lunedì 3 giugno 2024

"Dark" di V.E.Schwab

Dark (Shades of Magic, #3)Dark by V.E. Schwab
My rating: 2 of 5 stars

"C'era solo un modo perché il trono passasse di mano: con la forza. Un sovrano indossava la corona finché riusciva a tenerla sulla propria testa ... Il potere richiedeva corruzione, e la corruzione premiava il potere"


HASTRA IN MODALITÀ PREZZEMOLINO

Dopo due volumi ricchi di potenziale ma alquanto deludenti nell'esecuzione, le mie aspettative nei confronti del capitolo conclusivo della trilogia Shades of Magic erano decisamente basse. E le prime cento pagine di "Dark" non hanno di certo contribuito ad alzarle, dal momento che hanno praticamente annullato gli unici tre eventi rilevanti in "Legend": gli esercizi magici di Lila si dimostrano inutili quando la vediamo operare senza alcun addestramento incantesimi per lei nuovi, il piano di Osaron si dimostra inutile quando lui stesso capisce di poter semplicemente sfruttare Holland ed il pericolo corso da Kell e Rhy si dimostra inutile quando il lettore si rende conto che i protagonisti sono forniti di una plot armor inscalfibile.

Ma facciamo un passo indietro, riassumendo la trama. A differenza del capitolo precedente, qui la narrazione riprende subito, concludendo quindi la scena del rapimento di Kell; si passa poi alla minaccia principale del romanzo -ovvero il potente oshoc Osaron- che, raggiunta Londra rossa, decide di autoproclamarsi sovrano di questa realtà in quanto essa è ben più ricca di magia in confronto a quella bianca. Messi da parte gli screzi passati e siglata perfino un'improbabile alleanza con Holland, i protagonisti si operano per fermare il mostruoso nemico che minaccia la sicurezza di tutte le dimensioni.

O piuttosto, della città di Londra, e solo nelle immediate vicinanze del Tamigi. Tra i tanti difetti del romanzo, questa scelta narrativa è forse il peggiore perché comporta una quantità di problemi: le azioni eroiche di alcuni personaggi sembrano prive di utilità, l'angoscia data dal potenziale pericolo scende al minimo ed Osaron risulta nel complesso un avversario di scarsa rilevanza, quasi una versione in scala leggermente più grande di uno degli antagonisti affrontati nel primo capitolo. Capisco la necessità di creare dei picchi di tensione all'interno di una narrazione, ma mi sarei aspettata di vederlo orchestrare qualche attacco più credibile mentre i protagonisti cercavano un modo per eliminarlo; in questo modo, anche la loro vittoria sarebbe sembrata un traguardo emozionante anziché una conclusione inevitabile.

Con un cattivo tanto deludente, non potevo aspettarmi granché di meglio sul fronte dei personaggi positivi. In realtà ho apprezzato abbastanza l'approfondimento sul passato di Holland -visto che questo doveva essere in parte il volume dedicato a lui- e credo gli sia stata data una giusta conclusione, ma allo stesso tempo trovo il resto del cast molto più caricaturale rispetto ai primi due libri. Questa problematica è data soprattutto dall'infantilismo che permea i dialoghi, dalla frettolosità con cui vengono chiuse (o del tutto ignorate) certe sottotrame e dalla superficialità nelle relazioni, evolutesi in modo così veloce da risultare fasulle.

Come si sarà già capito, la trama non mi ha convinto per nulla, e non solo perché sembra in parte una copia di "Magic". Tutti gli avvenimenti sono causati da forzature, casualità o decisioni illogiche ed avventate dei personaggi, tanto che per venire a capo della missione principale l'autrice deve ricorrere ad artefatti e caratteri mai menzionati prima, o in alternativa a retcon imbarazzanti. Inoltre, diversi misteri e difficoltà sorti in precedenza sembrano dimenticati dai personaggi stessi, quando non risolti con giustificazioni inconsistenti; e mi riferisco anche a rivelazioni teoricamente cruciali come il modo in cui Kell è finito alla corte dei Maresh.

Sul fronte della prosa, Schwab tenta in svariate occasioni di adottare un linguaggio più poetico ed evocativo, fallendo due volte su tre, e dando così vita a metafore improbabili. Qualcuno dovrebbe poi farle presente che i puntini di sospensione sono utili a creare tensione solo se non vengono usati ogni tre frasi! Per quanto riguarda il mondo fantastico che ha ideato, rimangono valide le mie precedenti osservazioni: una buona idea per il world building (seppur dopo tre libri sono giunta a chiedermi se ci fosse davvero bisogno di quattro realtà parallele...) ed una confusa rappresentazione per il sistema magico.

Come capita fin troppo spesso di recente, dedico queste ultime righe ad una critica verso l'edizione nostrana, anche se nel frattempo la serie è stata ripubblicata da un'altra CE. Non contenta di aver cambiato formato per questo ultimo volume della trilogia, Newton Compton ci regala qui l'ennesima traduzione qualitativamente rabberciata, l'ennesima immagine di copertina deformata e l'ennesimo titolo tradotto in modo casuale. Si aggiunga l'aumento di prezzo del tutto inspiegabile, e avremo un quadro completo del perché quest'esperienza di lettura sia stata per me una vera sofferenza.

View all my reviews

Nessun commento:

Posta un commento