martedì 18 giugno 2024

"Mezzo mondo" di Joe Abercrombie

Mezzo mondo (Trilogia del Mare Infranto, #2)Mezzo mondo by Joe Abercrombie
My rating: 3 of 5 stars

"Era un tipo maligno, veloce e scaltro, ma lei era più veloce, più scaltra e molto più maligna quando voleva, inoltre Skifr le aveva insegnato trucchi che lui non si sognava neppure. Gli danzò intorno, sfinendolo, riversandogli addosso una pioggia di fendenti finché questi non seppe quasi più da che parte la stesse fronteggiando"


PADRE YARVI È IL PIÙ SCALTRO, L'HO CAPITO

Quest'anno sto dedicato decisamente poco spazio alle serie, rispetto ai volumi autoconclusivi, però ci tengo per lo meno a continuare quelle già cominciate. Tra le altre, è il caso della trilogia Il Mare Infranto, cominciata lo scorso febbraio con "Il mezzo re"; un inizio più entusiasmante di quanto la premessa lasciasse intendere, soprattutto per la presenza di una trama chiara e grossomodo solida da seguire, elemento non scontato nella prosa del caro Joe. Ironicamente una trama -fosse anche oscura e traballante- è proprio ciò di cui si sente la mancanza in "Mezzo mondo", in cui i personaggi sembrano mossi da tutto fuorché dalla loro volontà.

Il nuovo romanzo si ambienta tre anni dopo lo stupefacente finale del primo volume e porta con sé anche due nuovi punti di vista, dei quali leggiamo a capitoli alterni. Da un lato abbiamo Hild "Thorn" Bathu, una giovane determinata a diventare una guerriera rinomata come suo padre, e dall'altro Brand, un tempo apprendista fabbro ma ora diventato a sua volta aspirante combattente; i sogni di entrambi vengono però contrastati dal dispotico Maestro Hunnan, e questo li fa finire sotto l'ala (non troppo) protettrice di Padre Yarvi. Il Ministrante del Gettland ha infatti bisogno di persone coraggiose che lo accompagnino in una missione verso sud, dove spera di trovare potenti alleati nella guerra imminente contro il Gran Re.

La sarcastica e parecchio sopra le righe prosa di Abercrombie non piacerà a tutti, ma io la trovo sempre divertente, specialmente quando si arriva alle esagerate prove di forza fisica date dai suoi personaggi. Ed anche questi ultimi si confermano un solido punto a favore: ho trovato apprezzabili sia i vecchi caratteri che tornano in scena sia i nuovi entrati, perché tutti riescono a ritagliarsi uno spazio per quanto piccolo ed a risultare memorabili per le loro particolarità. Sull'intero cast brillano però i due protagonisti, ai quali viene riservato un approfondimento psicologico molto più curato, facendo pian piano chiarezza sul loro passato e su quale sia il ruolo adatto a loro all'interno del tumultuoso Gettland.

Altro punto a favore è l'ambientazione, che in confronto al capitolo precedente ottiene una sostanziosa espansione. Al fianco dei personaggi usciamo dai confini del Mare Infranto per esplorare i territori dell'impervio principato di Kalyiv e dell'afoso Impero del Sud; luoghi che non si limitano a fare da sfondo inconsistente alle vicende ma diventano parte fondamentale di esse, anche perché veniamo messi a conoscenza di nuove usanze e ammiriamo architetture inedite, tra gli altri dettagli. Fra i pregi mi sento poi di includere il tono più maturo dato alla narrazione, seppur con una piccola riserva: il target infatti non è cambiato, e per questo alcune delle scene risultano a mio avviso eccessive.

Passando ai motivi per cui, pur reputando godibile la lettura, non l'ho trovata all'altezza del primo libro, troviamo la già citata trama. Nonostante sia Thorn sia Brand compiano una crescita personale durante l'anno in cui si ambienta la storia, ciò che fanno non è quasi mai una conseguenza delle loro intenzioni: si trovano ad essere delle marionette nelle mani di Maestro Hunnan, Padre Yarvi, antagonisti assortiti e -più in generale- dell'autore, il quale li fa spesso arrivare in luoghi dove non avrebbero davvero ragione di trovarsi se non per la necessità di piazzarvi un POV all'uopo.

A questo intreccio poco omogeneo si aggiungono poi dei passaggi esageratamente repentini tra un capitolo e l'altro (non si tratta più di lasciar passare qualche giorno, ma mesi interi!) ed un'attenzione eccessiva nei confronti della sottotrama romantica. Quest'ultima ha inoltre il demerito di focalizzare il proprio conflitto su delle incomprensioni degne di una commedia degli equivoci, che personalmente mi hanno trasmesso un forte second hand embarrassment.

Come ultimamente sembra capitarmi una volta sì e l'altra pure, l'edizione italiana rappresenta un ulteriore ostacolo all'apprezzamento di questo romanzo. Il lavoro di traduzione si dimostra di nuovo approssimativo -in particolare nella coniugazione dei verbi- e costellato da refusi, perfino nei nomi dei luoghi riportati sulla mappa! mappa che tra l'altro non troverete aggiornata per includere le nuove ambientazioni, come invece è stato fatto nella versione inglese. E per ultimo voglio menzionare un elemento che si trova invece ancor prima dell'inizio, ossia la sinossi; oltre ad essere immotivatamente lunga, quella scelta da Mondadori semplicemente non presenta la storia in modo adeguato, ponendo l'attenzione su Yarvi ed in parte su Thorn mentre Brand (il coprotagonista!) viene appena nominato. Costava tanto mettere un po' di attenzione in più e scrivere un'introduzione coincisa e veritiera?

Voto effettivo: tre stelline e mezza

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