Quando il femminismo non era una moda
Recensione a "Ladra" di Sarah Waters
TITOLO: Ladra
AUTORE: Sarah Waters
TITOLO ORIGINALE: FingersmithTRADUTTORE: Fabrizio Ascari
EDITORE: TEA
COLLANA: Le rose TEA
PAGINE: 510
VOTO: 5 stelline
“Ladra” è un romanzo imprevedibile, capace di stupire anche
il lettore più navigato e di tenerlo incollato alle sue pagine con una trama
solo all'apparenza semplice. Mescolando un'ambientazione e degli intrighi degni
de “La donna in
bianco” di Wilkie
Collins (QUI la recensione) ad una storia dalle tematiche decisamente più
moderne, la Waters da vita ad un romanzo ricco di suspense e personaggi
indimenticabili.
Come detto la trama sembra abbastanza lineare
in un primo momento, infatti nella prima parte mi sono ritrovata a pensare che
uno stile così accattivante e tanto lavoro di ricerca fossero quasi sprecati
per una storia in fondo banale: per fortuna, non potevo essere più in errore di
così! Ma per preservare i futuri lettori dal pericolo di spoiler, qui mi limiterò
allo spunto iniziale: il romanzo prende il via nei sobborghi della Londra di
metà Ottocento, dove il truffatore noto come Gentleman offre alla giovane Susan
la possibilità di prendere parte ad un colpo incredibile, diventando la
cameriera personale della ricca ereditiera Maud Lilly, così da poterla
convincere a sposare l'uomo e poi impadronirsi della sua fortuna.
Il romanzo è diviso in tre parti, la prima e
l'ultima narrate in prima persona da Susan e quella centrale da Maud, che
assieme a Gentleman e alla signora Sucksby -madre adottiva di Susan- compongono
il nucleo centrale di un vasto cast di personaggi, tutti caratterizzati con
grande cura.
Nata e cresciuta nel quartiere malfamato di
Borough, Susan ha passato la vita circondata da ladri e delinquenti di ogni
sorta, sempre oppressa dal pensiero del destino toccato alla madre,
«-Quella è Susan Trinder-, mormorava
qualcuno allora. -Sua madre è stata impiccata come assassina. Non è coraggiosa?
Mi piaceva sentirlo dire. Chi non ne
sarebbe stato contento?»
Susan
è protagonista dell'evoluzione più marcata in un personaggio di questo libro, e
si trasforma da ragazza insicura e molto attaccata alla figura della signora
Sucksby a giovane donna risoluta, capace di affrontare con determinazione ogni
sfida per raggiungere i suoi obiettivi.
Con un arco narrativo un po' più limitato,
Maud riesce comunque a conquistare il lettore grazie ad una storia personale
travagliata ed alla capacità di trovare dentro di sé delle risorse inaspettate.
La sua relazione con Susan è di una dolcezza disarmante ed anche io,
notoriamente poco propensa alle storie romantiche, mi sono lasciata coinvolgere
nella lenta crescita del loro rapporto.
Tra gli altri personaggi di spicco non si può
dimenticare Gentleman, uomo capace di ridefinire il concetto stesso di
ambiguità, che Susan arriva a paragonare alla moneta donatale da lui:
«Rimasi seduta a lanciare in aria lo
scellino. -Be'-, pensai, -le monete false luccicano quanto quelle buone.»
C'è
poi la signora Sucksby, combattuta tra i sentimenti personali ed il desiderio
di ricchezza che sempre attanaglia le classi più umili; assieme al pacato
signor Ibbs, alla dolce Dainty e all'irascibile John, lei forma una sorta di
surrogato di famiglia per Susan.
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Cover britannica |
Si parla infatti molto di famiglia in questo
romanzo, e soprattutto del maggior valore di una famiglia scelta rispetto a
quella naturale. Molto spazio hanno inoltre gli spunti per riflettere sui
limiti che la società vittoriana -come pure alcune contemporanee- imponeva alle
donne; le parole di Maud in questo dialogo:
«-[...] E allora, e allora... oh,
Sue, non credete che mi chiederei che vita avrei potuto avere? Immaginate forse
che possa capitare qui un altro capace di amarmi quanto lui? che scelta ho?»
fanno
tornare alla mente quanto letto in “Mansfield Park” di Jane Austen
(QUI la recensione), ossia un mondo dove le giovani donne vedevano in un
matrimonio (non necessariamente d'amore) l'unica via percorribile, un mondo
dove donne e uomini venivano valutati usando metri di paragone completamente
diversi,
«Ho visto pazze impegnate in lavori
senza fine, [...] Se fossero stati uomini, e ricchi, invece di donne, allora
forse sarebbero passati per eruditi.»
E
credo che non ci sia esempio migliore di quanto affermato dall'odioso dottor
Christie in questo passaggio:
«-Stiamo allevando una nazione di
donne istruite. Ho paura che la sofferenza di vostra moglie faccia parte di un
malessere più vasto. Posso dirvi ora, signor Rivers, che temo per il futuro
della nostra razza.»
per
capire come tutte queste riflessioni si possano benissimo adattare anche alla
nostra società: la conoscenza è la sola via per creare un mondo davvero
egualitario. Non solo per le donne, perché il femminismo non è SOLO questo!
È doveroso spendere anche qualche parola
sullo stile della Waters, che mi ha catturata pur nella sua semplicità e mi ha
fatto desiderare di leggere altri suoi libri. Ho apprezzato molto anche
l'accuratezza nella descrizione della vita quotidiana nell'Ottocento,
«Ma avete mai provato ad accenderne
una con una candela dallo stoppino di giunco in un paralume di latta?»
che
trasforma quest'opera anche in un valido romanzo storico, genere da me molto
apprezzato.
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