Un classico al mese
"Fahrenheit 451" di Ray Bradbury
TITOLO: Fahrenheit 451
AUTORE: Ray Bradbury
TITOLO ORIGINALE: Fahrenheit 451
TRADUTTORE: Giuseppe Lippi
EDITORE: Mondadori
COLLANA: Oscar Mondadori
PAGINE: 170
VOTO: 4 stelline e mezza
TRADUTTORE: Giuseppe Lippi
EDITORE: Mondadori
COLLANA: Oscar Mondadori
PAGINE: 170
VOTO: 4 stelline e mezza
“Fahrenheit 451” è un romanzo distopico o -come
viene descritto da Neil Gaiman nella sua introduzione per quest’edizione- un
volume di speculative fiction che immagina un mondo futuro dove vigono leggi
molto rigide, tra le quali la proibizione di possedere dei libri cartacei, in
particolare romanzi e saggi.
Il protagonista Guy Montag è proprio uno dei
pompieri “al contrario” incaricati di bruciare tutti i volumi proibiti,
spruzzando il cherosene al posto dell'acqua dalla manichetta; l'uomo inizierà a
porsi delle domande sul mondo in cui vive in seguito all'incontro con la
giovane vicina di casa Clarisse McClellan, una ragazza spigliata che punta il
dito senza timore contro le falle della loro società.
Ben presto, scopriamo che Montag già covava
da tempo una forte curiosità nei confronti dei libri fulcro della sua attività,
arrivando a sottrarre alcuni volumi dagli incendi appiccati proprio dalla sua
squadra,
«Montag però non si mosse e continuò
a pensare alla griglia del ventilatore di casa e a quello che aveva nascosto.»
e questo connubio di
situazioni lo porterà a dover dare un cambio netto alla sua vita, scegliendo di
schierarsi apertamente con coloro che i libri tentano di salvarli.
Anche a causa della relativa brevità del
volume, il cast è parecchio limitato ed il personaggio di Montag si guadagna il
ruolo preponderante senza troppi sforzi; Bradbury si concentra soprattutto
sull'analisi della sua presa di coscienza, segnando una netta evoluzione da
pompiere distruttore di libri a loro salvatore. Viene dato parecchio spazio
anche al suo rapporto con la moglie: tra lui e Mildred vige una quasi totale
incomunicabilità,
«Perché non comprava una
radioconchiglia anche lui e parlavano insieme tutta la notte, biascicando
paroline, grida, urla o imprecazioni?»
che si estende anche
alla maggior parte degli altri abitanti di questa città distopica, tutti
desiderosi di annullare i propri pensieri di fronte a televisori che ormai
occupano intere pareti dei soggiorni e trasmettono programmi nei quali gli
spettatori si sentono talmente partecipi da definire attori e presentatori la
loro “famiglia”. L'autore palesa chiaramente la propria critica all'omertà che
ha permesso al mondo di raggiungere questo stato di cose, e questo concetto si
concretizza nella figura dell'anziano Faber.
Nettamente distinta dalla massa è invece
Clarisse; fin dal loro primo incontro Montag percepisce di aver incontrato una
persona unica,
«Montag ebbe la sensazione che gli
camminasse intorno, come se lo esaminasse da capo a piedi, toccandolo
leggermente per vuotargli le tasche ma senza muoversi affato.»
Ci troviamo qui di
fronte ad uno strumento narrativo già sfruttato da Zamjatin in “Noi” (QUI la
recensione) e poi da Orwell in “1984” (QUI la recensione), con una figura
femminile che smuove la coscienza sopita di un uomo perfettamente integrato
nella società; in questo caso però è del tutto assente un interesse
sentimentale, inoltre Montag è già parzialmente cosciente e basta davvero poco
per innescare la sua trasformazione.

«-[...] Dobbiamo essere tutti
uguali: non tutti nati liberi e uguali, come dice la Costituzione, ma tutti
resi uguali. Ogni uomo deve essere l'immagine degli altri, perché allora tutti
sono felici, [...]»
Sbandierando quindi
un nobile fine -la felicità dei cittadini-, il governo attua una serie di
azioni tipiche di questo genere, come il controllo pressante sull'informazione
pubblica e la riscrittura della Storia a proprio vantaggio,
«-È vero che molto tempo fa i
pompieri spegnevano gli incendi invece di appiccarli?
-No, le case sono sempre state a
prova di fuoco. Glielo assicuro.»
Ma ciò che
maggiormente salta all'occhio del lettore sono le leggi assurde che vengono
imposte in questo mondo: non solo il divieto di possedere libri, ma anche un
codice stradale che non impone limiti massimi bensì minimi alle automobili,
«-[...] Una volta mio zio cominciò a
guidare piano, era sull'autostrada. Andava a sessanta all'ora e lo misero in
cella per due giorni.»
Sebbene
lo stile dell'autore non mi abbia convito del tutto (ho riscontrato un utilizzo
di metafore quasi ridondante), il valore di questo titolo non può essere negato
in alcun modo. Un valore che potrà essere compreso soprattutto da chi i libri
li ama,
«-Tu non c'eri, non l'hai vista-,
disse Montag. -Nei libri dev'esserci qualcosa, non possiamo immaginare cosa,
che spinge una donna a bruciare con la sua casa. Dev'essere così, non ti fai
ardere vivo per niente.»
e spera possano
davvero salvare l'umanità, che anche una storia angosciante come quella di
Montag possa offrirci uno sguardo ottimista verso il futuro.
«-[...] Forse i libri possono
aiutarci a mettere la testa fuori dalla caverna. A impedirci di fare gli stessi
maledetti errori.»
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