venerdì 26 luglio 2024

"Assassinio allo specchio" di Agatha Christie

Assassinio allo specchioAssassinio allo specchio by Agatha Christie
My rating: 4 of 5 stars

"Senza arrivare al punto di sembrare la signora di Shalott che vede il fato inesorabile piombarle addosso, Marina Gregg poteva aver visto qualcosa di irritante o di spiacevole. Forse, da quelle scale era salito un ospite inatteso e... non gradito?"


OTTIMA PRESCRIZIONE, DOTTOR HAYDOCK!

Dopo i magoni causati da "Storia della bambina perduta" mi sembrava giusto puntare su una lettura coinvolgente, nonché ricca di quelle risposte concrete di cui la prosa di Ferrante è volutamente povera. E chi meglio della cara Agatha è in grado di fornire anche in poche pagine una storia ricca d'intrattenimento e rivelazioni stupefacenti, magari con l'aiuto di una brillante vecchina inglese? Questo accade per l'appunto in "Assassinio allo specchio", narrazione dei primi anni Sessanta che trovate in italiano anche come "Silenzio: si uccide"; per assurdo non è tanto questo cambio a creare confusione quanto l'esistenza di due film girati a pochi anni di distanza e distribuiti in Italia con lo stesso titolo: uno è l'adattamento di questo libro, mentre l'altro è ispirato a "Giochi di prestigio". Ancor più assurdo se si pensa che non ci sono specchi in nessuna delle due storie!

Lasciando da parte queste curiosità che interesseranno quasi certamente me e basta, la vicenda immaginata da Christie ci riporta nel paesino di St. Mary Mead, già teatro di altre storie delittuose che qui vengono più volte citate. Tutto comincia nella tenuta di Gossington Hall, di recente acquistata dalla celebre attrice Marina Gregg e dal suo quinto marito Jason "Jinks" Rudd, dove si tiene una raccolta di fondi; coinvolta nell'organizzazione dell'evento, la signora Heather Badcock partecipa con gioia, ma dopo aver bevuto un cocktail muore avvelenata. Il mistero si infittisce quando sorge il sospetto che la vittima designata non fosse neppure lei, ma soprattutto quando una serie di messaggi minatori compare nella magione.

Ed infatti nell'indagine subentra Scotland Yard, dandoci così modo di rivedere l'ispettore capo Dermot Craddock, che a sua volta ricorre all'arguzia di "Zia Jane" per far chiarezza sul delitto. Un ritorno che mi ha fatto molto piacere, perché gli scambi tra loro sono davvero divertenti; in realtà tutti i dialoghi nei quali interviene Miss Marple sono una delizia da leggere: pieni di commenti sagaci e riferimenti alla sua indolenza verso chi la tratta come una povera anziana. Ho apprezzato anche i collegamenti alle sue precedenti avventure -in particolare, viene menzionato con risolutezza "C'è un cadavere in biblioteca"- e l'introduzione del personaggio di Cherry Baker, che di certo rivedremo in futuro.

Anche gli altri caratteri si difendono bene, ma ad aggiudicarsi il titolo di miglior personaggio è probabilmente il Nuovo Quartiere, che Miss Marple esplora con curiosità e diffidenza; vista la decisione presa dai Baker, possiamo intuire che il giudizio conclusivo verso la moderna edilizia sia impietoso, eppure questa parentesi permette di arricchire l'universo narrativo e fornire prospettive insolite: sono infatti presenti diverse scene affidate a POV particolari, che donano dinamismo al romanzo. Il suo maggior pregio però si rivela (come accade molto spesso nei romanzi della cara Agatha) l'intreccio, e soprattutto una risoluzione finale particolarmente intelligente ed emozionante.

Per contro, il ritmo della prima parte mi è sembrato arrancare, come se l'autrice si sentisse obbligata a far ribadire gli stessi pattern logici a diversi personaggi. Verso l'epilogo, mi sono resa poi conto che alcuni spunti di trama erano destinati a rimanere in sospeso (come la minaccia del figlio maggiore) o ad ottenere una risoluzione troppo semplicistica, ed è il caso della presenza di Arthur Badcock alla festa liquidata con una mezza frase.

Gli altri difetti del volume sono di minor rilevanza. L'edizione una volta tanto non ha grosse pecche: oltre al titolo (anzi, i titoli) abbastanza randomico, c'è giusto qualche piccolo refuso ed una prefazione inconsistente nella sua casualità. Nonostante non sia un'opera christieana tra le più datate, non mancano poi termini e commenti (sull'etnia e la disabilità, in particolare) poco piacevoli. Ma la cara Agatha nacque ai tempi della regina Vittoria, quindi le si perdona un po' tutto.

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venerdì 19 luglio 2024

"Storia della bambina perduta" di Elena Ferrante

Storia della bambina perduta (L'amica geniale, #4)Storia della bambina perduta by Elena Ferrante
My rating: 5 of 5 stars

"Ora che sono vicina al punto più doloroso della nostra storia, voglio cercare sulla pagina un equilibrio tra me e lei che nella vita non sono riuscita a trovare nemmeno tra me e me"


IO PERÒ CI TENEVO A SAPERE CHI ERA IL COLPEVOLE...

Ancor prima di cominciare la lettura di "Storia della bambina perduta" sapevo che avrei amato questo romanzo; ormai era chiaro che per me questa si stava dimostrando una preziosa serie in crescendo, dove ogni volume riesce a superare la qualità e l'intensità del suo predecessore. Eppure c'ho messo un po' prima di recuperarlo effettivamente, e la causa non è (solo) il mio recente calo di interesse nei confronti delle narrazioni serializzate. Le colpevoli sono ancora una volta loro, le abominevoli copertine in stile opuscolo di Famiglia Cristiana! che purtroppo mi hanno tenuto compagnia per un anno intero, mentre gustavo una dopo l'altra le splendide storie racchiuse al loro interno.

Storia che non necessariamente è sinonimo di trama, come dovremmo aver imparato dopo quattro libri. Infatti, dopo un'introduzione ben più scarna delle precedenti, la narrazione si sposta negli anni Ottanta e Novanta per raccontarci la maturità e l'ingresso nella vecchiaia delle protagoniste. Ritroviamo Elena interamente catturata dall'idillio amoroso con Nino e sempre più in difficoltà nel far ordine tra famiglia, lavoro e sentimenti; nel contempo, l'attività di Lila va sempre meglio, tanto da portarla ad una silenziosa rivalità con i Solara per il controllo del vecchio rione napoletano. Ovviamente, nel corso del volume la loro situazione si evolve parecchio, anche perché mai prima d'ora era stato coperto un lasso temporale così lungo.

Questo mi porta a voler cominciare togliendomi qualche sassolino dalla scarpa, ossia parlando degli (insignificanti!) aspetti che non mi hanno convinta appieno, ed il primo è legato proprio al tempo. La cronologia degli eventi non è infatti sempre chiara e facile da seguire: in più punti ho avuto la sensazione di dover quasi indovinare quanti anni fossero passati tra una scena e l'altra. Ci sono poi due elementi che avrei voluto ottenessero maggiore spazio, ovvero la dimensione politica (rilevante, ma meno incisiva sulle vite delle protagoniste rispetto al quanto accadeva in "Storia di chi fugge e di chi resta") e la risoluzione di alcuni misteri; capisco di non trovarmi di fronte ad un giallo, però ero convinta che qualche risposta in più ci sarebbe stata fornita.

Accantonando le delusioni personali, passiamo ai tanti punti di forza di questo romanzo. In primis, ho adorato leggere del ritorno di Elena a Napoli e del suo riallacciare i rapporti con Lila, perché da entrambe le parti ci sono insicurezze, vecchi dolori e desiderio di supportarsi, e tutte queste emozioni creano una chimica formidabile. Riportare la narrazione a Napoli permette poi a Ferrante di dedicarsi in modo più dettagliato alla città, che qui torna ad essere un carattere vero, la terza protagonista dei tempi del primo libro. L'ambientazione è ulteriormente consolidata dal modo in cui le vicende nazionali e le catastrofi naturali reali incidono sulle vite dei personaggi, dando concretezza alla finzione.

Non che il cast creato dalla cara Elena ne abbia bisogno! tutti i suoi personaggi sono genuini e fallaci, e che li si trovi detestabili oppure lodevoli, sono destinati a rimanere nel cuore dei lettori. Una parte del merito è da imputare ai passaggi in cui vediamo una sorta di resa dei conti in cui diverse relazioni (quella tra Elena e Lila ovviamente, ma anche quella di Elena con la madre Immacolata o quella di Lila con il fratello Rino) vengono sviscerate a fondo, affrontando in modo credibile dei circoli viziosi che si trascinavano dal primo volume.

E concludiamo con le importanti tematiche, che in questa tetralogia non sono mai venute meno, ma allo stesso tempo hanno saputo evolversi. Qui si parla nuovamente di maternità, ma in modo più significativo, di figli avuti per una scelta matura piuttosto che per la pressione sociale o familiare; figli che rendono orgogliosi, figli che cercano attenzione, figli che fanno soffrire, figli nei quali scorgere uno specchio di se stessi: ed in questo modo il confrontro tra generazioni si consolida come pilastro della serie. L'autrice torna poi a concentrasi sulla figura femminile, sempre mostrata in tante sfumature, che in questo romanzo è alla ricerca di una nuova indipendenza, e ciò porta a dei conflitti ben individuabili nel carattere di Elena. Ho apprezzano molto la conclusione del suo percorso, tra risoluzioni prese con grande coraggio e dolore, e forse per questo ancor più emozionanti.

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martedì 16 luglio 2024

"Il libro dei Baltimore" di Joël Dicker

Il libro dei BaltimoreIl libro dei Baltimore by Joël Dicker
My rating: 3 of 5 stars

"Woody, Hillel e io fummo gli amici più fedeli del mondo. Fu in compagnia di Woody che passai i miei anni più belli con i Baltimore ... Dall'età di dieci anni a quella di diciotto, fummo assolutamente inseparabili. Costituimmo un'entità fraterna a tre facce, triade o trinità, che battezzammo fieramente la Gang dei Goldman"


BETTER CALL SAUL (GOLDMAN)

Sono passati diversi anni da quando lessi "La verità sul caso Harry Quebert", senza dubbio alcuno il titolo più popolare di Dicker; e pur avendo dei ricordi abbastanza nebulosi riguardo alla trama (a memoria, posso solo dire ci fossero una quantità enorme di personaggi e colpi di scena), ripenso ancora con piacere a quel romanzo per merito della prosa del caro Joël. Prosa che si conferma il suo principale punto di forza ne "Il libro dei Baltimore", una sorta di prequel/sequel del volume precedente.

A raccontare la vicenda ritroviamo infatti lo scrittore Marcus "Markie" Goldman, appena trasferitosi a Boca Raton per cercare l'ispirazione per il suo prossimo romanzo in un ambiente quieto. In questa località, Marcus si imbatte però nella sua ex Alexandra "Alex" Neville -ora affermatissima cantante- e questo incontro riporta a galla una misteriosa Tragedia avvenuta anni prima, che coinvolse i suoi cugini Hillel "Hill" e Woodrow "Woody". Marcus decide quindi di dedicare il suo nuovo libro al ramo della famiglia denominato Baltimore (in quanto residenti nell'omonima città del Maryland), partendo dai felici giorni dell'infanzia trascorsi nella casa di zio Saul e zia Anita.

Come accennato, lo stile rimane un importante pregio in questa narrazione: risulta sempre piacevolmente scorrevole, senza però scadere nel raffazzonato oppure diventare noioso nei passaggi più carenti in quanto ad azione. Mi è inoltre piaciuta la capacità di Dicker nel tenere viva la curiosità dei suoi lettori verso il mistero di fondo, pur non trattando una storia mystery di tipo canonico: Marcus è già in possesso della maggior parte delle informazioni (e recupera con facilità quelle mancanti), eppure si rimane incollati alle pagine per seguire fino in fondo la sua disamina degli eventi.

Tra gli aspetti che ho apprezzato, mi sento di includere poi il tema della gelosia -nonostante in un secondo momento diventi un filino ridondante nella sua esposizione- e la particolare struttura temporale data alla narrazione. A dispetto di quanto indicato all'inizio delle diverse parti e dei singoli capitoli, nel ricostruire le vicende Marcus non procede infatti in ordine cronologico, ma balza spesso tra avvenimenti lontani nel passato (arrivando ad analizzare le dinamiche all'interno della sua famiglia anni prima della sua stessa nascita), aneddoti relativi alla sua giovinezza ed eventi del presente. Nel complesso, si genera a tratti un po' di confusione, ma il tutto trasmette bene la sensazione di una persona impegnata in un percorso di ricerca.

Tutto ciò non è stato purtroppo abbastanza a portare il libro oltre una risicata sufficienza. I problemi partono già dai primi dialoghi, ai quali l'autore affida il compito di caratterizzare i suoi personaggi, senza però includere alcun cenno all'intonazione o alle loro emozioni individuali. Di conseguenza, si fatica ad affezionarsi al cast, specie quando una buona parte di esso dimostra un'idiozia immotivata, e solo al fine di direzionare la trama in un certo modo; è il caso delle moltissime informazioni che vengono taciute per decenni allo stesso Marcus. Non che lui si impegni troppo per scoprire la verità, comunque!

Questa scelta mi ha trasmesso in più punti della frustrazione, ma questa è davvero l'unica emozione che io abbia provato: l'intero romanzo è privo di qualunque genere di tensione narrativa, assente perfino nelle scene più drammatiche. La ragione è da ricercarsi nelle tante esagerazioni -legate al lato economico, ma anche alle reazioni tra i personaggi-, che creano un triste distacco emotivo dalle vicende messe in scena.

Un altro elemento che non ho particolarmente apprezzato è stata la designazione di Marcus come voce narrante, in primo luogo perché racconta in più punti eventi ai quali non assiste e dei quali nessuno gli riferisce: come può mai sapere nel dettaglio cosa faccia zia Anita per salvare il rapporto con il marito? chi gli ha riferito nei particolari la fuga che porta alla Tragedia? Inoltre, si assegna così un'attenzione eccessiva alla relazione romantica tra lui ed Alexandra, togliendo molto spazio al rapporto tra i cugini Goldman che mi illudevo fosse invece il vero cuore della storia.

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venerdì 12 luglio 2024

"Regina delle ombre" di Sarah J. Maas

Regina delle Ombre (Throne of Glass, #4)Regina delle Ombre by Sarah J. Maas
My rating: 3 of 5 stars

"Scatenò l'ultima ondata di fuoco, rivolgendo gli occhi al soffitto, al cielo che non avrebbe mai più rivisto. Distrusse ogni muro e ogni colonna. Fece crollare e sbriciolare ogni cosa e, sorridendo, bruciò se stessa, riducendosi in cenere portata via da un vento fantasma"


CAGNA-REGINA SPUNTAFUOCO NON SI PUÒ SENTIRE

Nonostante io sia ormai entrata nel vivo della saga, ammetto che portare a termine la lettura di "Regina delle ombre" non è stata un'impresa da poco. E non solo perché si tratta di un tomo parecchio corposo, ma in particolar modo per la dispersività dell'intreccio, che mai come in questo quarto (o quinto, a seconda dei punto di vista) capitolo dimostra il talento della cara Sarah a raccontare in trecento pagine degli avvenimenti che qualunque altro autore avrebbe saputo condensare in cinquanta al massimo. Andiamo quindi a vedere quali sono gli spunti principali della trama.

In questo volume il continente di Erilea torna ad essere la sola ambientazione, e più in particolare si rimane all'interno dei confini del regno di Adarlan. Per quanto riguarda Aelin e la sua neonata corte, i loro obiettivi nell'immediato riguardano il ritrovamento dell'Amuleto di Orinto e la restaurazione della magia bandita dal re; questa linea di trama va ad includere un corposo numero di POV già visti nei libri precedenti, ma ciò non allontana mai di molto l'azione dal filone principale, al massimo vengono incluse delle quest collaterali per salvare determinati personaggi. Gli altri capitoli sono riservati quasi interamente a Manon ed alla neo-arrivata Elide, che dalla fortezza di Morath continuano a fornire al lettore un focus sui piani degli antagonisti.

A differenza di quanto successo ne "La corona di fuoco", queste vicende finiscono poi per collimare, tanto che l'intervento di Manon risulta decisivo al momento della resa dei conti con il re di Adarlan. Ovviamente ho apprezzato molto questa convergenza, perché contribuisce a dare un maggior senso di concretezza alla storia. Le vicende di Morath risultano piacevoli anche per l'introduzione di Elide (prima menzionata di sfuggita nei flashback), che si rivela un personaggio molto più interessante e combattivo di quanto la sua presentazione lasci intendere.

Rimanendo nell'ambito dei personaggi, Lysandra conquista a mani basse la mia preferenza in questo romanzo: già l'avevo apprezzata nella sua prima apparizione (avvenuta ne "La lama dell'assassina"), ma qui la sua caratterizzazione ha fatto passi da gigante, portando a termine un emozionante percorso personale e stringendo dei credibili rapporti di amicizia. Più in generale, mi sono piaciute quasi tutte le interazioni all'interno del cast; un paio rimangono ad un livello superficiale, ma la maggior parte dimostra una buona solidità e porta a diversi confronti significativi.

Non tutti i personaggi si meritano però le mie lodi! Aelin dimostra di avere ancora parecchia strada da fare nel suo nuovo ruolo di leader vista la sua mentalità molto orientata all'individualismo; Aedion e Dorian per motivi diversi sono spesso tagliati fuori dall'azione vera e propria, mentre Chaol parte con dei buoni spunti in mente per poi combinare poco o nulla: per la maggior parte del volume risulta quasi un comprimario. Ancora una volta sono però gli antagonisti a deludere, in parte perché la loro fama fa sperare in qualcosa di meglio (specie nel caso di Arobynn, infatti la stessa Aelin ammette di non aver capito a cosa mirasse alla fine dei conti) ed in parte perché la loro volontà di dimostrarsi malvagi ad ogni costo prevale sul buon senso.

Come già menzionato, il grosso difetto di questo libro rimane il ritmo fiacco della prima parte, che tra allungamenti e ripetizioni copre ben 400 pagine. Tra i punti a sfavore troviamo ancora una volta la traduzione poco scorrevole e le piccole contraddizioni interne, che in più scene lasciano interdetti. Ed un po' interdetti lascia anche il finale, il quale arriva a chiudere tante linee di trama, forse troppe se consideriamo i tre (gargantueschi!) volumi che ancora mi attendono in questa serie.

Voto effettivo: tre stelline e mezza

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martedì 9 luglio 2024

"Un misterioso omicidio e molti segreti" di Catherine Coles

Un misterioso omicidio e molti segreti (The Martha Miller Mysteries, #1)Un misterioso omicidio e molti segreti by Catherine Coles
My rating: 4 of 5 stars

"Alice bevve, e tutti gli altri la seguirono. Per un lungo istante, l'atmosfera di euforica celebrazione rimase intatta. Dopodiché, Alice barcollò in avanti. Si schiantò contro il tavolo di fronte a lei, rovesciando a terra piante e vasi"


RECENSIONE DI UN GIALLO

Perdonate il titolo più che didascalico assegnato a questo commento, ma non potevo scegliere altrimenti di fronte ad "Un misterioso omicidio e molti segreti"; un po' come intitolare un thriller "Un'emozionante avventura e molti colpo di scena"! Ed in fondo perché tradurre l'originale "Poison at the Village Show" con qualcosa di sensato, ad esempio "Avvelenamento alla fiera di paese"? molto meglio chiedere ad un'AI di creare il titolo più generico possibile per un romanzo mystery. Non ho le prove che alla redazione di Newton Compton le cose siano andate effettivamente così, ma il sospetto non me lo toglierà nessuno.

Superata la perplessità per il titolo, il volume si apre sulla campagna inglese nel secondo dopoguerra. La narratrice Martha Miller vive a Westleham, una località immaginaria nel Berkshire, ed affronta non poche difficoltà dal momento che alcuni compaesani sospettano un suo coinvolgimento nella sparizione del marito Stan, avvenuta un anno prima. Costretta a convivere con la sorella Ruby per guadagnare qualche soldo, Martha investe tutte le sue energie nella coltivazione di piante e fiori, ma tutto l'impegno per migliorare la propria immagine sembra vano quando la presidentessa del comitato del villaggio Alice Warren muore dopo aver bevuto un bicchiere del suo gin fatto in casa.

Le circostanze del delitto spingono ovviamente Martha a voler far luce sull'identità del colpevole, per non essere additata lei stessa come avvelenatrice. La sua indagine da un lato mi è piaciuta per la verosimiglianza degli ostacoli che la limitano, ma dall'altro mi è sembrata fin troppo amatoriale e caotica; anche per questo motivo lo smascheramento nel finale dell'assassino non risulta del tutto soddisfacente: non è una rivelazione shockante, eppure il ragionamento illustrato dalla protagonista sembra sbucato dal nulla in modo un po' conveniente alla trama.

L'altro grosso difetto di questo romanzo è il suo ritmo, che si potrebbe definire frenetico a voler essere generosi. In realtà tutto è narrato con una fretta incomprensibile: ad esempio, appena Alice muore il poliziotto del posto comincia subito a fare il quarto grado a Martha, senza che si sia ancora stabilita la causa del decesso. Lo stesso problema affligge le relazioni tra i personaggi, che si evolvono sulla base di un breve dialogo (come l'inimicizia tra la protagonista e la pettegola del paese, trasformata in un batter d'occhio in simpatia) oppure nascono dal nulla, ed è il caso di Luke Walker, il nuovo vicario che dalla sua prima comparsa dimostra un immotivato interesse per Martha.

A compensare questi rapporti un po' artificiosi troviamo il legame con la sorella Ruby, che ha invece uno sviluppo più graduale e credibile. In realtà i personaggi non mi sono dispiaciuti nella loro caratterizzazione: forse macchiettistica in alcuni casi, ma decisamente utile a renderli carismatici; su tutti spicca la protagonista, che riesce nel difficile compito di mantenere la sua voce narrante in equilibrio tra umorismo e concretezza.

Nel corso della narrazione, Martha è inoltre in grado di dare il via ad un valido percorso di crescita personale, che la porta a mettere in discussione le sue convinzioni come anche fare dei progetti per il futuro, con l'ambizione di raggiungere una condizione di vita più felice. Accanto alla protagonista, la cittadina di Westleham ed i suoi abitanti rappresentano l'altro punto di forza del romanzo, perché l'autrice riesce a tracciare i contorni di un'ambientazione molto gradevole ed immersiva, nella quale non mi dispiacerebbe affatto tornare con il secondo capitolo di questa serie di avventure companion.

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mercoledì 3 luglio 2024

"Ali di vetro" di Katrine Engberg

Ali di vetroAli di vetro by Katrine Engberg
My rating: 5 of 5 stars

"Nell'acqua c'era qualcosa.
Nell'acqua c'era spesso qualcosa. Ogni giorno la nettezza urbana ripescava lattine di birra, buste di plastica e scarpe inspiegabilmente spaiate.
Ma quel qualcosa non era una scarpa ... A tre metri da lui, nella fontana più antica di Copenaghen, galleggiava un corpo umano a braccia aperte e a faccia in giù"



CHE VOGLIA DI KANELSNEGLE!

Circa un anno e mezzo fa ho scoperto la prosa di Engberg con il murder mystery "Il guardiano dei coccodrilli", un titolo che mi aveva decisamente stupito in positivo. Non ho però recuperato subito gli altri volumi di questa serie dedicata alla coppia di poliziotti danesi Jeppe ed Anette perché era stato tradotto il terzo ma non il secondo, ed ingenuamente speravo che si trattasse soltanto di un disguido riguardo all'ordine di pubblicazione. Dopo questa infruttuosa attesa posso dare per certo che non si tratta affatto di un disguido: la CE italiana ha chiaramente fatto suo l'errore di quella statunitense, ignorando "Blodmåne" e trasformando questa pentalogia in una tetralogia.

Dopo aver sventolato bandiera bianca di fronte a quest'inspiegabile scelta editoriale, sono quindi approdata ad "Ali di vetro", in cui lo sbalzo temporale di oltre un anno tra primo e terzo capitolo si nota soprattutto per la trasformazione di Anette Werner in neomamma di una bimba senza nome. Rimasto orfano della sua storica partner, l'assistente di polizia Jeppe Kørner si trova a dover indagare in autonomia su un nuovo caso bizzarro, quello del cadavere di una donna rinvenuto nell'isola pedonale di Strøget, in particolare nell'acqua della fontana al centro di Gammeltorv, la più antica piazza di Copenaghen. Oltre alle loro due prospettive, il volume può vantare un discreto numero di POV tra i quali quello dell'aspirante scrittrice Esther de Laurenti, già comparsa nel primo romanzo.

L'intera vicenda copre poco meno di una settimana nell'autunno danese, tanto cupo quanto suggestivo, che Engberg è estremamente capace nel rendere su carta: la sensazione di trovarsi al fianco dei suoi personaggi è palpabile. Personaggi che rappresentano parimenti uno dei punti a favore del volume, per merito di una caratterizzazione molto attenta e ben equilibrata all'interno di una storia in cui la trama la fa da padrona per ovvie ragioni. Rispetto al primo libro, sono poi riuscita ad apprezzare maggiormente i caratteri maschili, in particolare Jeppe sul quale è stato fatto un bel lavoro di maturazione personale e relazionale; ho trovato parecchio toccanti i suoi confronti nel finale con la madre e con Sara.

Seppur il suo punto di vista sia stato messo un po' da parte, mi è piaciuto anche il contributo di Anette alla risoluzione del mistero, ma soprattutto la sua presa di consapevolezza del nuovo ruolo che si trova a ricoprire ed i piccoli scorci sul suo rapporto con il marito Svend. La sottotrama dedicata ad Esther, per quanto sia altrettanto gradevole dal punto di vista emozionale, mi è sembrata invece troppo slegata dal resto della storia: vederla interagire con Gregers è sempre divertente, ma i pochi elementi che avrebbero potuto unire la sua vicenda all'indagine di Jeppe si dimostrano inconsistenti.

Un altro piccolo difetto -che comunque non inficia a mio avviso la godibilità della lettura- è rappresentato dall'accavallarsi di tanti POV all'interno di un solo capitolo; si rimane così un filino spiazzati dai frequenti cambi di scena, specialmente quando l'impaginazione fa in modo che non si riesca neppure a capire che un cambio c'è stato. In realtà a parte il problema relativo alla mancata pubblicazione del secondo capitolo, non ho particolari critiche verso l'edizione, che anzi merita una virtuale pacca sulla spalla per aver scelto di tradurre il testo dall'originale danese: visto com'era stato imitato l'errore della CE statunitense, temevo che la traduzione fosse passata attraverso l'inglese prima di approdare all'italiano!

I veri punti di forza di questa lettura sono però il suo intreccio e la gestione delle tematiche. Per quanto riguarda il primo, abbiamo una partenza in medias res molto coinvolgente che si sviluppa in un crescendo di misteri e prospettive non sempre attendibili; superficialmente sembrerebbe infatti facile individuare l'assassino come lettori, ma la cara Katrine è stata davvero brava nel bilanciare le rivelazioni, facendoci arrivare inconsapevoli al colpo di scena finale. Altrettanta bravura l'è servita per trattare un argomento delicato come quello della malattia mentale, un aspetto nel quale ha saputo evitare gli stereotipi senza per questo dipingere un contesto inverosimile nella sua positività. Un lavoro ben svolto, che raggiunge in suo apice nella scrittura dei personaggi di Isak e Marie.

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