lunedì 31 agosto 2020

Wrap-Up - Letture di agosto 2020

Wrap-Up - Letture di agosto 2020




L'ultimo mese era iniziato abbastanza bene in quanto a letture, poi il declino inarrestabile sulla fine... perché?

La prima lettura del mese ha segnato il ritorno di uno dei miei autori classici preferiti, ossia Charles Dickens, con quello che credo potrebbe essere la sua opera migliore -almeno tra quelle lette fin'ora: "Tempi difficili". Non potevo che dare cinque stelline a questo romanzo, del quale vado QUI ad analizzare nel dettaglio la storia, i personaggi e le tematiche.

Come mi ero ripromessa nel post che trovate QUI, quest'anno ho scelto di leggere qualcosa di Marissa Meyer, dopo aver concluso la tetralogia The Lunar Chronicles (analizzo l'intera serie QUI) nel 2019. Dopo aver scartato l'autoconclusivo "Heartless", ho puntato la sua trilogia sci-fi da poco terminata che inizia con il volume dal quale prende il nome, ossia "Renegades".
La vicenda è ambientata in una metropoli statunitense che sembra però essere diventata una sorta di città-stato; in questa realtà sono presenti individui con dei superpoteri -per nascita o acquisiti casualmente- e da sempre perseguitati dalle persone comuni, fino a quando il villain Ace Anarchy non si oppone al governo ed instaura, per l'appunto, l'anarchia nella città. Questa situazione porta alla comparsa di svariate gang criminali che si disputano il territorio facendo valere la legge del più forte; solo diversi anni dopo verranno fermati dal gruppo dei Renegades, eroi che ristabiliscono l'ordine a Gatlon City per poi diventarne custodi e governanti.
La storia segue i punti di vista alternati di Nova, nipote di Ace dotata di poteri collegati al sonno che mira a smantellare la nuova società fondata sulla venerazione dei supereroi, ed Adrian, animatore di disegni e figlio dell'eroina Lady Indomitable, per l'omicidio della quale vuole far giustizia.
Il romanzo è sbilanciato: da un lato ci da poche informazioni e dall'altro perfino troppe. Non sappiamo quasi nulla del mondo oltre i confini della città, e il world building in generale è gestito in modo parecchio infantile; per averne un buon esempio basta leggere la scena iniziale della parata! Sono invece troppi i personaggi (senza contare che hanno uno o due alias a testa), le battute "da fumetto" e perfino la lunghezza del volume, soprattutto considerando che la trama è estremamente prevedibile.
Nonostante questi difetti, ho trovato il libro molto d'intrattenimento e, pur avendo dato la stessa valutazione, lo ritengo un inizio di serie migliore rispetto a "Cinder" (ne parlo QUI) con il quale ha anche diverse somiglianze, come la protagonista appassionata di tecnologia, le esclamazioni inventate e il segreto sul quale ruota la storia d'amore, che in questo caso ho trovato gestita meglio di quella tra Cinder e Kai. Anche se Adrian si è dovuto impegnare davvero poco per superare il nostro caro imperatore del Commonwealth Orientale.
Promuovo in toto la rappresentazione presente nella storia, molto varia e ben contestualizzata, nonché le riflessioni che il romanzo propone al lettore, specialmente sul ruolo delle forze dell'ordine e dei governanti, e su chi si possa definire un eroe.
Il mio voto è di tre stelline e mezza.

Agosto e, più in generale, l'estate è considerato un periodo perfetto per la lettura dei gialli, quindi mi è sembrato il momento perfetto per concentrarmi finalmente su un nuovo titolo di Agatha Christie. Come in "Miss Marple nei Caraibi" (ne parlo QUI), anche "Il terrore viene per posta" fa parte della serie dedicata alla simpatica vecchietta inglese che, tra una sciarpa ai ferri e un centrino all'uncinetto, riesce immancabilmente ad individuare il colpevole e permettere alle autorità di assicurarlo alla giustizia.
L'aspetto più irritante di questo romanzo è proprio la poca presenza di Miss Marple in scena: arriva nella storia solo nell'ultimo terzo del volume e non compare per più di cinque pagine prima del finale in cui spiega agli altri personaggi, e a noi lettori, come ha smascherato l'assassino. Per contro Jerry Burton -protagonista e voce narrante della storia- è padrone incontrastato della scena, tanto che l'autrice si concede di dar ampio spazio alla sua cringeissima storia d'amore, nonché a quella della sorella.
Nonostante queste deviazioni romance abbastanza superficiali, l'intreccio si mantiene ottimo per la parte mistery: poco dopo l'arrivo dei fratelli Burton nella cittadina di Lymstok, diversi abitanti cominciano a ricevere delle lettere misteriose in cui l'anonimo scrivente da voce a dei pettegolezzi sulle loro vite private; mentre alcuni riescono a scherzare a cuor leggero su queste missive, altre persone ne rimangono profondamente turbate, e anche la morte non tarda a fare la sua comparsa nel ridente paesino.
Nonostante le lettere siano solo una parte del caso, sono proprio l'elemento che genera l'interessante riflessione sul tema della paura, una paura capace di esercitare anche una grande influenza sugli individui perché non sanno quando verranno colpiti e quale accusa verrà loro mossa. L'angoscia si fa ancora più paralizzante dal momento che l'anonimato di cui gode l'autore delle lettere impedisce fino all'ultimo di sapere cosa lo spinga ad agire.
Un altro aspetto che ho apprezzato è la presenza di diversi personaggi femminili forti e decisi, capaci di vivere in modo indipendente e dalla mentalità alquanto moderna, se si considera l'epoca di pubblicazione del romanzo. D'altro canto sono rimasta perplessa per la divisione del testo nei capitoli e nei paragrafi: spesso le scene continuavano nonostante il "taglio", oppure cambiavano repentinamente tra una frase e l'altra.
Anche per l'edizione ho un'opinione non del tutto positiva. La traduzione è recente, e si sente da come il testo scorre piacevolmente durante la lettura, ma la qualità della stampa è scarsa (soprattutto se confrontata con il prezzo), manca il classico elenco dei personaggi a inizio volume e ho trovato pre e postfazione confusionarie e per nulla indispensabili.
Il mio voto è di tre stelline.

Proseguendo con la TBR, ho finalmente letto "The Boneless Mercies" di April Genevieve Tucholke (ricchi premi e cotillon a chi riesce a pronunciare correttamente il nome dell'autrice al primo colpo!); dico finalmente perché questo romanzo l'ho comprato da parecchio, catturata dalla bellissima cover, e speravo in una storia favolosa. Durante la lettura ho dovuto ridimensionare le mie aspettative, ma ho comunque dato quattro stelline ben meritate al libro, del quale parlo meglio QUI, analizzando trama personaggi e stile.

Con la mia quinta lettura, ossia "La porta di Tolomeo", ho terminato sia la TBR sia la tetralogia Bartimeus di Jonathan Stroud, alla quale ho dedicato un post ovviamente positivo per la rubrica Lettura d'Insieme che potete già trovare QUI.
In questo ultimo capitolo la storia ruota attorno alla possibilità per gli umani di raggiungere l'Altro Luogo, dal quale provengono gli spiriti, ma anche della volontà di ribellione di questi ultimi come pure dei comuni che i maghi trattano parimenti alla stregua di schiavi. Come per "L'occhio del Golem" (ne parlo QUI), nei capitoli si alternano i punti di vista del jinn Bartimeus, del mago Nathaniel -che ormai ha raggiunto un posto di grande importanza all'interno del governo- e della comune Kitty; proprio l'intervento di quest'ultima permetterà di far riavvicinare gli altri due, che nel volume precedente non si erano lasciati nel migliore dei modi.
Come Stroud ci ha ormai abituati, nei suoi libri la trama ha uno sviluppo dinamico e ricco di colpi di scena davvero ben pianificati, senza risultare per questo fastidiosamente frenetica. La parte finale del libro è inoltre un perfetto equilibro tra scene d'azione adrenaliniche e confronti a cuore aperto tra i protagonisti.
E proprio le relazioni tra questi sono la parte migliore del titolo: senza scadere in banalità o luoghi comuni, l'autore riesce ad analizzare con attenzione sia i singoli rapporti, sia le interazioni che vedono tutti e tre in scena.
Ho apprezzato molto l'evoluzione del sistema magico che, pur essendo già di base parecchio originale, non si limita a quanto già illustrato nei capitoli precedenti, ma aggiunge nuovi dettagli; tra l'altro questi risultano ben pianificati nel corso dell'intera serie.
Altro aspetto davvero positivo è la figura di Tolomeo, che dopo tre romanzi in cui viene citato di continuo riusciamo finalmente a vedere in azione. Inutile dire che non delude affatto, e quasi mi spiace che il prequel non sia stato dedicato alle sue avventure con Bartimeus.
Il mio voto è di cinque stelline.

Da anni volevo dare una possibilità a Nicolai Lilin, per valutare il suo stile e decidere se mi sarebbe piaciuto leggere la sua famosa trilogia Siberiana; quindi ho letto il suo romanzo autoconclusivo "Spy story love story", che purtroppo non mi ha fatto una buona impressione: l'ho valutato con due stelline e mezza, ma vi consiglio di fare un salto QUI dove potete farvi un'idea più precisa circa la mia opinione a riguardo.

E per concludere in orrore, ho deciso di terminare anche la duologia Everless scritta da Sara Holland, leggendo l'atroce "Evermore"; intendiamoci, non è peggiore del primo libro, ma almeno in quello c'era la parvenza di un'idea originale, mente qui abbiamo davanti una trama prevedibile dall'inizio alla fine e dei personaggi dalla stupidità imbarazzante, tanto da dover fare più volte le stesse scoperte per riuscire ad unire finalmente i puntini.
La storia riprende con Jules -in fuga dalla tenuta di Everless- che in questo romanzo avrà come missione sconfiggere la Sorceress Caro, aiutata da Liam e da alcuni nuovi personaggi. Sembrerebbe quasi una trama interessante, non fosse che l'autrice ci presenta sempre le stesse situazioni (all'inizio, la protagonista fugge e viene catturata tre volte di fila), in una corsa tanto frenetica quanto inconcludente per tutto il regno di Sempera che ci riporta al punto di partenza, tra una sequela di rivelazioni sconvolgenti solo per i personaggi: un lettore attento avrebbe capito tutto già all'inizio del primo libro!
La Holland ha deciso di dare ampio spazio alla storia d'amore (definirla "campata per aria" è un eufemismo) tra Jules e Liam, inserendo ogni tre righe dei dettagli inutili per farci capire come siano legati e arrivando addirittura a far dire quanto si amino agli altri personaggi! È paradossale come il romance non sia neanche la parte peggiore del romanzo, ma si riveli soltanto l'ennesima, noiosa sottotrama fine a se stessa.
Non mancano poi le scene da "contemporary" (vedasi il rave nei sotterranei dell'università) e l'utilizzo randomico della magia; in realtà non si tratta di puro caso, perché è l'autrice a decidere quanto la protagonista possa riuscire o meno nelle magie, in modo da portare la trama verso la direzione prestabilita.
Per chi temeva di sentire la mancanza di Roan, tranquillizzatevi perché qui viene sostituito efficacemente dal neo arrivato Elias, mentre non ho ancora una risposta per la totale assenza delle comparse, come i marinai sulla nave di Elias stesso o le guardie all'interno del castello reale. Fosse un film capirei il desiderio di risparmiare qualche salario, ma cosa le costava inserire qualche personaggio in più?
L'unica nota positiva di questa serie rimangono le cover dell'edizione britannica: molto carine esteticamente ed azzeccate rispetto al contenuto dei libri.
Il mio voto è una stellina.


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