Lettura d'Insieme
Bartimeus Sequence di Jonathan Stroud
Cover italiane |
Bartimeus Sequence è una tetralogia fantasy con
target middle-grade, scritta tra il 2003 e il 2010 da Jonathan Stroud.
La trilogia originale è ambientata in una
versione ucronica di Londra in cui l'impero britannico è ancor oggi la nazione
più potente al mondo grazie ai maghi che lo governano. La storia segue le
avventure del giovane mago Nathaniel che, assistito dal jinn Bartimeus,
cercherà di ottenere un ruolo prestigioso in uno dei Ministeri magici e si
troverà spesso invischiato nelle trame di altri maghi affamati di potere.
Questa trilogia mi è molto piaciuta, e sono
qui per elencare i dieci motivi per i quali ne consiglio la lettura.
Attenzione: da qui in poi ci saranno SPOILER!
1. BARTIMEUS DI URUK
Spirito dai molti nomi, Bartimeus rientra
nella categoria dei jinn, ossia dei demoni di media potenza; la sua astuzia e
la grande inventiva gli hanno permesso però di rimanere in vita nel corso dei
millenni, oltre a prendere parte ad eccezionali imprese delle quali non perde
occasione per vantarsi.
«[L'esercito] Comprendeva una
legione di afrit e un gruppo di jinn di vario livello, di cui il più notevole
era sicuramente... No, la modestia mi impedisce di proseguire.»
La spigliata irriverenza è il tratto
distintivo di Bartimeus, che dalla prima pagina riesce a conquistarsi la
simpatia del lettore con le sue battute sagaci e con la capacità di deridere i
maghi che lo vogliono fare schiavo, pur essendo limitato dai vincoli della
convocazione.
«Occhi grandi, capelli scuri
tagliati a caschetto. Meccanicamente la memorizzai. L'indomani mi sarei
presentato dal ragazzino con il suo aspetto. Ma senza vestiti.»
È interessante notare
come, pur parlando in modo sdegnoso dei suoi padroni, Bartimeus rimanga molto
legato alla loro memoria e non abbandoni mai del tutto le speranze nel buon
cuore degli umani.
I suoi capitoli sono gli unici narrati in
prima persona, inoltre hanno altre due peculiarità che li fanno spiccare
rispetto a quelli degli altri protagonisti della serie. Innanzitutto Bartimeus
si rivolge spesso in modo diretto al lettore, sfondando la quarta parete ed
adottando lo stesso tono sprezzante e ironico che usa per parlare con i maghi;
«Catene! Corde! Furgoni! Mettete
tutto insieme e che cosa ottenete? Già, non ne avevo neanch'io la minima idea.
Ma sembrava roba losca.»
il jinn è anche in
grado di assumere qualunque aspetto gli aggradi -dal mostro gigantesco allo
sbuffo di fumo, dalla bestia feroce alla sua tradizionale guisa del mago
Tolomeo- e quando parla di se stesso da trasformato, fa riferimento al suo
aspetto in terza persona,
«"Ne ho abbastanza",
dissi. "Non vedo in giro Khaba, e neppure il suo piccolo foliot malefico.
Io faccio una pausa." Così dicendo il bellissimo giovane buttò da una
parte lo scalpello e scivolò giù dalla scala di legno fin sul fondo della
cava.»
cosa che, almeno le
prime volte, crea un po' di perplessità nel lettore, ma poi diventa un
simpatico modo di vedere i travestimenti che lo spirito adotta di volta in
volta.
2. NATHANIEL / JOHN MANDRAKE
Dopo Bartimeus, come non parlare del
personaggio con il quale si contende l'attenzione del pubblico per l'intera
trilogia principale? A differenza del jinn, Nathaniel ha maggiori difficoltà
nel risultare simpatetico al lettore: se all'inizio de "L'amuleto di
Samarcanda" si poteva anche provare pena per il ragazzino talentuoso al
quale gli adulti non danno lo spazio per esprimersi, già dalla metà di quel
volume l'ambizione e la spregiudicatezza del giovane mago si palesano.
«Riassumendo: sembrava che per
salvare la propria pelle questo piccolo ingrato stesse per scaricare le ire di
un mago potente sulla testa del proprio maestro ignaro. Ero molto colpito.»
Per gran parte della serie, è davvero
difficile apprezzare il personaggio di Mandrake, seppur le sue motivazioni
siano logiche ed i suoi comportamenti il normale risultato della società in cui
è cresciuto. Sin da bambino gli viene insegnato che i maghi sono le guide
naturali dell'impero, quindi sfruttare gli spiriti e controllare i comuni è
loro diritto e dovere; avendo inoltre come maestro un mago alquanto debole, il suo
talento -del quale Nathaniel è ben consapevole- lo spinge a desiderare una
rivalsa,
«I libri di storia su cui Nathaniel
studiava riportavano un numero infinito di episodi in cui maghi rivali si erano
combattuti tra loro. [...] non aveva alcuna intenzione di scontrarsi con il suo
nemico frontalmente, almeno finché non fosse diventato più forte. L'avrebbe
fatto cadere con altri mezzi.»
che lo porterà ben
presto ad ottenere un ruolo chiave all'interno del governo, dovendo però
guardarsi continuamente le spalle per paura di chi, come lui, agogna al potere.
Il suo atteggiamento rende difficili i
rapporti con il lettore, ma anche con gli altri personaggi; Bartimeus non perde
occasione per deridere il suo desiderio di apparire come un mago di successo,
«Nel corso degli anni le sue
priorità erano decisamente cambiate. [...]
"Guardati", dissi. "Quanti
nuovi atteggiamenti. Scommetto che li copi da uno dei tuoi maghi
preferiti".»
e anche Kitty gli
rifila delle frecciatine niente male, che lentamente lo portano a riflettere e
mettono in moto la straordinaria evoluzione del suo personaggio che vediamo ne
"La porta di Tolomeo".
3. KITTY JONES
A differenza di Bartimeus e Nathaniel, Kitty
acquisisce un ruolo importante nella storia -e dei capitoli dal suo punto di
vista- solo da "L'occhio del Golem". Questo non le impedisce però di
diventare un personaggio di vitale importanza per le sorti dell'impero e
dell'equilibro tra umani e spiriti.
Se Mandrake compie una grande crescita nella
sua caratterizzazione, Kitty è colei che permette all'autore di dipingere un'enorme
evoluzione nelle sue conoscenze ed abilità. Già ne "L'amuleto di
Samarcanda" la vediamo parte della Resistenza, ma con una consapevolezza
molto limitata rispetto alla magia e al mondo degli spiriti; spinta dalla sua
volontà di apprendere e dalle sollecitazioni di altri personaggi,
«"[...] Lei legge, signorina
Jones?"
Kitty si strinse nelle spalle.
"Certo. A scuola".
"No, no, quelle non sono vere
letture. Sono i maghi a scrivere i testi scolastici: non può fidarsi di
loro."»
Kitty inizia ad
interessarsi alle convocazioni, agli oggetti magici e -in particolare- al jinn
Bartimeus, con il quale instaura un rapporto tanto speciale da riportare alla
sua memoria il legale esclusivo che tanto tempo prima aveva con Tolomeo.
Cover francesi |
Questo lato del suo personaggio non impedisce
a Kitty di avere un'ottima caratterizzazione, che raggiunge il suo apice quando
decide di viaggiare fino all'Altro Luogo, dimostrando una grande fiducia nei
due coprotagonisti, nonostante i trascorsi non proprio positivi.
4. WORLD BUILDING
"L'anello di Salomone" ha senza
dubbio un'ambientazione molto affascinante per i suoi esotici tratti
mediorientali, ma qui voglio parlare della Londra ucronica in cui ritroviamo
Bartimeus quando Nathaniel lo convoca per la prima volta.
Stroud immagina un mondo in cui la presenza
degli spiriti al servizio del maghi abbia influito in modo vitale sulle vite
delle persone. Questo influsso è evidente sia nelle piccolezze, come usare un
folletto imprigionato in uno Specchio Veggente come telecamera di sorveglianza,
che nei cambiamenti più grandi: guerre che vengono combattute dai comuni ma
nelle quali il ruolo centrale è giocato dalla convocazione di afrit e marid, o la
struttura dello stesso governo magico britannico con le sue regole bislacche
eppure ragionate per farlo durare nei secoli.
«"Sarebbe molto meglio che i
maghi potessero avere figli propri".
"Così si creerebbero lotte tra
dinastie, matrimoni combinati... e finirebbe tutto in faide sanguinose. Leggi
qualche libro di storia, Martha [...]".»
È interessante anche analizzare le dinamiche
dei Ministeri magici, che mescolano degli elementi del tutto fantastici -vedasi
i licantropi impiegati dalla polizia- con altri parte del nostro mondo, come
vediamo molto bene quando Nathaniel diventa Ministro dell'Informazione e deve
occuparsi della propaganda governativa.
«"[...] Ah, ecco: questo mi
sembra già meglio: Difendi
la patria e fatti un nome... È buono.
Hanno messo un tipo da fattoria dall'aria virile, che va bene, ma che ne dice di
aggiungere dietro una famiglia -diciamo i genitori e una sorellina- con l'aria
indifesa e ammirata? Bisogna giocare la carta familiare".
La signorina Piper annuì
vigorosamente. "Potremmo metterci anche una moglie, signore".
"No. Vogliamo i single. Le mogli
fanno un mucchio di storie quando i mariti non tornano dal fronte".»
5. SISTEMA MAGICO
Il sistema magico di questa serie è degno di
menzione per la sua originalità: quelli che qui vengono definiti maghi non
possiedono in realtà alcun potere soprannaturale ma si limitano a fruttare la
magia degli spiriti che evocano e vincolano per obbedire ai propri comandi.
«"Dunque il grande segreto sono
i dèmoni. [...] tutti i nostri poteri ci vengono dai dèmoni. Che senza il loro
aiuto non siamo altro che un mucchio di prestigiatori e ciarlatani." »
Ciò non toglie che i
maghi si impegnino molto per apprendere le conoscenze necessarie per svolgere
il loro compito, e lo capiamo bene quando Kitty si mette in testa di chiamare a
sé Bartimeus e deve studiare per tre anni anche solo per riuscire in questo
compito limitato.
In questo sistema magico un'importanza vitale
è data ai nomi, sia degli umani sia degli spiriti. I nomi sono dei vincoli
perenni ed indelebili, quindi tutti tentano di tenere il proprio segreto;
«"[...] I nomi sono cose
potenti, tenerli nascosti o perderli può fare la differenza. Non andrebbero mai
sbandierati in giro o, né da parte di spiriti né da parte di umani, perché sono
ciò che possediamo di più profondo e segreto."»
ciò rende davvero
toccante la scena ne "La porta di Tolomeo" in cui Nathaniel capisce
di potersi fidare a tal punto di Kitty da rivelarle il suo.
È interessante anche notare come Stoud abbia
incluso degli elementi fantastici già noti, adattandoli al mondo di sua
invenzione. Così abbiamo degli spiriti intrappolati nei tappeti per farli
volare come ne Le mille e una notte,
«Altre culture invece non si fecero
scrupoli a fondare i jinn agli oggetti inanimati: tra i persiani andavano forte
i tappeti; [...].»
oppure in una calzatura
così da creare gli Stivali delle Sette Leghe che fanno correre a gran velocità
chi li calza.
6. DA MIDDLE GRADE A YOUNG ADULT
Nel complesso questa tetralogia viene venduta
come middle-grade, quindi rivolta ad un pubblico di ragazzi giovani, ad esempio
studenti delle medie. Credo però che, mentre la serie prosegue si assista ad
una progressiva crescita legata non solo all'età del protagonista, ma anche
alle tematiche che vengono affrontate.
«Per sopravvivere in quel mondo
senza amici, Mandrake aveva nascosto le sue qualità migliori sotto strati di
affettata efficienza e ostentata eleganza. [...] tutto era seppellito in
profondità. Ogni collegamento con l'infanzia era stato mozzato.»
I toni si fanno parimenti più cupi e le scene
descritte spesso violente, senza comunque mai scendere nel grottesco o nello
splatter gratuito.
«"[Praga] è una città
malinconica. Nel corso degli anni ha condotto molti dei nostri agenti al
suicidio. Per il momento Arlecchino sembra abbastanza lucido, ma ha acquistato
una sensibilità un tantino morbosa".»
Si può notare come anche il linguaggio
diventi progressivamente più ricercato, non per far sentire in difetto il
lettore quanto piuttosto per incentivare la sua sete di conoscenza e
miglioramento personale.
7. BLACK HUMOUR
Questo aspetto riguarda in particolare
Bartimeus che, come già detto, non lesina battute sottili a chicchessia, dal
folletto più umile ai potenti marid. Il suo senso dell'umorismo lo porta spesso
a raccontare delle storielle divertenti, raccolte nei tanti secoli al servizio
dei maghi di tutto il mondo, ma quasi sempre caratterizzate da un finale non
troppo lieto.
«In seguito si era scoperto che era
riuscito a farlo ricoprendo alcuni lingotti d'oro con una sottile pellicola di
piombo che spariva non appena riscaldata. La sua ingenuità riscosse grande
favore, ciò nondimeno fu decapitato.»
Anche al presente, lo humour del jinn non
cambia nel suo vedere sempre il lato più esilarante delle scene anche violente
alle quali si trova ad assistere,
«Braccia e gambe erano gettate in
modo scomposto, quasi dormisse. E ho detto quasi a ragione,
dal momento che gli mancava la testa.»
e queste uscite fanno
inevitabilmente sorgere una risata amara nel lettore, combattuto tra il
divertimento genuino e la natura gore di quanto viene descritto.
8. NOTE A PIÈ DI PAGINA
Parliamo sempre dei capitoli dedicati a
Bartimeus perché il jinn, non pago di descrivere in prima persona le sue gesta
e parlare al lettore in tono confidenziale, si permette pure il lusso di avere
delle note a piè di pagina.
«Non scattò nessun allarme magico,
anche se sbattei cinque volte la testa contro il ciottolo.1
[...]
1Ogni
volta contro un ciottolo diverso, non cinque volte di seguito contro lo stesso
ciottolo. Solo per essere precisi. A volte gli essere umani sono un po' lenti.»
oppure raccontare i
simpatici aneddoti ai quali accennavo al punto precedente, altrimenti difficili
da inserire nella narrazione.
9. UCRONIA E RIFLESSIONI
Per quanto riguarda la trilogia originale, ci
troviamo come detto in una Londra diversa dalla nostra: pur essendoci tutte le
comodità moderne note, la realtà è quella di un'ucronia nella quale i maghi
comandano con pugno di ferro sul resto dei cittadini.
«"[...] Se si vuole mantenere
integro l'impero, è necessario un governo forte e forza significa: maghi.
Immagina cosa sarebbe il paese senza di essi! È impensabile: sarebbero al
potere i comuni!"»
Per non parlare del
trattamento riservato agli spiriti, che i maghi chiamano e trattano alla
stregua di demoni malvagi, portandoli a diventare proprio come sono dipinti,
ossia creature spietate e pronte a rivoltarsi contro alla minima incertezza del
mago che li ha convocati.
«"[...] la nostra esistenza qui
non è altro che una sequela di punizioni! Solo i maledetti maghi cambiano: non
appena uno finisce nella tomba, ecco che ne salta fuori un altro, scova i
nostri nomi e ci convoca di nuovo! Loro passano, noi restiamo".»
Con l'aumentare del numero di comuni
refrattari alla magia, i maghi diventano se possibile ancora più determinati a mantenere
il controllo con ogni mezzo,
«Erano oppositori della benevola
supremazia dei maghi e voleva ritornare all'anarchia delle Leggi Comuni. [...]
La risposta del governo era stata drastica: molti comuni furono arrestati sulla
base del solo sospetto, alcuni furono giustiziati o deportati nelle colonie a
bordo di galere.»
e questo potrebbe
essere il primo di molti spunti sui quali la serie invita il lettore, anche se
molto giovane, a fare delle riflessioni individuali: una nascita avvantaggiata
non da il diritto di ergersi a giudice del prossimo, la ricerca del sapere
permette di elevare la propria condizione, le informazioni date da chi sta al
potere vanno messe alla prova, etc.
10. FINALE
Ho pensato che il finale (mi riferisco sempre
alla serie originale) si meritasse un punto a parte. Oltre ad essere
estremamente forte sul piano emotivo, la risoluzione della trama dimostra
un'eccellente pianificazione dell'autore nel corso della trilogia: si pensi, ad
esempio, alla ricomparsa dell'amuleto di Samarcanda o al ruolo giocato dagli
Stivali del mercenario.
In questa parte conclusiva avviene uno
travolgimento nel sistema che aveva governato l'impero per tanto tempo, con i
ruoli di maghi, comuni e spiriti che si invertono,
«"Sono una comune. Bravo. Ma ormai questo non fa più molta differenza, ti pare? Guardati
intorno. Tutto va al contrario: maghi che hanno distrutto il governo; demoni
che si fanno convocare spontaneamente dai loro simili; comuni che prendono il
controllo delle strade. [...]"»
e non solo sul
livello pratico di chi evoca chi, ma anche sui rapporti, cosa che non manca di
sconvolgere quelli che -come il jinn Faquarl- reputano inconcepibile un
qualunque tipo di parità tra la sua specie e gli umani che per anni li hanno
tormentati e fruttati.
«"L'umano ha mantenuto
l'intelletto", borbottò. "E allora chi è il padrone? Chi comanda dei
due?"
"Nessuno", dissi.
"È un equilibro equo",
precisò Nathaniel.»
Nel finale sono inoltre presenti degli enormi
cambiamenti nei rapporti tra i tre protagonisti, ed ognuno di loro compie un
sacrificio volontario,
«"Sono solo grinze, Kitty. Solo
grinze. Le ha un sacco di gente. [...] E poi guarda me. Guarda queste
bolle".
"Volevo chiederti, in
effetti".
"È stata una Pestilenza. Quando
ho recuperato il Bastone".»
determinante per
fermare la rivolta degli spiriti nei corpi dei maghi e per dimostrare come si
possa cambiare ed andare contro tutto le proprie convinzioni se queste si
dimostrano sbagliate.
VALUTAZIONI SINGOLE
- "L'anello di Salomone" ("The Ring of Solomon"): quattro stelline e mezza
-
"L'amuleto di Samarcanda" ("The Amulet of Samarkand"): cinque stellina
- "L'occhio del Golem" ("The Golem's Eye"): quattro stelline e mezza
- "Laporta di Tolomeo" ("Ptolemy's Gate"): cinque stelline
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