martedì 2 aprile 2024

"Veins of Gold" di Charlie N. Holmberg

Veins of GoldVeins of Gold by Charlie N. Holmberg
My rating: 4 of 5 stars

"For the first time since leaving Virginia, Gentry felt true hope. Hope that things might come around, that her family could be happy and whole, that her future might be bright. Bright as the veins that lit up Winn's hands"


QUASI MI ASPETTAVO DI TROVARE ZIO PAPERONE

Non mi spingerei mai a dire che esistano autori adatti ad ogni tipo di lettore, però davvero non riesco a spiegarmi perché nell'anno del Signore 2024 i libri di Holmberg rimangano un prodotto così poco conosciuto. In uno scenario editoriale in cui cozy fantasy e romantasy imperano come se non ci fosse un domani, lo scarso riscontro ottenuto dalle sue storie -che rientrano in pieno in entrambe le categorie- mi lascia a dir poco basita. Nel mio piccolo spero comunque di darle un poco di visibilità parlando di"Veins of Gold", romanzo autoconclusivo ed autopubblicato che mescola efficacemente al genere fantastico degli elementi storici.

L'ambientazione prescelta dall'autrice sono infatti gli anni Cinquanta dell'Ottocento, ai tempi della famosa corsa all'oro. L'umile famiglia Abrams si è stabilita nel villaggio fittizio di Dry Creek, nel deserto dello Utah, dopo un lungo viaggio dalla Virginia; le ristrettezze economiche costringono però il padre Butch a ripartire in direzione della California, lasciando i figli minori Rooster e Pearl in custodia alla primogenita Gentry "Gen" Sue. Mentre cerca di dimostrarsi forte e responsabile, la giovane incrocia la strada del misterioso Winn Maheux, che le farà scoprire l'esistenza di una peculiare forma di magia ancor più affamata d'oro dei pionieri stessi.

Questa premessa temo non renda giustizia al contenuto del romanzo, e non necessariamente in senso positivo. Il volume presenta infatti dei sostanziosi problemi nel ritmo, che risulta parecchio sostenuto nella parte iniziale (tanto da rendere quanto meno bizzarra la rapidità con cui i personaggi accettano le stranezze date dall'elemento fantastico), per poi rallentare fin troppo nella parte centrale -nella quale sono presenti diverse scene quasi noiose per la loro vacuità- e riprendere la sua corsa nel fin troppo rapido finale. Questa disomogeneità colpisce anche la presentazione della storia d'amore, rendendo per me oscuro il motivo che spinge Gentry ad innamorarsi di Winn e viceversa.

Purtroppo la fretta sembra un tratto distintivo dei lavori della cara Charlie, ed incide tanto sulle sue storie quanto sui suoi personaggi; in particolare quelli secondari non vengono indagati a fondo, e rimangono per tutto il volume delle figure abbastanza stereotipate. Non posso dire che mi abbia fatto impazzire neppure la risoluzione delle sottotrame, specialmente quella legata alla giusta ira della magia selvaggia: avrebbe meritato qualche spiegazione più chiara ed una scena finale completa.

Non crediate però che in questa narrazione manchino i pregi, primo tra tutti l'ambientazione che avrete già capito essere per nulla banale; ovviamente in diversi aspetti è stata semplificata per rendere più chiara e snella la narrazione, ma credo riesca comunque a trasmettere l'idea di fondo, contornata da un'atmosfera un po' fiabesca e sognante. La location risulta utile anche per veicolare il sottotesto ambientalista, che collega idealmente quest'avventura dai connotati fantastici con l'attualità: potremmo vedere la frenetica corsa all'oro californiano come una versione in scala ridotta della noncuranza con cui al giorno d'oggi sfruttiamo ogni risorsa disponibile sul pianeta.

L'altro grande pregio di questo libro è rappresentato dalla sua protagonista perché, a differenza dei suoi comprimari, Gentry è caratterizzata ottimamente. Ho apprezzato la sua risolutezza quando cerca di resistere nei momenti più difficili, la sua inventiva quando trova sempre delle soluzioni ingegnose ai piccoli problemi quotidiani, la sua umiltà nei accettare i propri difetti ed imparare da essi. Nonostante venga introdotta malino, mi è piaciuta anche la sua romance con Winn, che una volta tanto ha dei validi motivi per non risolversi a pagina 20. In modo più frivolo, devo infine elogiare anche la cover: in una realtà dove le copertine sono spesso sciatte e generiche quant'è soddisfacente rendersi conto che un'illustrazione non è soltanto carina da vedere, ma rispecchia anche in modo fedele il contenuto del libro?

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