sabato 31 agosto 2019

Wrap-Up - Letture di agosto 2019

Wrap-Up - Letture di agosto 2019


Le letture di questo mese non sono state moltissime ma la maggior parte mi ha davvero conquistata, complice il motivo ricorrente dei misteri da risolvere in romanzi non solo gialli.

Agosto è iniziato con la lettura del mio classico mensile, in questo caso “Tess dei d’Urberville” di Thomas Hardy. In questo romanzo si è riconfermata la mia prima impressione sullo stile dell'autore e sulla sua bravura nel descrivere dei personaggi femminili incredibilmente forti e determinati. Per una recensione completa vi rimando QUI, mentre già vi segnalo che il mio voto è -ovviamente!- di cinque stelline.

Ho poi completato la Trilogia dei fulmini di Mark Lawrence con la lettura dell'ultimo capitolo, ossia “L'imperatore dei fulmini”. Per quanto riguarda la serie nel suo complesso, ho pubblicato una Lettura d'Insieme che potete trovare QUI, con l’avviso preventivo che essa contiene spoiler di tutti e tre i volumi.
Questo terzo romanzo presenta tre storyline distinte, le quali seguono rispettivamente i viaggi di Jorg quattordicenne tra gli Stati meridionali dell’Impero Spezzato, lo Jorg ventenne del presente che si dirige verso Vyene per il Congresso dove potrebbe essere nominato imperatore, e la storia della negromante Chella in vari momenti dalla sua sconfitta ad opera dello stesso Jorg -come visto ne “Il re dei fulmini” (ne parlo QUI)- fino alla missione affidatale dal Re dei Morti.
Questo misterioso sovrano è in effetti il principale antagonista, la cui avanzata inarrestabile nelle terre dei vivi porterà ad insperate alleanze e molti colpi di scena, ai quali questa serie ci ha ormai abituati.
Dal momento che nella recensione complessiva ho valutato positivamente l’opera di Lawrence, approfitto di questo spazio per evidenziare quello che a mio avviso è invece il problema principale dei romanzi: l’edizione italiana targata Newton Compton.
Partiamo da un aspetto puramente estetico, ossia le atroci copertine che hanno soppiantato senza alcun merito quelle originali; la cover americana del terzo libro è stata adottata solamente per il volume unico. Altro aspetto irritante è dato dai titoli: ancor oggi non riesco a spiegarmi per quale motivo la parola thorns (spine o rovi, in inglese) sia stata tradotta con fulmini... davvero, ci ho pensato parecchio ma non ne sono venuta a capo!
La scelta di cambiare ben cinque traduttori in soli tre libri causa poi alcuni problemi con i nomi dei luoghi, che ognuno ha voluto (giustamente?) adattare a proprio piacimento. Ed infine -e questo vale in special modo per questo ultimo capitolo- ho riscontrato decine e decine di refusi nel testo che mi fanno pensare non ci sia stato alcun controllo o revisione prima della stampa.
In definitiva, se avete un livello d’inglese tale da potervi destreggiare agevolmente con una storia fantasy pensata per un pubblico adulto, il mio consiglio è sicuramente di leggere questi libri in lingua.
Il mio voto è di quattro stelline e mezza.

Com’è ormai chiaro, il mio livello d’inglese è invece decisamente più basso, tanto che continuo con i romanzi della serie All the Wrong Questions di Lemony Snicket, il cui inglese è adeguato a dei middle grade. Ho scelto di leggere a questo punto il volume companion “File Under: 13 Suspicious Incidents”, seguendo quanto consigliato dall’onnisciente sito Goodreads che propone infatti questo libro tra il secondo ed il terzo capitolo; da questo punto di vista posso confermare che la scelta è stata azzeccata perché il volume contiene molti riferimenti agli eventi dei primi due libri, e vede in scena la maggior parte del cast regolare.
Non si tratta però di un romanzo, bensì di una raccolta composta da tredici piccoli misteri che il lettore può divertirsi a risolvere assieme al giovane Lemony Snicket, anche in questo caso testimone involontario di crimini assortiti e più o meno efferati. Invece, chi come me è incapace di trovare perfino le proverbiali “pieris in grave” non tema: nella seconda parte del volume sono presenti le risoluzioni di tutti i gialli, ed anche delle soluzioni alternative parecchio criptiche.
A dispetto dell’impressione generalmente positiva, devo ammettere che mi aspettavo qual cosina in più da questo libro che, pur essendo godibile di per sé, non aggiunge nulla alla serie in generale. Potrebbe essere invece un buon strumento per valutare la tetralogia e scegliere se iniziarla o meno, essendo grosso modo privo di spoiler; un altro aspetto positivo è la totale indipendenza delle singole storie, che permette volendo una lettura inframmezzata ed è apprezzabile se state vivendo un periodo molto impegnativo, con solo qualche minuto al giorno da dedicare alla lettura.

La lettura successiva, ossia “Nei luoghi oscuri” di Gillian Flynn, è stata un altro extra rispetto alla mia TBR ma dovete ammettere che un buon thriller trova sempre il suo posto nel periodo estivo. La Flynn mi aveva già conquistata qualche anno fa con “L’amore bugiardo” (QUI la recensione) e questo secondo romanzo ha confermato le mie sensazioni; ne potete trovare una recensione completa QUI, mentre il voto è stato di quattro stelline.

Sono tornata alla TBR del mese con “La maschera d’argento”, quarto volume della pentalogia Magisterium scritta a quattro mani da Holly Black e Cassandra Clare. In questo nuovo capitolo delle sue avventure, ritroviamo Callum nella prigione magica del Panopticon, in attesa che l'Assemblea decida la sua sorte; purtroppo la sua presenza viene richiesta altrove ed una mirabolante evasione è solo l'inizio di questa storia in cui ritroviamo Tamara, Rufus e Jasper, ma anche gli ex alleati del Nemico della Morte decisi a circuire l'anima di Call.
Devo ammettere che ormai seguo questa serie un po' per la buona rappresentazione della diversità, un po' perché manca un libro soltanto alla fine, un po' perché si tratta di volumi brevi e leggeri che ogni tanto servono per rilassare la mente. Riconosco che ci siano degli enormi buchi di trama, ma d'altro canto sono sempre in difficoltà nel valutare dei middle grade perché penso che io, da bambina, forse non mi sarei soffermata tanto su problemi di coerenza nei personaggi e di logica nella serie in generale.
Per il resto la storia scorre in modo fluido, con qualche occasionale colpo di scena a spezzarne la prevedibilità ed un finale abbastanza toccante; purtroppo io continuo ad avere l'impressione che le autrici non sappiano in che modo allungare il brodo e trasformino ogni volta un raccontino in un romanzo, aggiungendo ripetizioni inutili e personaggi superflui... sì, sto parlando di Jeffrey!
Il problema più fastidioso però sono i tanti errori dati dalla mancata revisione, come le parole tradotte in modo troppo artificioso ed i nomi sbagliati, che in un libro così breve si notano ancora di più.
Il mio voto è di tre stelline.

La lettura successiva mi ha impegnato parecchio, ma dato anche moltissimi spunti su cui riflettere, tanto che ne ho scritto una recensione dettagliata che potete leggere QUI. Il romanzo in questione è “American Gods” di Neil Gaiman, autore che io reputo ormai una garanzia per qualsiasi genere o target decida di scrivere. Nel complesso, ho valutato questo volume quattro stelline e mezza.

Oltre al volume companion di cui ho già parlato, durante questo mese ho continuato anche con i volumi “regolari” della tetralogia All the Wrong Questions di Lemony Snicket, in particolare con il terzo capitolo intitolato “Shouldn’t You Be in School?”.
Arrivati a questo punto, è diventato chiaro che i singoli misteri sono destinati ad essere accantonati in favore dell'indagine principale, volta a fermale i complessi piani del sempre mascherato Hangfire. Ma questo libro segna una svolta soprattutto per coloro che hanno amato Una serie di sfortunati eventi, perché compaiono -purtroppo- degli incendi dolosi che vanno a devastare ulteriormente la città di Stain'd-by-the-Sea e, soprattutto, perché si parla finalmente in modo esplicito del V.F.D. e si va a formare la squadra definitiva di ragazzi decisi ad aiutare il nostro Lemony.
Devo ammettere che, almeno per ora, questo volume è sicuramente il mio preferito: la storia inizia a farsi davvero complessa e gli stessi lettori non vengono messi a parte dei progetti del protagonista fino all'ultimo; ben inteso, che ormai sono molto incuriosita anche dal piano segreto dell'antagonista, nonché dal destino dei diversi personaggi che al termine del libro si ritrovano per vari motivi in manette.
Su tutto regna la malinconica ironia di Lemony, che lancia ai lettori più affezionati anche dei riferimenti al destino futuro sia suo sia del V.F.D., non a caso viene citato per la prima volta il Conte Olaf.
L'unica nota negativa su questo romanzo è per i lettori italiani; infatti, questo è il primo capitolo della tetralogia (escludendo la racconta di racconti) a non essere arrivato nel nostro Paese. Il mio consiglio rimane quello di acquistare l'intera serie in lingua!

E per concludere, dopo parecchi anni sono ritornata dalla regina indiscussa dei romanzi gialli Agatha Christie con “Miss Marple nei Caraibi”, una delle molte storie che vede come protagonista -o meglio, come detective dilettante- l'arzilla vecchietta da me sempre associata con affetto alla sua sosia televisiva, Jessica Fletcher.
In questo romanzo, troviamo Miss Marple in un ambiente per lei insolito: per aiutarla a riprendersi dopo una grave polmonite, suo nipote Raymond le regala una rilassante vacanza sull'isola di St Honoré. Ma la nostra protagonista è incapace di rimanere inoperosa e l'improvvisa scomparsa di un ospite del suo hotel la spinge ad avviare un'indagine, certa che non possa essersi trattato di una morte per cause naturali.
Riuscendo a catturare l'interesse del lettore, il giallo si sviluppa in modo molto ritmato ed alquanto originale, passando per diversi POV e quindi non soffermandosi unicamente su Miss Marple, che anzi in parecchi capitoli non compare neanche.
Trattandosi di un romanzo dei primi anni Sessanta è logico riscontrare molte differenze tra i costumi dell'epoca e quelli attuali, ma la cara Christie si difende bene e non dimostra alcun timore nel parlare di argomenti come l'adulterio, l'omosessualità o i rapporti sessuali perché in fondo, citando la stessa Miss Marple, «naturalmente la gente vi si dedicava con altrettanta frequenza pur parlandone con parsimonia e riuscendo forse a provare un piacere maggiore di quanto non avvenisse ora o così almeno le sembrava.»
La sola critica che mi sento di muovere al romanzo è -come sempre!- per l'edizione italiana; ora, io ho letto una vecchia copia edita negli anni Ottanta e so che nel frattempo ne sono state pubblicate altre due, ma nel testo mancano moltissimi congiuntivi e questo va ovviamente a rovinarne la lettura.
Il mio voto è di quattro stelline.


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