrenalinico incipit; nonostante non manchino le solite battute sagaci e parecchi commenti ironici, i toni sono decisamente più cupi e si percepisce in generale una maggiore serietà che ben si accosta ai temi scelti ed alla dolce-amara conclusione della serie. Ho apprezzato moltissimo anche come Bennett sia riuscito ad intrecciare tanti elementi dei primi due romanzi, andando nel mentre a spiegare alcuni eventi passati ancora oscuri, come la furia degna di un berserker che colpisce Sigrud nell'ultima parte di "City of Blades" o la ragione dietro l'improvviso interesse di Shara per i bambini rimasti orfani dopo la Battaglia di Bulikov.
Pur brillando come sempre per la costruzione di una trama complessa e piena di colpi di scena intelligenti e mai eccessivi, in questo romanzo penso che Bennett si sia distinto soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi e nella creazione dei legami tra loro. Ad esempio, per la prima volta in questa serie sono riuscita ad apprezzare appieno un antagonista: dove gli altri cattivi mi erano sembrati un po' sottotono e poco presenti, Nokov ha spazio per mostrare delle motivazioni verosimili e condivisibili, risultando genuinamente simpatetico, anche per merito di una backstory che in parte giustifica le sue azioni per quanto atroci.
Nokov è anche importante per il rapporto genitore-figlio che instaura con Mishra; un bel parallelismo per i rapporti che vediamo anche tra altri personaggi, in particolare Sigrud e Taty, capaci di superare il dolore per le rispettive perdite e così scoprirsi ancora più uniti. Un altro elemento sicuramente degno di menzione è il sistema magico, che ottiene una notevole espansione oltre a maggiori chiarimenti su aspetti già presentati al lettore; anche in questo caso lo spoiler è in agguato, ma fidatevi se vi dico che tutto combacia alla perfezione.
Per quanto mi riguarda, la sola critica da poter fare a questo romanzo è che, pur avendo un epilogo soddisfacente, finisce troppo in fretta. Ed adesso eccomi qui a desiderare di poter cominciare subito un altro romanzo di questo talentuoso autore.
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My rating: 5 of 5 stars
"He walks the walls of Bulikov, fingers grazing the surface of these mammoth constructs, and listen to the whispering miracles trapped in their depths"
FINALE CON
Ultimo capitolo della serie The Divine Cities di Robert Jackson Bennett, "City of Miracles" fa un balzo in avanti ancora più grande di quello tra i primi due libri, portandoci tredici anni dopo la conclusione di "City of Blades" in un mondo che a dispetto del tempo trascorso ancora fatica a superare il suo passato. Ed il tempo è veramente una tematica centrale in questa storia, così come la corruzione data da un potere eccessivamente centralizzato, la difficoltà ad elaborare il lutto di una persona cara e l'esistenza o meno di un destino ineluttabile, che sembra a tratti dirigere le vite dei personaggi.
Per quanto riguarda la trama di questo specifico capitolo, ho davvero le mani legate: ogni parola potrebbe risultare un gigantesco spoiler di quanto succedere qui e nei libri precedenti. Mi limito quindi a dire che la narrazione segue principalmente il personaggio di Sigrud, affiancato dai POV di una manciata di nuovi personaggi molto interessanti e con dei camei (troppo!) brevi di Shara e Mulaghesh; il focus della vicenda riguarda la comparsa di un nuovo nemico, alla ricerca di bambini dai poteri particolari e che pare poter reclutare chiunque grazie ad ingenti fortune dalla dubbia provenienza.
"City of Miracles" è davvero ricco di scene d'azione e, a differenza dei libri precedenti, lo dimostra già dall'adrenalinico incipit; nonostante non manchino le solite battute sagaci e parecchi commenti ironici, i toni sono decisamente più cupi e si percepisce in generale una maggiore serietà che ben si accosta ai temi scelti ed alla dolce-amara conclusione della serie. Ho apprezzato moltissimo anche come Bennett sia riuscito ad intrecciare tanti elementi dei primi due romanzi, andando nel mentre a spiegare alcuni eventi passati ancora oscuri, come la furia degna di un berserker che colpisce Sigrud nell'ultima parte di "City of Blades" o la ragione dietro l'improvviso interesse di Shara per i bambini rimasti orfani dopo la Battaglia di Bulikov.
Pur brillando come sempre per la costruzione di una trama complessa e piena di colpi di scena intelligenti e mai eccessivi, in questo romanzo penso che Bennett si sia distinto soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi e nella creazione dei legami tra loro. Ad esempio, per la prima volta in questa serie sono riuscita ad apprezzare appieno un antagonista: dove gli altri cattivi mi erano sembrati un po' sottotono e poco presenti, Nokov ha spazio per mostrare delle motivazioni verosimili e condivisibili, risultando genuinamente simpatetico, anche per merito di una backstory che in parte giustifica le sue azioni per quanto atroci.
Nokov è anche importante per il rapporto genitore-figlio che instaura con Mishra; un bel parallelismo per i rapporti che vediamo anche tra altri personaggi, in particolare Sigrud e Taty, capaci di superare il dolore per le rispettive perdite e così scoprirsi ancora più uniti. Un altro elemento sicuramente degno di menzione è il sistema magico, che ottiene una notevole espansione oltre a maggiori chiarimenti su aspetti già presentati al lettore; anche in questo caso lo spoiler è in agguato, ma fidatevi se vi dico che tutto combacia alla perfezione.
Per quanto mi riguarda, la sola critica da poter fare a questo romanzo è che, pur avendo un epilogo soddisfacente, finisce troppo in fretta. Ed adesso eccomi qui a desiderare di poter cominciare subito un altro romanzo di questo talentuoso autore.
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venerdì 6 agosto 2021
"Ready Player One" di Ernest Cline
Ready Player One by Ernest Cline
My rating: 1 of 5 stars
"Dopo cinque, lunghi anni, la Chiave di Rame era stata ritrovata da un diciottenne che viveva in un parcheggio per roulotte nella periferia di Oklahoma City.
Ero io"
PER FAN DEGLI ANNI OTTANTA SOTTO I 12 ANNI
A dispetto delle tante recensioni positive, ho iniziato questa lettura decisamente prevenuta perché non vado pazza per i riferimenti pop inseriti nei romanzi e, pur avendo giocato ad alcuni videogiochi durante l'adolescenza, non ne sono mai stata una fan sfegatata; e così ho perso in partenza il novanta percento di quanto "Ready Player One" avesse da offrirmi. Inoltre temo di aver ormai superato da un pezzo l’età in cui i libri per ragazzi riuscivano ad intrattenermi: adesso devo davvero sforzarmi per non rollare gli occhi ogni due righe quando leggo uno YA; anche se a dire il vero avrei delle perplessità in merito all'effettivo target di questo titolo. Se da un lato l'età dei personaggi ed il tono della narrazione sembrano rientrare in pieno nella narrativa per ragazzi, ci sono diversi elementi (come il tipo di ironia o la presentazione degli antagonisti) che non sfigurerebbero in un middle grade, mentre tutti i richiami agli anni Ottanta possono ispirare nostalgia solo ad un cinquantenne.
La trama all'apparenza è tanto innocua quanto banale: in un futuro non troppo lontano le persone preferiscono sfuggire ad una quotidianità fatta di indigenza ed inquinamento atmosferico su OASIS, un gioco online che sfrutta la realtà aumentata ed in pochi anni è diventato anche un luogo di incontro, studio e lavoro; il creatore di questa piattaforma è morto cinque anni prima, ed il suo testamento prevedere che sia la sua ingente fortuna sia la proprietà di OASIS passino al primo utente in grado di trovare un easter egg da lui nascosto, dopo aver recuperato tre chiavi e superato altrettante porte. Il protagonista Wade Owen Watts (noto online come "Parzival") è uno dei tanti Gunter -aka i cercatori dell'uovo- che sperano di riscattare una vita miserabile vincendo la competizione; seguiamo quindi il suo percorso all'interno del gioco, tra amicizie virtuali e l'antagonismo verso la multinazionale senza scrupoli I.O.I. Innovative Online Industries. Come anticipato, una sinossi semplice ma con un suo potenziale, peccato che, con l'andare avanti nella lettura, compaiano una serie di dei-ex-machina sempre più sfacciati per permettere ai protagonisti di raggiungere un traguardo che altrimenti non avrebbero potuto neanche ammirare da lontano.
Prima di iniziare la mia critica alquanto severa, per onestà intellettuale voglio nominare i soli tre elementi che ho apprezzato. Le descrizioni di alcuni luoghi virtuali sono ben scritte e ricche di immaginazione, in particolare mi è piaciuta la discoteca spaziale in cui i personaggi si incontrano al compleanno di Og. Il ritmo della narrazione è veramente incalzante: per quanto abbia detestato questo libro, ammetto che non risulta per nulla pesante o lento. Infine, se avete un minimo di passione per il mondo videoludico, questa lettura vi spingerà a voler prendere subito in mano una console. E ora, via al massacro!
Direi di iniziare dai personaggi, anzi dal protagonista che, narrando tutto in prima persona, ci impedisce di conoscere a fondo i caratteri degli altri. Wade mi è risultato davvero insoffribile: è transfobico, arrogante e schifa chiunque non abbia una conoscenza enciclopedica degli anni Ottanta (vero sintomo di intelligenza, in questo romanzo), supera eventi sulla carta traumatici con leggerezza, si innamora a prima vista virtuale di una ragazza che poi passa il resto del titolo a stalkerare fino a "conquistarla", dimostra delle competenze che non può in nessun modo aver acquisito verosimilmente. Tra l'altro ci sono diverse altre esagerazioni, come il pianeta-scuola Ludus in cui chiunque può frequentare gli studi fino ai diciotto anni a spese del creatore di OASIS: ma com'è possibile permettersi di pagare a tempo indefinito lo stipendio a docenti in tutto il mondo e fornire l'hardware necessario a milioni di studenti?
E passiamo proprio ad OASIS, che per tutto il libro viene descritto dai personaggi come la roccaforte della libertà, l'unico posto dove essere se stessi. Peccato che questo luogo da sogno porti ad una vera dipendenza e spinga le persone a disinteressarsi del mondo reale, oltre a non essere affatto gratuito come detto inizialmente perché ogni cosa che vada oltre il creare un avatar si paga con soldi veri; c'è poi un passaggio a mio avviso disgustoso in cui si parla di quanto sia positivo che donne e neri possano crearsi degli avatar maschili e bianchi e grazie a questo essere accettati: sorvolando sul fatto che a quanto pare nessuno controlla i dati personali, neanche quando si parla di assunzioni lavorative, questo concetto manda a passeggio anni di lotte sociali! Non dobbiamo omologarci ad un unico modello, ma impegnarci perché tutti siano accettati per come sono realmente; e da questo capirete come "Ready Player One" propugni dei messaggi alquanto discutibili, specie per un pubblico giovane. Sono arrivata ad un punto in cui speravo che i cattivi acquisissero il controllo di OASIS per imporre login a pagamento e mettere pubblicità ovunque (sì, questo è il loro piano malefico) e costringere così finalmente gli abitanti di questo mondo ad uscire di casa e sistemare il pianeta.
Volendo potrei continuare per ore ad evidenziare difetti, come Art3mis che ricalca lo stereotipo della ragazza non-come-tutte-le-altre, l'aggettivo "fascista" usato con leggerezza o i dettagli dimenticati dall'autore (ma non dalla sottoscritta: a cosa serviva la pistola?), ma preferisco spendere qualche riga sull'ambientazione. All'apparenza è il classico mondo futuristico al tracollo, ma con alcune bizzarre contraddizioni: non c'è benzina per le auto però si consegna ancora la pizza a domicilio, l'economia è allo sfacelo ma ci si può permettere di far frequentare a tutti i ragazzi la scuola fino alla maggiore età, in molti vivono per strada eppure riescono ad acquistare l'hardware di OASIS, il governo autorizza una società a schiavizzare i suoi cittadini però ha emanato una legge per garantire la privacy genetica, di cui tra l'altro sembra non importare nulla a nessuno.
Per correttezza vi segnalo infine che di questo libro è stato recentemente pubblicato un sequel, che pare aver deluso gli stessi fan. Vista la mia esperienza, ritengo quasi superfluo dire che non mi ci avvicinerò neanche sotto minaccia di una multinazionale fascista.
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My rating: 1 of 5 stars
"Dopo cinque, lunghi anni, la Chiave di Rame era stata ritrovata da un diciottenne che viveva in un parcheggio per roulotte nella periferia di Oklahoma City.
Ero io"
PER FAN DEGLI ANNI OTTANTA SOTTO I 12 ANNI
A dispetto delle tante recensioni positive, ho iniziato questa lettura decisamente prevenuta perché non vado pazza per i riferimenti pop inseriti nei romanzi e, pur avendo giocato ad alcuni videogiochi durante l'adolescenza, non ne sono mai stata una fan sfegatata; e così ho perso in partenza il novanta percento di quanto "Ready Player One" avesse da offrirmi. Inoltre temo di aver ormai superato da un pezzo l’età in cui i libri per ragazzi riuscivano ad intrattenermi: adesso devo davvero sforzarmi per non rollare gli occhi ogni due righe quando leggo uno YA; anche se a dire il vero avrei delle perplessità in merito all'effettivo target di questo titolo. Se da un lato l'età dei personaggi ed il tono della narrazione sembrano rientrare in pieno nella narrativa per ragazzi, ci sono diversi elementi (come il tipo di ironia o la presentazione degli antagonisti) che non sfigurerebbero in un middle grade, mentre tutti i richiami agli anni Ottanta possono ispirare nostalgia solo ad un cinquantenne.
La trama all'apparenza è tanto innocua quanto banale: in un futuro non troppo lontano le persone preferiscono sfuggire ad una quotidianità fatta di indigenza ed inquinamento atmosferico su OASIS, un gioco online che sfrutta la realtà aumentata ed in pochi anni è diventato anche un luogo di incontro, studio e lavoro; il creatore di questa piattaforma è morto cinque anni prima, ed il suo testamento prevedere che sia la sua ingente fortuna sia la proprietà di OASIS passino al primo utente in grado di trovare un easter egg da lui nascosto, dopo aver recuperato tre chiavi e superato altrettante porte. Il protagonista Wade Owen Watts (noto online come "Parzival") è uno dei tanti Gunter -aka i cercatori dell'uovo- che sperano di riscattare una vita miserabile vincendo la competizione; seguiamo quindi il suo percorso all'interno del gioco, tra amicizie virtuali e l'antagonismo verso la multinazionale senza scrupoli I.O.I. Innovative Online Industries. Come anticipato, una sinossi semplice ma con un suo potenziale, peccato che, con l'andare avanti nella lettura, compaiano una serie di dei-ex-machina sempre più sfacciati per permettere ai protagonisti di raggiungere un traguardo che altrimenti non avrebbero potuto neanche ammirare da lontano.
Prima di iniziare la mia critica alquanto severa, per onestà intellettuale voglio nominare i soli tre elementi che ho apprezzato. Le descrizioni di alcuni luoghi virtuali sono ben scritte e ricche di immaginazione, in particolare mi è piaciuta la discoteca spaziale in cui i personaggi si incontrano al compleanno di Og. Il ritmo della narrazione è veramente incalzante: per quanto abbia detestato questo libro, ammetto che non risulta per nulla pesante o lento. Infine, se avete un minimo di passione per il mondo videoludico, questa lettura vi spingerà a voler prendere subito in mano una console. E ora, via al massacro!
Direi di iniziare dai personaggi, anzi dal protagonista che, narrando tutto in prima persona, ci impedisce di conoscere a fondo i caratteri degli altri. Wade mi è risultato davvero insoffribile: è transfobico, arrogante e schifa chiunque non abbia una conoscenza enciclopedica degli anni Ottanta (vero sintomo di intelligenza, in questo romanzo), supera eventi sulla carta traumatici con leggerezza, si innamora a prima vista virtuale di una ragazza che poi passa il resto del titolo a stalkerare fino a "conquistarla", dimostra delle competenze che non può in nessun modo aver acquisito verosimilmente. Tra l'altro ci sono diverse altre esagerazioni, come il pianeta-scuola Ludus in cui chiunque può frequentare gli studi fino ai diciotto anni a spese del creatore di OASIS: ma com'è possibile permettersi di pagare a tempo indefinito lo stipendio a docenti in tutto il mondo e fornire l'hardware necessario a milioni di studenti?
E passiamo proprio ad OASIS, che per tutto il libro viene descritto dai personaggi come la roccaforte della libertà, l'unico posto dove essere se stessi. Peccato che questo luogo da sogno porti ad una vera dipendenza e spinga le persone a disinteressarsi del mondo reale, oltre a non essere affatto gratuito come detto inizialmente perché ogni cosa che vada oltre il creare un avatar si paga con soldi veri; c'è poi un passaggio a mio avviso disgustoso in cui si parla di quanto sia positivo che donne e neri possano crearsi degli avatar maschili e bianchi e grazie a questo essere accettati: sorvolando sul fatto che a quanto pare nessuno controlla i dati personali, neanche quando si parla di assunzioni lavorative, questo concetto manda a passeggio anni di lotte sociali! Non dobbiamo omologarci ad un unico modello, ma impegnarci perché tutti siano accettati per come sono realmente; e da questo capirete come "Ready Player One" propugni dei messaggi alquanto discutibili, specie per un pubblico giovane. Sono arrivata ad un punto in cui speravo che i cattivi acquisissero il controllo di OASIS per imporre login a pagamento e mettere pubblicità ovunque (sì, questo è il loro piano malefico) e costringere così finalmente gli abitanti di questo mondo ad uscire di casa e sistemare il pianeta.
Volendo potrei continuare per ore ad evidenziare difetti, come Art3mis che ricalca lo stereotipo della ragazza non-come-tutte-le-altre, l'aggettivo "fascista" usato con leggerezza o i dettagli dimenticati dall'autore (ma non dalla sottoscritta: a cosa serviva la pistola?), ma preferisco spendere qualche riga sull'ambientazione. All'apparenza è il classico mondo futuristico al tracollo, ma con alcune bizzarre contraddizioni: non c'è benzina per le auto però si consegna ancora la pizza a domicilio, l'economia è allo sfacelo ma ci si può permettere di far frequentare a tutti i ragazzi la scuola fino alla maggiore età, in molti vivono per strada eppure riescono ad acquistare l'hardware di OASIS, il governo autorizza una società a schiavizzare i suoi cittadini però ha emanato una legge per garantire la privacy genetica, di cui tra l'altro sembra non importare nulla a nessuno.
Per correttezza vi segnalo infine che di questo libro è stato recentemente pubblicato un sequel, che pare aver deluso gli stessi fan. Vista la mia esperienza, ritengo quasi superfluo dire che non mi ci avvicinerò neanche sotto minaccia di una multinazionale fascista.
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