Dell'amore e di altri Deus Brânquia
Recensione a "La forma dell'acqua (The Shape of Water)" di Guillermo del Toro e Daniel Kraus
TITOLO: La forma dell'acqua (The Shape of Water)
AUTORE: Guillermo del Toro e Daniel Kraus
TITOLO ORIGINALE: The Shape of WaterTRADUTTORE: Flavio Ianneli e Silvia Minucelli
EDITORE: TEA
COLLANA: Tre60
PAGINE: 420
VOTO: 3 stelline e mezza
“La forma dell'acqua (The Shape of
Water)” è la versione
romanzata dell'omonimo film vincitore di ben quattro premi agli Oscar del 2018.
Scritto a quattro mani dal regista Guillermo del Toro e dallo scrittore Daniel
Kraus, il romanzo si presenta principalmente come un romance, arricchito però
da alcuni elementi fantastici e da un'ambientazione storica.
Appena
terminata la lettura, ho voluto vedere anche il film e ho riscontrato davvero
molti cambiamenti dal lungometraggio alla versione cartacea. Alcuni hanno un
valido motivo mentre di altri non ho proprio colto il senso, specie
considerando che si tratta appunto di una novellizzazione; prendendo ad esempio
il personaggio di Strickland, da un lato ho apprezzato l’approfondimento sulla
cattura del Devoniano e tutta l’involuzione del personaggio che ne consegue -a
tratti sembra di trovarsi di fronte ad uno degli abitanti de “Il condominio” di J.G. Ballard (QUI la
recensione),
«È diventato il dottore, l'avvocato,
l'uomo delle caverne. È lui che regredisce, che decade. Sente che la patina di
uomo civilizzato si sta sbriciolando, lasciando spazio a una crescente brama di
sangue.»
mentre dall’altro sono inseriti alcuni cambiamenti che
non hanno ragione d’essere perché non apportano nulla alla trama, come il
colore della sua nuova automobile.
La storia si
svolge nei primi anni Sessanta, principalmente nella città di Baltimora, presso
l’Occam, dove viene rinchiusa una misteriosa creatura anfibia catturata dai
militari statunitensi nella foresta amazzonica. Protagonista principale è
l’inserviente Elisa Esposito, una trentenne muta che conduce un’esistenza tranquilla
tra il misero lavoro e la compagnia di pochi amici; il silenzio di Elisa
nasconde sogni e passioni, come il desiderio di poter danzare indossando delle
scarpe scintillanti. La sua vita cambia quando incontra per la prima volta il
Deus Brânquia, incatenato e ferito nel laboratorio F-1, e capisce di trovarsi
di fronte ad un essere a lei affine perché incapace di comunicare con la voce.
La più grossa
differenza rispetto al film si vede proprio dalla trama: nel romanzo la storia
di Elisa viene frequentemente inframmezzata da quelle degli altri personaggi
principali, che hanno molto più spazio e dei POV dedicati. In particolare,
seguiamo Richard Strickland e sua moglie Lainie (che nel film è quasi una
comparsa), l’amica e collega di Elisa Zelda, il suo vicino Giles e il dottor
Hoffstetler, che si occupa degli esperimenti sul Devoniano, il quale verso la
fine del volume ottiene a sua volta un paio di capitolo POV. Proprio in questa
scelta si riscontra il primo del problemi del romanzo, perché la storia di
Elisa viene quasi accantonata, specie nella prima metà del tomo, con
conseguente difficoltà nel riuscire ad empatizzare con lei, in particolare per
quanto riguarda la relazione con il Devoniano: a me è sembrata tutto fuorché il
grande amore che ci viene presentato.
D’altro canto,
è impossibile rimanere insensibili alle tristi vicende dei personaggi, e su
questo gli autori sfruttano una forte leva emotiva, contrapponendo di volta in
volta ai protagonisti -che rappresentano delle categorie svantaggiate- degli
uomini bianchi, eterosessuali e realizzati dal punto di vita economico o
professionale, i quali immancabilmente si mostrano come figure malvagie.
Sorvolando su questa eccessiva generalizzazione che non ho apprezzato, ci
troviamo di fronte a scene dove ben si comprende quale sia il comportamento che
questi uomini si sento autorizzati a tenere, dalle riflessioni di Lainie sul
marito
«Anche prima del viaggio in
Amazzoni, Richard la spaventava un po'. Lei aveva sempre pesato che non fosse
una cosa inconsueta. Le era capitato di vedere qualche livido sulle braccia
delle sue amiche di Orlando. [...] Certi giorni [Richard] sembra che incoraggi
il figlio a denigrare la sorella e a sfidare la madre, come se Timmy, a soli
otto anni, debba già considerarsi superiore alle femmine della famiglia.»
oppure
dalle parole che Giles rivolge al Devoniano, pur sapendo che non lo può
comprende appieno, parlando della sua omosessualità.
«Anomalie come me esistono in tutto
il mondo. E dunque quand'è che un'anomalia smette di essere tale e diventa
semplicemente in dato di fatto? E se tu non fossi l'ultimo della tua specie, ma
uno dei primi? Il primo di molti esseri migliori in un mondo migliore? Ci è
concesso sperare, no? Di non essere il passato, ma il futuro.»
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Locandina del film |
L’aspetto del
romanzo che mi ha meno convinto è stato sicuramente lo stile. Soprattutto nella
prima parte, è presente un tell eccessivo a discapito dello show, come in questo
esempio in cui la stessa scena poteva essere mostrata anziché, appunto,
descritta:
«Quando finalmente due scienziati se
ne vanno insieme, strizzano gli occhi increduli osservando i rispettivi
orologi, ridacchiando della sfuriata che si beccheranno dalle mogli e
sospirando al pensiero di quanto preferirebbero un atterraggio di fortuna tra
le grinfie delle loro amanti.»
Un
altro problema dello stile è la retorica eccessiva che troppo spesso rende
ridicole le descrizioni; l’apice si ha quanto Strickland incontra il Devoniano,
che viene così rappresentato:
«Il Deus Brânquia, alla fine, emerge
dal bassofondo. È lì. Ed è il sole rosso sangue che sfregia il Serengeti,
l'antico occhio dell'eclisse, l'oceano che fa lo scalpo al nuovo mondo, [CONTINUA
PER SETTE RIGHE] È tutto questo e anche di più.»
Aspetto
positivo dello stile è invece la scelta di inserire continuamente dei
riferimenti all’acqua e al mondo marino, come in questo esempio:
«-Un tempo conoscevo un uomo di nome
Vandenberg. Anche lui infiltrato negli Stati Uniti come te. Non ce l'ha fatta, [SPOILER].
È... affondato in acque, non posso dire quali.
Dal fondo dell'acquario delle
aragoste salgono in superficie delle bollicine, quasi che l'acqua, tutta
l'acqua del mondo, avesse partecipato nell'inghiottire Vandenberg.»
Infine, qualche appunto sull’edizione. Il
volume presenta quattro illustrazioni a matita molto suggestive, più quella
usata per copertina e sotto-copertina; penso che questo, unito alla pubblicità
che è stata fatta per questo libro, ne giustifichino il prezzo un po’ alto. Ciò
non toglie che il testo presenta diversi refisi dati dalla mancata revisione
«Sono SCUSE, giustificazioni,
pretesti. Il fatto che non ci sia neanche una SCUSA è rivelatore.»
che
potevano essere facilmente evitati e non sono perdonabili ad una casa editrice
così importante.
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