«Avevo dimenticato che a fare la guerra sono i ragazzini ... questa è la Crociata dei Bambini»
Insegnare la pace, raccontando la guerra
Recensione a "Mattatoio n. 5" di Kurt Vonnegut
TITOLO: Mattatoio n. 5 o La crociata dei bambini
AUTORE: Kurt Vonnegut
TITOLO ORIGINALE: Slaughterhouse-fiveTRADUTTORE: Luigi Brioschi
EDITORE: Feltrinelli
COLLANA: Universale Economica
PAGINE: 190
VOTO: 5 stelline
"Mattatoio n. 5" è un romanzo di
fantascienza scritto con un intento dichiaratamente pacifista, come si può
notare già dal sottotitolo dell'opera, ovvero "La crociata dei
Bambini". L'autore ha vissuto in prima persona l'esperienza della guerra,
durante il secondo conflitto mondiale, e nei suoi libri tenta di elaborare
questo trauma pur tra molte difficoltà.
«Ma allora non mi venivano molte
parole da dire su Dresda, o almeno non abbastanza da cavarne un libro. E non me
ne vengono molte neanche ora, [...].»
Da qui la decisione di creare delle storie allegoriche
ed estremamente satiriche, che sfruttano spesso il genere sci-fi per educare i
lettori alla pace; la particolarità di questo titolo è quella di raggiungere
l'obiettivo narrando in modo diretto e spesso grottesco delle scene di guerra,
anziché rimarcare soltanto il valore della non-belligeranza.
Questo fine viene
perseguito anche con l'inserimento di parecchie battute da parte di personaggi
che invece di apprezzare la pace in cui vivono, si professano nostalgici della
guerra ormai finita e ne auspicano di nuove ancor più violente, come il vecchio
ufficiale che tiene banco al Lions Club (doppia ironia!):
«Lui era per aumentare i
bombardamenti, per bombardare il Nord Vietnam fino a farlo tornare all'età
della pietra, se non voleva sentire ragioni.»
Il romanzo inizia
con un capitolo introduttivo in cui autore e narratore si fondo tra loro e
vanno a spiegare come si è giunti alla stesura di questo volume sulla peculiare
vita di Billy Pilgrim. La voce narrante fa diverse altre comparsate nel corso
della narrazione, per darci ad intendere che il protagonista è stato un suo
commilitone del quale lui racconta (o immagina?) la storia, da prima della
partenza per la guerra fino alla sua morte. Una vita tutto sommato ordinaria
-almeno per l'epoca- che l'autore rende unica dando a Billy la capacità di
viaggiare nel tempo: in alcuni momenti il protagonista si addormenta oppure
entra in trance e riprende coscienza in un altro momento della sua vita, avendo
così la possibilità di conoscere gli eventi futuri o rivivere dettagliatamente
il passato. A ciò si aggiunge niente meno che un rapimento da parte degli
alieni di Tralfamadore, pianeta dall'atmosfera letale in cui Billy viene
portato per essere esibito come un animale nello zoo.
Billy fa
proprio il modo di pensare dei tralfamadoriani: per loro ogni evento è privo di
significato perché -capaci di vedere la quarta dimensione del tempo- conoscono
il destino dell'intero universo e ne capiscono l'ineluttabilità.
«È solo una nostra illusione di
terrestri credere che a un momento ne segue un altro, come nodi su una corda, e
che quando un istante è passato sia passato per sempre.»
Anche Vonnegut mette in pratica questa filosofia
quando, parlando di un personaggio, ci racconta subito quale sarà la sua fine,
sottintendendo l'unitarietà nel tempo dell'esistenza umana, oppure quando fa
seguire ad ogni decesso l'espressione "Così va la vita", tipica di
Tralfamadore.
«"Oggi anch'io, quando sento
dire che è morto qualcuno, alzo le spalle e dico ciò che i tralfamadoriani
dicono dei morti, e cioè: Così va la vita."»
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Cover turca |
Pur
concentrandosi sulla vita di Billy, il libro vede come secondo protagonista il
bombardamento alleato ai danni della città di Dresda; un attacco del quale non
si parlava molto negli anni in cui Vonnegut pubblicò questo romanzo,
«A quell'epoca non era ancora
diventato famoso, in America, quel bombardamento. [...] Non c'era stata molta
pubblicità.»
e
che ancor oggi non è troppo conosciuto, probabilmente perché non era atto a
colpire delle strutture militari strategiche, bensì ha raso al suolo una città
abitata quasi esclusivamente da civili impreparati. Si arriva al paradosso se
si pensa che, per questo romanzo antimilitarista, l'autore fu praticamente
etichettato come filo-nazista; di sicuro sarebbe stato per lui più comodo
raccontare una versione unilaterale della Storia, con gli alleati dipintici
come i salvatori incapaci di azioni negative.
A me invece Vonnegut piace proprio per le
narrazioni sopra le righe ed anticonformiste, seppur con uno stile sempre
immediato e semplice che a tratti diventa minimale, ma non perde un grammo
della sua forza suggestiva. Come esempio tra i tanti vi riporto un breve
estratto della scena in cui Billy, fatto prigioniero dai tedeschi, è rinchiuso
sul treno che lo porterà in un campo di sterminio:
«Per le guardie che là fuori
andavano su e giù, ogni vagone divenne un singolo organismo che mangiava e
beveva ed evacuava attraverso le prese d'aria.»
Molto particolari sono anche le continue ripetizioni
che creano dei collegamenti tra le diverse linee temporali, sia a livello
emozionale che sensoriale: quando Billy è catturato dai tedeschi e portato dal
Lussemburgo in Germania abbiamo questa descrizione,
«C'era un mucchio di cose da vedere:
denti di drago, macchine letali, cadaveri coi piedi nudi blu e avorio.»
che
si riverbera molte volte, come durante la notte delle nozze di sua figlia Barbara.
«Billy scese dal letto nella luce
lunare. Si sentiva spettrale e luminoso, [...]. Si guardò i piedi nudi. Erano
blu e avorio.»
È d'obbligo far presente anche che, pur
essendo limitato e grosso modo di contorno, il cast vede la presenza di alcuni
volti noti, almeno per coloro che hanno già affrontato la bibliografia di
Vonnegut, come il veterano Eliot Rosewater da "Perle ai porci" e lo
scrittore di fantascienza Kilgore Trout da "La colazione dei
campioni". Il riferimento che ho più apprezzato è però la comparsa di
Howard W. Campbell junior,
«[...] lo aveva scritto un ex
americano che aveva fatto carriera nel ministero della Propaganda tedesco. Si
chiamava Howard W. Campbell junior.»
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