Lettura d'Insieme
The Ivy Series di Amy Engel
Cover italiane |
The Ivy Series è una duologia distopica, con
una forte impronta di romance, scritta tra il 2014 e il 2015 da Amy Engel.
La serie si incentra sulla sedicenne Ivy
Westfall, costretta dalle leggi della sua città-Stato a sposarsi con il figlio
del Presidente, Bishop Lattimer. La famiglia di Ivy è da anni in contrasto con
quella del futuro sposo, tanto che il padre e la sorella Callie la addestrano
affinché uccida Bishop e suo padre, dando il via ad un colpo di Stato.
Questa duologia non mi è affatto piaciuta, e
sono qui per elencare i dieci motivi per i quali ne sconsiglio la lettura.
Attenzione: da qui in poi ci saranno SPOILER!
1. IVY
Iniziamo proprio con la protagonista. Ivy è
la narratrice della storia e il suo punto di vista è nel migliore dei casi
fastidioso, specialmente perché è convinta che tutto quello che accade sia
correlato a lei e deve essere costantemente rassicurata a riguardo. Inoltre,
anche nei momenti più improbabili, ci delizia con pensieri del tutto fuori
luogo, ad esempio in uno dei primissimi giorni fuori dalla recinzione deve
ripararsi da una tempesta, così descritta:
«La tempesta sopraggiunge alcuni
minuti più tardi, la pioggia scroscia lungo la macchina entrando di traverso
[...]»
e in questo
frangente, a cosa pensa la cara Ivy?
«[...] i miei pensieri tornano a
Westfall, alla mia famiglia, a Bishop: il desiderio che provo per lui è così
intenso che mi fa male il petto.»
Le azioni di Ivy poi sono totalmente
sconclusionate; questo aspetto si vede in particolare nel finale dove, come lei
stessa deve ammettere, ogni sua azione è del tutto irrilevante, sia per il
destino degli altri personaggi sia per quello della città.
Leggendo sempre e solo i suoi pensieri, ci
troviamo di fronte anche a contraddizioni. Un esempio è all'inizio del primo
libro, quando deve raggiungere il municipio per il matrimonio con Bishop:
«Tuttavia, la pressione della sua
[del padre] mano mi riporta in equilibrio all’ultimo momento impedendomi di
cadere. Sono GRATA per il suo tocco…»
ma, solo un paio di
righe dopo, ci dice che
«NON mi è di molto aiuto [...]»
Ivy sembra quindi in
balia di un perenne bipolarismo e il problema si fa insopportabile quando, nel
secondo libro, ci tedia per metà volume su quanto le manchi Bishop e poi,
quando lui entra in scena, lo evita in tutti i modi per pagine e pagine.
2. BISHOP
Passiamo
al protagonista maschile. Oltre ad un nome atroce, Bishop non soffre dei
problemi tipici di tanti suoi simili (maschi alfa, possessivi e violenti), ma
se possibile questo lo rende ancor peggio. Bishop è buono. Troppo buono.
Non pago di mostrarsi costantemente
zuccheroso, cucinare come uno chef provetto e parlare come un novello Mr Darcy,
arriva al ridicolo quando si fa trovare dalla protagonista intento a preparare
i panni per il bucato pur non sapendolo fare. Mi auguro che nessuna giovane lettrice
basi le sue aspettative riguardo i ragazzi su simili modelli.
L'altro grosso problema di Bishop riguarda il
suo innamoramento: se con Ivy la cosa è grosso modo comprensibile -si trova per
marito un ragazzo bello, ricco e gentile fino alla nausea-, con lui scopriamo
che si è invaghito di lei anni prima quando l'ha vista di sfuggita al pronto
soccorso e ha costretto il padre a cambiare i suoi piani iniziali per poter
sposare lei.
Ho solo una parola
per tutto ciò: inquietante!
3. DEUS EX MACHINA
I piattissimi personaggi secondari
meriterebbero una sezione a parte, ma qui mi voglio concentrare sui deux ex
machina.
Il problema della trama, specialmente nel
secondo capitolo, è la mancanza di un obiettivo nella protagonista, eccetto la
sopravvivenza. Ed ecco quindi entrare in scena una serie di personaggi
stereotipati che hanno il solo scopo di far progredire la storia: Mark che
aggredisce Ivy, Ash e Caleb che la salvano, il ritorno di Bishop, l'arrivo in
città di Tom.
Tolti questi elementi, la trama di per se non
esisterebbe, perché non appena viene risolto un problema, la protagonista si
ferma di nuovo e aspetta apatica che il prossimo sopraggiunga a muovere le
acque.
4. DISTOPIA
Vedere così bistrattato uno dei miei generi
preferiti mi ha ferito profondamente. Il mondo ideato dalla Engel è confuso e,
a tratti, ridicolo; si parla di una guerra senza mai accennare contro chi
abbiano combattuto gli Stati Uniti, inoltre il primo romanzo è ambientato in un
città del tutto autosufficiente (e parliamo non solo del cibo, ma di corrente
elettrica, edifici e perfino abiti!) con solo diecimila abitanti, dei quali una
parte bambini e una parte donne che si limitano ad occuparsi di casa e prole.
Cover USA |
In una città come Westfall poi, vi pare
credibile che ci si possa permettere di esiliare i criminali e organizzare i
matrimoni in base alle affinità caratteriali? Viene anche detto proprio
all'inizio che, con l'umanità ad un passo dall'estinzione, alcune ragazze
rimangono escluse dalle coppie formate dal governo!
Ma su questi errori potrei anche soprassedere
se non fosse ridicola anche la distopia in se. Oltre ad imporre dei matrimoni
tra i sedicenni, non è ben chiaro quali terribili atrocità metta in atto il
Presidente Lattimer; nel primo libro, Ivy accenna a strade troppo vicine alle
case e a marciapiedi stretti nella parte povera della città... e questa sarebbe
una distopia?
5. STILE
I romanzi sono scritti in modo molto semplice
e diretto, sfruttando la prima persona al presente. Purtroppo anche la
semplicità impone dei limiti, perché abbiamo tra le mani un libro e non il
diario segreto di una ragazzina! Ecco un paio di esempi di evidente pigrizia
narrativa:
«Ma noi, chiaramente, siamo risorti
dalle ceneri, vestiti di stracci, superstiti [...] che si sono ritagliati un
luogo per ricominciare da capo e BLA BLA BLA…»
«Mio padre non è un FAN delle
sorprese quindi so già di aver fatto qualcosa o di molto bello o di
particolarmente brutto, [...]»
Nelle scene d'azione la narrazione peggiora
ulteriormente, dando vita a descrizioni al limite del ridicolo:
«Tengo il braccio sano A PORTATA DI
MANO accanto a me, [...]»
«Lui mi dà un pugno in faccia e
sento la testa che esplode e l’occhio che SCHIZZA fuori dalla cavità oculare;
[...]»
«Mi sta addosso a cavalcioni e mi
TRITURA la faccia schiacciandomela con forza per terra.»
Anche degli errori del tutto involontari
possono portare a frasi assurde come questa:
«Vedo alcuni poliziotti, ma sembrano
confusi, GIRONZOLANO guardandosi l’un l’altro SENZA MUOVERSI, [...]»
e la mia reazione non
può che essere l'alzare gli occhi al cielo, chiedendomi dove fosse in quel
momento il revisore.
Altro problema collegato alla scrittura si ha
quando l'autrice non si sforza minimamente di stupire i lettori con i colpi di
scena; in un caso, addirittura, ci presenta un auto-spoiler decisamente
anticlimatico:
«[...] riconosco per intuito che
questa pistola giocherà un ruolo fondamentale in quello che deve ancora
accadere e per il quale siamo qui.»
6. VIOLENZA
Che in un mondo post apocalittico la violenza
sia all'ordine del giorno non trovo nulla di strano, l'importante è che
l'autore faccia capire in modo chiaro che la trova sbagliata e non approva
comportamenti simili.
Nel secondo volume, Ivy racconta al suo
gruppetto di amici dell'aggressione subita da parte di Mark, che aveva tentato
di violentarla all'inizio del libro,
«”Dovevi ucciderlo”, aggiunge
Bishop, mentre lui e Caleb SORRIDONO.
“Sapevo che mi avresti detto proprio
questo”, rispondo io, con un lieve SORRISO a mia volta.»
Direi che le loro
reazioni si commentano da sole. Senza contare che Ivy mette a repentaglio la
sicurezza dei bambini della comunità di Caleb non rivelandogli che Mark è stato
espulso proprio per aver violentato una ragazzina.
7. IL PRIMO AMORE
Questa duologia può essere vista come una
glorificazione del primo amore, il solo vero e sincero che non abbandona mai i
personaggi. Si vedano gli esempi dei genitori di Ash, con il padre che
abbandona gli agi della città per seguire la madre in esilio, e dei
protagonisti stessi.
L'esempio peggiore in tal senso si ha però
con Grace (madre di Ivy e Callie) e il Presidente Lattimer che, anziché capire
di essersi innamorato di una pazza, si strugge per anni facendo soffrire la
moglie e anche in punto di morte proclama il suo amore imperituro.
E se il termine pazza vi sembra eccessivo, pensate
che costei ha abbandonato il marito adorante e due figlie di pochi anni per
andare ad impiccarsi davanti alla porta di casa del ragazzo di cui era
innamorata a quindici anni.
8. BELLEZZA FEMMINILE
Per buona parte del primo libro mi ha tenuto
concentrata la certezza che, con tutti i suoi difetti, per lo meno Ivy si
distingueva dalle sue college per l'aver coscienza del proprio aspetto. Mi
sbagliavo!
Mentre sta provando un abito, la suocera le
fa notare che è molto carina, e lei
reagisce pensando:
Cover francesi |
«Davvero? Non mi è mai importato
molto di esserlo, voglio dire, so di non essere brutta, tanti ragazzi mi hanno
guardata in modo tale da farmelo percepire [...]»
e come al solito, la
bellezza femminile viene riconosciuta come tale solo ed unicamente dopo aver
ricevuto l'approvazione di un ragazzo.
Sempre collegata al rapporto tra i due sessi
è questa affermazione sulla vita nella comunità fuori dalla recinzione:
«[...] gli incarichi siano suddivisi
secondo le reali necessità del momento e non in base al fatto di essere maschi
o femmine, [...]»
frase falsamente
femminista, che viene ovviamente smentita dalle azioni successive: ad occuparsi
del bucato con Ivy è sempre Ash, mentre Caleb viene visto solo ad occuparsi
della caccia.
9. EDIZIONE
Dei libri così problematici potevano almeno
sperare in edizioni che li valorizzassero per quanto possibile. Ma la Newton
Compton si è messa come al solito di impegno per peggiorare una situazione già
catastrofica.
I problemi sono principalmente le copertine e
i titoli scelti. Le cover sono davvero di scarsa qualità, tanto che il grafico
non si è neppure impegnato per posizionare le ombre giuste o mettere un accenno
di mani alla Ivy del secondo libro. Inoltre, posso capire la bruttezza, ma non
la mancanza di precisione: la serie inizia proprio con l'affermazione che in
questo mondo non ci sono abiti bianchi (WTF?), infatti i personaggi sono sempre
vestiti casual, e allora cosa ci fanno quei vestiti eleganti e BIANCHI in
copertina? Per tacere di Ivy che solo nella seconda versione ha ottenuto i
capelli del colore giusto.
Per i titoli la mia critica ritorna sulla
pigrizia; la parola forever (per sempre, in inglese) è del tutto scollegata ai
titoli originali e potrebbe andar bene per migliaia di altri libri. Nel secondo
libro poi, il sottotitolo viene smentito dai fatti, perché Bishop -il “te” del
titolo- compare solo a metà volume.
10. TRADUZIONE
E concludiamo con la traduzione che, in
perfetta sintonia con lo stile e l'edizione, è assolutamente pigra!
Ecco, ad esempio, alcune parole tradotte in
modo approssimativo:
«Respiro profondamente e mi volto
per guardarlo [Bishop], le mie mani ARRICCIATE contro il bordo sottostante
dello scaffale dietro di me.»
«Prima di poterci ripensare, mi giro
e gli do [a Bishop] un bacio veloce sulla spalla nuda. “Grazie per questa
CONDIVISIONE”, gli dico.»
Molto spesso, ci sono poi degli avverbi che
ribadiscono lo stesso concetto, come in questo esempio:
«In pochi minuti mi sono già fatta
fuori un’intera striscia [di carne essiccata], senza QUASI NEANCHE masticarla.»
La pigrizia della traduttrice si evidenzia
inoltre quanto appella così l'accampamento di coloro che vivono oltre la
recinzione:
«Ci voglio diverse ore prima di
raggiungere il CAMPEGGIO, [...]»
oppure quando traduce
la parola bolt, ossia dardo, così:
«[...]lo vedo crollare a terra poco
dopo con uno dei BULLONI di Caleb che gli fuoriesce dall’occhio.»
Concludiamo in
bellezza con una descrizione tratta dalla prima notte di passione tra Ivy e
Bishop:
«[...] sento il mio corpo
sciogliersi, come se la mia pelle fosse liquida, anziché COMPOSTA da ossa e
organi.»
immagino che
l'autrice intendesse dire che il CORPO non sembrava metaforicamente comporto da
ossa e organi, mentre con questa traduzione è la PELLE a non esserlo. C'è
sempre qualcosa da imparare sull'anatomia umana dai libri trash!
VALUTAZIONI SINGOLE
- “Forever” (“The book of Ivy”): una stellina
- “Forever. Solamenteio e te” (“The Revolution of Ivy”): una stellina e mezza
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