«Le alte ciminiere avevano il cielo tutto per sé. Di lì a poco, sbuffando le loro fumate velenose, ne avrebbero oscurato l'azzurro»
Un classico al mese
"Tempi difficili" di Charles Dickens
LA SCHEDA TECNICA
TITOLO: Tempi difficili. Per questi tempi
AUTORE: Charles Dickens
TITOLO ORIGINALE: Hard Times. For These Times
TRADUTTORE: Maria Rita Cifarelli e Cristina Scagliotti
EDITORE: Einaudi
COLLANA: Super ET
PAGINE: 410
VOTO: 5 stelline
TRADUTTORE: Maria Rita Cifarelli e Cristina Scagliotti
EDITORE: Einaudi
COLLANA: Super ET
PAGINE: 410
VOTO: 5 stelline
"Tempi difficili" è una storia
familiare, nella quale Dickens va ad inserire anche elementi tipici del romanzo urbano,
nonché diverse riflessioni sulla condizione lavorativa degli operai proletari
nell'Inghilterra industriale di metà Ottocento. Questo ha portato molti suoi
contemporanei a bollare l'opera come "socialista" nonostante, pur
avendo tra i protagonisti alcuni umili lavoratori, il romanzo rimanga sempre
incentrato sulla classe borghese ed i giudizi sui personaggi riguardino la loro
morale e non la posizione sociale.
Al centro della vicenda vediamo la famiglia
Gradgrind, mentre il resto del cast è impegnato costantemente ad orbitare
attorno a loro e le loro vicende. Il capofamiglia Thomas è un glorificatore dei
Fatti, qui opposti all'immaginazione e alla creatività; in casa Gradgrind tutto
segue la logica ed il ragionamento, tanto che i Fatti arrivano ad essere
equiparati a delle divinità,
«Non che essi [i figli di Gradgrind, NdR], per esperienza personale o per sentito
dire, sapessero alcunché sugli orchi. Il Fatto ce ne scampi!»
e lo stesso metodo
educativo viene esteso a tutti i ragazzi della scuola gestita dall'uomo. Nel
corso della storia, anche grazie al confronto con gli altri personaggi, ed in
particolare la figlia maggiore Louisa,
«-[...] Siete sempre stato così
attento con me, che non sono mai stati bambina. M'avete educato così bene che
non ho mai sognato quel che sognano gli altri bambini.»
Thomas arriverà a
capire come i Fatti non siano sufficienti per formare il carattere di un
individuo adulto. Pur essendo il tema centrale del volume, questa analisi verrà
affiancata sulla pagina da personaggi ed eventi estranei; ad esempio, da metà
libro in poi si inserisce una sottotrama mistery che pian piano acquisisce un
ruolo molto importante per la risoluzione finale.
Per caratterizzare i suoi personaggi, Dickens
ricorre come sempre alla satira. Ad eccezione di quelli che potremmo definire
gli eroi della storia -ossia le tre protagoniste femminili, Louisa, Sissy e
Rachael, più lo sventurato Stephen- il cast è comporto da personaggi quasi
comici, per il loro aspetto e per l'esasperazione dei tratti caratteriali.
Abbiamo il circense Sleary che confonde le lettere mentre parla ed il
sindacalista Slackbridge, pronto a far leva sul malcontento dei lavoratori,
dipinti come facilmente influenzabili,
«Si udirono poche voci gridare con
fermezza [...] "Slackbridge, ti sei scaldato troppo! Corri troppo!"
Ma erano un gruppo sparuto di fronte a un esercito.»
e ad indirizzarlo
verso chiunque ritenga un avversario alla sua portata, che si tratti
dell'innocente Blackpool o di Bounderby, forse ben più meritevole dell'astio
dei suoi dipendenti. E proprio con quest'ultimo che l'autore arriva a parodiare
se stesso, superandosi; presentato come un ricco imprenditore, Bounderby
svilisce continuamente il suo passato, raccontando storie al limite del
surreale,
«-Non avevo scarpe ai piedi, e le
calze, poi, non le conoscevo neppure per nome. Ho passato la giornata in un
fosso e la notte in un porcile: ecco come ho festeggiato il mio decimo
compleanno.»
storie che però non
sembrano tanto fantasiose ai lettori di Dickens che personaggi simili li hanno
già incontrati nei suoi libri.

«I palazzi fatati si illuminarono ad
un tratto prima che la pallida luce del mattino rivelasse i mostruosi serpenti
di fumo che si snodavano sopra Coketown.»
Una città fatta di
squallidi appartamentucoli ed industrie inquinanti, tanto che anche nelle
giornate di bel tempo i raggi solari faticano a farsi strada attraverso la
cappa di fumo che intrappola l'abitato.
Per quanto evocative, le descrizioni di
Dickens sono state spesso tacciate di pressapochismo, in quanto lui non
conosceva direttamente la vita delle realtà industriali nel nord
dell'Inghilterra, ma personalmente credo che questo romanzo non ne risenta
affatto, perché le fantasiose metafore colmano il divario tra realismo e capacità
trasmettere l'immagine desiderata.
Trovo anche che la critica al presunto
socialismo del romanzo, successivamente accantonata, avesse una sua ragion
d'essere, anche se in un'ottica positiva. Infatti è Sissy, personaggio molto
positivo nella storia, ad esprimere al meglio alcune riflessioni contrarie al
sistema capitalista,
«-[...] Ho pensato che non potevo
decidere se era una nazione ricca o povera e se io ero in un condizione di
prosperità o no, se prima non sapevo chi aveva quei soldi e se a me ne veniva
una parte.»
in contrapposizione
agli sproloqui inconcludenti di Slackbridge; penso che ciò diventi ancor più
significativo una volta letto il lieto fine concesso da Dickens alla ragazza.
L'edizione Einaudi -che ho acquistato per
rimpiazzare quella Newton Compton- può considerarsi promossa: nel testo ci sono
alcuni piccoli errori (date un'occhiata anche alla data di morte dell'autore in
quarta di copertina!) e l'introduzione non è tra le più lineari, ma la
traduzione risulta scorrevole e reputo ottima l'idea di inserire il saggio di George Orwell a fine volume, chiaro e apprezzabile anche da chi non conosce l'intera
opera dickensiana.
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