Wrap-Up - Letture di novembre 2020
Ho iniziato il mese con la lettura di "The Bird and the Blade" di Megan Bannen, romanzo che mi aspettavo sarebbe stato incentrato su un'avventura fantasy, con i personaggi in viaggio nell'Impero Mongolo al momento del suo massimo splendore. Non è andata affatto come previsto, perché questo titolo è maggiormente focalizzato sulla relazione romantica tra i due protagonisti, senza alcun elemento fantastico; stranamente sono rimasta comunque catturata dalla storia -della quale ho già pubblicato QUI una recensione- e nel complesso l'ho valutata con quattro stelline.
Successivamente, ho
continuato la serie La prima legge di Joe
Abercrombie leggendo "Non prima
che siano impiccati", ossia il secondo volume della trilogia. Un
secondo volume che parte un po' lento -a causa degli eventi del primo capitolo,
del quale ancora risentono il ritmo e l'intreccio- per poi migliorare
decisamente, specie quanto si arriva ai vari scontri che vedono i nostri
protagonisti in azione nel loro elemento naturale: la lotta più spietata e
sanguinosa.
La struttura rimane
fedele a quella de "Il richiamo delle spade" (ne parlo QUI), con gli
stessi sei punti di vista che in alcuni capitoli vengono sovrapposti perché i
diversi personaggi si trovano nel medesimo luogo. In particolare seguiamo: West
e Mastino nell'Angland minacciata dall'esercito di Bethod; Logen, Jezal e Ferro
nel gruppo riunito da Bayaz per svolgere un'importante missione nel continente
ad ovest; Glokta e i suoi pratici, nella città di Dagoska assediata dall'imperatore
Gurkish prima, e di nuovo ad Adua negli ultimi capitoli. Anche in questo
secondo libro lo sviluppo della trama orizzontale è parecchio limitato, perché
gli elementi che avvicinano le storie dei protagonisti alle vicende politiche
del Mondo Circolare sono centellinate; Abercrombie si dimostra però abbastanza
abile nel fornire degli indizi ben pensati per non rivelare troppo, e al
contempo dare al lettore degli spunti su cui fare congetture per il futuro.
I personaggi
principali ed i rapporti tra loro si confermano il punto di forza della
trilogia. L'autore si prende parecchio spazio per costruire gradualmente delle
amicizie improbabili ma del tutto riuscite, come anche alcune relazioni
romantiche -in questo caso, ho un paio di riserve perché mal sopporto
l'introduzione di personaggi femminili al solo scopo di affiancare un
protagonista maschile (di solito per metterne in luce determinate
caratteristiche).
Per quanto mi abbiano
convinto i protagonisti di Abercrombie, aumentano le mie perplessità
relativamente agli antagonisti: compaiono troppo di rado e con ruoli non sempre
rilevanti, oltre a risultare monodimensionali nelle azioni e negli
atteggiamenti. Ho trovato da ridire anche in un paio di scene di combattimento
che si risolvono in modo a dir poco conveniente per i nostri eroi.
Nulla di troppo grave
comunque, infatti il libro si lascia leggere in modo scorrevole, e risulta
molto divertente tanto che è facile scordare di aver di fronte un grimdark in
più di una scena.
Il mio voto è di quattro stelline e mezza.
Come terzo titolo, ho
concluso la lettura di "Flatlandia"
di Edwin A. Abbott,
ovvero il classico
per il mese di novembre. Racconto decisamente breve e semplice, ma non per
questo di immediata comprensione: bisogna prestare molta attenzione ad ogni
nuovo elemento introdotto in questo mondo fantastico. Per fortuna, lo stile è
immediato e sempre chiaro; anche per questo, la mia valutazione è stata di cinque stelline, ma se volete saperne
di più vi invito a fare una salto QUI e leggere la recensione completa.
La lettura che ho
iniziato poi mi stava un po' annoiando (tranquilli, ne parleremo tra qualche
riga) quindi ho deciso di concedermi una pausa dalla TBR con un titolo presente
da eoni nella mia libreria: "La
soglia" di Ursula K. Le Guin,
autrice che mi incuriosisce molto anche per la sua opera più celebre, ossia la
saga Terramare. Anche questo romanzo può essere considerato un fantasy, pur
andando oltre questa categorizzazione dal momento che l'avventura narrata è
soltanto un pretesto per mettere in scena un'enorme allegoria
dell'emancipazione dei due protagonisti.
Con una trama tipica
dei portal fantasy, la Le Guin ci introduce le vite grigie di Hugh e Irene: lui
commesso in un discount con velleità di bibliotecario soffocate sul nascere
dalla snervante madre, lei impiegata di basso livello divisa tra il desiderio
di indipendenza e la volontà di non abbandonare la famiglia in balia del
patrigno violento. In momenti diversi, i due scopriranno di poter raggiungere
una realtà parallela, nella quale il tempo scorre in modo bizzarro, che
rappresenta un posto in cui essere se stessi ed affrontare le proprie paure;
qui si svolte la parte fantastica della vicenda, con un intreccio che potrebbe
aver ispirato "Il gigante sepolto" di Kazuo Ishiguro (QUI la
recensione) in parecchi elementi, come la lotta metaforica e fisica a tempo
stesso contro la draghessa.
Ho trovato
estremamente interessante il mondo ideato dalla Le Guin, soprattutto per la
particolarità delle leggi magiche e per l'idioma che ha inventato, per cui i
dialoghi risultano sempre un po' criptici. Ottima la presenza di alcune scene
condivise tra i POV, così da poter mostrare le reazioni distinte dei
protagonisti a quanto succede.
Nonostante questi
aspetti positivi, il romanzo risulta parecchio ostico, soprattutto se -come me-
lo iniziate pensando di trovarvi di fronte ad un classico epic fantasy; ad
esempio, la scena del combattimento è estremamente anticlimatica. L'autrice
lascia anche sospeso moltissime sottotrame: non sappiamo cosa succederà alla
madre e ai fratellastri di Irene, se il villaggio di Tambreabrezi (o
Tembreabrezi, nella versione originale) supererà l'isolamento forzato, cosa sia
accaduto anni prima al trisavolo del Podestà e neppure se la passione della
madre di Hugh per l'esoterismo centri qualcosa con la scoperta della soglia.
Per quanto riguarda
la parte romance -se così possiamo definirla- trovo che Hugh e Irene siano una
coppia valida solo sulla carta, ma visto che tutta la storia si basa su un
gioco di allegorie dobbiamo lasciarli al loro lieto fine sulla sola fiducia. A
questo punto però non capisco a cosa sia servito inserire l'insta love tra Hugh
e Allia, mentre l'interesse di Irene per Sark è già più sensato ma poco
approfondito, come molti altri aspetti di questo romanzo decisamente troppo
breve.
Il mio voto è di tre stelline e mezza.
Parliamo ora del
libro che mi ha quasi procurato una slump, ossia "The Midnight Star" di Marie
Lu, il terzo ed ultimo capitolo della serie The Young Elites, alla quale ho
dedicato un post per la rubrica Lettura d'Insieme che potete trovare QUI.
E partiamo ponendoci
una domanda relativa alla serialità di quest'opera: c'era bisogno di fare una
trilogia? A mio avviso il materiale letterario sarebbe potuto andar bene per un
volume autoconclusivo, o al più una duologia; infatti, oltre metà di questo
terzo libro è composta da scene ripetute sempre uguali (in particolare, Adelina
che si deprime random) e da morti di personaggi per i quali l'autrice aveva
evidentemente ormai esaurito le idee, che risultano del tutto prive di patos.
La trama effettiva
copre l'ultimo terzo del libro, e addirittura era già stata spiegata per sommi
capi in "The Rose Society" (ne parlo QUI). Vediamo gli Elites
rendersi conto dell'imminente fine del mondo, causata dalla presenza dei loro
poteri divini nel mondo mortale, e quindi decidere di risolvere il problema con
una missione verso un posto, dove faranno una cosa, con una certa procedura. E
se tutto ciò vi pare un po' troppo vago, tranquilli: Raffaele ha studiato il
piano alla perfezione... peccato che non dica mai nulla a noi poveri lettori, e
l'autrice stessa non si sforzi di spiegare dove lui abbia reperito informazioni
tanto specifiche visto che loro sono i primi Elites esistenti.
Tra l'altro, questo
risvolto sull'origine dei poteri e la loro influenza sulla realtà, va a
contraddire uno dei temi maggiormente positivi della serie: sin dal primo
libro, la storia mostrava al lettore come i cosiddetti malfetto venissero discriminati per le loro menomazioni fisiche,
tanto che una delle sottotrame principali riguardava l'odio di Teren nei
confronti di quelli che considerava degli abomini; ma a quanto pare il caro
Teren aveva ragione, perché è proprio la presenza degli Elites ad innescare la
distruzione del mondo!
Ho riscontrato altri
problemi (tranquilli, nella Lettura d'Insieme mi concentro anche sugli aspetti
positivi), come la serie di coincidenze a favori di trama che fanno sospirare
"How convenient!", o la confusione sulla mitologia del mondo che
perdura dopo ben tre romanzi. Si ha anche la sensazione che, tra il secondo ed
il terzo libro, tutto sia rimasto fermo ad eccezione delle conquiste di
Adelina: in un intero anno Raffaele non ha cercato nuovi Elites, Maeve se n'è
tornata a casa e basta, etc.
Nel complesso posso
salvare solo le scene di Magiano, che fortunatamente abbondano. Per il resto,
questo ultimo volume è stato davvero noioso e -cosa ancor più grave- non mi ha
per nulla commossa nonostante l'autrice punti molto sul fattore emotivo nel
finale.
Il mio voto è di due stelline.
Non avrei dovuto lamentarmi per non aver pianto con quest'ultimo libro, dal momento che la lettura del titolo successivo mi ha completamente prosciugata. "Il ritratto vivente" di Willem Jan Otten parte come una storia simpatica su un quadro che si interroga su quale soggetto verrà ritratto sulla sua tela, per poi proseguire in una serie di cupe riflessioni e sottintesi angoscianti; ironia della sorte, mi è pure piaciuto e gli ho assegnato quattro stelline e mezza. Potete già leggere QUI la recensione dettagliata del romanzo.
Visto che ultimamente
ho poche serie in lettura, ho deciso di iniziare la tetralogia The Greatcoats
di Sebastien De Castell, che
attendeva da qualche mese in libreria e mi dava l'impressione di poter
diventare un nuovo preferito. Ed è stato così, ma solo in parte.
"Traitor's Blade" parte da un
ottima premessa, ossia una versione fantastica e più oscura de "I tre
moschettieri" di Alexandre Dumas padre (QUI la recensione); la storia si
ambientata in un regno immaginario in cui cinque anni prima rispetto all'inizio
della vicenda il buono e giusto re Paelis è stato assassinato dai duchi, che
ora possono governare liberamente -e crudelmente- su una popolazione misera e
sottomessa. A narrarci le vicende è Falcio Val Mond, un tempo Cantor (aka il
comandante) dell'equivalente locale dei Moschettieri: i Greatcoat, così
chiamati per gli speciali cappotti che indossano; questo corpo è stato sciolto
alla morte dell'ultimo sovrano, ma lui e i suoi compagni Kest e Brasti sperano
ancora di poter riunire il loro gruppo e riportare la giustizia del re in un
mondo dove la violenza e la corruzione la fanno da padrone. La trama si
sviluppa seguendo i tentativi di Falcio di portare a termine l'ultimo incarico
ricevuto da Paelis, mentre alcuni flashback ci mostrano dei frammenti della sua
vita passata, dall'infanzia fino allo smantellamento dei Greatcoat.
Parto subito con le
lamentele, così poi possiamo dedicarci agli aspetti positivi di questo titolo.
Innanzitutto ci sono le promesse disattese: vista la sinossi proposta, mi
aspettavo che i personaggi di Kest e Brasti avessero molto più spazio nella
storia, mentre risultano davvero marginali. Abbiamo poi un sistema magico del
quale non sappiamo quasi nulla, cosa che irrita non poco nelle scene in cui sta
accadendo qualcosa di magico ed il lettore non ne capisce minimamente la
logica; lo stesso discorso vale per la "religione" di questo mondo, o
meglio il sistema degli dei e dei santi. Ci sono infine troppe coincidenze fortuite
ed incontri improbabili, che fanno sollevare gli occhi al cielo, e a poco vale
far comparire dovunque la Tailor come fosse una novella Infermiera Joy.
E passiamo finalmente
ai motivi per i quali, nel complesso, il romanzo mi è piaciuto e sono molto
curiosa di continuare questa tetralogia. Per quanto riguarda le aspettative
disattese, rimango speranzosa che i prossimi libri saranno maggiormente chiari
(io esigo di vedere sul serio il duello di Kest!) e comunque questo volume
rimane fedele nel suo proposito di seguire la storia di Falcio, infatti ho
molto apprezzato la caratterizzazione del suo personaggio e tutte le relazioni
che intreccia nel corso della storia. Mi sono piaciute anche le tante
strizzatine d'occhio alla letteratura classica ed alla mitologia, come il
personaggio di Ethalia che rappresenta la dea Calipso. Ma soprattutto questo è
un libro che, a dispetto di diversi momenti cruenti e tragici, non si prende
troppo sul serio e riesce a strappare parecchie risate con le sue battute
caustiche.
Il mio voto è di quattro stelline.
Ultima lettura, non
solo del mese ma anche della mia TBR iniziale, è stata "Le sorelle" di Claire Douglas; thriller psicologico,
nonché debutto di quest'autrice il cui passato da giornalista patinata si fa
sentire in modo evidente tra le pagine del suo primo romanzo.
L'intreccio segue la
giornalista freelance (visto?) trentenne Abigail "Abi" Cavendish, che
sta vivendo un periodo molto difficile dopo aver perso la gemella Lucy in un
tragico incidente meno di due anni prima. Abi crede di vedere ovunque la
sorella, ed è così che incrocia la strada di Beatrice "Bea" Price e
del suo gemello Ben; la sua nuova amica è infatti molto simile a Lucy, sia
nell'aspetto sia nel carattere. La trama si complica quando Abi decide di trasferirsi
nella casa dei due fratelli ed iniziano una serie di dispetti e ripicche che
sembrano voler distruggere la sua amicizia con Bea e l'amore appena nato per
Ben.
Dico subito quali
sono stati gli unici due elementi positivi di questo romanzo, così poi posso
scatenare il mio lato più critico e frustrato (da questa lettura). Apprezzo che
la traduzione del titolo sia stata fedele -anche se si poteva fare qualcosa per
migliorare la pessima risoluzione della cover; inoltre, lo stile della Douglas
risulta immediato e scorrevole con la conseguenza che, pur detestando la
storia, non si fatica ad arrivare alla fine.
Ma cominciamo con la
narrazione a POV alternati: perché adottare la prima persona nei capitoli
dedicati ad Abi e la terza in quelli di Bea, se poi di entrambe vengono
inseriti i pensieri, e censurate le parti rivelatrici? Lo stile dell'autrice
poi è eccessivamente semplice, soprattutto nelle descrizioni: si passa dal
ripetere fino alla nausea lo stesso dettaglio (quante volte ancora vuoi dirmi
che Ben ha le lentiggini?), al dilungarsi inutilmente sull'abbigliamento dei
personaggi, che tra l'altro è tutto quanto rimane in mente a fine lettura. Ma
il vero crimine stilistico è la spiegazione delle metafore, anche quelle banali
come la famiglia di Abi senza più Lucy che viene paragonata ad un tavolo con
solo tre gambe.
Per quanto riguarda i
personaggi, ad esclusione dei tre principali, abbiamo solo una parata di
macchiette dotate di una sola caratteristica: Pam parla a vanvera, Cass adora
Bea, Eva spettegola mentre prepara piatti da riscaldare a nastro, etc. Come
protagonista, Abi si dimostra incredibilmente stupida e priva di istinto di
autoconservazione; Bea e Ben sono incommentabili: unicamente funzionali alla
trama.
La cosa più
fastidiosa è però il senso di vuoto che lascia l'epilogo della storia, perché
nessuno dei tre compie la minima evoluzione rispetto all'inizio e tutto sembra
ricominciare da capo. In pratica, più di trecento pagine buttate nel cesso.
Il mio voto è di una stellina e mezza.
DOVE COMPRARE QUESTI LIBRI
- "Non prima che siano impiccati" di Joe Abercrombie
- "La soglia" di Ursula K. Le Guin
- "The Midnight Star" di Marie Lu
- "Traitor's Blade" di Sebastie De Castell
- "Le sorelle" di Claire Douglas
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