L'umanità degli dèi e la mostruosità degli uomini
Recensione a "I centomila regni" di N.K. Jemisin
TITOLO: I centomila regni
AUTORE: Nora K. Jemisin
TITOLO ORIGINALE: The Hundred Thousand KingdomsTRADUTTORE: Serena Maccotta
EDITORE: Gargoyle
COLLANA: Extra
PAGINE: 380
VOTO: 4 stelline e mezza
“I centomila regni” è un romanzo fantasy parte di una
trilogia di companion novel, quindi i volumi possono considerarsi
auto-conclusivi ed essere letti indipendentemente; e direi meno male, dal
momento che qui in Italia è stato tradotto solo questo e, visto il poco
successo, la serie è stata abbandonata.
Il romanzo è
ambientato in un mondo completamente nuovo, del quale purtroppo non ci viene
fornita una mappa che aiuti a seguire i movimenti dei personaggi o la posizione
delle diverse città; gran parte dell'azione si svolge comunque nella città di
Sky, sede del Consorzio dei Nobili, che si occupa di gestire le contese tra i
vari regni, e del palazzo degli Arameri (chiamato a sua volta Sky) ossia la
famiglia incaricata dal dio Itempas stesso di mantenere l'ordine su questo
vasto impero. A tal fine, gli Arameri possono controllare alcune divinità che,
secoli prima, hanno cercato di sopraffare Itempas e si ritrovano ora ridotti in
schiavitù.
In questa
corte, dove abbondano gli intrighi politici ed i giochi di potere, giunge la
protagonista Yeine Darr, una giovane donna già capo della sua tribù nel Lontano
Nord. Invitata dal capo della famiglia Arameri, suo nonno Dekarta, Yeine si
trova ben presto al centro della lotta per la successione al trono, contro due
cugini ben più preparati e motivati di lei, ma anche del piano escogitato anni
prima dagli dèi prigionieri per potersi finalmente ribellare al controllo degli
umani.
L'autrice
dimostra tutta la propria originalità proprio nel peculiare modo di
rappresentare le divinità, le quali hanno un ampio spettro di poteri ed
influenze che vanno a caratterizzare anche il loro aspetto. Questi dèi mi hanno
ricordato molto sia quelli presenti nella mitologia greca sia il Dio del
Vecchio Testamento, in particolare il Dio che assiste Mosè e gli ebrei nella
fuga dall'Egitto, così come Itempas si avvale dell'aiuto degli Arameri per poi
eleggerli suo popolo favorito al termine della Guerra degli Dèi.
Nessuna
sorpresa quindi che tra i miei personaggi preferiti compaiano due di queste
divinità, ossia Sieh e Nahadoth, rispettivamente il dio bambino degli inganni e
il cupo Signore della Notte. Ho apprezzato molto anche la protagonista: Yeine
si dimostra intelligente e risoluta, e spesso mi sono ritrovata a fare i suoi
stessi pensieri. Sugli antagonisti sono rimasta invece combattuta per l'intera
lettura, perché alcuni mi sembravano scontati e pieni di cliché (Viraine è
Ditocorto, su questo siamo tutti d'accordo), ma nel finale ci sono molte
rivelazioni che mi hanno sorpresa e ho dovuto rivalutare la mia opinione su
alcuni personaggi.
La narrazione
in prima persona al passato è molto particolare perché, a causa di quanto
accade nel finale, Yeine è spesso costretta ad interrompersi per inserire
alcuni dettagli e spiegazioni
«Ma sto dimenticando me stessa. Chi
sono io, dunque? Ah, sì. Il mio nome è Yeine.»
«Nel Lontano Nord c’è un tipo di
rosa molto famoso (questa che segue non è una digressione). È chiamata rosa
Altarskirt.»
o perfino fare un passo indietro e aggiungere una
scena “saltata” in precedenza. Inizialmente può
risultare un po' complesso seguire la trama con questo tipo di narrazione
inframmezzata, ma ci si abitua senza problemi dopo qualche capitolo. Purtroppo
la scelta dell'autrice comporta un paio di problemi, che non hanno comunque
grandi ripercussioni sulla lettura: la protagonista non riesce sempre a
spiegare con chiarezza alcuni passaggi collegati all'aspetto magico della
storia e, seguendo soltanto il suo POV, le scene d'azione sono davvero limitate.
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Cover ceca |
La Jemisin riesce però a creare un universo
magico credibile e rappresentativo di una grande varietà etnica, arricchendolo
con delle descrizioni evocative e non limitate al semplice aspetto visivo
«[...] sentii il suono di risate e
musica Senmita provenire dai corridoi. Non mi era mai piaciuta la musica di
quel continente; era strana, aritmica, piena di note inquietanti; era il tipo
di melodia che piaceva solamente ai pochi che riuscivano a comprenderla.»
Curioso
come vengano inseriti anche vari termini legati al mondo contemporaneo
«Purtroppo girai a sinistra dove
avrei dovuto girare a destra, e non presi l’ASCENSORE all’altezza giusta del corridoio. Così, invece che nell’UFFICIO di T’vril, mi trovai
all’ingresso del palazzo, [...]»
che
conferiscono un ulteriore tocco di originalità, caratteristica che purtroppo
spesso è difficile da trovare nel genere fantasy.
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