venerdì 7 giugno 2024

"Ciatu mei" di Stefania Tedesco

Ciatu meiCiatu mei by Stefania Tedesco
My rating: 4 of 5 stars

"Non conoscono il mondo che ho dentro, fatto di lacrime, insicurezza, empatia oltre il consentito. Questo lato lo devo tenere nascosto, sia per il lavoro che svolgo sia come forma di autoprotezione. Meno le persone ti conoscono e meno possono ferirti"


SPERIAMO CHE NINO SI RIMETTA PRESTO...

Ormai diversi mesi fa lessi "Nuvole grigie", il romanzo d'esordio di Tedesco, e pur evidenziando alcune sviste ne ebbi un'impressione grosso modo positiva. Il mistero al centro della narrazione veniva risolto in ogni suo aspetto entro la fine del volume, ma l'autrice ha deciso di dare ancora voce al commissario Cecilia Orlandi con la sua seconda opera "Ciatu mei", che si discorsa in più punti dal capitolo precedente e cerca nel contempo di rammendare le sopraccitate sviste.

Questa volta Cecilia è l'unico punto di vista all'interno della storia, che riprende un paio di mesi più avanti e si concentra su un nuovo caso, legato alla morte sospetta del giovane Beniamino "Mino" Gallo, allo spaccio di sostanze stupefacenti e ad altre azioni criminose. L'indagine si sviluppa nel corso di una settimana, e nel mentre l'autrice si prende del tempo per approfondire la storia personale della protagonista, come anche quelle dei suoi colleghi al commissariato di Roccia Marina, cittadina fittizia sulla costa cosentina.

Devo ammettere che la scelta di cambiare in modo netto il taglio del giallo mi ha un po' spiazzata: se nel primo libro Cecilia sembrava quasi la versione contemporanea di un detective classico, che dalla comodità del suo ufficio è in grado di scovare la verità senza particolari affanni, qui la vediamo molto più impegnata nell'azione sul campo. Un'altra sostanziale differenza nell'intreccio mystery si individua nella moltitudine dei crimini commessi, infatti i protagonisti non sono chiamati soltanto ad smascherare il colpevole del delitto di Mino, tanto che in più punti la quantità di sottotrame e personaggi secondari mi ha lasciata in parte confusa, specie quando cominciano a sbucare parentele imprevedibili e soprannomi da far invidia ai classici russi.

Non si tratta però di veri e propri difetti, quanto di una mia aspettativa sbagliata. A livello più oggettivo mi sento invece di segnalare la caratterizzazione un po' superficiale dei comprimari, che spesso risultato molto polarizzati nei loro comportamenti -forse con l'intento di ispirare simpatia o antipatia nel lettore- e per questo meno credibili. Penso che sfoltire almeno in parte il cast avrebbe aiutato a dare il giusto spazio ai personaggi effettivamente importanti, come Renato "Reno" Serra del quale dopo due libri ho ancora l'impressione di sapere troppo poco. Pur apprezzandolo a livello emotivo, il finale mi ha poi lasciata interdetta per le frequenti battute che in un contesto quasi drammatico mi sono sembrate evitabili.

La prosa della cara Stefania nel suo insieme invece mi ha convinto, perché ha acquistato molta personalità, oltre ad aver incorporato decisamente meglio nel testo le espressioni dialettali ed i commenti a margine di Cecilia, che a questo punto è diventata una divertente commentatrice delle sue stesse disavventure. Il lavoro fatto sul suo personaggio è forse l'elemento più apprezzabile del romanzo: l'autrice riesce a tratteggiare un carattere tridimensionale ed umano, consapevole dei suoi difetti senza sfociare nell'insicurezza cronica e determinato a migliorarsi senza arrivare a risoluzioni tanto rapide quanto improbabili. Il giusto tempo viene dato anche all'analisi del disturbo alimentare che affligge la protagonista, qui trattato in maniera parecchio dettagliata e forse per alcuni triggerante, anche se io ho trovato quest'analisi sempre rispettosa e verosimile.

In parte per il trascorso della protagonista, in parte per la piega presa dall'indagine, vengono incluse parecchie altre tematiche nel romanzo, dalla criminalità organizzata all'immigrazione clandestina, dalla violenza domestica agli stereotipi di genere; che forse non saranno introdotte in modo particolarmente sottile (specie quando è il momento delle riflessioni di Cecilia a riguardo), ma toccano di certo argomenti attuali e sentiti. Personalmente ho apprezzato un po' di più la parentesi legata ad un trauma nel passato della protagonista -soltanto menzionato nel precedente libro-, perché sono convinta che in quelle pagine Tedesco sia stata in grado di trasmettere con una forza incredibile tanto il dolore della perdita quanto la dolcezza del ricordo.

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