«So I shall be the blue sky, and you shall be the sun in the heavens»
Viaggio in Asia, tra Mulan e "Il milione"
Recensione a "The Bird and the Blade" di Megan Bannen
TITOLO: The Bird and the Blade
TRADUTTORE: -
EDITORE: Harper Collins Publishers
COLLANA: Balzer + Bray
PAGINE: 410
VOTO: 4 stelline
IL COMMENTO
"The Bird and the Blade" è un romanzo romance
largamente ispirato all'opera lirica Turandot, della quale richiama l'intreccio
principale e buona parte del cast di personaggi, oltre ad inserire diversi
riferimenti canori o musicali nel testo.
«[...] we make our way into the heart of this tragic OPERA playing itself out in Khanbalik.»
La storia è divisa due linee temporali principali, che si alternano nelle diverse parti, più una breve digressione nella seconda metà del volume per narrare gli eventi alla base della vicenda. Nel presente vediamo il Principe Khalaf rischiare la propria vita sfidando i tre enigmi proposti da Turandokht, erede al trono imperiale, a tutti i pretendenti alla sua mano; nel passato riviviamo il percorso compiuto da Khalaf, suo padre Timur -Khan della regione denominata Kipchak, a cavallo tra l'attuale Ucraina e il Kazakistan- e la schiava Jinghua. Proprio quest'ultima è la nostra voce narrante, pronta a guidarci in un mondo tanto lontano dalla quotidianità quanto affascinante nella sua moltitudine di luoghi, tradizioni e religioni diverse.
«The Song declared was on the Great Khan and the Yuan when Turandokht refused our prince. And now the Song Empire is no more, [...].»
ed ogni luogo, dalla città nomade di Sarai fino al
gelido angolo di paradiso sulle cime dei Pamirs.
La stessa cura
è stata riservata alla caratterizzazione dei personaggi; per lo meno dei
protagonisti, mentre i comprimari risultano abbastanza deboli, spesso con la
sola funzione di svolgere il loro ruolo predefinito nella storia. Jinghua è una
ragazza forte e coscienziosa, perseguitata dal suo passato tragico che si
palesa nella forma del fantasma del fratello maggiore Weiji ma anche abbastanza
determinata da fare scelte autonome e molto coraggiose; l'autrice ci racconta
il suo percorso, sia fisico che emotivo, senza censurare nulla delle sue
sofferenze, pur non scadendo mai nella volgarità gratuita.
«Then there is the fact that I get my period on our fourth day in the Caucasus. The extra shirt I packed now serves a very different function than originally intended.»
Il Principe Khalaf si dimostra un buon coprotagonista, pur risentendo dello stereotipo dell'eroe austeniano: fin dall'inizio dimostra una perfezione che rasenta il surreale, e lo vediamo seriamente in difficoltà soltanto in un paio di scene che comunque riesce ad affrontare risultando sempre vincente. La sua relazione con Jinghua è ben scritta, si sviluppa in modo graduale e realistico, anche tenendo a mente il contesto storico e culturale in cui i due si muovono.
«And yet the more I get to know Khalaf, the more I want him to know me, too. It's a hard line to walk, wanting to be known while remaining unknowable.»
Per assurdo, dopo un iniziale senso di fastidio, ho cominciato a preferire il padre al figlio: Timur compie un'evoluzione enorme nel corso della storia, forse persino troppo se consideriamo il suo background, ma questo non mi ha impedito di affezionarmi davvero a questo gigante bonario. Il rapporto tra lui e Jinghua occupa quasi lo stesso spazio della relazione romantica e, a mio parere, risulta quasi più emozionante.
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Cover francese |
«Timur and I have squeezed our palms together. My hand grows numb in his grip, but I don't care. I feel a tear splash against my neck, and it isn't my own. The mountain is crying.»
Ho apprezzato parecchio anche lo stile della Bannen perché, pur essendo abbastanza semplice, si concede qualche frase più ricercata e -in generale- non è privo di una sua poetica personale,
«My voice rises and falls in the darkness. Khalaf's breath in and out is like the sea, and my voice is the boat that bobs in it.»
riscontrabile anche nel modo in cui l'autrice descrive con attenzione la pronuncia delle parole ed i suoni in generale.
«Khalaf. It begins with an explosion and ends in a whisper.»
Per contro, sono rimasta contrariata dall'inserimento di alcuni cliché tipici della narrativa per ragazzi, soprattutto perché alcuni di questi sono evidentemente fuori contesto, come la protagonista che dimentica come si respira ogni volta che parla per più di cinque minuti con il suo interesse amoroso.
«[...] when I realize that I've stopped breathing.»
Visto il contesto, diciamo che si potrebbe anche
soprassedere, ma risultano comunque fastidiosi. Altra piccola pecca è la svolta
presente a due terzi del libro: è troppo conveniente e sembra piazzata nel
punto sbagliato della storia, quando ormai la rivelazione è troppo palese per
creare stupore nel lettore.
In conclusione, credo che l'autrice abbia
fatto un ottimo lavoro, ma allo stesso tempo abbia cercato di mescolare assieme
un po' troppe ispirazioni diverse -mettendo poco di personale nel complesso.
Proprio per questo aspetto con curiosità di leggere il suo nuovo romanzo, che
dovrebbe essere un titolo del tutto originale.
Ciao! Non conosco questo romanzo, ma l'omaggio a Turandot mi ispira :-)
RispondiEliminaSpero tu gli dia un chance: è un titolo troppo poco conosciuto!
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