venerdì 14 novembre 2025

"Luci verdi dall'inferno" di Mattia Manfredonia

Le notti di Cliffmouth: luci verdi dall'infernoLe notti di Cliffmouth: luci verdi dall'inferno by Mattia Manfredonia
My rating: 4 of 5 stars

"Il faro era, come ogni faro che si rispetti, in alto, proprio sul ciglio dello strapiombo. Sotto, per un centinaio di metri, la parete di roccia correva verticale, ritagliando il profilo sgraziato del promontorio su cui sorgeva Cliffmouth"


FANTABOSCO GONE SOUTH

Per parafrasare un celebre maghetto, non vado in cerca di letture stagionali, quest'anno sono i libri spooky e con vibes autunnali che trovano me. Nel caso di "Luci verdi dall'inferno" la copertina mi avrebbe però potuto suggerire il tono soprannaturale e un po' cupo della lettura, non fosse che ero troppo impegnata a farmi fuorviare: ignorando il pentacolo in alto, l'illustrazione scelta mi faceva infatti pensare a un romanzo storico, o al massimo a un mystery. L'esordio di Manfredonia nel genere fantasy è stato quindi una sorpresa, e in più di un senso, soprattutto dopo le delusioni che ho patito negli scorsi mesi leggendo tanti titoli fantastici più celebrati.

L'ambientazione ideata dal caro Mattia è la contea del Krakenshire nella magica terra di Vespria, dove infatti convivono creature paranormali di ogni sorta, dagli gnomi agli elfi passando per i pericolosi Maligni. Ad affrontare questi simil-demoni infernali sono le Dame del Cordoglio, e proprio due di loro vengono convocate nella cittadina costiera di Cliffmouth, dove una misteriosa entità ha causato un gran numero di sparizioni, gettando la popolazione in un terrore paralizzante. Alle loro prospettive, si aggiungono quelle di numerosi caratteri, sia tra gli abitanti del luogo che tra i membri della ciurma della nave Floating Burrow, da poco giunta alla vicina Cliffport con un carico non propriamente legale.

Raccontato così l'intreccio potrebbe non dire molto, ma personalmente ho trovato questo spunto abbastanza intrigante, oltre ad aver molto gradito la commistione tra generi diversi ma ben amalgamati in questo contesto in bilico tra un fantasy più classico e una sorta di gaslamp. Seppur la conclusione porti poi ben poche risposte, ho seguìto con passione il dipanarsi del mistero legato sia alle sparizioni sia alla presenza di un gran numero di esseri fantastici. Proprio questa varietà di specie permette all'autore di includere diverse riflessioni sul tema del pregiudizio, che ruotano per buona parte attorno all'indole della novizia Cordelia: lodevole soprattutto per non aver reso sterile il suo atteggiamento, dandole invece sia una motivazione che degli elementi su cui lavorare per migliorarsi.

In generale, reputo ben eseguito il lavoro di caratterizzazione per tutti i protagonisti (seppur la mia preferenza vada abbastanza nettamente a Greta e Karjack), che formano dei legami realistici e non vengono mai sviliti in triti stereotipi, possiedono anzi delle voci uniche e facilmente identificabili. La prosa del caro Mattia mi è piaciuta anche per il sapiente bilanciamento della ricercatezza linguistica, senza però sacrificare la scorrevolezza; l'autore è riuscito inoltre a delineare un'ambientazione ricca e credibile, che il lettore può esplorare un poco per volta al fianco dei personaggi. Pur non ricercando delle specifiche vibes nelle mie letture, promuovo anche l'atmosfera tesa e decadente, in parte evocata grazie alla stupenda grafica scelta per l'edizione.

Nonostante i tanti pregi e il mio iniziale entusiasmo, ho notato alcuni nèi che hanno fatto scemare significativamente il mio gradimento nel corso della lettura. Sicuramente ci sono punti deboli del tutto marginali -come la bizzarra gestione dei paragrafi e delle lettere maiuscole- oppure soggettivi, nel caso dell'accostamento di nomi per lo più inglesi a termini italiani che sembrano usciti da una puntata della Melevisione; in altri casi penso invece ci siano critiche più concrete, a esempio la caratterizzazione decisamente banale di alcuni comprimari, la presenza di commenti sentimentali del tutto fuori luogo e i frequenti passaggi da un POV all'altro durante il medesimo paragrafo. In realtà la scelta di raccontare gli stessi eventi o gli stessi intervalli di tempo da più prospettive mi è piaciuta, ma in altri momenti questi cambi mi sono sembrati un po' confusionari.

E proprio la confusione sembra essere diventata quest'anno la mia nuova nemesi letteraria, in un incerto pari merito con la stupidità dei personaggi. Tutte le scene d'azione sono scritte in maniera caotica e rocambolesca: si fa genuinamente fatica a capire chi stia facendo cosa, e solo una volta arrivati alla fine è possibile azzardare qualche ipotesi. Questa sensazione si va esacerbando nel finale, che in pratica è un'unica sequenza di spostamenti frenetici, fino a una risoluzione piena di domande in sospeso. Il vero limite di questa narrazione è forse la presenza di un seguito, che Manfredonia ha preso come un'autorizzazione a lasciare tutto penzoloni come fossimo alla fine del primo tempo di un film piuttosto che all'ultima pagina di un romanzo.

View all my reviews

Nessun commento:

Posta un commento