Un classico al mese
"Tess dei d'Urberville" di Thomas Hardy
TITOLO: Tess dei d'Urberville
AUTORE: Thomas Hardy
TITOLO ORIGINALE: Tess of the d'Urbervilles. A Pure Woman
TRADUTTORE: Giuliana Alda Pompili
EDITORE: Rizzoli
COLLANA: Grandi classici BUR
PAGINE: 450
VOTO: 5 stelline
TRADUTTORE: Giuliana Alda Pompili
EDITORE: Rizzoli
COLLANA: Grandi classici BUR
PAGINE: 450
VOTO: 5 stelline
“Tess dei d’Urberville” è un romanzo di
formazione scritto alla fine del Ottocento da Thomas Hardy, autore da me già molto
apprezzato per la sua precedente opera, “Via dalla pazza folla” (QUI la
recensione).
La storia segue la vita di Tess Durbeyfield,
semplice ragazza di campagna la cui esistenza verrà stravolta dalla scoperta
che la sua povera famiglia è tutto ciò che rimane di un'antichissima dinastia
di nobili cavalieri normanni, i d'Urberville appunto. La testardaggine del
padre, deciso a farsi chiamare da tutti con l'appellativo di Sir John, e le
insistenze della madre porteranno Tess ad intraprendere un viaggio presso
alcuni presunti ricchi parenti, viaggio che segnerà l'inizio delle sue
sventure.
Se già in “Via dalla pazza folla” il caro
Hardy non ci aveva risparmiato disgrazie ed eventi drammatici, in questo
romanzo l'aspetto tragico diventa prevalente, arrivando ad escludere quasi del
tutto l'inserimento di momenti più leggeri ma regalandoci al contempo
riflessioni evocative come questa:
«Nella difettosa esecuzione del
piano ben disposto dell’universo raramente l’invito provoca l’arrivo di chi si
invoca; raramente si incontra l’uomo da amare, quando viene l’ora per l’amore.»
Infatti, nonostante la prima parte della
trama possa far pensare a dei felici risvolti per Tess e la sua famiglia questo
clima ottimista, che ricorda per certi versi “Grandi speranze” di Charles
Dickens (QUI la recensione),
«Tess aveva gli occhi pieni di
lacrime e la voce così soffocata da non riuscire a esprimere i sentimenti di
quel momento. [...] due bambini ai lati di Tess, tenendola per mano e guardando
di tanto in tanto pensierosi, come si fa con chi è destinato a compiere grandi
cose; la madre li seguiva coi più piccini.»
viene abbandonato
dopo pochi capitoli con la scena che è stata causa di aspre critiche nei
confronti di quest'opera, ovvero la violenza subita da Tess mentre la ragazza è
incosciente; Hardy venne additato in particolare per aver sottotitolato il
romanzo A Pure Woman (ossia, una donna pura) che secondo i benpensanti
dell'epoca era una definizione inadatta al personaggio di una ragazza non più
illibata.
Personalmente ho trovato molto coraggiosa la
scelta di trattare il tema della violenza dal punto di vista di una donna in
quegli anni e in quel ambiente chiuso e pieno di persone pronte a giudicare il
prossimo. In un contesto del genere si delinea ancor più marcatamente la
differenza tra la reazione di Tess a quanto le è successo,
«-Tessy... non mi ami neppure un
pochino, ora?
-Ve ne sono grata-, ammise la
ragazza con riluttanza. -Ma temo di non...-. Il pensiero improvviso che la
passione di lui potesse avere quel risultato l’angosciò a tal punto che, prima
una lenta lacrima poi un’altra, finì per scoppiare in pianto.»
portavoce della ferma
denuncia dell'autore, e le reazioni delle persone attorno a lei; e se dal suo
stupratore ci si potrebbe anche aspettare affermazioni di questo tono,
«-Non ho capito le tue intenzioni se
non quando era ormai troppo tardi.
-È ciò che ogni donna dice.
-Come osi parlare così?-, gridò
voltandosi impetuosamente verso di lui, gli occhi fiammeggianti, [...] -Dio
mio, potrei buttarti giù dal calesse!»
tutt'altra
impressione otteniamo leggendo le parole della madre della protagonista, che
diventa invece l'esempio tipico del pensiero popolare
«-E dopo tutto ciò non l’hai
costretto a sposarti?-, la rimproverò la madre. -Qualsiasi donna all’infuori di
te ci sarebbe riuscita. [...] Perché non hai pensato a far del bene alla tua
famiglia invece di pensare solo a te stessa?»
In questo quadro a prevalere non può che
essere la figura di Tess. Il suo personaggio si dimostra una versione migliore
di Pamela, protagonista dell'omonimo romanzo di Samuel Richardson (QUI la
recensione), perché capace di rimanere fedele ai suoi principi e alle decisioni
prese anche nei momenti di maggiore avversità, ponendo come unico limite la
salvezza della sua famiglia.
Tess ci viene presentata con delle caratteristiche
che farebbero invidia alle donne moderne: è orgogliosa e risoluta, e lo si
capisce perfettamente quando sceglie di affrontare di petto la gente del suo
paese
«Le pene maggiori erano dovute
all’osservanza delle convenzioni, non a sensazioni naturali.»
ed allattare in
pubblico il bambino nato dallo stupro subito. Inoltre la sua assennatezza non
le preclude il desiderio di poter raggiungere la felicità nonostante le
disgrazie del suo passato
«Anche se aveva deciso d’essere così
coraggiosa da lasciare che la generosità avesse la meglio sui suoi sentimenti,
fu chiaramente sollevata nell’udire quell’esclamazione d’impazienza. Ora aveva
tentato anche questo, ma non avrebbe più avuto la forza di ripetere un’altra
volta quel sacrificio di se stesa.»
Il romanzo è costellato da molti altri
personaggi interessanti, in special modo quelli secondari che Hardy delinea con
tanta cura, ma devo ammettere che la figura di Tess va un po' ad oscurarli
tutti.
In quest'opera viene maggiormente evidenziato
l'amore dell'autore per la contea del Wessex, dove la placida vita contadina
crea l'illusione che città caotiche come Londra siano soltanto un miraggio lontano,
«Era una splendida serata di
settembre, poco prima del tramonto, quando la luce gialla si infiltra nelle
ombre turchine con linee sottili come capelli e l’atmosfera stessa assume una
prospettiva senza l’aiuto di forme solide, all’infuori degli innumerevoli
insetti che volano in essa, danzando.»
Altro aspetto tipico
della narrazione hardyniana è la riflessione sulla fede, che ben si coniuga
all'agnosticismo dell'autore stesso,
«Un giorno piovoso era espressione
di inconsolabile dolore per la sua debolezza da parte di un vago essere etico
che lei non riusciva a classificare con precisione, né come il Dio della sua
fanciullezza, né come alcun altro essere.»
questa costante
ricerca della fede porta nel romanzo del ben chiari riferimenti biblici, dal
comportamento tenuto da Angel, novello San Giuseppe, al triplice canto del
gallo. Interessante a tal proposito è anche la reazione di Tess alle citazioni
bibliche scritte sulle staccionate da un fanatico credente
«-Puah, non posso credere che Dio
abbia pronunciato queste parole!-, mormorò sdegnosamente, [...]»
Pochi fedeli contemporanei sarebbero capaci di tanta riflessione e (auto)critica.
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