Le assaggiatrici by Rosella Postorino
My rating: 3 of 5 stars
"Ingerire cibo avvelenato e morire così, senza nemmeno uno sparo di fucile, senza un'esplosione ... Una morte da topi, non da eroi. Le donne non muoiono da eroi"
L'ASSAGGIATRICE INSIPIDA
Smaltire almeno in parte i tanti titoli Feltrinelli accumulati in libreria sembra essere diventato uno dei miei propositi di questo 2023. Tre anni fa, incapace di resistere alla promozione da me ribattezzate "Prendi 2, spendi poco", mi sono trovata tra le mani una copia de "Le assaggiatrici", romanzo storico tra i più celebri di Postorino anche per merito dei tanti premi che ha ricevuto. Di questa storia però io sapevo ben poco e mi sono quindi affidata alla sinossi, peccato che questa prometta una lettura un po' diversa da quella effettivamente presentata dal libro.
La vicenda si svolge nella Prussia orientale, a cavallo tra il 1943 ed il 1944, e -almeno sulla carta- racconta le vite di dieci donne assunte per assaggiare i piatti destinati al Führer. A conti fatti Rosa Sauer, voce narrante del romanzo, è la sola ad ottenere un ruolo di primo piano ed una vera introspezione: nata e cresciuta a Berlino, si ritrova a vivere a Gross-Partsch -nei pressi della cosiddetta Wolfsschanze, la Tana del Lupo- presso i genitori del marito, impegnato a combattere sul fronte russo. Diventata giocoforza una delle assaggiatrici, Rosa inizia a stringere dei legami di amicizia con le altre donne, mentre sullo sfondo possiamo intravedere le battute finali della Seconda Guerra Mondiale.
Pur essendo un elemento fondamentale nella narrazione, il conflitto rimane sempre in secondo piano e ci sono ben poche conseguenze dirette nelle vite quotidiane delle assaggiatrici; in sostanza, mentre la sinossi sembra sottintendere che si trovino costrette a scegliere tra una morte per stenti e del cibo potenzialmente avvelenato, in realtà nessuna di loro sembra troppo patita, così come nessuna intraprende questo lavoro in virtù di una scelta: vengono infatti costrette dai militari. L'altra ragione per cui reputo la presentazione del romanzo falsante è che porta ad aspettarsi dei tentativi di avvelenamento, mentre nell'effettivo non ne viene descritto neanche uno; e dire che la scelta di raccontare dei personaggi fittizi anziché scrivere una vera biografia di Margot Wölk (una delle assaggiatrici di Hitler nella caserma di Krausendorf) avrebbe permesso a Postorino di prendersi qualche liberà in più.
Sul piano della ricostruzione storica si rimane invece molto fedeli, e questo ovviamente denota un buon lavoro di ricerca, grazie al quale l'autrice riesce a mescolare eventi reali alla finzione del romanzo in modo omogeneo. Penso che tra gli aspetti positivi rientrino anche lo spunto iniziale -abbastanza originale, pur con i limiti di cui ho già parlato- e la prosa decisamente particolare adottata da Postorino, nella quale si intrecciano stralci di dialoghi e pensieri della protagonista alla narrazione degli eventi.
Ci sono poi alcuni personaggi secondari con del potenziale, come Elfriede e la Baronessa von Mildernhagen, delle quali però non sappiamo più di tanto, oltre a delle riflessioni sulla solidarietà femminile. Riflessioni che vanno purtroppo a collidere con quella che è la caratterizzazione di Rosa, ed il suo ruolo all'interno del libro: come protagonista è troppo inattiva, e per questo la sua storia prosegue in base alle decisioni altrui, che lei segue passivamente. Mi rendo conto che con il personaggio di Rosa la cara Rosella voleva probabilmente rappresentare il sonnambulo popolo tedesco nel suo insieme, ma un carattere così sciapo non mi va proprio a genio, tanto meno in una protagonista.
Ho riscontrato inoltre un po' di difficoltà nel seguire i dialoghi, non sempre chiarissimi quando ci sono più di due personaggi in scena, e a farmi coinvolgere dalla trama. Questo perché presenta delle frasi che anticipano gli eventi, non solo nel contesto storico ma anche per quanto riguarda i personaggi fittizi, con il risultato di annullare di fatto la suspense. Il finale tenta un colpo di coda dal punto di vista emotivo, ma ormai era troppo tardi: avevo perso qualunque interesse nel provare empatia per la dimenticabile Rosa. Sul lato romance invece preferisco soprassedere in pieno e fingere non sia presente, anziché far volare improperi a destra e manca.
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