
My rating: 2 of 5 stars
"«Oh, be', cara, per una donna è tutto diverso. Chi può dire dove inizia e dove finisce una donna? Ascolta, io ho radici più profonde di quest'isola. Più profonde del mare, più antiche della creazione della terraferma. Io risalgo fino alle Tenebre ... Nessuno sa che cosa sono, nessuno lo può dire, nessuno sa che cosa sia una donna, una donna di Potere, né il Potere delle donne»"
MASSÌ, CAMBIAMO DI NUOVO IL TRADUTTORE!
Dal momento che "Il signore dei draghi" indicava una conclusione abbastanza netta, seppur come al solito non esaustiva, per le gesta dell'Arcimago Ged, mi chiedevo con quali nuovi personaggi la cara Ursula avesse deciso di continuare a raccontarci il mondo di Terramare. A quanto pare nessuno! perché seppur pubblicato a diciotto anni di distanza dal precedente, "L'isola del drago" sembra essere un midquel, collocato inizialmente tra il secondo ed il terzo volume, per poi coprire un arco temporale coincidente con il finale di quest'ultimo. Il cast quindi non subisce delle grosse variazioni, e meno male vista la superficialità con la quale l'autrice è abituata a raccontare le dinamiche tra i suoi personaggi.
Come anticipato, i primi capitoli si ambientano nel periodo di decadimento della magia, ed almeno un paio di decenni dopo gli eventi de "Le tombe di Atuan". Accantonato l'apprendimento dell'arte magica da Ogion, Tenar è diventata una donna matura: sull'isola di Gont ha messo su famiglia ed ora gestisce l'allevamento di pecore del marito defunto; in modo fortuito (che novità!), incontra e decide di adottare Therru, una bambina vittima di un'aggressione, che per questo si ritrova buona parte del corpo segnata da gravissime ustioni. Un'ellissi temporale ci porta quindi all'arrivo del drago Kalessin, il quale riporta a casa Ged -molto provato dopo la battaglia finale a Selidor-, che assieme alle due donne forma nel corso dell'anno successivo un nuovo nucleo familiare.
E davvero non so dirvi di più: in questa serie quando i protagonisti sono ragazzi ed uomini abbiamo misteri da risolvere, antagonisti da sconfiggere e minacce abnormi da sventare, mentre alle protagoniste femminili sono riservate storie quasi prive di trama. In realtà, sono presenti degli antagonisti, ma affermare che Tenar li fronteggi e sconfigga sarebbe un'enorme menzogna, perché ogni volta giungono in scena dei convenienti dei ex machina a risolvere la situazione per lei. Tra l'altro trovo buffo che, in un romanzo tanto pronto a sbandierare il tema del femminismo, la protagonista debba sempre ricevere l'aiuto di personaggi maschili; e questo aiuto non arriva neppure in virtù di un suo impegno -magari nel farsi benvolere dal prossimo- ma per pura necessità di trama.
Parlando di femminismo, devo inoltre far presente che l'argomento viene trattato in modo tragicamente infantile. Capisco che il romanzo si rivolga ad un pubblico molto giovane e non sia neppure di recente pubblicazione, ma non è necessario urlare in faccia a lettore le tue motivazioni, cara Ursula! inoltre la tematica viene inclusa in modo forzato, nei momenti più randomici, ed alla fine della storia porta ad un nulla di fatto. E questo vale per una quantità di sottotrame, del tutto inconcludenti: ad esempio, le origini di Therru, la congiura di Pioppo, l'accanimento di Faina o la ricerca del Maestro dei Venti. Prive di una qualunque risoluzione sono anche le fumose riflessioni sul significato di Potere; come succede spesso in questa saga, le osservazioni dei personaggi da un lato appaiono fin troppo banali e dall'altro eccessivamente criptiche, specie tenuto conto del target.
Aggiungiamo poi un ritmo quasi inesistente (vi sfido ad individuare una struttura narrativa degna di questo nome!), le solite relazioni interpersonali stabilite dall'alto, le utilissime descrizioni di boschi e scogliere, e l'ennesimo colpo di scena anticipato tramite una storiella ad inizio volume. Ci sono poi elementi sui quali mi trovo in ambasce, come il modo discontinuo in cui viene tratta la disabilità -con commenti discutibili da parte di personaggi teoricamente positivi, che non vengono poi smentiti-, oppure la scelta di Tenar come protagonista: personalmente sono stata contenta di ritrovare il suo personaggio, ma ritengo inadatta la prospettiva di un'adulta in una storia per ragazzini perché tocca argomenti lontani dai potenziali lettori. Sarei stata molto più interessata a leggere il POV di Therru, che avrebbe permesso di capire meglio anche la sua difficoltà nel superare il trauma vissuto.
Per assurdo, questo è stato comunque il capitolo del Ciclo di Earthsea che più mi ha convinto. Di certo uno dei motivi è la freschezza dei contenuti, dopo tre romanzi incentrati sulle missioni di Ged; ho apprezzo che qui il focus fosse invece diretto sui caratteri femminili e sulle loro difficoltà, anche nell'ambito quotidiano. Inoltre, si parla in modo adeguato di politica, razzismo e discriminazione, mentre nei volumi precedenti su questi aspetti si tendeva piuttosto a glissare. A livello narrativo, scopriamo inoltre quale fosse il vero epilogo tra i due raccontati alla fine de "Il signore dei draghi", vengono approfondite le motivazioni di Ged, e tra lui e Tenar sono presenti dei momenti di confronto validi e costruttivi. Mi sarei però evitata l'immagine di loro che bombano («così, de' botto, senza senso», cit.) sul pavimento dove poco prima giaceva un tizio infilzato da un forcone.
Voto effettivo: due stelline e mezza
View all my reviews
Nessun commento:
Posta un commento