Wrap-Up - Letture di marzo 2019
Tirando un bilancio
delle letture del mese passato, mi sono accorta che la maggior parte sono state
ottime (già vedo qualche top dell’anno), ma un paio mi hanno decisamente
deluso.
Il mese appena
passato è iniziato con una storia capace di mettere ancora i brividi, ad oltre
quarant’anni dalla sua prima pubblicazione: “Le notti di Salem” di Stephen
King. Il mio voto è stato di quattro
stelline, ma QUI potete leggere la recensione completa.
Continuando con la
TBR, sono poi passata ad una lettura decisamente più leggera con “Forever” di Amy Engel, il primo romanzo di una duologia distopica, leggasi una
delle decine di romance (spesso con triangolo amoroso annesso) a sfondo
distopico che sono fioriti attorno al successo di “Hunger Games”. Trovo sempre
molto fastidioso incappare in questi romanzetti privi di spessore che vengono
pubblicati unicamente in virtù della tendenza del momento, rovinando in questo
caso un genere storicamente impegnato; potrei scrivere pagine e pagine sull’assurdità
del mondo creato dalla Engel, ma mi limiterò a dire che negli USA l’unica città
sopravvissuta all’armageddon riesce ad essere perfettamente autosufficiente con
solo diecimila abitanti. Diecimila. Abitanti.
Sorvolando
sull'ingannevole sinossi proposta dalla Newton Compton, sull’atroce copertina
scelta dalla Newton Compton e sul titolo totalmente randomico affibbiato dalla
Newton Compton, ci troviamo di fronte ad una trama prevedibile ed
inconsistente: Ivy Westfall è una delle nipoti del fondatore della sopraccitata
città-stato, Westfall (poco egomaniaco il nonnino, eh?), ed il suo destino è
sposare il figlio dell’attuale presidente, per uccidere entrambi e far
riconquistare il potere alla sua famiglia. Ovviamente Ivy non potrà mai portare
a termine il suo obiettivo semplicemente perché Bishop Lattimer, ossia il
promesso sposo dal nome ridicolo, è il personaggio più bucolico di cui abbia
mai letto, oltre ad essere bello e conquistarsi così l'amore incondizionato della
protagonista nell’arco di un paio di pagine.
Come se non
bastassero trama, personaggi ed ambientazione pessimi, anche la narrazione in
prima persona al presente lascia parecchio a desiderare, ma temo che parte
della colpa sia da attribuirsi alla traduzione svogliata.
Sì, sono severa. Ma
giusta.
Il mio voto è di una stellina.
Per la lettura
successiva ho (felicemente!) abbandonato la distopia in favore del fantasy con
“I centomila regni” di Nora K. Jemesin, un romanzo
sottovalutato ma inaspettatamente piacevole ed originale. Per una recensione
completa fate un salto QUI, ma già vi anticipo che l’ho valutato con quattro stelline e mezza.
Continuando le mie
letture in inglese da autodidatta, ho acquistato e subito letto un altro titolo
di Roald Dahl, ossia “The Magic Finger”; si tratta di una
breve novella che ho trovato se possibile perfino più semplice di “The
Witches”.
L'intento dell'autore
è spiegare ai ragazzi cosa comporti per gli animali essere cacciati dall'uomo,
come sempre con l'aggiunta di un elemento magico. La storia è carina, ma non ho
per nulla apprezzato la protagonista per l'uso indiscriminato del suo potere.
Come per la lettura
precedente, consiglio Dahl a chiunque muova i primi passi nella lettura in
lingua, ma non darò alcuna valutazione.
Successivamente ho affrontato
il classico per questo mese, ovvero “Le
notti bianche” e “La cronaca di
Pietroburgo” di Fëdor M. Dostoevskij.
Una novella ed una raccolta di articoli pubblicati da un giovane ed ancora
ottimista Dostoevskij, che si scontrano nettamente con la sua visione più
matura e pessimistica che avevo incontrato in “Delitto e castigo” (QUI la
recensione). QUI potete leggere la mia recensione, mentre vi anticipo già che
ho valutato cinque stelline.
Ultima lettura della
mia TBR è stata “Il barone rampante”
di Italo Calvino, seguito ideale de
“Il visconte dimezzato” (QUI la recensione) e parte centrale nella trilogia
nota come I nostri antenati, alla quale da anche il nome. Anche questo romanzo
si presenta come una fiaba, sebbene abbia dei toni un po' meno oscuri rispetto
alla precedente, e ripercorre la vita di Cosimo Piovasco di Rondò che all'età
di dodici anni sale su un albero per una puerile ripicca contro la famiglia;
dagli alberi, il giovane nobiluomo, non scenderà più per tutta la vita,
ritrovandosi così protagonista di avventure incredibili.
Narratore della
storia è il fratello minore Biagio, che compone una sorta di puzzle biografico
accostando i racconti di Cosimo stesso agli episodi riportati da vicini e
conoscenti, mettendo in evidenza gli eventi più significativi come la battaglia
contro i pirati o l’incontro con Napoleone Bonaparte.
Il primo aspetto che
colpisce nella lettura è l’attenta descrizione degli alberi e, più in generale,
dell’ambiente agreste in cui si muove il protagonista, vicino alla civiltà
eppure così selvaggio all’apparenza. Allo stesso modo, Cosimo viene presentato
di volta in volta come un semplice nobile dagli usi bizzarri o come un uomo
selvaggio che spesso viene scambiato dai forestieri per una qualche creatura
mitologica.
Notevole rilevanza
ottiene la relazione tra Cosimo e la volubile Viola: un amore che come tutto in
questo romanzo è ad un tempo possibile ed impossibile, diventando per i
personaggio e per i lettori fonte di gioia ed anche di grandi sofferenze.
L’aspetto storico acquisisce a tratti la predominanza sulla scena, e viene
trattato con grande attenzione e precisione nelle informazioni; un buon lavoro
di ricerca è di certo stato fatto anche per poter inserire dialoghi in diverse
lingue straniere.
Un romanzo struggente
ed evocativo, che si mantiene sempre federe al suo registro narrativo e capace
di dare spessore anche alle comparse. Non potrei desiderare di meglio.
Il mio voto è di cinque stelline.
Dopo aver pianto
tutte le mie lacrime con l'epilogo de "Il barone rampante", ho cercato
rifugio in uno dei miei genere preferiti: il mystery. Il mio ultimo tentativo
con la narrativa contemporanea tedesca non era andato benissimo (QUI per la
recensione dell'atroce “Musica per un amore proibito”), ma questo non mi ha
impedito di approcciarmi a “I misteri di
Chalk Hill” di Susanne Goga.
Questo romanzo viene
pubblicizzato come un mix tra il mystery e lo storico, con atmosfere simili a
quelle di “Jane Eyre” (QUI la recensione), e per quanto riguarda questi aspetti
posso dire che mantiene fede alle premesse; il lato sentimentale invece viene
introdotto molto tardi nella narrazione -cosa che non mi ha minimamente
infastidito- e risulta così artificioso e forzato -cosa che invece mi ha
decisamente infastidito.
La storia si incentra
su un mistero simile alle indagini di Sherlock Holmes, spesso citato nel testo,
che all’apparenza sembra avere delle cause sopranaturali ma viene affrontato
dai personaggi con piglio critico e cercando soluzioni oggettive; proprio per
questo sono rimasta parecchio delusa dalla risoluzione finale solo in parte
razionale, oltre che dalla prevedibilità della trama data ai moltissimi cliché.
I protagonisti sono
caratterizzati con sufficiente cura, seppur venga dato fin troppo spazio alle
loro storie precedenti, mentre per quanto riguarda i personaggi secondari si
dimostrano quasi tutti funzionali alla trama e quindi privi di un loro
spessore. Ad infastidirmi maggiormente è stato però lo stile dell’autrice che
sembra incapace di avviare e concludere le scene, quindi inserire delle
fastidiose frasi ad effetto oppure tronca di netto i dialoghi; promuovo invece
i suoi sforzi per creare un’ambientazione storica credibile.
Il mio voto è di due stelline e mezza.
Un regalo inaspettato
(e graditissimo) mi ha poi permesso di completare la trilogia di Miss Peregrine
con la lettura de “La biblioteca delle
anime” di Ransom Riggs. In
generale, mi sento di consigliare questa serie per ragazzi, e il capitolo
conclusivo ha confermato in buona parte l’opinione che mi ero fatta leggendo i
volumi precedenti, dei quali potete leggere QUI e QUI le recensioni.
Ho apprezzato
soprattutto la scelta di raccontare in modo davvero realistico delle vicende
ricche di magia ed eventi sopranaturali; in special modo, il rapporto del
protagonista con i suoi genitori non viene banalizzato, acquistando anzi
parecchio spazio nella parte finale quando il ragazzo deve venire a patti con
le due metà della sua vita. Godibile anche lo stile dell’autore e i toni molto
oscuri che da alla storia, specialmente considerando che si tratta comunque di
un romanzo pensato per un pubblico abbastanza giovane.
Bocciate invece
alcune parti del romanzo che sembrano inserite al solo fine di allungare la
storia, senza però dare un contributo decisivo allo sviluppo della trama. Non
ho gradito neanche il personaggio di Bentham: la scelta di introdurlo solo
dalla metà dell’ultimo volume non permette di capire per nulla il suo
comportamento, e la spiegazione che ne da Miss Peregrine non è comunque
soddisfacente.
Anche in questo terzo
volume, alcuni aspetti collegati alla magia mi sono sembrati macchinosi e
troppo convenienti, sebbene siano presenti diverse spiegazioni. Gradite come
sempre invece le foto d’epoca che hanno reso celebre questa trilogia.
Il mio voto è di quattro stelline.
All’ultima lettura
del mese mi sono avvicinata per la curiosità di vedere il film d’animazione che
ne hanno tratto. E dal momento che è d’obbligo leggere PRIMA il libro, eccomi
qui con “your name.” di Makoto Shinkai.
Il romanzo si
presenta inizialmente come un divertente romance con target young adult: Taki e
Mitsuha, due liceali dalle vite parecchio diverse (lui abita nella grande Tokyo
e tiene uno stile di vita moderno, lei abita nella cittadina rurale di Itomori
ed aiuta la nonna nelle antiche cerimonie del tempio di famiglia), si ritrovano
per una strana magia ad “abitare” l’uno il corpo dell’altra. Il volume si
spinge presto però ben oltre, analizzando soprattutto i temi del ricordo e del
destino, in una trama che si fa via via più ricca e dai toni inevitabilmente
commoventi.
Sicuramente lo stile
narrativo è inusuale per noi occidentali e risulta molto strano trovarsi di
fronte ad un testo ricco di onomatopee e pause; parte di questo problema viene
ovviato grazie all’eccellente edizione italiana, che comprende anche i commenti
dell’autore e del produttore del film nonché molte note utili a capire il
significato di alcuni termini o semplici oggetti per i quali non esiste un
corrispettivo in italiano.
Avendo visto nel
frattempo anche il film (preparate i fazzoletti!), posso affermare che la
storia si mantiene grosso modo uguale ma differiscono le tempistiche nelle
quali viene sviluppata. Consiglio a tutti di vedere il lungometraggio dopo la
lettura anche per poter cogliere meglio alcuni passaggi che nel romanzo, a
causa della narrazione in prima persona, rimangono lacunosi.
Il mio voto è di quattro stelline e mezza.
- "Forever" di Amy Engel
- "The Magic Finger" di Roald Dahl
- "Il barone rampante" di Italo Calvino
- "I misteri di Chalk Hill" di Susanne Goga
- "La biblioteca delle anime" di Ransom Riggs
- "your name." di Makoto Shinkai
Nessun commento:
Posta un commento