martedì 6 agosto 2024

"Maid. Donna delle pulizie" di Stephanie Land

Donna delle pulizieDonna delle pulizie by Stephanie Land
My rating: 4 of 5 stars

"Sembrava che ogni ragazza avesse una sua preferenza per una parte del lavoro ... A nessuna piaceva pulire i bagni. Era il lavoro destinato all'ultima arrivata"


UN TITOLO CHE RIASSUME ANCHE TROPPO

Nella mia vita da lettrice, raramente mi avventuro oltre i placidi confini della fiction. E se pure reputo interessante affrontare un saggio o interessarmi ad una biografia storica, il memoir rappresenta per me una nicchia in cui esito ancora di più ad entrare. Il motivo è molto semplice: trovo incredibilmente difficile valutare in modo oggettivo quella che è in fin dei conti la vita dello scrittore. Memore però dell'esperienza positiva avuta con "L'educazione" di Westover un paio di anni fa, ho deciso di dare una chance all'opera d'esordio di Land, scoprendo che il titolo non la presenta affatto in maniera appropriata.

Leggendo "Maid. Donna delle pulizie", ci si potrebbe infatti aspettare una narrazione incentrata quasi esclusivamente sul lavoro domestico, magari con un approfondimento su come questo porti a delle ripercussioni nella vita privata delle persone che lo svolgono. La cara Stephanie decide invece di fornirci un quadro più ampio su quella che è stata per diversi anni la sua vita: madre single di una bambina molto piccola, l'autrice si trova a dover provvedere ad entrambe in qualsiasi ambito. Per questo inizia a lavorare come domestica, ma ciò non toglie spazio alle riflessioni su quanto sia difficile ottenere dei sussidi statali, instaurare delle relazioni durature e trovare un'abitazione sicura.

Quest'ultimo forse è il vero filo conduttore del volume, almeno nella maggior parte dei capitoli, perché Land parla sia della ricerca di una casa per sé e per la figlia con i pochi mezzi economici a loro disposizione, sia delle sue emozioni nel momento in cui il lavoro l'ha portata ad esplorare involontariamente le abitazioni di altre persone. Un'attività che causa degli inevitabili paragoni sulle gigantesche disparità sociali, con una particolare attenzione a come la grande recessione di una quindicina di anni fa abbia inciso sulle vite di tante persone fino a quel momento abbastanza sicure dal punto di vista economico. Altri paragoni sorgono quando si passa al confronto con le famiglie etichettate come normali: l'autrice ammette a più riprese di essersi sentita svilita nel suo ruolo di genitore e di aver quasi ricercato una sorta di isolamento per il modo in cui gli altri la facevano sentire a disagio.

Land si mette a nudo anche in altri passaggi, perché attraverso la sua esperienza diretta tratta con grande coraggio i temi della violenza domestica -argomentando come questa porti ad una pressione psicologica sui figli- e del disagio sociale. La sua prosa riesce a veicolare bene il senso di frustrazione che si prova da essere pagati in modo inadeguato per il proprio lavoro, ma anche la felicità di incrociare la strada di persone disposte ad aiutare senza pregiudizi.

Pregiudizi che invece non mancano all'interno del sistema assistenziale, a dir poco sfidante nei confronti degli utenti che dovrebbe invece tutelare. La cara Stephanie traccia dei netti collegamenti tra il trovarsi in difficoltà dal punto di vista economico, lo svolgere un lavoro debilitante e l'avere dei problemi di salute cronici; ed in tutto ciò lo Stato ostacola anziché supportare. Una scena che può essere benissimo portata ad esempio è quella dei buoni spesa: da un lato vediamo quanto siano difficili da richiede ed utilizzare, dall'altro come facilmente portino le altre persone a nutrire dell'ostilità verso chi vi ricorre.

Tra tanti spunti validi, l'autrice cerca anche di creare una sorta d'intreccio, che funziona ma solo a livello generale. Nelle singole scene ci sono spesso dettagli dimenticati, non saprei dire se volutamente o meno; penso in particolare ai rapporti familiari di Land, alle diverse relazioni che cerca di avviare, alla malattia della figlia Emilia "Mia" o al problema di cleptomania di una sua collega. Sono tutti elementi privi di una risoluzione o per i quali il lettore è chiamato a dare una propria interpretazione, scelta che non mi ha fatto impazzire.

La mia principale riserva riguarda però la luce sotto cui viene posto il lavoro domestico. Basandosi sul titolo e sui primi capitoli del libro, si ha l'impressione che l'autrice voglia nobilitarlo: in un passaggio afferma con giusto sdegno che il suo nuovo compagno non lo considera un vero lavoro, mentre in un altro lei lo vede come una strada per raggiungere un minimo di indipendenza. Queste iniziali riflessioni propositive si perdono però quando Land diventa una domestica a tempo pieno, perché arriva a detestare il suo lavoro, mostrato come una mera necessità in una situazione disperata da abbandonare non appena si presenta qualcosa di meglio. Una scelta più che legittima, ma che sembra rinnegare l'idea stessa alla base della sua storia; tutt'altro impatto avrebbe avuto la decisione di aprire una propria ditta di pulizie nella quale pagare in modo onesto il personale. Ma questo non è un romanzo, quindi non possiamo sindacare sul finale!

Voto effettivo: quattro stelline e mezza

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