«Glory. I wanted to touch it. Taste it... I would be remembered»
Decapitare giganti è un lavoro da donne
Recensione a "The Boneless Mercies" di April Genevieve Tucholke
TITOLO: The Boneless Mercies
AUTORE: April Genevieve Tucholke
TITOLO ORIGINALE: -TRADUTTORE: -
EDITORE: Macmillan Publishing
COLLANA: Farrar Straud Giroux Books
PAGINE: 340
VOTO: 4 stelline
IL COMMENTO
"The Boneless Mercies" è un romanzo fantasy
dai toni particolarmente epici, anche per merito dell'opera dalla quale si
ispira; con questo titolo la Tucholke vorrebbe infatti proporci una riscrittura
di "Beowulf" -poema anonimo scritto in inglese antico- ma con
protagoniste delle ragazze al posto di guerrieri nerboruti.
La storia non
si discosta molto da quella che è la seconda celebre impresa di Beowulf nel
mito, ossia la lotta contro la madre di Grendel nella grotta sotterranea.
Vediamo infatti Frey e il suo gruppo di Boneless Mercies che, stanche del
lavoro di assassine e del malcelato disprezzo del quale sono oggetto,
«"Cowering
together like mice in the middle of a field... How very fitting for a group of
death-traders."»
decidono di tentare la sorte raggiungendo la regione
denominata Blue Vee per dare la caccia alla terrificante creatura che ne sta
decimando gli abitanti.
Il romanzo si
focalizza principalmente sul viaggio, sia fisico che emotivo, delle
protagoniste rispetto alla parte in cui giungono effettivamente a confrontarsi
con la bestia del Blue Vee. Tutto considerato, la trama è abbastanza piatta e
scontata, ma il gradevole stile della Tucholke, unito ad un'intelligente
analisi dei personaggi e delle loro relazioni, non permettono al lettore di
annoiarsi.
In tema di
rapporti, è di obbligo nominare principalmente il grande affetto che lega le
Mercies,
«"No.
I will not be left behind. We will fight this beast together."
And
Hel, but I was relieved when she said this. [...] My life burned brighter with
her in it.»
un'amicizia estremamente dolce e genuina, che si può
percepire chiaramente in tutte le scene in cui le quattro ragazze interagiscono
tra loro. Trovo sia stato gestito con molta attenzione anche il tropo dei
"giovani assassini": il genere fantasy -sia YA che adult- pullula di
ragazzini che si presentano come killer abili e spietati, ma nella pratica sono
tutta apparenza (aka, non li si vede mai fare davvero gli assassini) oppure
compiono il loro dovere in modo troppo meccanico e non riflettono mai sulle conseguenze
o sulle implicazioni morali; le Mercies invece sono capaci di uccidere con
determinazione ma anche di soffrire in modo autentico per le azioni che sono
costrette a compiere per poter guadagnare qualche soldo.
«"Death
tracks us, unwilling to let us go."
Ovie
had been right. I couldn't seem to leave death behind no matter which choice I
made or what path I took.»
La loro decisione di abbandonare questo lavoro non è
mossa dalla sola bontà d'animo, ma da un vero desiderio di raggiungere qualcosa
di meglio, di realizzarsi nella propria vita.
L'ambientazione in cui si muovono le nostre protagoniste è estremamente
ricca ed affascinante: pur pescando a piene mani dal folklore e dalla mitologia
norrena, l'autrice ha saputo creare un mondo originale e vasto. Forse anche
troppo, dal momento che al lettore vengono date tantissime informazioni che
spesso si dimostrano inutili ai fini della storia; sono presenti intere frasi
in cui si citano personaggi e luoghi dai nomi quasi impronunciabili,
«"[...]
As far as I know, Keld is still the jarl of Hail and all else near here. He
worships Forset, and you will lose a finger if you're caught."»
che non sentiremo mai più nominare. Da un lato questo
contribuisce come detto a creare uno scenario realistico e vasto, ma dall'altro
ho avuto la stessa sensazione sperimentata con la trilogia Il quarto elemento
di Kat Ross (analizzo l'intera serie QUI), ossia un enorme potenziale sprecato
per una storia tanto breve.
![]() |
Cover britannica |
Altro problema
abbastanza fastidioso è la continua mescolanza tra il realismo tipico del
fantasy (per quanta magia possa essere presente) e la fantasia sfrenata delle
storie epiche. Avrei preferito di gran lunga che l'autrice scegliesse uno dei
due perché non solo alcune azioni dei personaggi sembrano irrazionali, come
Trigve che non vuole dissotterrare la sua ascia, ma anche le affermazioni sugli
elementi fantastici sono poco coerenti; ad esempio, quando stanno seguendo
Logafell e i suoi lupi, prima dicono che queste creature riescono a non
lasciare tracce al loro passaggio, ma poco dopo compare questa riflessione:
«"Logafell
might have able to pull herself up those rocks," I whispered, "but
her wolves sure couldn't. [...]"»
decisamente più razionale e logica, che porta il
lettore a chiedersi per quale motivo i lupi, se possono quasi volare sulla
neve, non riescano a scalare delle rocce.
Ho trovato
anche alcune forzature, soprattutto nell'ottica dell'ambientazione. La Tucholke
ha voluto inserire alcuni tematiche moderne e se in alcuni casi è riuscita a
farlo egregiamente, come il reclutamento delle donne del Blue Vee per sopperire
alla mancanza di guerrieri, in altri si nota troppo questa volontà di
attualizzare un mondo vicino al nostro Medioevo, come la Mercy che uccide per
vendicare la morte di un cane. Altra
forzatura è quella delle storie dei personaggi: pur essendo interessanti,
sembra molto strano che per anni non si siano raccontati nulla e poi
casualmente iniziano a spiattellare tutti i loro segreti più tragici.
«If
Trigve wanted a distraction, he couldn't have asked for a better one. It was
rare enough for Ovie to talk, but to also tell us about her past...»
Per chi predilige gli elementi di
un'avventura fantasy canonica, va anche segnalato che le scene di combattimento
sono quasi assenti. O meglio, sono presenti diversi sconti -inevitabili, vista
la trama- ma l'autrice glissa sopra di essi, riducendo a poche righe una lotta
all'ultimo sangue,
«It
was a hero's death. We wrestled in the water until his strength gave out, and
then I pushed my knee into the small of his back to keep him down until the
end.»
Personalmente
non lo ritengo un grosso difetto, ma capisco che chi si approccia a un titolo
che reimmagina la storia di Beowulf possa essere deluso da questa scelta narrativa.
DOVE COMPRARE QUESTO LIBRO
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